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"L'isola delle anime" di Piergiorgio Pulixi, una Sardegna ancestrale di demoni e riti

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L'isola delle anime
di Piergiorgio Pulixi
Rizzoli, 2019

pp. 364
€ 19,00

Tutti i poliziotti ne hanno almeno uno: un caso irrisolto che ha tolto loro il sonno, che anche a distanza di anni li tormenta, svegliandoli nel cuore della notte con staffilate di sensi di colpa, raffiche di ricordi e immagini impossibili da dimenticare. E se sei troppo giovane per averne uno, lo erediti da qualche investigatore più anziano di te. Come un passaggio di testimone. 

L'ultimo romanzo di Piergiorgio Pulixi, L'isola delle anime, è incentrato su un caso irrisolto, cold case, una di quelle inchieste che avvelenano il passato e il presente di detective che non hanno mai trovato risposte alle proprie domande. 
Dopo aver raccontato ne Lo stupore della notte una Milano sotto minaccia terroristica, questo romanzo lo riporta nella sua terra, la Sardegna. Un'isola ancestrale e rurale, con un'antica storia di violenza che è stata poco esplorata e che per questo la rende patria poco consueta, e di conseguenza molto interessante, per costruire un noir.

Le protagoniste del libro sono ancora una volta donne, le detective Eva Croce e Mara Rais, che si ritrovano loro malgrado a gestire una serie di casi insoluti alla questura di Cagliari. 
Nessuna delle due è lì per scelta, se Eva scappa da un atroce dolore del passato che porta ancora con sé sulla pelle e nell'anima, Mara ha compromesso i suoi rapporti con gran parte del personale della questura a causa di un'ingiustizia subita (e anche di un carattere non facile!).
Confinate in uno scantinato a rispolverare vecchi faldoni, le due si imbattono in Moreno Barrali, un ispettore in fin di vita che ha trascorso la vita cercando di risolvere una serie di omicidi - che lui è convinto abbiano un'origine rituale - verificatisi ciclicamente anni e anni prima. Lui sente che la recente scomparsa della giovane Dolores Murgia possa essere collegata a questo vortice di male irrisolto.
Stanco di non arrivare alla verità e ormai stremato dalla malattia, Moreno consegna a Eva e Mara l'eredità della sua storia di indagine chiedendo loro di prenderla in carico, di provarci, di andare fino in fondo, e avvertendole che no, non sarà per niente semplice. 

Bastano delle fotografie, quelle di giovani donne uccise barbaramente accanto a siti prenuragici con delle antiche maschere indosso e prone quasi in preghiera, per far nascere delle vijones malas, incubi nefasti da cui è impossibile liberare la mente. Eva e Mara allora inizieranno a indagare superando i limiti dei propri mezzi e andando contro tutte le restrizioni, l'omertà generale, la sfiducia di chi le ha relegate ai margini dell'inchiesta. Lo devono alle ragazze uccise e anche a se stesse. Anche perché i casi a volte ti chiamano e tu non hai scelta:
Il legame che si crea tra l'investigatore e la vittima di un omicidio è qualcosa di sacro. Trascende la semplice burocrazia, le carte dell'indagine, i referti autoptici, gli atti da predisporre per il magistrato [...] Quando Mara Rais rivide Moreno Barrali, dopo più di un anno dal suo congedo, comprese fino in fondo quanto un assassinio irrisolto potesse stravolgere il fisico di un investigatore. Il tormento per quegli omicidi era stato il nettare della sua esistenza, e in quel momento forse era l'unico motivo che lo teneva ancora in vita.
I gialli e i noir più riusciti hanno sempre la capacità di creare un legame tra la storia dell'indagine e quella personale del detective che vi si rispecchia, a volte trovandone la luce, altre sprofondando nel buio. Ne L'isola delle anime i cold case non sono solo gli antichi omicidi rituali che hanno radice chissà dove, ma anche le vicende umane di Eva, Mara e Moreno, forti e fragili a loro modo, così opposti nelle loro differenze, ma in qualche modo complici alla fine di questo viaggio.
Per arrivare all'origine del male devono prima fare i conti con quello che alberga dentro di loro e uno di loro, in particolare, vivrà il caso come una rinascita.  Se le due protagoniste femminili dominano la scena a livello di sviluppo emotivo, Moreno è un personaggio che conquista dalle prime pagine. Sembra sulle prime destinato a restare ai margini, ma dietro il suo dolore c'è molto di più. 
In ogni caso ognuno dei tre tenta, più o meno consciamente, di espiare una forma di colpa. 

Piergiorgio Pulixi costruisce un noir godibilissimo che, oltre che per la presenza di agili dialoghi, si legge con piacere anche alla luce della felice commistione di espressioni sarde e lingua comune.
È affascinante come il sardo a volte sia la lingua della confidenza, della battuta, della vicinanza tra i personaggi, altri quella ancestrale che risuona di echi antiche, di miti che affondano le proprie radici nella terra. "Una lingua che non parla alla mente, ma alle viscere".
Un altro elemento interessante è lo studio che sta alla base della scelta di questo caso: quale mondo sommerso circonda i siti prenuragici? Come mai in Sardegna non esiste una forma di criminalità organizzata simile a quella di altre regioni del sud? Quali altre tipologie di corruzione, magari più nascoste, si celano tra i paesini dell'entroterra rurale? Le risposte a queste domande stanno nell'organizzazione familiare della Barbagia più selvatica, nella terra, nel mito, ma soprattutto nella ricerca malata di un rapporto tra vivi e morti che genera una spirale di violenza che presto coinvolge tutti quelli che cercano di scoprire la verità.
Preparatevi quindi a un viaggio in un mondo dove il confine tra i vivi e i morti è molto molto sottile

Claudia Consoli