Buoni propositi "letterari" per il 2014



Ultimo giorno del 2013. Tempo di lenticchie portafortuna, di brindisi con gli amici e la famiglia, ma anche di tante aspettative per l'anno che ci aspetta. Scommettiamo che anche i più cinici tra voi, anche i più restii a compilare liste di buoni propositi avranno pensato, anche per una piccola cosa: ma sì, quest'anno è la volta buona che la faccio. Anche noi, in redazione, ci siamo messi in gioco per raccontarvi - a modo nostro, ovviamente! - cosa speriamo ci porti il nuovo anno. 
Ecco i nostri propositi letterari per il 2014: ognuno di loro è ispirato da un libro che ci racconta come vorremmo essere, o cosa vorremmo fare, e che porteremo sottobraccio nelle nostre giornate. Raccontateci anche voi che cosa vorreste realizzare nel prossimo anno! E noi... beh, vi auguriamo di riuscire a vivere una tra le storie più belle: la vostra.

"Ogni animale muore nella tana" di Alessandro Stellino

Ogni animale muore nella tana
di Alessandro Stellino
Il Maestrale, Nuoro 2013

pp. 176
€ 16,00


Le azioni: ecco da cosa parte e su cosa si muove Ogni animale muore nella tana di Alessandro Stellino, già autore di Incendi. Racconto di fine estate (2011). La scena si apre con il protagonista Piero che sgancia il fucile dal suo sostegno, prima di avviarsi al mercato settimanale di Nuoro: più che mercato, è un ring per la guerra di tutti contro tutti che fin dalle prime pagine disegna una Sardegna semideserta e decadente, in cui ognuno svende il proprio e cerca pezzi di ricambio nelle discariche. Pura distopia o pianta cresciuta da semi drammaticamente presenti? 

CriticARTE: Un viaggio al cuore della vita di Claude Monet. La mostra

Monet, au cœur de la vie è la mostra che le suggestive scuderie del Castello Visconteo di Pavia custodiscono fino al 2 febbraio 2014.

Questa esposizione, curata da Philippe Cros e organizzata da Alef – cultural project management, porta in Italia opere di Claude Monet che, nell’insieme, costituiscono un viaggio nella vita dell’artista.



L’idea di fondo è quella di narrare l’aspetto umano e quotidiano del pittore attraverso i volti delle figure a lui care. Ogni stanza dell’allestimento ospita, infatti, video in cui attori interpretano, in chiave contemporanea, i sei personaggi più significativi dell’esistenza del maestro. Naturalmente ad arricchire ciascuna sezione vi sono le tele legate ai suoi protagonisti o a periodi particolari.
Claude Monet insieme agli impressionisti
cambiò il modo di concepire la pittura

A dare il benvenuto al visitatore si incontra il padre, Adolphe Monet, con cui Claude si scontrò a causa della propria volontà di allontanarsi dall’accademismo a favore delle sperimentazioni impressioniste bocciate dai Salons ufficiali e accolte nel Salon des Refusés o nella celebre esposizione presso lo studio del fotografo Nadar nel 1874. 
Fonte di ispirazione per Monet fu Eugène Boudin, conosciuto come il re dei cieli. Fu proprio lui ad insegnargli ad osservare la natura attraverso la pittura en plein air. Dell’artista sono presenti opere come Bordeaux, bateaux sur la Garonne (1876) e Le port de Trouville (1893) che mostrano l’influsso del paesaggista su Monet.

CriticaLibera - Saperi e Sapori




Pare che il cibo e la cucina siano uno degli argomenti più attuali del periodo: in la televisione e c'è sempre qualcuno che sforna lasagne e arrosti e gli scaffali delle librerie si affollano di libri, libretti e ricettari su come fare il “cupcake perfetto”. Anche il peridio natalizio è certamente uno dei più golosi e le abbuffate sono all'ordine del giorno (o meglio, dei giorni: Vigilia, Natale, S. Stefano, Capodanno, la Befana, la cena aziendale, la cena con gli amici, la cena con gli ex compagni …) Alto rischio di indigestione, ma cosa c'è di meglio che l'estasi delle papille gustative, dello stare insieme attorno a un tavolo, di cucinare un piatto per chi vuoi bene? Semplice: leggere qualcosa che racconti tutto questo!

