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Questa è l'acqua. Secondo festival sonoro della letteratura. Reggio Emilia 18-20 dicembre 2015

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Qualche anno fa una ragazza che si era laureata su un autore tedesco, tornata dalla Germania, dove era stata per scriver la tesi, mi aveva detto che per metà del tempo aveva lavorato con gli occhi e per metà del tempo con le orecchie, perché nelle biblioteche tedesche, oltre a consultare dei libri, aveva ascoltato molti file sonori [...]. Pensavamo che parallelamente all’archivio sarebbe stato bello fare un festival sonoro della letteratura [...] che ci sembrava potesse riuscire una cosa singolare e forse anche utile, ammesso che, come ci auguravamo, potesse servire per riavvicinare a una pratica, quella della lettura ad alta voce, che ci sembra molto legata alla natura della letteratura, ammesso che la letteratura abbia una natura.[1]
Il festival sonoro della letteratura nasce da un'idea di Paolo Nori per tornare a una dimensione orale della letteratura attraverso la lettura ad alta voce, pratica molto più antica della lettura individuale che svolgiamo oggi nel silenzio delle nostre stanze.
Nel luglio del 2014, con l'Arci di Reggio Emilia, viene organizzata la prima edizione del festival e quest'anno l'iniziativa si ripete a dicembre, dal 18 al 20, presso la Fonderia 39 di Reggio Emilia.

Il nome del festival, Questa è l'acqua, riprende il titolo del discorso di David Foster Wallace pronunciato, nel 2005, davanti ai laureati del Kenyon College:
Saluti, ringraziamenti e congratulazioni ai laureandi dell'anno accademico 2005. Ci sono due giovani pesci che nuotano e a un certo punto incontrano un pesce anziano che va nella direzione opposta, fa un cenno di saluto e dice: - Salve, ragazzi. Com'è l'acqua? - I due pesci giovani nuotano un altro po', poi uno guarda l'altro e fa: - Che cavolo è l'acqua?[2]
Perché questo riferimento? Paolo Nori ci risponde così:
Secondo me la cosa che si fa, in un festival di letteratura, è costruire dei silenzi; la qualità dei silenzi di chi ascolta un discorso, o una lettura, mi sembra rifletta la qualità del discorso o della lettura e il silenzio che segue il discorso di Foster Wallace del 2005 (che si può ascoltare qui: https://www.youtube.com/watch?v=8CrOL-ydFMI) è molto eloquente.[3]
Richiamando questo discorso, sembra che gli ideatori del festival si propongano inoltre di recuperare l'ovvio, ciò che sembra dato per scontato, perché «il fatto è che nelle trincee quotidiane dell'esistenza da adulti le banalità belle e buone possono diventare questione di vita o di morte»[4], per riprendere ancora le parole di Wallace.
Tuttavia, si può osservare che la volontà di recuperare l'apparentemente banale in Emilia ha una certa tradizione: l'intera poetica di Gianni Celati e di un gruppo di scrittori e fotografi che decidono di riattivare lo sguardo sull'esterno, per ricominciare a vedere il mondo, negli anni Ottanta, ruotava già attorno a questo concetto.
I luoghi sono normalmente "non visti" perché dati per scontati, e tutta la varietà delle cose del mondo viene ridotta al "noto", al "già visto", "già saputo".[5]
Con Gianni Celati, soprattutto con la prima fase della sua produzione, alcuni degli autori del festival hanno inoltre in comune lo stampo dell'oralità, del registro "basso", parlato, "detto" e di una ricercata semplicità, teorizzato dagli intellettuali radunati attorno alla rivista «Il Semplice», come Cavazzoni, Manganelli, Celati appunto, Cornia e molti altri. Il festival sonoro della letteratura sembra proseguire, per certi aspetti, sul filone di queste tradizioni, anche perché alcuni degli autori ideatori o ospiti del festival presentano a loro volta, all'interno delle loro opere, un legame forte con l'oralità e il parlato, primo fra tutti, in questo senso, Paolo Nori.

