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PagineCritiche - A Claude Ambroise, un ricordo.

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C’è un nome, che negli anni di studio e di ricerca, mi ha accompagnato silenziosamente. Al centro dei miei studi sciasciani, al centro di ogni mia domanda e di ogni curiosità, oltre a chi mi ha sempre seguita da vicino, c’era il suo nome: Claude Ambroise. Così, quando appena laureata, pensavo al titolo della mia tesi di dottorato, fu proprio a lui che Antonio Di Grado, mio tutor e professore, nonché amico suo carissimo, mi consigliò di scrivere una mail. Purtroppo la mail è solo un insieme di lettere, non ha la magia della calligrafia, non reca l’odore e il sapore del luogo d’origine, è un “qui” e un “ora” utilissimo per il tempo che si risparmia, deleterio per la memoria dei collezionisti d’emozioni, come me. Eppure la conservo ancora, la mail spedita con timore e quella ricevuta, quasi subito, da quell’uomo schivo e gentile. Domenica scorsa, poche parole lette distrattamente sulla bacheca di facebook, comunicavano la sua morte.
Claude Ambroise, dopo aver insegnato a Grenoble, ormai pensionato in Svizzera, se n’era andato; e con lui svanivano domande e cose che avrei potuto chiedergli, svaniva il tempo del farò, del dovrei, del chiederò; inghiottito dalla morte fisica, sparisce il curatore delle opere di Sciascia, il custode di quel patrimonio, che in una intervista su Repubblica del 2012, aveva avuto modo di dire la sua sul suo successore, il filologo Paolo Squillacioti che per Adelphi ha pubblicato una nuova edizione delle opere di Leonardo Sciascia, in questi termini: 
«Cos' è la filologia? Nella critica recente relativa a Sciascia, è spesso un timido habitus mentis, in alcuni casi un alibi, una formula retorica per evitare il confronto con l'opera dello scrittore. Però Squillacioti mi sembra un filologo vero. Comunque ha avuto l' onestà di presentarsi e comportarsi come tale: ha registrato e selezionato delle testimonianze testuali del suo autore e di altri, ne ha fatto delle note. Non credo che il suo lavoro voglia sostituirsi a un grande libro di critica, diciamo nello stile di Debenedetti o di Starobinski».
Ecco, questo era Claude Ambroise, critico lucidissimo e persona perbene. Schivo e gentile. Ogni volta che poteva, si recava nei vari convegni a dava il suo contributo illustre (ecco uno degli ultimi: Covegno a Palermo, 2012. Sentimento e coscienza religiosi in leonardo sciascia). Ho esitato, a scrivere queste parole, perché mi sembra di essere la persona meno adatta per un ricordo, in fondo il mio è solo un contributo da allieva, tanti ce ne sono e ce ne saranno a restituire con ricordi personali e aneddoti il giusto peso a quello che è stato e che sempre sarà, Ambroise, per il mondo della ricerca; ma, tuttavia penso, anche da questa mia “indegna” posizione, che ricordarlo sia un obbligo. Di Sciascia ha raccolto la volontà e la memoria, le sue 14 domande nella prefazione alle Opere, sono imprescindibili per chi voglia accostarsi allo scrittore di Racalmuto, così come varie prefazioni o studi sulla figura dello scrittore amico. A me aveva suggerito diversi spunti su un tema che gli stava a cuore, Sciascia e il suo legame con la Francia, e spero di riuscire con gli anni a coglierli e a renderli vivi. Il mio è un piccolo ricordo commosso ad uno studioso, non ho l’autorità di rendere giustizia, come si dovrebbe, alla sua persona; ma so che gradirebbe, l’uomo che mi ha scritto quella mail lo avrebbe di certo gradito, capace di rispondere, ad una dottoranda, dopo una lunghissima mail: 

“Se crede che io possa esserle di qualche utilità, mi scriva pure; cercherò di risponderle e sono sicuro che Lei m’insegnerà qualcosa. Saluti cordialissimi. Claude Ambroise”.