Il cibo, così come è fondamentale per la nostra vita, si intreccia con l'espressione letteraria, anch'essa nostra fedele compagna. La letteratura è quindi, passatemi la metafora – che tornerà – “sazia” di testi e racconti che parlano di cibo e di gustosi manicaretti, gronda di intingoli e sughi, è pervasa da profumi e da sapori. Alcuni ci diventano esemplari: le polpette e la polenta bigia di Renzo, Tonio e Gervasio; il timballo di maccheroni de Il Gattopardo; le sarde alla veneziana del Goldoni; le raffinate ostriche che D'Annunzio fa assaporare ai suoi personaggi.
Molti sono i libri o racconti costruiti attorno a una tavola: mi piace ricordare Il pranzo di Babette di Karen Blixen, poi diventato un film, e la protagonista intenta a cucinare un pranzo gustoso per i suoi commensali. O anche Cosciotto d'agnello di Roald Dahl, dove però il cosciotto diventa un'arma letale.
In questi casi i piatti servono per descrivere e “dare sapore” alle stesse narrazioni, per dirci qualcosa in più sui gusti e i modi di vita di questi personaggi o come pretesto per lo stesso sviluppo narrativo.

Dalle Oblate Ospedaliere alle suore di S. Chiara



Dalle Oblate Ospedaliere alle suore di S. Chiara
a cura di Maurizio Vaglini
Phasar Edizioni, 2013

Meravigliosa Chiara e tua ammirevole chiarezza! Più si rivolge verso di te lo sguardo più siamo costretti ad ammirarti in ogni tua opera. Invero finché viveva nel mondo brillò, ma ancor di più diffuse splendore nell’Ordine religioso da lei fondato; nella casa paterna brillò come un raggio, nell’interno del chiostro irraggiò come un sole. In vita emanò scintille di luce, dopo la morte risplende radiosa, sulla terra fu luminosa, in cielo risplende di eterno chiarore.

In occasione del centenario della fondazione dell’Istituto delle Suore Francescane Ospedaliere di S. Chiara viene pubblicato il presente volume, che ripercorre le tappe fondamentali della storia della Congregazione delle Suore di Santa Chiara, la quale  ha radici vocazionali in un passato molto più lontano legato alla vita ospedaliera: il quadro storico religioso delineato va dal Concilio di Nicea voluto dall’Imperatore Costantino (convertito al cristianesimo) nel 325 d. C, al periodo medievale a cui risale la fondazione dell’ospedale pisano voluto da Papa Alessandro, al profondo radicamento del francescanesimo che avviene  in Pisa, centro di cultura e spiritualità religiosa nel XIII secolo.
Il Medioevo è il periodo in assoluto dedito ai grandi pellegrinaggi e sarà proprio la via Francigena  a rivelare la creazione delle prime strutture ospedaliere. Si diffonde così il pensiero religioso di Sant’Anselmo d’Aosta, di San Bernardo di Chiaravalle, di San Benedetto  e di Sant’Agostino, fautori di una radicata verità di fede tra gli uomini del tempo, ma è soprattutto attraverso l’esempio di S. Francesco e S. Chiara che le Oblate, davvero cresciute esponenzialmente, lasciano tutti i loro beni per seguire la strada del dono e della carità:

Yes, there is a Santa Claus



A Critica Letteraria crediamo più di ogni altra cosa nel potere delle storie e nella forza delle parole: in occasione del Natale vogliamo raccontarvi quella di Virginia, con il suo messaggio universale di fede e speranza. Nel 1897 Virginia O'Hanlon, una bambina newyorkese di otto anni, rivolgeva al padre la domanda fatidica: Babbo Natale esiste?

Un delicato regalo natalizio per tutti. Ernest e Celestine

 Quella di Ernest e Celestine è una storia straordinariamente delicata e poetica che ha permesso un incontro riuscitissimo di diverse arti: l’arte dell’immagine, l’arte del cinema e l’arte della parola.

Tutto parte da un nome sconosciuto a molti, Monique Martin alias Gabrielle Vincent, una straordinaria disegnatrice francese, e dai suoi albi. Negli anni ’80 l’artista crea una serie di libretti illustrati che raccontano piccoli pezzi di vita quotidiana di un orso, Ernest, e della sua amica topolina, Celestine. Chi entrerà in gioco sarà un nome molto più conosciuto: Daniel Pennac. Casualmente tra i due si stabilirà una solida e lunga amicizia epistolare, ma nel 2000 l’amica “d’inchiostro, d’acquarello e di carta” verrà a mancare. Una decina d’anni più tardi Pennac partirà proprio da quelle deliziose tavole illustrate per scrivere una sceneggiatura originale e portare Ernest e Celestine sul grande schermo; siamo nel dicembre 2012 e nel marzo 2013 avverrà un passaggio insolito dal film al libro. Il risultato non sarà una semplice trasposizione, ne verrà fuori un’opera tutta da leggere, raccontata da un punto di vista nuovo, quello dei personaggi stessi.
Questa è quella che Pennac definisce “la storia prima della storia”.

