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Del mestiere di far libri: Leonardo Sciascia scrittore editore

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Leonardo Sciascia scrittore editore 
ovvero La felicità di far libri
a cura di Salvatore Silvano Nigro
Sellerio, aprile 2019 (I ed. 2003)

pp. 334
€ 16 (copertina flessibile)
€ 9,99 (ebook)




Non è un mistero che la storia dell’editoria possa nascondere piacevoli sorprese. È una disciplina, se vogliamo, ibrida, che interessa lettori e studiosi animati da diverse passioni: la storia e la filologia, prima di tutto. Non è un mistero, dicevo, ma spesso ce ne dimentichiamo. Ci dimentichiamo che non solo i libri sono custodi di un’epoca, ma anche le collane, i cataloghi, i premi letterari e le case editrici che li hanno pubblicati lo sono. Le scelte editoriali sono figlie del loro tempo: il modo in cui si facevano i libri cinquant’anni fa era diverso da come si fanno oggi. Diversi i canoni estetici, le competenze, gli stili; diverso il mercato, perché diversi erano i lettori, cioè tutti noi. Quindi, studiare la storia dell’editoria può essere anche un modo di ripercorrere o fotografare un’epoca attraverso una lente originale, non comune, eppure rivelatrice.
Leonardo Sciascia scrittore editore ovvero La felicità di fare libri, pubblicato per la prima volta nel 2003 e riproposto questo 2019 da Sellerio, va ben oltre il nobile e sentimentale intento commemorativo: dei 50 anni della casa editrice palermitana e dei 30 anni dalla scomparsa del suo creatore spirituale, Leonardo Sciascia. Questo bel libro è a tutti gli effetti la fotografia di un momento storico preciso, che copre grosso modo gli anni '70 e '80 del secolo scorso. Esso raccoglie i segnalibri, i risvolti di copertina, le note dell’editore, le avvertenze, insomma una buona parte del lavoro di redazione realizzato da Sciascia per le collane «La civiltà perfezionata», «La memoria», «Quaderni della Biblioteca siciliana di storia e letteratura», «La diagonale», il «Fuori collana» e i due progetti «La noia e l’offesa» e «Delle cose di Sicilia».

Nonostante la varietà che possa lasciare indurre questa collezione, in realtà l’impressione è quella di un tutt’uno che fotografa un modo di lavorare, una maniera di intendere il lavoro editoriale che oggi appare quasi del tutto scomparso. I risvolti, le note, le schede e le avvertenze sciasciane sono estremamente curate e dosate nell’informazione che danno al lettore. Sintetiche, ma complete, sono scritte con la consapevolezza di essere loro il primo contatto tra il testo e il lettore. Hanno intento persuasivo e descrittivo; sono inviti alla lettura, non all’acquisto, e forse sta qui tutta la differenza con il modo di lavorare odierno. Danno informazioni di contorno, creano parallelismi, danno punti di riferimento laddove l’editore, e cioè Sciascia, è consapevole che l’autore può risultare ignoto al lettore. A loro modo sono un manuale per chi scrive recensioni, perché la sensazione dopo aver letto le poche righe di presentazione è quella di essere già in parte entrati in sintonia con il libro che presentano.

Ma i testi qui raccolti non raccontano solo Leonardo Sciascia, raccontano anche la Sellerio, forse la più curata e intellettualmente vivace casa editrice italiana. Sono un ripasso del catalogo dell’editore palermitano in quella che possiamo definire l’era avanti Camilleri. Non è un dettaglio da poco, perché significa Sellerio prima che diventasse un fenomeno di massa. E così incontriamo autori italiani e stranieri, contemporanei e moderni, in gran parte riscoperti o ritrovati, che qui sembrano trovare un loro spazio naturale. Questo viaggio nel catalogo di Sellerio offre anche spunti interessanti su quali erano le aspettative dell’editore Leonardo Sciascia nei confronti del lettore, verso il quale nutre rispetto e stima e in nessun momento lo coccola e lo vizia, nel senso che gli richiede uno sforzo nell’esercizio della lettura di testi rari, spesso difficili e su argomenti peculiarissimi. Questa aspettativa da parte dell’editore, il lettore la raccoglie come una sfida intellettuale che non sfocia mai nell’affronto: è un confronto costante, un’occasione di crescita e di allargamento dei propri orizzonti culturali, che poi è lo scopo più nobile dell’oggetto libro.

A conclusione di questa nota, non resta che affermare che il contributo di Leonardo Sciascia alla storia culturale italiana va ben oltre le parole che ha scritto di suo pugno. L’eredità del racalmutese, quindi, non si esaurisce nella sua opera, ma si allarga a tutto l’universo Sellerio che, a trent’anni dalla morte dell’autore di Todo Modo, conserva quello spirito, quella curiosità, quella integrità e vivacità intellettuale che Sciascia ha riversato senza filtri nel suo lavoro di editore presso la casa palermitana.


Alessio Piras