Un romanzo che merita di essere riletto: "Dentro" di Sandro Bonvissuto


Dentro
di Sandro Bonvissuto
Einaudi, 2012 (nuova Edizione 2015)

pp. 176
€ 12 (copertina flessibile) 
€ 6,99 (ebook)


Seduto da qualche parte mi accorsi del fluire della vita mentre non la potevo più vivere. Forse quella sensazione che provavo verso tutto ciò che stavo perdendo era qualcosa che aveva in fondo a che fare con l’amore.
Dentro è un libro che merita di essere riletto.
Un libro che tocca le corde dell’anima. 
Forse perché narrare l’esperienza cruda del carcere significa apprezzare con uno spirito diverso tutto ciò che odora di libertà e di vita. Ma la vita è anche quella che si trova a vivere il protagonista di Dentro
È l’esperienza di chi deve combattere con la variabile tempo e con una convivenza forzata. Il carcere rappresenta il muro tra ciò che sta fuori e ciò che vivono il protagonista e i suoi “compagni” di cella dentro. Perché il mondo di esistenze e di precarietà sta sia fuori che dentro l’ambiente carcerario così ben descritto dall’autore. Sandro Bonvissuto lo narra molto chiaramente e con estrema lucidità.
Anche il carcere è la rappresentazione di un universo morale, con le proprie leggi, le proprie appartenenze, le aggregazioni più inconsuete. È anche in questo spazio ristretto che si instaurano e si saldano i rapporti con le persone. È qui che avvengono gli incontri-scontri, i dialoghi e i silenzi “parlati”, le battaglie per l”adattamento forzato”, i conflitti e le rappacificazioni, gli incidenti e le vittorie individuali e collettive. 
Anche in questo “cosmo” esiste il senso etico di un’appartenenza, di una vicinanza che può diventare un’amicizia davvero speciale. Quella che si instaura tra il protagonista e un suo compagno di cella. Un legame che porterà a spartire tutto quello che un uomo si ritrova in cella. Comprese le emozioni.

Si snoda il racconto del protagonista che non ha mezze misure perché ha imparato ad apprezzare molto la vita. Sì, perché ciò che traspare dalla letture anche degli altri due racconti è un amore per un certo mondo fatto di emarginazione, in parte cercata, ma forzatamente voluta soprattutto da altri. Ed emerge, tra le fibre della narrazione, con concreta evidenza, il rispetto per l’ALTRO e per l’ALTRUI situazione esistenziale. L’altro è il compagno di cella, è il caro amico di banco, è l’emarginato, il bambino insicuro, l’asociale. 
Nell’altro bellissimo racconto Sandro Bonvissuto narra la grande amicizia con un compagno di banco. Il sodalizio fra i due è intessuto di valori forti come la lealtà, l’attesa, la fiducia reciproca e la condivisione totale. 
E infine il rapporto tra un padre e un figlio che si “incontrano” in uno dei momenti più importanti della nostra infanzia: l’avvio con i pedali della prima biciclettata. Sempre narrato con estrema oggettività, l’episodio si rivela tappa fondamentale per la crescita del protagonista. La severità paterna si risolve in quella spinta decisiva che diverrà il Leitmotiv per il futuro del bambino. 

Sandro Bonvissuto purga, per dirla con De Sanctis,
“la narrazione da ogni elemento astratto penetrando il mondo con uno sguardo sensibile e attento: investe la cosa direttamente, fugge le perifrasi, le amplificazioni, le argomentazioni, le figure, i periodi lunghi e gli ornamenti, visti come ostacoli e indugi alla realtà oggettiva. Sceglie la via più breve e perciò la diritta: non si distrae e non distrae. Ti dà una serie stretta e rapida di proposizioni e di fatti dove sono soppresse tutte le idee intermedie, tutti gli accidenti e gli episodi inutili. Aborra gli spiriti mediocri. Quello che scrive è una produzione immediata, esce calda cioè dal di dentro: cose e impressioni spesso condensate in poche parole. Perché è un uomo che pensa e sente, distrugge e crea, osserva e riflette, con lo spirito sempre attivo e presente.
Cerca la cosa, non il suo colore”. (F. De Sanctis, Storia della letteratura italiana, a cura di René Wellek, Milano, Bur, 2009, p.605). 

Mariangela Lando