"Gli Arcangeli di Dio - Un invito alla devozione" di Marco Gionta

Gli Arcangeli di Dio - Un invito alla devozione
di Marco Gionta
Auralia Edizioni, 2013
pp. 231
Gli Arcangeli di Dio - Un invito  alla devozione
di Marco Gionta
Auralia, 2013

€ 13


L'autore ci conduce per mano attraverso un nuovo viaggio dell'anima, che scaturisce dalla sua istanza più profonda di cogliere l'essenza del transito terreno di ognuno di noi.
Nell'incipit di questo libro, Marco Gionta ci spiega come la pratica del silenzio e dell'ascolto gli abbia permesso di conoscere il pensiero di molte persone sulle piccole cose della vita quotidiana e le loro convinzioni su questioni più grandi e trascendentali. Ciò gli ha permesso inoltre di comprendere che, per gran parte dei nostri simili, la vita è un mero florilegio di doveri punteggiato qua e là da alcuni piaceri di stampo materiale, totalmente avulsi da un proposito generato da scelte consapevoli o perlomeno volute. In un simile contesto, la vita risulta arida e pressoché priva di senso fintanto che non si apre un varco alla dimensione interiore, senza giocoforza abbracciare il cammino della fede vera e propria. Conservare uno spirito semplice, amorevole e altruista favorisce un processo di trasformazione e di arricchimento personale destinato a irradiarsi anche a chiunque entri in contatto con noi.
Attraverso l'ascolto interiore riusciremo a rendere via via più chiaro il nostro sentire, e capteremo con crescente nitore i segnali che ci giungono dalle Dimensioni Celesti per indicarci la meta del nostro viaggio in questo mondo. A tale proposito, l'autore cita un bellissimo verso contenuto nel Libro dei Salmi: Signore, consentimi di udire la Tua bontà, perché in Te confido; lascia che io conosca la via da seguire.

Tutti primi sul traguardo del mio cuore di Fabio Genovesi: una favola sportiva per cuori semplici

Tutti primi sul traguardo del mio cuore
di Fabio Genovesi

Mondadori, 2013

Lo Sport riserva sempre grandi imprese e intense emozioni, rappresentando un meraviglioso serbatoio a cui la letteratura può attingere per prelevare storie e racconti. Gli editori italiani, per molti anni, hanno sostenuto che i quotidiani e le riviste sportive erano sufficienti per raccontare lo sport. Negli ultimi tempi, invece, si è assistito a un vero e proprio mutamento di rotta, con  gli editori che si sono finalmente aperti allo sport, pubblicando sempre più libri sportivi in forma di saggi, biografie, romanzi e racconti; emblematico, tra tutti, il caso editoriale dell’autobiografia Open di Agassi, uscita in Italia presso Einaudi nel 2011. Nell’ultimo anno si è assistito a un’ulteriore crescita della letteratura sportiva, tanto che i libri con lo sport dentro sono aumentati del cento per cento. E, nella maggior parte dei casi, si tratta di opere di qualità. Come Tutti primi sul traguardo del mio cuore di Fabio Genovesi, già autore di Versilia Rock City ed Esche vive. 

