#RileggiamoConVoi - novembre 2017

Buongiorno, lettori! 
Anche questo novembre dal tempo decisamente imprevedibile sta volgendo al termine e, come ogni mese, vi teniamo compagnia con i nostri consigli di lettura.  
Presto il #Rileggiamoconvoi si trasformerà nei consigli di #Librisottolalbero, in vista degli acquisti natalizi, ma per ora godetevi questo libero viaggio nella lettura! 

Buone letture,
La redazione

***

Carolina consiglia: 
Terremoto di Chiara Barzini (Mondadori)
Perché: è un romanzo di formazione duro e straniante, in cui tuttavia si aprono spiragli di poesia. Perché la protagonista, Eugenia, vive un'esperienza di spaesamento violento che molti potranno riconoscere, e si pone interrogativi spesso scomodi, ma a cui è necessario dare una risposta in ogni itinerario di crescita. 
A chi: non agli adolescenti, anche se la protagonista si inserisce in quella fascia d'età, ma a chi con gli adolescenti si trova in contatto, per ricordare com'è mettersi addosso una tuta di gomma. E ancora a chi ama i romanzi di formazione, a chi è affascinato dalla Los Angeles degli anni '90, a chi cerca uno stile narrativo incisivo e che non lascia scampo. 

Cecilia consiglia:
Storia inimitabile del Dandy di Ellen Moers (Odoya)
Perché: perché questo studio di Ellen Moers, pubblicato per la prima volta nel 1960, è ancora oggi in grado di illuminare e intrattenere raccontando con rigore storico e gusto dell'aneddoto l'epopea del dandismo, fenomeno multiforme e sfaccettato che ebbe tra i suoi rappresentanti ed estimatori personaggi del calibro di Honoré de Balzac e Charles Dickens, Oscar Wilde e Charles Baudelaire...
A chi: a chi crede che il dandy sia semplicemente un "elegantone", e a chi non sopporta proprio gli "elegantoni": ci sarà da ricredersi a proposito di entrambe le categorie.

Le illusioni delle tenebre: "Nottuario" di Thomas Ligotti

Nottuario
di Thomas Ligotti
Traduzione di Luca Fusari
ilSaggiatore, ottobre 2017

pp. 301
€ 22



Le illusioni lottano con le illusioni
(Il miraggio eterno)


Questo Nottuario di Thomas Ligotti uscito per i tipi de ilSaggiatore è stato accolto dalla critica con analisi entusiastiche. E, almeno per una volta, gli esperti del settore ci hanno visto sia lungo come bene. Nottuario è infatti una raccolta di racconti magnifica sotto plurimi aspetti che vanno dalla perizia linguistica,  grazie anche e soprattutto all'ottimo lavoro di traduzione di Luca Fusari, alla capacità dell'autore di evocare, con pochi elementi, atmosfere dalla forte, fortissima caratterizzazione e, non ultimo, anche per una serie di storie che è come se, quasi invisibilmente, si avviluppassero sempre più nel cuore e nella mente di chi le legge, sino ad aggrovigliarlo con le loro spire.

#PagineCritiche - I Romani? Amanti predatori

Dammi mille baci. Veri uomini e vere donne nell'Antica Roma
di Eva Cantarella
Economica Feltrinelli, 2015

Prima edizione: 2009

pp. 188
€ 9 (cartaceo)
€ 5,99 (ebook)


La storia cambia tutto tranne i sentimenti e le pulsioni: una convinzione ancora diffusa, che smentirete leggendo Dammi mille baci di Eva Cantarella, dedicato alla sessualità e ai rapporti amorosi-erotici nell'Antica Roma. Fino alla linea di demarcazione senza ritorno della diffusione del cristianesimo, i rapporti con il sesso sono sempre stati all'insegna della prevaricazione, per affermare la propria forza e la propria virilità, assecondando una sessualità predatoria, arrogante e prepotente: l'uomo romano è sempre "amante" e mai "amato", ovvero non ha mai un ruolo passivo nel rapporto, parimenti con donne o con uomini. 
Si tratta di ciò che Paul Veyne ha definito «virilità di stupro», ben riscontrabile nell'uso romano di sottomettere anche fisicamente un nemico, mai un concittadino. A questa affermazione della propria sessualità con la forza, si aggiunge quel che Cantarella definisce «etica del vanto»: i Romani amavano decantare le proprie imprese erotiche, come possiamo leggere nei Carmina Priapea del I secolo d.C. o sui muri di Pompei, in graffiti quantomeno pittoreschi. 

Se una notte d'estate un viaggiatore

Tony e Susan
di Austin Wright
Adelphi, 2011


Titolo originale Tony and Susan
traduzione di Laura Noulian


408 pp.

19,50 €


Scrivere una recensione di questo bel romanzo di Austin Wright è cosa abbastanza complicata. Si rischia, anche cercando di rimanere criptici, di rivelare troppo della trama al potenziale lettore, rovinandogli così il piacere primario della lettura. Che è quello di farsi raccontare una storia.
Cercherò quindi di rivelare il meno possibile. Partendo da una considerazione: con Tony e Susan siamo di fronte a un metaromanzo, una narrazione cioè disposta su tre livelli: a quello più esterno ci siamo noi lettori. Che leggiamo di una donna, Susan. La quale, a sua volta, legge di una vicenda che ha per protagonista un uomo, Tony.
Mi spiego meglio: il romanzo si apre con una lettera che Edward, l'ex marito di Susan, che lei non sente da anni, le invia chiedendole di leggere un suo manoscritto e di dargli un parere. Perché lui, da sempre aspirante scrittore, all'opinione della sua ex moglie tiene molto, nonostante siano passati anni dall'ultima volta in cui si sono sentiti. Il problema è che Susan, durante il loro matrimonio, non aveva grande fiducia nelle capacità di scrittura di Edward e non glielo celava. Anzi, gli rinfacciava di aver abbandonato gli studi in Legge, che avrebbero fatto di Edward un buon avvocato, consentendo così ad ambedue di condurre un'agiata vita borghese, per seguire un sogno irraggiungibile: quello di diventare uno scrittore. E la rottura del loro matrimonio in buona parte si è consumata per questa sfiducia di lei. Susan credeva che l'ex marito, nel frattempo diventato assicuratore, avesse abbandonato le proprie velleità di scrittore. E invece... ecco arrivare un manoscritto. E perché proprio a lei?... Per giunta con quello strano biglietto d'accompagnamento: «Il tuo vecchio Edward, che ricorda».

