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Distopia made in Torino: dopo quarant'anni, torna in libreria "Le venti giornate di Torino"

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Le venti giornate di Torino. Inchiesta di fine secolo
di Giorgio De Maria
Frassinelli, 2017

1^ edizione: 1977
con una postfazione di Giovanni Arduino

pp. 152
€ 17,50 (cartaceo)


State cercando un libro decisamente singolare? Ecco, allora immaginate che a Torino venga ambientata una vicenda distopica che ha dell'incredibile, svincolata però dalla magia nera a cui è spesso legata la città sabauda. Lì, dieci anni prima rispetto all'ambientazione del romanzo, la gente ha iniziato a offrire i propri manoscritti e i diari a una fantomatica Biblioteca, dove altri utenti erano al tempo stesso fruitori e scriventi. Ma sapere tutto degli altri (abitudini, indirizzo, posto di lavoro,... ) può essere pericoloso e infatti la curiosità ha dato inizio a sfibranti inseguimenti da stalker. Non vi ricorda un po' la curiosità che ha generato Facebook? Bene, solo che questo libro è stato scritto nel 1977: avete capito bene, quarant'anni fa!
E dopo quarant'anni di attesa e di sostanziale dimenticanza, Le venti giornate di Torino. Inchiesta di fine secolo torna in libreria per i tipi di Frassinelli. Il protagonista, anonimo investigatore anche piuttosto incauto e ingenuo, decide di fare luce sui quei terribili "venti giorni" che erano passati alla storia e su cui erano state costruite non poche leggende metropolitane. Ma il percorso delle sue ricerche è lastricato di ostacoli e di imprevisti, spesso molto rischiosi: persone informate dei fatti vengono trovate morte, mentre il protagonista ha un terribile sentore... Dieci anni prima a Torino si vedevano schiere di larve umane che camminavano lentamente, si erano registrati eccidi preoccupanti che nessuno aveva mai saputo spiegarsi, forse causati da enormi figure (umane?) che si aggiravano per la città solo di notte, tra urla disumane che portavano all'insonnia e quindi alla follia i cittadini...
Un dubbio angosciante si rinsalda, a mano a mano che il protagonista prosegue con le ricerche per il suo libro: siamo sicuri che quel mondo orroroso sia relegato al passato e che sia concluso del tutto? In molti, infatti, sono fuggiti da Torino dopo le venti giornate, ma l'investigatore è rimasto, con stoica resistenza e forse con un po' di scetticismo nei confronti di storie che avevano dell'incredibile. Ma la possibilità di andarsene si fa sempre più concreta, perché qualcosa di inquietante sta iniziando a turbare le sue notti e a mandargli perentori avvertimenti...

Leggendo Le venti giornate di Torino, si ha la smaccata impressione che De Maria fosse un grande lettore di romanzi distopici, di fantascienza e di storie gotiche: il suo romanzo ibrida molti temi e generi, li intreccia in un enorme nodo che è difficile gestire e quindi sciogliere, mantenendo sempre alta la tensione narrativa. Qualche volta la narrazione incespica in passaggi slabbrati e personaggi non del tutto fondamentali alla trama, per poi però riprendersi con pagine di suspense decisamente alta. È un romanzo ragionativo pur raccontando fatti irrazionali: ed è proprio questo apparente controsenso a generare ora intuizioni geniali, ora rischiose invenzioni. Geniali sono gli agganci alla geografia e all'urbanistica torinese, città dai tanti monumenti e statue che qui mostrano un aspetto sinistro; piuttosto divertente il tentativo di superare la ghost story tradizionale trasferendola in una città che ha tutto fuorché castelli spaventosi (di certo, non si può annoverare tra questi il Valentino, non vi pare?). Eppure è proprio l'ordine della città torinese, il suo disporsi placidamente tra strade perpendicolari e parallele a generare tanti brividi, perché le figure che la popolano di notte sono l'apoteosi dell'orrore, e proprio queste creature tanto inverosimili e inspiegabili costituiscono il punto più fragile della narrazione (vedrete, ad esempio, cosa usano come arma...).
Molte sono le fonti d'ispirazione ricondotte a De Maria, come ricorda Giovanni Arduino nella postfazione: ricorrono riferimenti a H.P. Lovecraft, Tommaso Landolfi, Dario Argento, Roman Polanski, Franz Kafka,...  Ma in questo scialo di riferimenti alti (alcuni piuttosto azzardati), ne manca uno: Dino Buzzati. Il Buzzati dell'attesa inesausta e della ricerca di senso perennemente frustrata nel Deserto dei tartari, ma anche il Buzzati di racconti come Sette piani, che portano all'ineludibilità di un destino che non ci è dato conoscere; anzi, contro cui è inutile combattere.

GMGhioni
  


State cercando un libro decisamente singolare? Ecco, allora "Le venti giornate di Torino" di #GiorgioDeMaria fa per voi. Immaginate che a Torino venga ambientata una vicenda distopica che ha dell'incredibile: lì, la gente inizia a offrire i propri manoscritti e i diari a una fantomatica Biblioteca, dove altri utenti sono al tempo stesso fruitori e scriventi. Ma sapere tutto degli altri (abitudini, indirizzo, posto di lavoro,... ) può essere pericoloso e dare inizio a sfibranti inseguimenti da stalker. Non vi ricorda un po' la curiosità che ha generato Facebook? Bene, solo che questo libro è stato scritto nel 1977: avete capito bene, 40 anni fa! Ma non è la sola distopia possibile: a Torino vedrete schiere di larve umane che camminano lentamente, eccidi preoccupanti che nessuno sa spiegarsi, enormi figure (umane?) che si aggirano per la città solo di notte... E tappetevi le orecchie, o di notte potrebbero arrivare urla disumane che portano all'insonnia e quindi alla follia i cittadini... Queste e altre suggestioni decisamente inattese nel romanzo che tornerà in libreria per #Frassinelli il 19 settembre! #criticaletteraria #inlettura #workinprogress #distopia #distopian #torino #ventigiornateditorino #ripescaggio #riedizione #libro #instabook #instalibros
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