#ScrittoriInAscolto - Incontro con Margaret Mazzantini

Mondadori di Piazza Duomo, Milano
h. 11.30, 20 dicembre 2013


Sono le 11.30 quando Margaret Mazzantini entra nella sala-incontri della Mondadori di Piazza Duomo. Noi blogger siamo molto ansiose di incontrarla, ci siamo già confrontate su quanti e quali libri suoi abbiamo letto, e concordiamo sul fatto che Splendore (leggi la recensione) sia un romanzo densissimo, colmo di storie e di emozioni, e che per la sua potenza narrativa e per lo stile ricchissimo andrebbe forse lasciato "scolare" un po' più tempo: invece abbiamo chiuso da poco questa lettura fluviale, coinvolgente al punto da sopraffare, e ci riproponiamo di riparlarne più avanti, tra noi, dopo il decantare dell'impatto. Glielo diciamo subito, a Margaret, che ci guarda, sorride e concorda: il libro è andato in stampa da poco, e fino all'ultimo momento ci sono stati ritocchi, aggiunte, a volte anche solo di un aggettivo qui, un piccolo taglio là, ma necessari agli occhi della scrittrice. Anche l'editor di Margaret, Giulia Ichino, ha confermato che il libro risponde all'urgenza di raccontare storie, perché Margaret ha tantissimi mondi da raccontare. Un romanzo necessario, insomma, come è stata necessaria la copertina, frutto di lunghe e faticose contrattazioni con il fotografo americano. 

Poi, iniziamo a chiedere del libro, ed è incredibile come le nostre domande si concentrino sulla scrittura e sulle abitudini di Margaret Mazzantini scrittrice e lettrice. Innanzitutto, scrivere è per lei sempre un esperimento, che richiede coraggio e rigore, ma regala tanta libertà:
In fondo, scrivere è svuotarti per lasciarti abitare.
Il suo obiettivo è sempre incuriosire e soddisfare il bisogno di storie del lettore: Margaret stessa è una lettrice esigente, che si annoia facilmente e per questo scrive pensando a tenere incollato il lettore alla pagina, con romanzi pieni di azioni che riflettono la passione per il mondo contemporaneo.

Libri sotto l'albero 2013: terzo e ultimo round!

Carissimi,
a pochi giorni da Natale ecco il nostro ultimo appuntamento con i consigli per i libri da regalare. Come sempre, vedrete una breve spiegazione di "perché" e "a chi" regalarli; e ricordate che il link vi porta direttamente alle nostre recensioni o agli inviti alla lettura, così non comprerete a scatola chiusa! Fateci sapere se i libri sono stati graditi.

Tantissimi auguri e buona lettura da parte di tutta la Redazione


***

CriticaLibera: sguardi verticali dov’erano isole

#Harlem (Foto: Marco Caneschi)

«Eccola la città insulare degli abitanti di… (omissis), circondata da banchine come le isole indiane sono circondate di barriere corallifere, avvolta nella spuma del commercio. A destra e a sinistra le strade portano all’acqua. Il centro vero e proprio è la Battery, dove il nobile bastione è lambito da onde e rinfrescato da brezze che poche ore prima erano in mare aperto. Osservate le folle di contemplatori delle acque».

Libri sotto l'albero 2013: secondo round!




Ve lo avevamo promesso: dopo il grande successo del primo round per i consigli natalizi, vi teniamo compagnia suggerendovi altri sei titoli che regaleremo noi della redazione. Come sempre, uniamo al consiglio il link alle nostre recensioni, così potrete farvi personalmente un'idea del romanzo e decidere se regalarlo o meno. 

Se alla fine avrete ancora dubbi, tenetevi pronti: i ritardatari o gli indecisi potranno ancora frugare sotto i nostri alberi di Natale con il terzo round di consigli - domenica online.

Buona lettura, ottimi regali e splendide Feste
La Redazione

***

Lo "splendore" di un amore che va oltre

Splendore
di Margaret Mazzantini
Mondadori, 2013

pp. 309
€ 17 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


Quella sensazione, «come se qualcuno mi camminasse sulla faccia a piedi nudi, schiacciandomi gli occhi, il naso, soffocandomi», la consapevolezza struggente di «essere compromesso da un'altra identità» (p. 123): quando se ne prende consapevolezza? E a quale prezzo la si accetta? 

Il ritorno di Margaret Mazzantini piega verso il grande respiro di Non ti muovere e Venuto al mondo, più che verso i più recenti Nessuno si salva da solo e Mare al mattino: anche in Splendore, abbiamo una lunga storia che si dipana attraverso gli occhi di un protagonista maschile; e ancora, i sentimenti non sono mai scontati, né a tutto tondo. 
Lo "splendore" del titolo non è un incanto celeste e nitido di un amore da romanzo, ma un baluginio lontano che sa di vita reale: ora lo si intravede tra la nebbia, ora fa troppo male per fissarlo direttamente, e tocca osservarlo tra le dita appena socchiuse. Anche la bellezza del sentimento fa paura, specialmente quando urta le convenzioni sociali e prevede una lotta strenua prima contro sé stessi, poi contro l'evidenza, quindi contro il resto del mondo. Il giovane Guido studia fin da bambino il figlio del portiere, Costantino, che potrebbe dirsi il protagonista della prima parte del romanzo: proprio nell'osservazione minuta, da vicino, il lettore assiste al progressivo interessamento di Guido nei confronti dell'altro, dopo una finta indifferenza e costanti prese di distanza.