Il romanzo degli istanti perfetti e delle occasioni da non sprecare

Il romanzo degli istanti perfetti,
di Thomas Montasser
DeA Planeta Libri, 2017

Traduzione di Aglae Pizzone

pp. 215
€ 16 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook) 



Il nonno di Marietta Piccini le diceva sempre che
Non è quello che la vita fa di te, ma quello che tu fai della vita. (p. 210)
La ragazza espatriata a Londra per inseguire il sogno delle belle lettere ne afferra però il significato profondo solo alla fine dell’avventura vissuta ne Il romanzo degli istanti perfetti di Thomas Montasser, che imbastisce sapientemente la narrazione di una parentesi nella vita della giovane umbra durante la quale la sua vita cambia per sempre. Per proporne una completa esegesi mi piace partire dal titolo stesso del volume: il “romanzo” citato nel titolo italiano (per una volta tradotto in maniera più adeguata dell’originale e ritrito titolo tedesco Das Glück der kleinen Augenblicke – letteralmente e secondo Google Translate "La felicità dei piccoli momenti") rappresenta la concretezza del libro in sé, che racconta di quando Marietta Piccini (e non Puccini “il compositore”, come più volte si trova a dover precisare ai suoi interlocutori inglesi) trova sulle scale della Biblioteca Nazionale un manoscritto, battuto a macchina come ai vecchi tempi, di un romanzo accattivante e geniale, privo dell’indicazione dell’autore e, soprattutto, del finale. Ma anche di quando lei e Mr. John Thornton, editore presso cui lavora come editor freelance, mettono sottosopra l’intera Londra pur di riuscire a contattare l’autore misterioso, non solo per dare un senso all’idea stessa di letteratura e di lavoro editoriale, ma per fare, a loro dire, un favore all’umanità, altrimenti privata di un vero e proprio capolavoro. E anche di Mr. Paul Swift, sfortunato protagonista del romanzo perduto che attira magneticamente a sé chiunque ne legga le vicende. Insieme a loro, durante le 215 pagine de Il romanzo degli istanti perfetti, si scoprono tante altri figure e personaggi interessanti, anche se è la cosmopolita Londra la vera protagonista della storia, melting pot esplosivo di vicende e individui che si dispiega sotto gli occhi del lettore grazie a uno stile asciutto e coinvolgente, purtroppo funestato da sporadici errori tipografici che tuttavia non ne minano completamente la resa artistica.

Ogni piccola bugia: menzogne, segreti e verità apparenti.

Ogni piccola bugia
di Alice Feeney
Editrice Nord, 2017

Traduzione di Patrizia Spinato

pp. 336
€ 16.90 (cartaceo)



Le menzogne suonano vere, se sono ripetute un numero sufficiente di volte.
Di menzogne, segreti, verità apparenti, il romanzo d’esordio di Alice Feeney ne è intriso dalla prima all’ultima – sconcertante – pagina: una storia coinvolgente e a tratti disturbante, che mette il lettore di fronte a numerosi spunti di riflessione e interrogativi, molti dei quali non troveranno pienamente risposta. Il thriller psicologico di Fenney, scrittrice e giornalista BBC alla sua prima prova letteraria, scorre piuttosto agilmente e convince per lo stile fluido e la trama piuttosto coinvolgente, anche se non mancano debolezze e alcune scelte abbastanza prevedibili. Siamo lontani, a mio avviso, dalla complessità psicologica e dalla tensione costante di un thriller come L’amore bugiardo, solo per fare un esempio, una storia ben più destabilizzante, complessa e ricchissima di spunti e colpi di scena sconcertanti. Ogni piccola bugia scorre veloce, la tensione a tratti viene meno, ma ci sono alcuni elementi piuttosto interessanti, la prosa è curata – resa egregiamente dalla traduzione di Patrizia Spinato – e non mancano scelte narrative interessanti. Un esordio quindi non folgorante, ma senza dubbio un thriller capace di intrattenere piacevolmente il lettore e mettere di fronte ad interrogativi talvolta scomodi.

L'anno del ferro e del fuoco - Cronaca della Rivoluzione russa

L'anno del ferro e del fuoco - Cronache di una rivoluzione
di Ezio Mauro
Feltrinelli, 2017

pp. 256

€ 18 (cartaceo)
€ 9,99 (e-book)

"Di notte, cent'anni dopo, tutto sembra com'era, in questa composizione intatta di storia e di luce, di marmi e di fato, di ghiaccio e di memoria. Cammino da un ponte all'altro fino al canale Prjaka cercando una finestra. Al numero 57 di via Dekabristov, dove il poeta Aleksandr Blok passava ore al buio, in quelle notte, guardando il «freddo violetto» di Pietrogrado e, oltre la finestra, la «Russia che vola chissà dove, nell'abisso azzurro-blu dei tempi»".
Quest'anno ricorre il centenario della Rivoluzione russa e, tra i tanti saggi che invadono le librerie, diventa arduo sceglierne uno che riesca ad essere attendibile ed autorevole.
Quello del giornalista Ezio Mauro, però, - direttore de La Repubblica per vent'anni ed ora firma del gruppo L'Espresso - appare davvero come una lettura interessante ed accurata degli eventi che accaddero nella Russia imperiale, e lo dimostra partendo dal dicembre 1916 per poi continuare la narrazione e giungere a quell'ottobre 1918 che avrebbe cambiato le sorti non solo di un Paese, ma del mondo intero:
"Tutto quel che è accaduto dopo comincia qui. Anche se sembrava un inizio, ed era la fine del mondo".

Scosse di terra, scosse di cuore: "Terremoto" di Chiara Barzini

Terremoto
di Chiara Barzini
Mondadori, 2017

pp. 336 
€ 19,00 (Ebook € 9.99)

Titolo originale: Things That Happened Before The Earthquake 
Traduzione di Chiara Barzini  e Francesco Pacifico




1992. Los Angeles è travolta dagli scontri razziali, messa a ferro e fuoco dalla guerriglia urbana. A Roma, Ettore e Serena comunicano ai due figli che l’intera famiglia si trasferirà a Hollywood perché il padre, regista, possa finalmente avere successo nel mondo del cinema. Così inizia il romanzo di Chiara Barzini, che racconta con uno stile scabro, privo di fronzoli e retorica, una storia di integrazione non (subito) riuscita. Pubblicato inizialmente in America e solo successivamente tradotto in italiano, Terremoto si ispira all’esperienza vissuta dall’autrice stessa, costretta a uno sradicamento forzato – e a un forzato innesto in terra straniera – analogo a quello della sua protagonista.

