L'estate fredda
di Gianrico Carofiglio
Einaudi editore, ottobre 2016
pp. 352
€ 18,50 (cartaceo)
E ti chiedi: chi vincerà? Noi o loro?
Noi o loro: da una parte i buoni, o quelli che dovrebbero esserlo, in un mondo più semplice, rassicurante; dall’altra i cattivi, esattamente come uno se li immagina, mafiosi, spacciatori, criminali comuni, violenti e disperati. Nel mezzo una città, Bari, costretta a fare i conti con una guerra di mafia in una situazione sempre più tesa. È l’estate del 1992 e la città è scossa da agguati, sequestri, violenza, per il controllo del territorio. Il rapimento del figlio di un capo clan locale lascia tutti quanti con il fiato sospeso, il pericolo concreto di una guerra aperta nelle strade. Ma quando viene ritrovato il cadavere del bambino, abbandonato in un pozzo in aperta campagna, il giovane affiliato che aveva scatenato la guerra, inaspettatamente, si presenta alle forze dell’ordine per collaborare con la giustizia, svelando in un lungo racconto di fronte a carabinieri e magistrati una vita di crimini e violenze, la rapida escalation tra gli uomini di fiducia del boss, la faida interna, vendetta e sete di potere, che hanno portato a quell’estate di fuoco; ma prendendo fin da subito le distanze dal sequestro del bambino, che resta un mistero pericoloso da svelare.
L’ultimo lavoro di Carofiglio, in uscita proprio oggi per Einaudi, è qualcosa di sorprendente, costruito su più livelli di lettura che inchiodano alla pagina. È l’avvincente storia di mafia dal ritmo serrato, la trama densa di colpi di scena, racconto vivido di un mondo caotico e violento, dove l’invenzione si intreccia alla cronaca di quell’estate terribile degli attentati a Falcone e Borsellino, un’estate di sangue e dolore, eroi ed omertà, paura ed orgoglio. Ed è un racconto che all'autore riesce piuttosto bene: l’esperienza di quella prima vita da magistrato e sostituto procuratore nell’antimafia, rielaborate sulla pagina con il piglio esperto di chi sa come bilanciare realtà e finzione letteraria, senza che l’una vada a discapito dell’altra. Un mondo dal quale si è allontanato scegliendo di dedicarsi completamente alla scrittura, ma che rivive in queste storie, dove è facile per il lettore cadere nella trappola di un gioco alla ricerca di quel confine tra verità e finzione che si fa inevitabilmente confuso. L’invenzione letteraria in quest’ultimo romanzo, diviene racconto travolgente e crudo di un mondo criminale regolato da codici, rituali, gerarchie, prove di coraggio e fedeltà; Carofiglio non indugia più del necessario nella violenza, che è certo un elemento centrale della narrazione, ma non l’aspetto dominante. Necessaria, per raccontare una storia come questa, ma non gratuita per il solo scopo di divenire disturbante.