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#CriticARTe - Pollock "al guinzaglio", quello lungo della CIA: una graphic biography di Onofrio Catacchio racconta il maestro dell'action painting da una prospettiva politica molto "riservata"

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Pollock CONFIDENTIAL
di Onofrio Catacchio
Centauria, 2019

pp. 112
€ 19,90 (cartaceo)


Si guarda una qualsiasi opera dell’Espressionismo astratto americano e a tutto si pensa fuorché a un’arte sotto stretto controllo politico. A chi, osservando un lavoro di Mark Rothko o Willem De Kooning, verrebbe in mente un’estetica tutt’altro che libera, bensì incoraggiata e foraggiata dal governo centrale? E chi penserebbe queste stesse cose a proposito del più “arrabbiato” tra gli “arrabbiati”, ovvero Jackson Pollock? Invece, dati alla mano e al netto di ogni rimozione, le cose andarono proprio così: quei dipinti che dalla fine del secondo dopoguerra cominciarono a spopolare negli U.S.A. e nel mondo, promossi quali esempi di arte libera nella più libera delle terre, erano in realtà il risultato di un preciso piano ordito dalla CIA per dare vita a una visione culturale tipicamente statunitense, che fosse contrapposta alle ideologie socialiste del blocco sovietico e fungesse da richiamo per gli intellettuali e i creativi occidentali. Consapevoli o meno dei giochi strategici gravanti su tele, pennelli e colori, tenuti a un guinzaglio lungo quanto basta perché non ne avvertissero la tensione, questi pittori vennero promossi con vigore dagli stessi organi di potere che in altre circostanze li avrebbero probabilmente boicottati. Tra di loro, un ruolo di portabandiera fu affidato proprio all’inventore del dripping, un cowboy duro e puro che appariva perfetto per incarnare l’etica e l’estetica a stelle e strisce. Sono queste le premesse di Pollock CONFIDENTIAL, la graphic biography di Onofrio Catacchio appena pubblicata da Centauria e dedicata a uno degli artisti più rappresentativi del secondo dopoguerra.

È un approccio intenzionalmente non banale quello prescelto dall’illustratore per restituire attraverso le immagini la vicenda biografica ed estetica di una figura divenuta suo malgrado un riferimento quasi obbligato del binomio “genio e sregolatezza”, popolare anche per gli eccessi (alcolici) che ne determinarono la morte precoce. Mettendogli alle costole un personaggio di pura invenzione quale Dan Adkins, addetto culturale dell’ambasciata U.S.A. a Roma e agente CIA, Catacchio ripercorre la vita del pittore come in un lungo flashback, che parte dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma nell’autunno del 1974 per tornare indietro agli anni in cui Jackson diventava progressivamente Pollock, “il più grande pittore vivente degli Stati Uniti”, come ebbe a titolare anche la rivista “TIME” (sebbene con l’aggiunta finale di un sibillino punto interrogativo). Prediligendo un’opzione narrativa che consente una lettura della vicenda biografica «al confine con la fiction» (p. 101), l’impostazione del lavoro risulta così riconoscibile a tutti gli effetti come cinematografica. Non solo il libro si apre con una doppia pagina di presentazione dei personaggi che si vedranno in azione, ma l’atmosfera generale che aleggia nelle successive richiama proprio quella delle spy story di una volta e del primo cinema noir, in cui ogni ombra netta pronta a stagliarsi su un volto, un corpo o un luogo era chiaro indice di intrigo e mistero, mezze bugie e mezze verità. Lo stesso si dica per la marcatura delle inquadrature: tanto spesso esse coincidono con lo sguardo di Dan Adkins che va a posarsi su fascicoli e documenti, oppure presentano angolazioni dall’alto e dal basso, quasi a suggerire un senso di controllo sui personaggi, l’esistenza di un piano preordinato, l’incombenza di un destino pesante. Nemmeno la riproduzione del fitto intreccio di vernici lasciate sgocciolare sulla tela viene lasciata al caso o proposta a mo’ di semplice omaggio citazionista: tutte le volte che il dripping compare in scena la sua presenza non manca di evocare l’effetto di certe percezioni e/o proiezioni di personaggio, quasi che lo sfondo contro cui le sagome sembrano fluttuare o affiorare equivalesse a un sostrato psicologico caotico fatto di urla e furore. 