La condizione neomoderna secondo il filosofo Roberto Mordacci


La condizione neomoderna
di Roberto Mordacci
Einaudi, 2017





Pagine: XIII-129 pp.


€ 12 (cartaceo)
€ 7,99 (ebook)



Abbiamo incontrato il filosofo Roberto Mordacci in occasione dell’uscita del suo ultimo libro “La Condizione neomoderna” .
Roberto Mordacci è Preside della Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele dove, in qualità di Professore ordinario, insegna da anni Filosofia morale e della Storia.
Il suo libro è  fruibile da tutti anche dai non addetti ai lavori,  purché  in possesso di  una buona cultura di base in ambito filosofico.
Il concetto alla base del testo  è la  critica al postmodernismo.
La trattazione  parte dal presupposto che siamo abituati a pensare che l’età moderna inizi con la scoperta dell’America e  noi siamo l’eredi di quell’ epoca. Buona parte della critica letteraria  di inizio ‘900 ha iniziato a parlare  di postmodernismo  dicendo  che la forma tipica del romanzo moderno e la letteratura moderna erano stati superati da altre forme. Questa idea si è  allargata fino a sostenere che era la fine della modernità. Nel ‘900 molti autori, letterati, sociologi e filosofi, storici delle idee hanno celebrato e dichiarato la fine dell’età moderna, e hanno definito l’età contemporanea come età postmoderna. Ma cosa caratterizza il postmoderno?Il postmodernismo, secondo questi autori, è la fine di tutte le idee guida  che erano della modernità, la fine dell’idea di progresso e di verità come  esito di una ricerca razionale. Vedono anche  la fine dell’idea di bellezza come esito di una ricerca artistica sempre nuova (avanguardie artistiche ), considerano concluso il periodo della morale.

#CriticaLibera - Dentro i sogni di Antonio Tabucchi




Nel 1992 Antonio Tabucchi, scrittore e studioso, fece un sogno. Sognò di vivere i sogni di altri, di camminare tra i percorsi notturni dei loro spiriti grandi. Lo fece per venti volte, affidando questi sogni a una raccolta di racconti che, come sempre per Tabucchi, è una carta geografica di valori e ricordi.
Apuleio, Caravaggio, Goya, Collodi, Cechov, Pessoa, Garcia Lorca... ogni racconto è dedicato a un personaggio del passato che Tabucchi ha letto, studiato, amato.

Si parte da Dedalo, il primo che ha sognato di costruirsi delle ali per sfuggire dal labirinto in cui siamo rinchiusi; si arriva a Freud, che per primo ha cercato nel sogno uno spazio privilegiato di accesso alla psiche dell'uomo. Un libro-passeggiata che comincia in un'epoca impossibile da datare e si conclude alle porte del secolo scorso, in quel 1899 che sembrava ancora un lungo sogno, in una Europa dove il positivismo e il progresso scientifico incontravano l'irrazionale.
Troviamo Ovidio che, trasformatosi in farfalla, canta alla presenza del Cesare, Cecco Angiolieri che diventa una palla di fuoco tra le vie di Siena, Rabelais che in una notte di tempesta incontra il signor Pantagruele, Toulouse-Lautrec che balla libero un can can con la sua Jane Avril.

#CriticaNera - Girl in snow: un assaggio dei gialli nordici

Girl in snow
di Danya Kukafka (traduzione di Bérénice Capatti)
Bompiani, 2017

pp. 336

€ 18 (cartaceo)
€ 9,99 (e-book)

"Quando gli dissero che Lucinda Hayes era morta, Cameron pensò alle sue scapole e al modo in cui le inquadravano la schiena nuda, come un paio di polmoni immobili (...)".
È raro scovare un incipit di tale potenza narrativa in un thriller, ma l'esordiente Dasnya Kukafka, di professione assistente editoriale da Riverhead Books, dà subito prova di una buona dose di lucidità narrativa, facendo ben sperare che la storia si sviluppi in modo avvincente.

La vicenda è ambientata a Broomsville, in Colorado, durante un freddo inverno del 2005, quando in un parco giochi viene rinvenuto il corpo senza vita della giovane liceale Lucinda.
Le indagini per far luce sulla sua morte mostrano una realtà assai complessa e sfaccettata, e la narrazione scorre su tre piani distinti, assumendo le prospettive di Cameron, compagno di scuola della ragazza follemente innamorato di lei, Jade, coetanea di Lucinda un po' invidiosa, e Russ, giovane poliziotto legato a Cameron e con un passato dal quale si ostina a scappare.
Nessuno nella piccola comunità è quello che sembra, e pian piano segreti sempre più inquietanti emergono dalle vite di coloro che vengono coinvolti nelle indagini, sepolti sotto la neve che tutto cela ma niente perdona.

Biografia di un colore-non colore: Michel Pastoureau racconta "tutto il nero che c'è"

Edizione 2013 con illustrazioni
Nero.
Storia di un colore

di Michel Pastoureau
traduzione di Monica Fiorini
Ponte alle Grazie

Prima edizione con illustrazioni: 2013
pp. 210; euro 27,00
Seconda edizione senza illustrazioni: 2016
pp. 283; euro 14,00

Avete paura del buio? In che modo vi comportate se un gatto nero vi attraversa la strada? E come giudicate chi dorme tra lenzuola di seta corvina e indossa abitualmente biancheria intima en pendant? Forse fate parte della ristretta categoria di cinefili che rifiuta di guardare film in technicolor, e che idolatra per partito preso la stagione in black and white della settima arte. O magari siete tra quelle donne che si infilano nel rassicurante petite robe noire tutte le volte che non sanno come vestirsi. Se pure voi nascondete occhiaie livide e ostinate dietro fedelissime lenti fumé, e anche se non direste mai che la vostra abbronzatura o, di contro, il vostro pallore possano avere a che fare con una percezione socio-economica dei toni scuri della pelle… beh, c’è un libro che vi riguarda in uguale misura, e che vi farà scoprire moltissime cose che nemmeno sospettavate sul vostro rapporto con il colore nero. Un rapporto che, a prescindere dalle inclinazioni del vostro gusto e carattere, nasconde una storia culturale e simbolica tanto antica quanto stratificata: quella che, con magistrale e – date le circostanze – quasi ossimorica chiarezza viene raccontata da Michel Pastoureau nel suo Nero. Storia di un colore, vera e propria biografia della più ambigua e misteriosa delle tinte.

