#CriticCOMICS - Quando l'amore arriva dall'alto: il "Dante Alighieri" aggiornato di Kleiner Flug


 
Dante Alighieri. Amor mi mosse
di Alessio D’Uva, Filippo Rossi, Astrid
Kleiner Flug, 2021

p. 71
€ 16.00

 

Dante Alighieri. Amor mi mosse
è uno dei titoli di punta di Kleiner Flug (potete scoprire di più sulla casa editrice qui), ora ripubblicato in una nuova edizione preziosa e cartonata in occasione del settecentenario della morte di Dante Alighieri. Il tema affrontato in questo graphic novel dai tratti delicati non è tanto il viaggio di Dante, quanto ciò che lo mette in movimento: l’amore che lo lega a Beatrice e che, tramite lei porta in alto il suo cuore. Perché Beatrice si scopre in tutti i sensi donna-Angelo, destinata alla salvezza e che della salvezza si fa strumento dopo la propria morte.
Nella prima parte dell’opera, proprio di costei è il punto di vista privilegiato della narrazione. È lei che racconta in prima persona, ripercorrendo retrospettivamente le tappe della frequentazione con il giovane Durante, incontrato la prima volta quando hanno entrambi nove anni e ritrovato al compimento del diciottesimo.
Oltre alla Commedia, la fonte principale per gli autori è la Vita Nova, qui tradotta fedelmente in immagini per restituire l’avvicinamento progressivo di Dante a un amore che non lo abbandonerà. Si assiste quindi al maturare, insieme al sentimento, di quel Dolce Stil Novo che questo sentimento canterà in tono sublime. Gli autori scelgono, coraggiosamente, di rappresentare non soltanto gli eventi, ma anche le suggestioni descritte da Dante nei suoi testi, le visioni d’amore, addirittura alcuni dei suoi componimenti, come “Donne ch’avete intelletto d’amore”.
La narrazione procede con il viaggio di Dante nei regni ultraterreni, ma anche in questo caso la prospettiva è inconsueta: il focus è sempre su Beatrice, che scende dal Paradiso fino al Limbo per chiedere a Virgilio di salvare il suo protetto, che si trova smarrito nella selva oscura. Se l’amore è infatti ciò che conforta Dante, è ancor prima ciò che muove la sua donna in suo soccorso. Una volontà superiore vuole il bene del poeta ed è quindi Beatrice la prima a farsi smuovere per smuovere a sua volta. Né, del resto, esiste forse un verso più bello di quello con cui l’angelicata spiega a Virgilio le ragioni del suo intervento: “Amor mi mosse che mi fa parlare”: un verso che dice l’amore di Dio per la salvezza dell’uomo, veicolato dall’amore di un essere umano per un altro. È in virtù di questo movimento partito da lontano, di questo girare di ingranaggi che lo trascendono e che lui inizialmente ignora, che Dante può iniziare il suo viaggio, la sua scalata verso la luce.
Nel caso della
Divina Commedia il cammino verso l’alto è metaforico e letterale al tempo stesso. Il graphic novel mostra l’elevazione di Dante, che non è solo faticosa ascesa, ma anche progressivo riscatto morale. Nella rappresentazione, con una scelta tutt’altro che consueta da parte del trio D’Uva, Rossi e Astrid, l’attraversamento dell’inferno viene infatti quasi completamente tralasciato, per soffermarsi sulla scalata tutta umana del Purgatorio, sul percorso che porterà Dante a ricongiungersi finalmente con Beatrice, e poi con lei ad andare oltre. Il ritrovo di Dante e Beatrice nel Paradiso terrestre non è, peraltro, quel momento idilliaco che ci si potrebbe immaginare: Dante deve infatti ammettere le sue colpe, fare i conti con i propri errori, per poter essere degno di guardare la donna sempre amata e poi ciò che sta sopra di lei. Quella del Purgatorio non è forse la più difficile tra le cantiche per i lettori, ma certamente è una bella sfida per gli illustratori, che in questo volume mostrano tutto il proprio virtuosismo nel tentativo di trasporne integralmente in immagine gli ultimi tre canti. L’attenzione alle fonti è d’altronde uno dei punti di forza di Dante Alighieri. Amor mi mosse, che non soltanto offre un prodotto godibile per chi voglia conoscere meglio il Sommo Poeta e la sua musa, ma può diventare all’occorrenza anche un valido strumento didattico in affiancamento a un approccio più tradizionale.
 
 Carolina Pernigo



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