Più libri più liberi 2013. L’Italia che ha voglia di ripartire




Più libri più liberi. Domenica 08 dicembre.  L’ultima giornata della dodicesima edizione  della Fiera nazionale della piccola e media editoria, è ricca di eventi; il Palazzo dei Congressi continua ad essere luogo di discussione, spazio-incontro di presentazione di libri e laboratori per ragazzi . Più libri più liberi chiude con oltre 54mila  presenze, una fiera, un “mercato” di stand con offerte di prodotti editoriali, piccole e medie case editrici si mostrano al pubblico vendendogli la cultura.
Fra le tante case  editrici che hanno partecipato all’evento, Minimum Fax, Nutrimenti, Fandango, Eleuthera, Mimesis, Mattioli 1885, Giuntina, Exòrma, Sellerio, Edizioni Nottetempo.
“L’Italia che ha voglia di ripartire si é data appuntamento qui a Più libri - ha dichiarato Fabio Del Giudice, direttore della Fiera - che in questi giorni si é confermata un’oasi dove non si respira la crisi, anche se c’é.
Il successo della manifestazione deve incoraggiarci per rilanciare la cultura in Italia: questa atmosfera deve andare avanti per tutto l’anno, estendendosi a tutto il Paese”.
In questa dodicesima edizione, numerose sono state le discussioni sul futuro dell’editoria,  molto  ha fatto discutere l’intervento di Carolina Cutolo apparso sul sito Scrittori in causa,  “Basta editori a pagamento alle fiere del libro”.
Inequivocabile il titolo dell’ultimo libro di Fabio Macaluso  E Mozart finì in una fossa comune, in cui si parla del bisogno di un ente che come in Francia gestisca i dati dei diritti di opere che sono state realizzate anche negli anni passati, che gli artisti si approprino dei propri diritti d’autori, nell’era del digitale e della pirateria.

Il medioevo in giallo nella narrativa di Ellis Peters




Il medioevo in giallo nella narrativa di Ellis Peters 
di Chiara Albertini,
Kimerik, 2011

pp. 112

Il romanzo giallo si configura come romanzo sociale, come affresco verista, come specchio dei tempi; in effetti non soltanto il giallo storico, ma ogni poliziesco ormai è un romanzo d’ambiente.[1]

Chiara Albertini ci presenta uno studio che riguarda una scrittrice inglese del Novecento: Edith Mary Pargeter. Come molte sue coetanee di inizio Novecento la scrittrice utilizza uno pseudonimo che corrisponde al nome di Ellis Peters.
Nata nel 1913 in prossimità della contea inglese dello Shropshire attraverso una forte predilezione per la storia medievale e per le narrazioni tinte di giallo, la scrittrice sceglie di scrivere racconti che prendono spunto dalla serie di accadimenti delittuosi che rinviano alle Brother Cadfael’s Chronicles, ma sceglie di ambientare le vicende in un lontano medioevo inglese, in particolare in Galles e nell’Inghilterra del dodicesimo secolo.
Le Brother Cadfael’s Chronicles sono venti romanzi storici che incarnano perfettamente l’epoca medievale cara alla scrittrice e che ritraggono il periodo che va dal 1137 al 1145, fase travagliata connotata dall’anarchia e dalla guerra civile tra due esponenti che si contendono la corona d’Inghilterra: il re Stephen e l’imperatrice Maud; narrazioni  storiche in cui si intravedono chiari elementi di biografismo implicito legati alla vita della scrittrice, (la terra nativa background dell’autrice, il suo lavoro di assistente farmacista, peculiarità del protagonista principale delle cronache, impersonato dal monaco erborista gallese Cadfae).