«Ciò che conquistiamo interiormente modificherà la realtà esterna»: lo disse Plutarco, lo conferma J.K. Rowling

Buona vita a tutti. I benefici del fallimento e l'importanza dell'immaginazione
di J. K. Rowling
Salani, 2017

1^ edizione originale: 2008
Traduzione di Guido Calza

€ 10 (cartaceo)



Vi siete mai chiesti che cosa direste se foste invitati a tenere un discorso per la cerimonia di laurea in una università celebre come Harvard? Certo, è una domanda che si sarà posto chi ha un ruolo di spicco nella società o chi ha grandi speranze e una certa sicurezza di sé. J. K. Rowling si aggiunge ai tanti scrittori che hanno portato una parte di sé, con generosità, acume e una buona dose di ironia, tipica di keynote speech e, più in generale, di interventi nelle accademie americane (pensate a Wallace e a Vonnegut, per fare solo due dei tanti grandi nomi che hanno contribuito a rendere indimenticabile il traguardo della laurea). 
Al centro del discorso della Rowling, i poli solo apparentemente opposti che troviamo nel sottotitolo: il fallimento da un lato e l'immaginazione dell'altro. Due aspetti in realtà strettamente connessi, come dimostra la sua stessa esperienza. Infatti, da giovanissima la Rowling voleva studiare Lettere classiche, una facoltà però ritenuta poco remunerativa per il futuro da parte dei suoi genitori, con possibilità economiche modeste (ricordiamo che un percorso universitario in America è una concreta ipoteca sul futuro). Dunque, la famiglia Rowling arriva al compromesso della facoltà di Lingue, ma i genitori non sanno che la loro già determinatissima figlia aveva promesso con le dita incrociate: infatti, ogni giorno la ragazza fugge nei corridoi di Lettere e sogna, scrivendo racconti durante le pause tra una lezione e l'altra.

"In gratitudine": la trasparenza di chi è giunto alla fine

In gratitudine
di Jenni Diski
NN editore, 2017

Traduzione di F. Cremonesi

270 pp.
€ 18,00




A fine libro Fabio Cremonesi, traduttore del memoir di Jenni Diski, fa luce sulla nascita di questo testo riportando che la scrittrice «inizia a pubblicare il suo "diario del cancro" l'11 settembre 2014, circa un mese dopo la diagnosi, in forma di rubrica sulla London Review of Books». Ci informa anche che la rubrica va avanti fino al 4 febbraio 2016, praticamente fino a due mesi prima della morte della Diski. Il diario è dunque tenuto in tempo reale e, salvo pochi rimaneggiamenti per necessità editoriali, confluisce direttamente dentro In gratitudine.
Avendo io l'abitudine di dare un'occhiata a ringraziamenti e postfazioni prima di iniziare a leggere un libro, ho avuto subito accesso a questa informazione, che ha contribuito di molto a conferire al tutto un'aura di rassegnata disperazione. Il cancro che l'autrice mette subito in mostra nel prologo chiamato DIAGNOSI è infatti una condanna a morte: una certezza assoluta, un non plus ultra ben piantato alla fine del percorso, un segnale di divieto già visibile nel momento in cui il medico consegna l'esito delle analisi. Quanto distante sia questo segnale di divieto è l'unico dubbio lecito e irrisolvibile, circoscrivibile nella temibile domanda "Quanto tempo?" che la stessa Diski ha terrore di porre, poiché consapevole che la risposta potrebbe venire espressa in settimane anziché in anni.

Nel blu dipinto da Michel Pastoureau: sfortune e fortune di un colore "insolito" che piace a tutti

Edizione 2008 senza illustrazioni
Blu.
Storia di un colore
di Michel Pastoureau
traduzione di Fabrizio Ascari
Ponte alle Grazie

Prima edizione con illustrazioni: 2002
pp. 216; euro 24,00
Seconda edizione senza illustrazioni: 2008
pp. 240; euro 13,00



L’identikit ideale per una persona che abbia eletto il blu a suo colore preferito? È presto fatto: è francese, indossa abitualmente i jeans, tiene sul comodino I dolori del giovane Werther, il blues è la colonna sonora della sua vita e la pietra preziosa che ama di più è il lapislazzuli. Vi convince? Certo, forse qua e là c’è più di un luogo comune, ma sapreste spiegare con la stessa ovvietà la compresenza di Goethe e della musica americana? E la nazionalità transalpina? Come la fate convivere con il resto della descrizione? Se adesso vi pare di non riuscirci, non vi preoccupate: a tenere le fila del tutto può venirvi in aiuto Michel Pastoureau, che nel suo Blu. Storia di un colore ha ripercorso le alterne sorti di una tinta dall’esistenza travagliata, che prima di arrivare al plauso dei contemporanei ha sopportato la diffidenza e il disprezzo degli antichi, ha avuto bisogno del benevolo aiuto di una “testimonial” d’eccezione (la Madonna) e ha dovuto battersi, sottoforma di coccarda e poi di bandiera, nella più capitale tra le rivoluzioni europee, al grido di «Liberté! Égalité! Fraternitè!». Con puntualità e rigore, il massimo esperto internazionale di storia dei colori vi spiegherà che cosa hanno in comune il capo d’abbigliamento più economico e popolare del mondo e alcuni minerali di grande valore, come anche personaggi letterari indimenticabili e certe struggenti melodie.

Una lunga lezione d'amore: il nuovo libro di Alessandro d'Avenia

Ogni storia è una storia d'amore
di Alessandro D'Avenia
Milano, Mondadori, 2017

pp. 324
€ 20,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


È un lungo canto d'amore quello che Alessandro D'Avenia intona nel suo ultimo libro, uscito il 31 ottobre scorso per Mondadori. Una lunga carrellata di vicende sentimentali, trentasei racconti per altrettante storie d'amore, alle quali si aggiunge un mito eterno, quello di Orfeo ed Euridice. Un racconto, quest'ultimo, in grado di narrare un sentimento capace di sfidare la morte, con il protagonista pronto a scendere nell'oltretomba per riportare alla luce della vita il suo unico amore. Una storia che, come dice D'Avenia, parte dalla fine, da dove le vicende d'amore in genere finiscono, ovvero dal matrimonio, per tornare indietro, farsi ombra e gareggiare con l'eternità.
Proprio per queste caratteristiche uniche, D'Avenia sceglie di raccontarci questa favola un poco alla volta, utilizzandola come intermezzo tra una triade di racconti e l'altra, come una parentesi mitica collocata in un'epoca indefinita e remota, staccandosi così dalla – talvolta crudele – realtà storica delle vicende narrate.

