Um
di Helen Phillips
Nottetempo, settembre 2025
Traduzione di Emilia Benghi
pp. 312
€ 17,90 (cartaceo)
€ 12,49 (ebook)
Molto prima che gli um esistessero, lei era stata una delle tante persone assunte per contribuire a perfezionare e incrementare le abilità comunicative dell'intelligenza artificiale. Aveva tratto soddisfazione dal suo ruolo, piccolo ma significativo, nel progresso verso una conversazione sempre più sofisticata e ricca di sfumature, finché la rete non era diventata superiore all'addestramento umano e non aveva avuto più bisogno di quelli come lei. (p. 14)
May ha perso il lavoro e, per riuscire a far fronte alle spese impellenti della famiglia, si è sottoposta a un intervento che ha modificato in maniera impercettibile i suoi lineamenti per non essere più identificabile dai sistemi di riconoscimento facciale ormai onnipresenti. La startup che si occupa di queste ricerche è stata molto generosa e May decide di portare la famiglia nel Giardino Botanico, un'oasi nel cuore della città e che le ricorda i boschi della sua infanzia. In un mondo iper-tecnologico una fuga nel verde è un miraggio che promette silenzio, aria fresca e relax, ma non tutto procede come dovrebbe. Non è per forza detto che il ritorno a un vagheggiato Eden sia quello che ci vuole per guardare con onestà al futuro in cui dovremo vivere.
La distinzione tra distopia e realtà presente inizia a farsi più labile. Se un tempo un romanzo di fantascienza era più nettamente diviso dalla quotidianità da tecnologie fantasmagoriche, macchine volanti e androidi indistinguibili dagli esseri umani, la narrativa che esplora l'impatto della tecnologia odierna finisce nella categorizzazione delle storie che raccontano un «futuro distopico che appare pericolosamente vicino al presente», come riportato nell'aletta di copertina di Um della scrittrice americana Helen Phillips. Nell'addentrarsi nelle pagine di Um si ha una rappresentazione appena un passo più in là rispetto a dove ci troviamo oggi: ogni cosa raccontata è già accaduta o in procinto di accadere, visti i progressi lampo degli ultimi anni. Gli um sono androidi – non indistinguibili dagli esseri umani con in Blade Runner e che rispondono alle leggi della robotica di Asimov – che incarnano le varie Gemini e Chatgpt odierne. Parlare con loro è un'esperienza a metà tra la conversazione con un'IA e lo scroll sui social: la gentile parlata è alternata a proposte commerciali.
«"Capisco la tua frustrazione" diceva l'um, "e conto di poterti aiutare a risolvere questo problema, Matthew".» (p. 28) è un esempio di eloquio degli um: chiunque abbia mai utilizzato l'IA si è, a un certo punto, sentito rispondere così. Ogni interazione con gli umani è una continua offerta di transazioni che si possono disabilitare acquistando le versioni senza pubblicità: anche questo è un elemento che fa parte della nostra quotidianità.
Le relazioni tra gli esseri umani e tra gli esseri umani e mondo esterno è già un ritratto del nostro presente. May e il marito, Jem, si isolano in uno scroll e controllo compulsivo dei telefoni definiti quasi come un terzo braccio; il controllo della qualità dell'aria è una delle azioni di routine al mattino; nei notiziari passano annunci di siccità, tornado, incendi senza che siano considerati eventi eccezionali; persino i problemi di matematica dei figli di May e Jem rispecchiano l'emergenza ambientale.
"Stando all'articolo, quanti pezzi di plastica ha trovato il dottor Pierre nello stomaco di questo pulcino di uccello marino di tre mesi di età?" lesse Lu sul suo bunny. "(A) 3, (B) 10, (C) 75 oppure (D) 225". (p. 56)
I bunny, dispositivi al polso dei bambini, sono un ibrido tra smartwatch e tamagotchi e sono un supporto interattivo e psicologico, oltre a fungere da tracciatore GPS in caso di smarrimento.
Il Giardino Botanico, raffigurazione dell'Eden da cui l'essere umano si autoescluso per il peccato originale, nella Bibbia, e per la scarsa cura nei confronti dell'ambiente, nella realtà, sembrerebbe essere la risposta, in echi "thoureauniani" o "Candidiani", ma – e l'autrice ne è molto consapevole – sarebbe una risposta troppo semplicistica.
Nella lettura di una distopia, come indica il nome stesso, ci si aspetta un grado di pessimismo e stortura del mondo che non è sempre risolvibile. Ma Um fa un lavoro più intelligente e meno ovvio: nasconde in piena vista i semi della salvezza non in un ritorno a un mondo meno antropizzato, ma nell'uso dei mezzi che abbiamo e, soprattutto, nella straordinaria duttilità delle nuove generazioni.
Sy e Lu, i figli di May e Jem, sono nativi digitali fino al midollo. Lu ogni mattina controlla la qualità dell'aria; nel momento in cui May toglie loro i bunny in vista della visita al Giardino Botanico si sentono come se avessero perso una parte del loro corpo tanto da lamentare un dolore fisico al polso dove di solito sono i bunny. Ma sono anche quelli che riescono a gestire al meglio eventuali imprevisti: quando si perdono dopo la visita al Giardino Botanico riescono a farcela inventando dei giochi dal sapore antico come il misterioso "trotta trotta cavallino"; quando sui bunny compaiono immagini spaventose che i genitori non riescono a cancellare, trovano il modo di eliminarle; provano affetto per gli um che non sono percepiti come una minaccia o come qualcosa di altro da loro. Sono sempre loro in grado di distinguere la differenza tra il suono di un allarme e il fischio di un uccello anche quando gli adulti non ci riescono.
Um non cade ovviamente nemmeno nel campo opposto, ovvero nel positivismo più sfrenato. Il romanzo affronta il tema della gogna mediatica, dei rischi dell'iper-connessione, del consumismo senza limiti, ma semina anche le possibilità di salvezza e regolazione. Lo stesso nome "um" nasconde il suono dell'universo; l'androide comprende di essere stato creato per riempire di plastica e rifiuti la vita degli esseri umani; lo stesso androide è la chiave per assolvere May dalle accuse di non essere una buona madre.
Non dobbiamo tornare alla natura né possiamo aver paura dei mezzi che, come avviene per May, finiscono (o finiranno) per renderci obsoleti. Possiamo solo decidere cosa fare con gli strumenti che ci vengono concessi, per parafrasare l'affermazione di un grande romanzo fantasy dalla forte componente naturalistica. Sempre consapevoli che i pulsanti di distruzione, ma anche quelli della salvezza, sono nelle nostre mani.
Giulia Pretta
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