I racconti di Derrick Storm: quando una serie tv non basta


I racconti di Derrick Storm
di Richard Castle

Fazi, 2013



È possibile leggere una trilogia di romanzi gialli quando già sappiamo quale destino l’autore abbia riservato al suo protagonista? Per tutti i fan della serie televisiva “Castle”, Derrick Storm è infatti un riferimento ben chiaro: è il protagonista dei best seller che hanno fruttato allo stravagante romanziere Richard Castle fama e denaro ma di cui, scopriamo nel primissimo episodio del serial, è ormai stanco di scrivere e decide così di far uscire clamorosamente – e definitivamente - di scena coinvolgendolo in un’operazione mortale. Quindi cosa ci resta da scoprire su Storm se già conosciamo il tragico epilogo di questa storia? In realtà I racconti di Storm, la trilogia cartacea appena pubblicata da Fazi (dopo l’uscita nel 2012 dei tre ebook), non racconta le origini del personaggio ma prende avvio un paio d’anni dopo il coinvolgimento di Storm in una pericolosa – e fallimentare - operazione a Tangeri, in seguito alla quale è stato costretto a ritirarsi ad una vita tranquilla e solitaria nel Montana inscenando la propria morte, grazie alla complicità di Jedidiah Jones, il capo della CIA.

"Il paradiso degli orchi"- Daniel Pennac

Il paradiso degli orchi 
(Au bonheur des ogres)
di Daniel Pennac
Feltrinelli, 1991 (1985)

pp.202
7,50 

È Stefano Benni che dobbiamo ringraziare se nel 1991  Pennac sbarca in Italia con la fortunatissima saga di Malaussène. Benni legge Pennac, rimane affascinato dalla sua scrittura e lo propone a Feltrinelli. Oggi, nel retro della copertina del Paradiso degli orchi  troviamo la sua bellissima introduzione nella quale lo definisce “uno scrittore d’invenzione, un talento fuori dalle scuole”. Anche per questo primo romanzo del ciclo di Malaussène, il cui adattamento cinematografico diretto da Nicolas Bary è uscito nelle sale lo scorso 14 novembre, nessuna etichettatura è possibile.

È il 24 dicembre, sono le 16 e 15., il Grande Magazzino è strapieno. Una fitta folla di clienti gravati dai regali ostruisce i passaggi. Un ghiacciaio che cola impercettibilmente, in un cupo nervosismo. Sorrisi contratti, sudore lucente, ingiurie sorde, sguardi pieni d’odio, urla terrorizzate di bambini acciuffati da Babbi Natale idrofili.

Salvarsi dallo scacco matto: Lo sbaglio di Flavia Piccinni

Lo sbaglio
di Flavia Piccinni
Rizzoli, collana La Scala, 2011
pp. 312, 
€ 18,50
Se pensa di farmi pena, si sbaglia. In fondo, anche Franklin lo diceva. La vita stessa è una specie di partita a scacchi. E lei, lei avrebbe dovuto stare più attenta.


La partita: è questo il titolo con cui si apre il secondo romanzo di Flavia Piccinni, già Premio Campiello Giovani 2005 con "Adesso Tienimi" ed è proprio con una partita a scacchi che la protagonista Caterina si presenta al lettore senza insicurezze, spietata e consapevole di fronte alle 64 caselle bicolore e al suo avversario.
Ma l'amato modo di giocare di Morphyla sua capacità di muovere i pezzi e di orchestrare combinazioni mortali, il coraggio di sacrificare e di lottare anche in condizioni disperate, Caterina non è sempre stata capace di osarlo.
Gioca a scacchi da undici anni, ma la scacchista professionista che ha sempre sognato di diventare ha dovuto soccombere alla Caterina che gli altri volevano che fosse: studia con sottomissione Farmacia, perché sarà lei domani a gestire la farmacia di famiglia al posto di mamma Tina, nata a Taranto, che ha conosciuto il padre di Caterina nei corridoi dell’Università di Pisa, al primo semestre, e non l’ha più lasciato e che prima di arrivare in Toscana, alla civiltà, non aveva mai assaggiato il caviale né bevuto lo champagne, conosceva solo le cozze e i cannolicchi al limone, soltanto la birra Raffo.
Quando la protagonista considera la sua vita senza il suo fidanzato Riccardo con occhi da zingaro e capelli ricci e neri, figlio di un’industriale della carta, la immagina uguale, ma è un buon partito e poco conta se lo tradisce e forse non lo ama: dopotutto le donne non devono pensare all'amore.       

La setta dei giovani vecchi



La setta dei giovani vecchi 
di Luca Rachetta
Edizioni Creativa, 2011

pp. 104.