«In tutto e per tutto una bambola nella scatola dei giocattoli»: ritratto di una madre di porcellana

La bambola
di Ismail Kadare
La Nave di Teseo, 2017

Traduzione di Liljana Cuka Maksuti

pp. 128
€ 17 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


Quanti modi vi vengono in mente per parlare della propria madre in letteratura? L'idea di ripercorrere la sua vita dopo il trauma della morte (più o meno preparata secondo le tendenze dell'Ottocento, più o meno desiderata seguendo alcune pulsioni freudiane nel Novecento), non è nuova, è un topos che si rincorre in tutte le letterature del mondo. Eppure, quanti hanno paragonato la madre a una bambola, con «il biancore e l'immobile impenetrabilità di una maschera» (p. 10)? La madre del narratore, che parrebbe coincidere in tutto e per tutto con l'autore (ma occorre sempre diffidare del narratore autobiografico), «somigliava a una specie di disegno o di schizzo, un dipinto da cui non si riusciva a uscire» (ivi), incomprensibile fino in fondo, di una fragilità emotiva abbacinante, con gli anni destinata a diventare anche leggerezza del corpo. 

"Sangue bianco": un thriller alle Fær Øer

Sangue bianco
di Craig Robertson
SEM, 2017

Traduzione di Stefano Travagli

pp. 374
18,00 






In quei tre lunghissimi secondi di caduta libera avevo trovato il tempo di formulare tre pensieri. Uno: se il karma esiste davvero, la punizione sarà una gran rottura di palle. Due: mi piacerebbe finire il whisky prima che il bicchiere voli via. Tre: sto per morire.

John Callum deve lasciarsi alla spalle il passato. Suona trito, ma ha bisogno di andare in un posto in cui nessuno lo conosce, in cui niente lo ricolleghi ai tragici eventi che l'hanno costretto ad abbandonare la nativa Scozia. Non gli importa cosa finirà a fare: quello che conta è essere in mezzo al nulla, trovare un posto dove dormire e qualunque lavoro che gli consenta di mangiare e di bere. Quale posto è più isolato, in mezzo al nulla e difficile da raggiungere delle isole Fær Øer? L'arcipelago danese, a metà strada tra Islanda e Norvegia dove la lingua è incomprensibile e i contatti con il mondo scarsi, pare essere la soluzione giusta per lui. Gli abitanti, pur con tutta la curiosità che uno straniero può suscitare, sono abbastanza cordiali; i paesaggi mozzafiato; l'acquavite così forte da farti dimenticare cosa si è fatto per una notte intera. Se dopo un'amnesia alcolica di questo tipo però ti ritrovi con un coltello insanguinato in tasca e la consapevolezza che il tuo rivale in amore è stato massacrato, capisci che nemmeno il posto più isolato del pianeta può garantirti la pace che tanto cercavi.

«Lì, nei dintorni del cuore, qualcosa si infiamma»

Arabesque
di Alessia Gazzola
Longanesi, 2017

pp. 360
€ 17,60 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


Mi tolgo il camice, infilo i fogli nella borsa e gli corro dietro. Alla fine, come sempre. (p. 295)
Torna in libreria Alice Allevi, con Arabesque, ed è una grande festa per i lettori dell'Allieva (qui le nostre recensioni). Sì, perché Alessia Gazzola sa bene come far affezionare alla sua protagonista e come lasciare i lettori col fiato sospeso alla fine di un romanzo, in trepida attesa del successivo. Complice il successo della serie tv omonima, tripudio d'ascolti lo scorso anno su Rai 1, e un finale come sempre pieno di punti interrogativi nel precedente Un po' di follia in primavera, questo romanzo era ancora più atteso. 
Novità in vista per la dolce, impulsiva, intraprendente, pasticciona e geniale Alice Allevi: ormai la specializzazione in Medicina Legale è compiuta, in lontananza il desiderio di concorrere per il dottorato. Come sanno bene i lettori affezionati, l'Istituto romano dove ha studiato e lavorato finora ha un'attrattiva in più: CC, ovvero Claudio Conforti, ora mentore ora detrattore di Alice, spavaldo e affascinante come non mai. Bene, se nel precedente romanzo la proposta di matrimonio di Arthur, il bel giornalista pieno di ideali, si era dissolta, adesso Alice deve fare i conti con il suo fantasma, ma soprattutto con la presenza quotidiana del suo più dolce tormento: Claudio. Sarà proprio lui a far pensare ad Alice, neanche a tante pagine dall'inizio del romanzo, che «la felicità esiste, si può sentire. Se non altro, mi ha dimostrato questo» (p. 80). Ma che avrà mai fatto? Si tratta dell'ennesima illusione o finalmente di qualcosa di più duraturo? D'altra parte sappiamo che Alice ogni tanto si butta, a costo di farsi del male, e lo sa anche lei: 
Sono qui perché non so perdere il vizio di farmi un po' di male, fa parte del mio modo di sentirmi viva. (p. 254)

Tra sogno e incubo: il curioso caso di H.P. Lovecraft

Il sogno e l'incubo. Vita e opere di H.P. Lovecraft
di Paul Roland
traduzione Alba Bariffi
Tsunami, 2017

pp. 224
€ 19,00


Si dice spesso che gli scrittori scrivano per sconfiggere i propri demoni. Se davvero è così, è una curiosa ironia che in passato, a finire peggio di tutti, siano stati proprio quegli scrittori che hanno scelto di vedersela non con demoni metaforici (alcolismo, dipendenze, smarrimenti esistenziali di vario ordine e grado), ma con autentiche creature soprannaturali, irsute, zannute o tentacolate: gli scrittori dell'orrore. Ai migliori di loro è spesso toccata la peggior sorte immaginabile: creare opere di valenza così archetipica da diventare subito parte integrante dell'immaginario collettivo, annientando il nome del loro autore. Hanno provato a combattere il loro demone, ma quello li ha risucchiati.

