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Marina Café Noir, l'anteprima: tre giorni di lezione con Accademia Popolare

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Foto di Alessandra Liscia

"Due non è il doppio ma il contrario di uno, della sua solitudine.
Due è alleanza, filo doppio che non è spezzato"[Il contrario di uno, Erri De Luca]

Marina Café Noir compie diciassette anni. Il festival di letterature applicate più longevo di Cagliari quest'anno festeggia il nobile record riproponendo, come l'anno passato, un'anteprima imperdibile: trattasi di tre giorni (dal 13 al 15 febbraio) in cui illustri e sapienti docenti universitari si alternano su un piccolo palco per tenere lectio magistralis di breve durata, ognuno sulla propria specializzazione.
Il fil rouge prende spunto dal titolo di un celebre libro di Erri De Luca “Il contrario di uno”, titolo che lo scrittore ha gentilmente concesso alla manifestazione.
È lo scrittore stesso a spiegare quale sia il significato del titolo della raccolta di diciannove racconti, edito nel 2013 da Feltrinelli.

Il due è il contrario di uno”, spiega De Luca. “Non il doppio, ma il suo contrario, il contrario di uno e della sua solitudine efficiente. Questa notizia, che contrasta l’aritmetica, è l’esperienza di questi racconti.”

Cinque di questi racconti sono stati pubblicati molti anni prima, nel 1993, nel libercolo “I colpi dei sensi” [recensione qui].

Accademia Popolare. Ieri sera hanno inaugurato l'anteprima quattro eccelsi professori dell'Università di Cagliari, declinando, ciascuno con la propria disciplina, il concetto espresso nel titolo del libro dello scrittore partenopeo.

Maria Maddalena Achenza,
Foto di Luca Zoccheddu
Così la docente di architettura Maria Maddalena Achenza, la prima ad aprire la serata, ritiene che, dal punto di vista della sua materia, “il contrario di uno” e quindi dell'incontrastato e abusato “cemento”, per il futuro, sia il riutilizzo di molteplici materiali semplici. A partire dai tanto contestati e decisamente disprezzati ladiri, “mattoni di terra” (o in senso dispregiativo “di fango”) usati non soltanto in Sardegna nelle antiche case campidanesi, ma anche in Turchia e che già nel 4000 a.C. era una tecnica di costruzione in voga nel bacino del Mediterraneo tra Caldei ed Egizi, giunti sino a noi grazie ai Punici. Per arrivare, asserisce scherzando - ma non troppo - l'insegnante “alle prime casette dei tre porcellini” e dunque a tutti quei materiali in disuso o definiti “arcaici” che tanto abbiamo messo da parte ma che di fatto rappresentano i nuovi strumenti architettonici del futuro. Garantiscono resistenza, durata, qualità e meno disguidi nella manutenzione (muffa, insetti, polvere, umidità e resistenza al clima esterno).

Antioco Floris,
foto di Luca Zoccheddu
Dopo Maria Maddalena Achenza, è entrato in scena Antioco Floris, apprezzato e stimato docente di Storia del Cinema all'Università di Cagliari, che ha parlato del regista Aki Kaurismaki. Floris ha fatto conoscere ai presenti un regista “di nicchia” che narra, anzi manda in scena le storie di chi è meno fortunato e deve in qualche modo nella vita arrangiarsi o peggio combattere a suon di diritti, di pace e di aiuti. Alcuni dei variegati (e imperdibili) titoli proposti sono: La fiammiferaia, Ho affittato un killer e L'altro volto della speranza. Soprattutto quest'ultimo titolo ricalca a pennello il fil rouge suggerito dalla manifestazione: un richiedente asilo siriano viene assunto in nero da un imprenditore in crisi. Negato lo status di rifugiato, rimane nella città per cercare di rintracciare la sorella e per la sua piccola e personale missione, riceve totale e completo aiuto non soltanto dal suo capo (l'imprenditore in crisi), ma anche dai colleghi (ossia dagli altri dipendenti dell'imprenditore). L'altro volto della speranza è la perfetta declinazione del messaggio “il contrario di uno”, dove molti si applicano e si alleano per la causa di uno, divenendo una compatta e solidale moltitudine.
(L'intervento integrale del docente è disponibile su YouTube in due parti: prima parte, seconda parte.) 

