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#CritiCINEMA - Woody a pezzi: la biografia di Grueso sull'ultimo genio del cinema

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Woody Allen, l'ultimo genio
[Woody Allen, el último genio]
di Natalio Grueso

trad. di G. Manna e E. Rolla

Salani editore
pp. 268
€ 16,00



'Tutto quello che avreste voluto sapere su Woody (e avete sempre sperato di leggere)'. Potrebbe intitolarsi così, forse in modo poco originale, un libro autobiografico su Woody Allen che abbia la pretesa e l'ambizione di essere, se non certamente definitivo, almeno il più esaustivo possibile e ricco di dettagli inediti o comunque sconosciuti al grande pubblico. Non è compito facile, infatti, cimentarsi con il mare di aneddoti, notizie più o meno attendibili, gossip, racconti mitici e perfino malignità che circolano su uno degli artisti più eclettici e brillanti a cavallo tra il XX e il XXI secolo. Ci ha provato Natalio Grueso in Woody Allen, l'ultimo genio, "l'unica biografia ufficiale e autorizzata da Woody Allen", come si legge nella fascetta di copertina che accompagna questo volume edito da Salani in contemporanea con l'uscita nelle sale dell'ultimo lavoro del regista newyorkese, Café Society.
La premessa da cui muove il biografo spagnolo ha un fondo decisamente apocalittico, che forse non è poi neanche troppo lontano da quella vena pessimistica che lo spettatore più attento ha imparato a riconoscere e apprezzare come la cifra distintiva della filmografia di Allen. Dinnanzi all'inarrestabile avanzata della barbarie culturale, l'Opera del regista di Io e Annie costituisce senz'altro una "particolare arca di Noè, costruita per sfuggire al diluvio dei cretini", pertanto i pochi eletti che avranno il privilegio di salirvi saranno gli unici in grado di eternare il "genio" di Woody Allen. Non entrando nel merito della prospettiva di Grueso, ci permettiamo di sottolineare che forse questa eccessiva empatia con la weltanschauung alleniana e la conseguente messa in risalto dell'abusata categoria del 'genio' sono dei limiti strutturali che in ultima istanza inficiano la libertà di giudizio del biografo. Soprattutto è una certa tendenza alla celebrazione (in alcuni casi anche smaccata) del mito di Woody Allen a cozzare con quella che dovrebbe essere la giusta distanza tra il redattore dell'opera biografica e l'oggetto specifico di interesse. 
Detto questo, vanno certamente riconosciute all'autore, come già affermato all'inizio, le difficoltà insite nel lavoro di ricerca e filtraggio della massa imponente di quanto è stato detto e scritto su Allen. Forse è per questo che la biografia di Grueso predilige, alla classica sistemazione cronologica dei dati, un'impostazione più fluida e dinamica che indaga la varietà degli interessi e degli aspetti che compongono la poliedrica personalità del newyorkese; "Il cabarettista", "Il narratore", "Il comico", "Il cinefilo", "Il lettore", "L'esistenzialista", ecc. 'Woody a pezzi', si potrebbe dire saccheggiando un famoso titolo dalla filmografia del Nostro. La genialità di Allen, ovvero l'eccezionalità degli esiti del suo processo creativo, secondo il biografo, consisterebbe dunque in questo amalgama che attinge a piene mani, con piena padronanza di mezzi, dai campi più disparati dell'arte, della cultura e delle scienze.
Se è vero che lo spettatore medio generalmente si ferma a quello che vede apparire sullo schermo, non va mai dimenticato che ciò è solo la punta dell'iceberg di innumerevoli passaggi che lo sottendono e gli conferiscono anima e corpo. Ma nel caso di Woody Allen, e qui - pur non accogliendo in toto l'ideale romantico ed elitario del 'genio' - si può concordare con Grueso che questi passaggi, che vanno dal germe iniziale del soggetto all'affiancamento della colonna sonora passando per la stesura della sceneggiatura, sono ben visibili in ogni singolo fotogramma del cinema alleniano. Ed è questo, alla lunga, che rende unico Woody Allen.


Pietro Russo