Dracula, Frankenstein, Carmilla, Jekyll e Hyde sono miti moderni che, per la loro stessa universalità, non hanno bisogno di contesto. Nessuno li ha inventati, come nessuno ha inventato Prometeo, Antigone o Achille. Il loro autore è un puro incidente di percorso, un semplice principio di causa efficiente. Bram Stoker, Mary Shelley, Le Fanu o Stevenson sono come servi di scena in un teatro, incaricati di un compito specifico: l'atto creativo necessario a modellare in forma plastica qualcosa che, nella nostra mente, esisteva già da sempre, paure e ansie a cui mancavano solo corpo e nome. Compiuto quel dovere, tornano dietro le quinte, nell'oscurità. Sulla scena resta il mostro, a rivestire un ruolo che era sempre stato suo, da prima del tempo.

La "droga" della serialità secondo "Addicted"

Addicted
di autori vari (a cura di Carlotta Susca)
LiberAria, 2017

129 pp.
€ 10,00



L'assunto di base dell'ultimo agile libro di LiberAria è che le serie tv siano in grado di creare dipendenza esattamente come l'alcol e la nicotina. L'assunto ha un fondo di ironia ma non è affatto lontano dalla verità: chiunque abbia affrontato una maratona televisiva o sia caduto nella rete del binge watching conosce bene la sensazione di straniamento che resta dopo il "ritorno alla realtà". L'immersione completa nell'immaginario della serie tv ‒ non molto diversa da quella del libro ‒ può essere così coinvolgente da lasciare storditi, soprattutto se l'universo intorno a noi, avvolto nella notte silenziosa, non offre altrettanti stimoli. Il mondo intero in questi momenti si riduce allo schermo, ma al contempo si amplia proiettandoci accanto a personaggi, luoghi ed eventi che sappiamo essere fittizi eppure sono ancora in grado, grazie alla sospensione dell'incredulità tipica delle opere di fantasia, di portare qui-e-ora ciò che qui-e-ora non è.

Il disegno come pròtesi dello sguardo. “Sul disegnare” di John Berger

Sul disegnare
di John Berger
Il Saggiatore, 2017

trad. di Maria Nadotti

pp. 186
€ 18,00


«È allora incessante l’opera che vela e dis-vela la verità, in uno scherzo dove i merletti si fanno via via più impudichi. Non sono forse gli abiti ciò che trasmettono «lo stesso messaggio dei volti e dei corpi che rivestono»?
Così si concludeva, appena pochi mesi fa, la descrizione che le suggestioni di Sul guardare di John Berger (Il Saggiatore, tradotto da Maria Nadotti) avevano impresso nella memoria di chi scrive, il quale, sia pur malamente, aveva provato a riprodurle per dispiacere del lettore. Necessario, l’interrogativo Dove eravamo rimasti?, giacché è ancora una volta Il Saggiatore a presentare, naturalmente nella traduzione di Nadotti, un nuovo volume dell’opera di Berger dedicato all’arte del disegno. «Per l’artista disegnare è scoprire», annota l’autore nel primo dei contributi che si avvicendano tra le pagine dell’opera, e proprio nell’economia di una scoperta si potrebbe leggere l’intera raccolta. 

#CritiComics: L'incredibile vita di Frida Kahlo illustrata da Sara Ciprandi

Frida
illustrato da Sara Ciprandi
testi di Lorenza Tonani
Pavia, Hop! edizioni, 2017

pp. 85
€ 18

«Era una ragazza di circa diciotto anni, aveva un bel corpo nervoso, sormontato da un volto delicato. I capelli erano lunghi, le sopracciglia, scure e spesse, le si incontravano al di sopra del naso. Sembravano le ali di un uccello nero e il loro arco scuro incorniciava due straordinari occhi neri» (Diego Rivera a proposito di Frida Kahlo)

Se la vita può essere un'opera d'arte, sicuramente quella di Frida Kahlo può essere a pieno titolo considerata tale. La più grande artista messicana è ancora oggi celebrata e ricordata in decine e decine - se non migliaia - di mostre, retrospettive, spettacoli, a riprova del grande impatto lasciato dalla sua esistenza, interamente attraversata dal dolore, sia fisico che interiore, ma profondamente vissuta.
La sua figura entra a pieno diritto nella deliziosa e onorevole collana della casa editrice Hop edizioni, "Per aspera ad astra" (di cui Critica Letteraria ha già recensito le biografie illustrate di Audrey Hepburn, Maria Callas e Virginia Woolf), in cui si raccontano tramite i disegni di diverse illustratrici, le vite di grandi donne che hanno saputo affrontare le difficoltà che la vita gli ha sottoposto. Frida ancora oggi fa parte dell'immaginario collettivo, rivestendo i panni di una donna fiera, colta, fervente e appassionata. Una donna che è riuscita a superare le grandi sfide che la sua vita ha portato con sé: prima l'incidente che la condannerà a lunghi periodi di immobilità e che rovinerà per sempre la sua salute fisica, provocandole acciacci e malanni sempre più gravi, poi il rapporto tormentato con il pittore Diego Rivera, suo grande amore ma uomo dalla facile infedeltà, e infine la maternità mancata, i ripetuti aborti - spontanei oppure imposti dai medici per la sua precaria condizione di salute - che lasceranno ferite che non si rimargineranno mai.

#CriticARTe - Un principe in frac: Il lato privato di Totò

La locandina dello spettacolo.
Un principe in frac
di Aldo Manfredi
(prodotto dalla Alfiere productions di Daniele Urciolo)

Non credo che esista un italiano che nell'udire il nome di Totò non senta spuntare un sorriso sulle labbra, ricordando le gesta recitative di quello che è stato uno dei comici maggiormente rappresentativi del nostro Paese.

Ma quanti possono dire di conoscere allo stesso modo i risvolti privati del comico napoletano? Quanti sanno della malinconica umiltà che si celava dietro le smorfie buffe del "Maestro della risata"?

Con lo spettacolo teatrale Un principe in frac il regista nolano Aldo Manfredi si pone proprio l'intento di svelare l'uomo e non il comico, la persona e non il personaggio di Antonio De Curtis, e lo fa grazie ad un cast di attori giovani ma assai talentuosi, a cominciare dal salernitano Yari Gugliucci, interprete di grande sensibilità artistica, il quale ha dichiarato:
"Per me è un onore interpretare Antonio De Curtis. Ho accettato la sfida perché si parla della persona, non del personaggio. Totò è inimitabile. Antonio era un uomo sensibile e generoso ma, come tutti gli uomini, ha anche sofferto".