Ester Cois,
foto di Luca Zoccheddu
Da Antioco Floris arriviamo a Ester Cois, docente di sociologia, la quale pone l'attenzione sul rapporto-contrasto tra utopie e distopie. Tra desideri e realtà, tra ciò che crediamo di poter fare e ciò che non possiamo obiettivamente realizzare. Il contrario di questi quesiti, in sociologia, qual è? L'eccezione. L'eccezione degli studenti (o addirittura laureati) che, saltando ben due generazioni, vanno nei campi a lavorare la terra oppure riaprono aziende agricole fantasma; o ancora ai diciotto professori che saltarono il digiuno imposto dal fascismo. Infine, il contrario di uno è rappresentato dal modello di Riace, che come asserisce la docente stessa, è “un modello di convivenza simmetrica che non si pavoneggia nell'omologazione e nella carità operosa, nell'integrazione catalettica e rassicurante”.


Andrea Cannas,
foto di Luca Zoccheddu
Si collega al discorso delle distopie anche l'ultimo docente che ha parlato ieri, Andrea Cannas che porta come tema un celebre verso di Fabrizio De André: “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”. Cannas fa un excursus di concetti che tirano in ballo Italo Calvino con Le città invisibili e le distopie contrapposte alle utopie, per arrivare a Fabrizio De André, poeta, cantautore nonché ancora attuale scrittore di quelle eccelse eccezioni che rendono vivo il mondo. Sino ad argomentare la terra, ricollegandosi ai discorsi iniziali della docente di architettura Maria Maddalena Achenza. Chiudendo con un quesito: “in effetti, se i diamanti fossero importanti sulla terra, perché sono così rari al cospetto di altri materiali più comuni ed usuali, nonché più utili e proficui?”. Una visione alternativa al motivo declinato per l'intera serata, ossia “il contrario di uno” e ai legittimi interrogativi derivati a seconda della disciplina trattata. Una domanda che fa riflettere e che, forse, persino rincuora.


"Una casa di terra" di Woody Guthrie, suggerito dalla prof. M.M. Achenza,
foto di Alessandra Liscia 
Ogni intervento è stato alternato a proposte musicali e a letture a cura, rispettivamente di Valeria Martini e Silvano Lobina per le musiche, e di Fabio Marceddu per le letture.
I libri a cui si sono ispirati i docenti invece sono:
  • Una casa di terra” di W. Guthrie per la professoressa Maria Maddalena Achenza;
  • Rumore bianco” di De Lillo per il docente Antioco Floris;
  • Baol” di Stefano Benni per la professoressa Ester Cois;
  • Le città invisibili” di Italo Calvino per l'insegnante Andrea Cannas.



Musiche di Valeria Martini e Silvano Lobina,
foto di Alessandra Liscia
I brani eseguiti in ordine sparso, sono di PJ Harvey, di Elvis Costello, un pezzo tradizionale finlandese e un brano tratto da un film di Aki Kaurismaki. In ultimo ricordiamo il brano della cantante Valeria Martini che si è resa disponibile per l'evento, Perfect, decisamente integrato e adatto alla serata.

Stasera si replica. L'evento di ieri sera si è tenuto nel popolare e noto locale “Covo Art Café”, sito in via Barcellona 49 a Cagliari, stasera invece l'appuntamento, con altri celebri docenti universitari è alla “Baracca rossa”, in via Principe Amedeo 33, e domani l'incontro culturale è fissato al “Caffé Savoia”, in via Savoia 14, sempre nel quartiere storico e multiculturale di Cagliari, La Marina, quartiere da cui prende il nome la storica e culturale manifestazione stessa.

Alessandra Liscia