Riassumiamo ora in breve il programma delle tre giornate.
A seguito dell'anteprima di venerdì, in compagnia di Andrea Moro, docente della LUISS, che inaugura il festival con un intervento sul cervello e la struttura del linguaggio, nella giornata di sabato si entra nel cuore dell'iniziativa, con un intervento di Ermanno Cavazzoni, che introduce e legge Intervista a Dio onnipotente di Giorgio Manganelli. Il testo, scritto negli anni delle celebri Interviste impossibili, è rimasto a lungo inedito per poi essere pubblicato nei primi anni Duemila su «Il caffè illustrato». La prima parte del testo lascia quasi spiazzati: Dio formula il linguaggio, combinando assieme, con incertezza, pronomi e predicati. Prima viene la grammatica, poi la sintassi, con una serie di tentativi combinatori: «Io vedo io». «Tu vedo io»[6]. Dopo di che, si passa a riflettere sull'edilizia, "la summa dell'universo", sulla sconcezza del plenilunio, sulla storia delle strade e sulle rovine che ricoprono il mondo. Infine, si approda all'intervista vera e propria, dove l'umanità, che Dio chiama"giovanotto", in quanto giovanissima rispetto a lui, tenta una serie di maldestre domande. Tutto è già successo per l'onniscienza di Dio, tutto è ugualmente irrilevante.
L'intervento di Cavazzoni è seguito da un innovativo esperimento: la lettura a alta voce di un fumetto, con Leo Ortolani che interpreta il numero di Rat-Man dedicato alla parodia di Harry Potter e Twilight (con la saltuaria apparizione di Darth Vader). L'autore di Rat-Man legge il fumetto modulando le voci e riproducendo le onomatopee, mentre le tavole scorrono ingrandite alle sue spalle in modo che il pubblico possa seguire anche visivamente le scene.
La serata si conclude con l'intervento del Premio Strega Antonio Pennacchi, che legge L'autobus di Stalin, uscito nel 2005 insieme a altri scritti per Vallecchi. Il testo si propone di contraddire il senso comune su alcune grandi questioni storiche riguardanti il regime comunista.

L'ultima giornata di festival si apre con la lettura dell'Etimologiario di Maria Sebregondi, il celebre testo, ripubblicato quest'anno da Quodlibet, che propone un'etimologia alternativa di alcune parole della nostra lingua, come «amaro agg. (crasi tra il s.m. amore e l’agg. raro) – dicesi di cosa o persona che ama pochissimo» o ancora «baldanza s. f. (com. dal s.m. ballo e dal s. f. danza) – atteggiamento del corpo e dello spirito posto ambiguamente tra il ballo e la danza, nell’incerto ma inebriante interstizio tra due sinonimi».[6] Il testo, divertente, spiazzante ma allo stesso tempo ancorato a una profonda riflessione sulla lingua, è letto da Paolo Nori, con un accompagnamento sonoro di Sara Loreni e Lorenzo Buso.
Nel tardo pomeriggio, Fabio Genovesi, Premio Strega Giovani, legge estratti di Morte dei Marmi[7], uscito per la collana Contromano di Laterza nel 2012, un esilarante ritratto della Forte dei Marmi di oggi, tra fiction e saggistica.
Il festival si conclude, infine, con un incontro serale in compagnia del grande Paolo Poli e di Luisanna Messeri che leggono La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene, il famoso manuale di cucina scritto da Pellegrino Artusi alla fine dell'Ottocento, solitamente noto come "L'Artusi".

Tre giornate dense di eventi per un festival che poggia su un progetto intellettuale importante: recuperare la dimensione orale della letteratura, per ampliarne i significati, le potenzialità e le modalità di approccio. La fruizione dei testi proposta è alternativa ma non arbitraria, volta a recuperare la tradizione della lettura a alta voce che nel contemporaneo rischia di andare perduta. Il progetto si inserisce in un contesto di ricerca sull'oralità dentro la scrittura che ha una tradizione importante e propone un ulteriore passo avanti in questa direzione, attraverso la lettura a alta voce dei testi.

Ci auguriamo quindi che dopo questo secondo anno di festival, possano esserci altre e altrettanto ricche edizioni in futuro.


[1] Paolo Nori, Questa è l'acqua 2015, 25 novembre 2015, http://www.paolonori.it/questa-e-lacqua-2015/.
[2] Il brano originale si intitola This is water. Questa è l'acqua dà il nome a una raccolta, contenente anche il discorso di Wallace, pubblicata in Italia da Einaudi nel 2009.
[3] Estemporanea intervista a Paolo Nori, 21/12/2015, a cura di Natalia Guerrieri.
[4] Ivi, p. 143.
[5] Il disponibile quotidiano. Gianni Celati risponde a Fabrizio Grosoli, in Documentari imprevedibili come i sogni. Il cinema di Gianni Celati, a cura di Nunzia Palmieri, Fandango, Roma, 2011.
[6] Giorgio Manganelli, Intervista a Dio, «Il caffè illustrato», n. 1., 2001.
[7] Maria Sebregondi, Etimologiario, Milano, Longanesi, 1988.
[8] Fabio Genovesi, Morte dei Marmi, Bari, Laterza, 2012.