#CritiCINEMA - Dalla lanterna magica alla realtà virtuale: il lungo viaggio di "Fantasmagoria"

Fantasmagoria. Un secolo (e oltre) di cinema d'animazione
a cura di Davide Giurlando
Marsilio Editori , 2017

pp. 176 
€ 12,50


Agilità. Agilità è la parola chiave per trattare questo, splendido, saggio intitolato Fantasmagoria pubblicato da Marsilio Editori e curato da Davide Giurlando. Agilità è infatti il termine che meglio si adatta non soltanto per il libro in sé, un manuale per l'appunto agile e facilmente consultabile, ma anche per lo stesso oggetto d'analisi, ovvero il cinema d'animazione. Già perché se solo fino a pochi decenni fa l'animazione era considerata la "sorella povera" del cinema, oggi, ormai, non è più così. I capolavori che di anno in anno gli artisti dediti al cinema d'animazione sfornano hanno stabilmente reso adulta e riconosciuta quest'arte. Ed ecco quindi che volumi come questo cascano, come si suol dire, a fagiolo.

La complicità delle parole che anticipano la pelle

La prossima parola che dirai
di Chiara Bottini
Centauria, 2017

pp. 186
15


C’è chi vive on line e non esce da una stanza. E non sto parlando metaforicamente. Sono gli hikikomori. In prevalenza maschi tra i 15 e i 24 anni. Servono team di strizzacervelli per fare almeno riaffacciare dal terrazzo di casa questi giovani e salvare i genitori dall’agonia. In simili casi la chat conquista la vita, non è un mondo ma Il Mondo.
C’è invece chi riesce a coniugare vita virtuale e vita reale, usiamo ancora questa distinzione per capirsi, un po’ come si fa con destra e sinistra, anche se sarebbe meglio riconoscere che i confini oramai sono decisamente porosi. Ma anche chi vi riesce, dicevo, finisce per essere condizionato da un processo di osmosi. Nulla di male, o forse sì: le persone che sono attive nei social vivono in un’unica bolla dove la mattina entri nel gabinetto di casa rispettando il turno con il coniuge e la sera ti ritrovi nel divano a chattare, sognando o perfino organizzando di tradirlo. In fondo, lo fanno anche soggetti più prestigiosi, tipo i quotidiani. Dove ha raggiunto oramai il paradosso lo spazio riservato al web, ovvero il loro assassino. Quante notizie trattano di twitter, facebook, instagram, youtube… quanti editoriali, incensanti o demonizzanti non fa differenza. Altro che sindrome di Stoccolma.

#LectorInFabula - La dolce creatività di Tolkien per rendere speciale il Natale

Lettere da Babbo Natale
di J. R. R. Tolkien
Bompiani, 2017

a cura di Baillie Tolkien
Traduzione a cura di Marco Respinti
Terza edizione riveduta e accresciuta

pp. 192
€ 13 (cartaceo)



Ecco un libro da leggere in cartaceo! Viene da pensare, appena si sfoglia Lettere da Babbo Natale, appena uscito in terza edizione riveduta e accresciuta per Bompiani. Durante la lettura, il pensiero si evolve: ecco un libro da possedere, tenere accanto a quelli che ci hanno aiutato a passare dall'infanzia alla vita adulta, ma che ci fanno tornare volentieri bambini! 
Sì, perché il qui presente Lettere da Babbo Natale è una raccolta imperdibile di lettere che Tolkien ha scritto nei panni di Babbo Natale e dei suoi aiutanti ai suoi figli per oltre vent'anni a partire dal 1920: vi si trova la fantasia del grande papà di Lo Hobbit, ma anche la delicata attenzione di un papà come tanti altri, papà di quattro figli. Ed è per John, Michael, Christopher e Priscilla, infatti, che la fantasia di Tolkien si scatena, in parole e anche in bellissime immagini: la calligrafia un po' tremolante di Babbo Natale presto viene accompagnata dai commenti di Orso Polare, un singolare aiutante, pigro ma anche fondamentale nelle battaglie contro i temibili goblin, che mettono a soqquadro e rischiano di rovinare i pacchi di Babbo Natale. Orso Polare ha un caratterino tutto suo, non lesina commenti a margine nelle lettere e ogni tanto si prende la libertà di terminare lui le lettere, dire la sua in una scrittura tutta angolosa e piena di errori d'ortografia (d'altra parte, povero Orso, lui scrive in artico...). 

Se John Biguenet elogia il silenzio: un invito alla fuga consapevole dal chiasso che ci circonda

Elogio del silenzio.
Come sfuggire al rumore del mondo
di John Biguenet
Traduzione di Naike Agata La Biunda
Il Saggiatore, 2017

pp. 176
Euro 11,00

Il gesto del bellissimo bambino che ci guarda dalla copertina dell’edizione italiana dell’Elogio del silenzio di John Biguenet è inequivocabile: con il ditino indice poggiato dritto e perpendicolare sulle labbra appena dischiuse ci sta inviando un messaggio muto, che proprio nell’assenza di parole, suoni e rumori concilia nel contempo il suo contenuto e il suo obiettivo: fare piano, abbassare la voce, meglio ancora tacere. Non resta che obbedire, prendere tra le mani il volumetto e cominciare a sfogliarlo, possibilmente in condizioni atmosferiche e acustiche tali da farci percepire esclusivamente il fruscio della carta. Impossibile, direte voi. Eppure proprio di questo si tratta e si va a parlare: del silenzio inteso come fuga dal chiasso circostante, della sua importanza, del suo valore e della necessità di salvaguardare la sua delicatissima dimensione.

#PagineCritiche - Tucidide, il primo «cronista embedded» della Storia

Tucidide
La menzogna, la colpa, l'esilio
di Luciano Canfora

Economica Laterza, 2017



353 pp.

13 €



In questo bellissimo e importante studio Luciano Canfora, professore emerito dell'Università di Bari,  ci prende per mano e ci conduce a risolvere un enigma che per decenni ha angustiato gli studiosi di storia greca. Chi era davvero Tucidide? Il pregiatissimo storico da tutti universalmente riconosciuto o un autore che lavorava di fantasia?  Il valoroso stratega o l'esiliato, macchiatosi della colpa dell'incapacità? Addentrandoci nei testi greci, nella storiografia tràdita e nelle varie interpretazioni storiografiche, saremo portati da Canfora a svelare il mistero, che, alla fine, sembrerà dispiegarsi, chiaro e palese, ai nostri occhi. Almeno seguendo la logica di questo validissimo studioso. Il quale, in questo libro, offre alla storiografia moderna una versione oserei dire definitiva (se solo si potesse usare questo aggettivo, cosa abbastanza ardita, visto che gli studi non si fermeranno e le interpretazioni sono state tante e mutevoli, nel corso degli anni) della vicenda tucididea. Una versione sicuramente consolidata dallo studio dei testi greci, che Canfora frequenta da decenni con sicura perizia, e messa in cassaforte dall'indiscutibile competenza filologica e linguistica che messa in campo dallo studioso.