Onofrio Catacchio era ben consapevole di come il rischio principale nel rendere conto del percorso esistenziale e artistico del pittore americano fosse quello della banalizzazione. Al punto da ammetterlo in coda al volume, quando ricorda che «cercare di raccontare Jackson Pollock è come pedinare qualcuno di cui conosci già la destinazione (…) Insomma, si tratta di raccontare una storia, per di più biografica, già nota a molti nei suoi passaggi principali» (p. 101). Un problema non da poco, peraltro comune a diverse figure entrate nell’orbita della stessa peculiare “mitologia”, che spesso non trova soluzione nemmeno nella ricerca di una prospettiva che sia a tutti i costi originale (e tante volte puramente pretestuosa). In questo caso specifico l’illustratore è stato abile nell'adottare un punto di vista come quello del sedicente studente Dan, che fosse al contempo fuori e dentro la storia: esterno perché inventato di sana pianta nella sua identità, interno perché assolutamente plausibile in qualità di testimone di episodi comunque reali e documentati. Nel desiderio di prendere “confidenza” con un personaggio dal temperamento così complesso, è lodevole anche il fatto che non sia stata privilegiata la via facile degli affetti: la stessa Lee Krasner, che avrebbe potuto offrire uno spunto più patetico perché sentimentale, risulta un’ “osservata speciale”, alla pari del suo compagno di vita. Da ciò deriva quel distacco necessario che determina molte delle scelte stilistiche citate, e che permette di guardare al personaggio sia da vicino che da lontano, da sopra e da sotto, proprio come si farebbe con un caso di studio.  E tuttavia, lungi dall’essere asettica, la narrazione non perde mai di vitalità: con ostinazione simile a quella delle macchie di tinta sugli iconici scarponi da lavoro, il segno, il gesto, la traccia dell’uomo e del pittore si espandono oltre le tavole e le vignette, sorta di omaggio a quella propagazione spaziale potenzialmente infinita che tanto piaceva agli estimatori e ai critici del ribattezzato Modernismo. La domanda su chi sia stato veramente Jackson Pollock, invece, resta senza una risposta definitiva, quasi ad ammettere che quello proposto al lettore non è che uno dei possibili modi per decifrare un mistero policromo e dal carisma perenne, mosso da una profonda e geniale inquietudine.

Cecilia Mariani







Non ha nessuna importanza che l'espressionismo astratto ci piaccia o meno: chiamati a farlo, saremmo tutti in grado di riconoscere ovunque la cifra di Jackson Pollock. Anche su una pochette che la ricorda vagamente, e senza tema di disonore: dopotutto già nella primavera del 1951 le opere dell'artista vennero usate da Cecil Beaton come fondale per un servizio fotografico di moda dal titolo "The New Soft Look" pubblicato su "Vogue". Esempio paradigmatico del binomio "genio e sregolatezza", il pittore americano inventore dell'Action Painting è talmente famoso che raccontarlo "è come pedinare qualcuno di cui conosci già la destinazione": così la pensa Onofrio Catacchio @catacchionofrio, che ne ha appena illustrato la biografia per Centauria @centaurialibri, e che è stato bravo a raccontarla "dall"alto". Recensione della nostra Cecilia Mariani in arrivo sul sito! 🎨🎨🎨 #libro #book #instalibro #instabook #leggere #reading #igreads #bookstagram #bookworm #booklover #bookaddict #bookaholic #libridaleggere #librichepassione #libricheamo #criticaletteraria #recensione #review #recensire #recensireèmegliochecurare #pollock #jacksonpollock #onofriocatacchio
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