"La madre di Eva": le colpe che non ricadono sui figli

La madre di Eva
Silvia Ferreri
Neo edizioni, 2017

195 pp.
€ 15,00




«È un abominio» sussurrai. Ma fu un sussurro che tagliò l’aria in due.

«Significa che non guarirà mai?» chiese tuo padre.
Maddalena sorrise: «Eva non è malata».

In questa scena ci sono tre persone: la madre di Eva, il padre di Eva e la psicologa che segue l’evoluzione umana e sessuale di Eva. L’uso delle parole in questo passaggio è estremamente indicativo dei valori morali che le tre persone si portano appresso: infatti, nonostante sia proprio la madre di Eva ad accompagnarla in Serbia per il cambio di sesso, è palese come la “questione Alessandro” (il nome con cui Eva si auto-battezza in quanto maschio, rivendicando la propria identità) sia per la famiglia un incubo da cui non riesce a svegliarsi. Un incubo che trasforma la tanto bramata paternità e maternità nel peggiore dei mondi possibili, un luogo dove ogni passo sul percorso verso la crescita della prole è fonte di infinite sofferenze per tutti: padre, madre, figlia/figlio.
Tutto nasce da una mancanza di comprensione dell’altro. È la comprensione della diversità – anzi, la comprensione della possibilità dell’esistenza stessa di una diversità dalla "norma" –, infatti, a gettare le basi per quella vicinanza empatica che sola può creare il ponte con l’altro; un ponte che può portare, attraverso il dialogo, al riconoscimento di una pari dignità e all’accettazione dell’individuo quale identico a me. Accettazione che, infine, ha come conseguenza diretta la pacifica convivenza dentro lo stesso sistema/ambiente. Accettando l’altro io, in quanto persona, riesco a comprendere le sue diversità e a integrarle all’interno dei miei valori.

Quei pixel umani troppo umani: Ready Player One di Ernest Cline

Ready Player One
di Ernest Cline
DeA Planeta Libri, novembre 2017

Traduzione di Laura Spini

pp. 441 
€ 17


Hidetaka Miyazaki è uno dei game-designer contemporanei più importanti e famosi senza ombra di dubbio. Creatore di videgiochi come la serie di Demon's Souls, Dark Souls e Blooborne ha, con la sua casa di produzione FromSoftware, letteralmente marchiato a fuoco l'immaginario videoludico di questi ultimi anni. Ma una sua teoria, alla base della narrativa (o, per meglio dire, della lore) di Dark Souls pare essere perfettamente aderente alla nuova edizione di Ready Player One, il libro culto di Ernest Cline oggi ripubblicato da DeA Planeta per la traduzione di Laura Spini. Ma qual è questa teoria di Miyazaki? Semplice, quella del collasso dei mondi, dei cicli di tempo che si ripetono fino a che tutto, nel vero senso della parola, tracima entro se stesso. Questa, grosso modo, non è (solo) la trama di Dark Souls 3, ultimo capitolo dell'omonima trilogia, ma è l'esatto punto di partenza, filosofico e d'immaginario, di Ready Player One.

#CriticaNera - Una finestra sul noir... e su Marco Frilli

Una finestra sul noir
di autori vari
Fratelli Frilli Editori, 2017

pp. 376
€ 13,90


La Fratelli Frilli Editore, nel mondo del giallo e del noir è un nome. Per quanto nata e operante nella "periferia dell'impero" letterario ed editoriale (come loro stessi si definiscono),  negli ultimi 15 anni si è costruita la sua solida reputazione. Ammetto che di gialli contemporanei sono piuttosto digiuna: ancora lettrice di Agatha Christie, Conan Doyle e Rex Stout (sembra non finiscano mai, trovo ancora dei titoli che mi mancano) ho pensato che un buon modo per rimettermi un po' in carreggiata per spaziare sugli autori odierni fosse proprio iniziare dai volumi Frilli. Una finestra sul noir sembrava  il titolo giusto per fare una buona panoramica: sapendo poi che si trattava di una raccolta di racconti scritta e pensata per rendere omaggio a Marco Frilli, fondatore della casa editrice e recentemente scomparso, ho pensato che il volume fosse un'ottima occasione anche per buttare un occhio un po' più personale su questa leggendaria figura dell'editoria gialla italiana.

Il buio al crocevia e la guerra che si nasconde in noi

Il buio al crocevia
di Elliot Ackerman
Longanesi, 2017

Traduzione di Katia Bagnoli

pp. 304
€ 18,50 (cartaceo)

Incontrarsi all’interno delle proprie oscurità, riconoscersi e proseguire insieme. Questo fanno gli uomini e le donne di Ackerman, questo fa Haris Abadi, il protagonista di questo romanzo, e con lui gli altri. Non sono semplici personaggi, perché hanno il volto di chi ha combattuto e continua a combattere nei conflitti che lo stesso scrittore ha visto da vicino, tra il fiato spezzato in gola e la divisa sporca di sabbia di chi ha combattuto in Afghanistan o in Iraq, come l’autore ha fatto, da marines americano, e come continua a fare, con le testimonianze e le parole, nei suoi racconti da giornalista. 

Dopo l'Afghanistan, lo scrittore si cimenta con il conflitto siriano. Cittadino americano di origine irachena, con alle spalle una triste storia famigliare, il protagonista di questo romanzo, Haris, si trova in Turchia per attraversare il confine siriano e unirsi alla lotta contro il regime di Bashar al-Assad. Lo incontriamo di notte, in mezzo al nulla, dopo essersi imbarcato nell’impresa che dovrebbe cambiargli la vita. Derubato di tutto, si vede quasi costretto a rinunciare all’impresa quando incontra Amir, un rifugiato siriano ed ex rivoluzionario che gli offre ospitalità e aiuto. Daphne è la moglie di Amir, una donna di grande fascino ma incapace di nascondere come vorrebbe le sue inquietudini. Haris capisce subito che anche Daphne desidera disperatamente raggiungere la Siria. Ognuno con le proprie motivazioni, vogliono affrontare paure e incubi in un viaggio pericoloso e difficile, soprattutto perché dovranno prima guardare dentro se stessi per poi decidere il da farsi.