Allo stato attuale, infatti, il quarantaduenne Giovanni Eufemi era indubitabilmente un giovane di belle speranze. Sì, avete capito bene, un “giovane” di grandi qualità e di radiose prospettive, secondo il parere di tutti coloro che lo conoscevano bene. E lo testimoniavano i brillanti risultati che, pur in così “tenera età”, aveva già conseguito.[1]

Giovanni Eufemi, protagonista del romanzo, è il tipico rappresentante di un’aspirante borghesia provinciale in cui gli obiettivi concreti per il proprio futuro sono rappresentati dal raggiungimento di un lavoro “fisso”, da una posizione di prestigio all’interno della società, e dall’aspirazione ad un matrimonio soddisfacente. Poco importa a Giovanni se ciò deve essere “conquistato” grazie ad una circolarità di amicizie e raccomandazioni particolari, poiché egli si renderà conto, ben presto, che la vita nella comunità di appartenenza, Castel Chimerico, è costellata di situazioni sociali, culturali e politiche in cui l’adesione a particolari “meccanismi” sembra essere l’unica via di sopravvivenza.
La sua relazione con una donna, Eleonora Gelsomini procede, inizialmente, su binari quotidiani abbastanza consueti: l’aspirante moglie ama la danza, lavora presso lo studio di un notaio e sembra dimostrargli tutto il proprio amore.
In particolare, però, è la vita politica a rivelarsi interessante nel prosieguo del racconto:

Giovanni era poi membro autorevole della locale sezione del partito di maggioranza relativa in sede di consiglio comunale, sebbene non fosse ancora membro effettivo del consiglio comunale stesso, data la ovvia e sacrosanta precedenza che avevano i membri anziani del partito nella definizione della lista elettorale, nella quale d’altronde non lo avevano mai incluso per evitargli l’onta di una candidatura di servizio destinata alla bocciatura.[2]

Il Salotto: intervista ad Anne Percin

© John Foley Ph.
Di Felicità perduta mi ha colpito subito il titolo che, come un'eco beffarda, mi ha portato alla mente il montaliano "Felicità raggiunta, si cammina per te sul fil di lama...".
E accanto al titolo la copertina con una figura umana di cui è emblematicamente messo in risalto un solo organo: il cuore. 
 
L'ho letto con calma, appuntando le frasi più belle, tornando sui passi più complicati della storia, quelli che richiedevano attesa e approfondimento; ho capito che far parlare l'autrice era il modo migliore per raccontare il romanzo. Così ho intervistato Anne Percin, nata a Epinal nel 1970. Dopo aver abitato a Parigi e Strasburgo, oggi vive in campagna, come Pierre, il protagonista del suo ultimo romanzo. Scrittrice da sempre, ha iniziato a pubblicare nel 2006 con il romanzo Point de Côté che ha aperto la strada a molti altri successivi.
Con Felicità perduta si è aggiudicata nel 2010 il Prix Jean Monnet des Jeunes Européens.
Avevo tante cose da chiedere ad Anne sulla sua scrittura, le letture e i romanzi.
Mi sono accorta che la copertina e il titolo non mi avevano ingannata: questo
 libro riesce a raccontare i moti del cuore e 
parla di una felicità - che sembrava -  scivolata via per sempre.

Emmanuelle de Villepin, "La vita che scorre"

La vita che scorre
di Emmanuelle de Villepin
Longanesi, 2013

€ 14,90 (cartaceo)
pp. 223


«Oggi è il mio compleanno e mi ha preso questa vertigine inspiegabile di contemplare il cammino percorso. L'ho detto all'inizio della mia storia, non c'è narcisismo in questo: vorrei solo trovare da qualche parte la traccia di un disegno, l'impronta di una volontà che mi appartenga. Nel ridurre tutto al caso e alla necessità ci sento un pessimismo servile» (p. 173)

Antoine non è portato a continui esercizi di autocommiserazione «sempre in agguato negli esercizi di memoria» (p. 7): è un uomo che, come tanti, sono incappati in una Storia e in storie più grandi di lui. Il bilancio che si propone in questo romanzo non è un memoriale canonico, ma un'autobiografia a strappi, che gira freudianamente attorno a tre punti di crisi della vita di Antoine. 
Il primo episodio, il più traumatico, risale al 1944, quando il piccolo protagonista disubbidisce alla madre e scappa a pescare con l'amico Jacques. Una fortuna: solo così i bambini si salvano dalla rappresaglia tedesca che sterminerà gli abitanti di Oradour-sur-Glane. Antoine resta orfano, e da qui il rifugio a casa di Jacques, ultimo figlio del conte de Hautlevent. Così Antoine si trova in un «mondo nuovo, benevolo ma straniero» (p. 37), avaro di abbracci, ma solo perché disabituato a manifestazioni d'affetto:

Pillole d'Autore: "Vanessa e Virginia" di Susan Sellers

Vanessa Bell

Su Virginia Woolf esiste una vasta produzione di saggi e biografie; la stessa autrice ha lasciato testimonianza viva in A Writer's Diary (1953), in The Letters of Virginia Woolf (1975-1980),  e nelle opere come  A Room of One's Own (1929) e The Common Reader (1925). L'intera sua produzione, da The Voyage Out (1915) fino a Between the Acts (1941), può essere letta come tentativo di rielaborare i fantasmi familiari e le esperienze di vita vissuta in forma letteraria, con l'obiettivo costante di esplorare la realtà per darle una forma diversa da quella che i padri della solida letteratura ottocentesca avevano lasciato nei loro libri. 
Quando ho preso in mano Vanessa e Virginia di Susan Sellers ho subito pensato che questo libro fosse qualcosa di diverso rispetto agli altri che avevo letto: i nomi delle due donne affiancati nel titolo fanno già intuire che questo non è solo un romanzo su Virginia Woolf, ma è il racconto di due esistenze talmente intrecciate da sembrare un'unica cosa, la vicenda di due donne che hanno scelto l'arte per esprimere se stesse in un momento in cui era loro richiesto solo il rispetto delle etichette della buona società. Questo romanzo è la loro storia raccontata da Vanessa, la sorella maggiore, pittrice e moglie del critico d'arte inglese Clive Bell. Lei è la voce narrante, così intima e capace di scavo psicologico, sempre alla ricerca di risposte e interpretazioni, la maggior parte delle volte trovate sulla tela. Ecco quindi che il percorso della grande scrittrice inglese e la storia del Bloomsbury Group ci vengono restituiti dalla prospettiva di chi li ha guardati dall'interno, talmente vicina a questi fuochi ardenti da bruciare con loro.

Space is only noise: esperienza di un ingenuo reading di poesie


Non c’è bisogno di essere un eroinomane o un poeta da reading per vivere situazioni estreme. Basta amare qualcuno. 
                                                                                                                                           Nick Hornby


Quando ti invitano a un reading di poesie, in veste di giornalista ma anche di uditrice particolarmente attenta agli aventi letterari, non ti aspetti nulla in particolare. Speri solo di trascorrere una piacevole serata in compagnia di persone che, come te ma con funzioni diverse, avranno l’opportunità di ascoltare l’autore, o l’autrice, leggere pubblicamente le proprie poesie oppure i testi, le citazioni e quanto di più appropriato ritenga di dover leggere  nel corso della serata. Nel reading, l’interiorità e i sentimenti che l’autore ci ha voluto trasmettere scrivendo dovrebbero affidarsi al suo tono di voce, alle sue espressioni, alla sua gestualità. Dovrebbero, cioè, trapelare fra un verso e l’altro, fra una parola e  l’altra, invadendo in modo pervasivo l’animo di chi ascolta. Ma facendo un discorso ancora più ampio, il reading di poesie è una modalità espressiva in cui oralità e scrittura si intrecciano per dare libera espressione al pensiero dell’autore (una forma, si direbbe, in cui si realizza un diritto fondamentale, quello alla libertà di espressione, espresso nell’art. 21 della Costituzione Italiana: Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione).
Purtroppo non sempre accade. Questa puntata di CriticaLibera, infatti, nasce una settimana fa, fra le pareti di una splendida libreria indipendente della mia città, durante un Reading di poesie forse impropriamente ed ingenuamente definito tale. Poco, o quasi niente, di quanto immaginavo si è verificato ma parteciparvi è stato comunque stimolante dal punto di vista critico; ne sono scaturite tre  osservazioni principali.

"Pregare gli Angeli Custodi" a cura di Don Marcello Stanzione e Marco Gionta

Pregare gli Angeli Custodi
A cura di Don Marcello Stanzione e Marco Gionta
Auralia Edizioni, 2013

pp. 273

La preghiera è il linguaggio del cuore. Sono parole che ben delineano l'essenza di questo nuovo libro, scritto da Marco Gionta e Don Marcello Stanzione con quella grazia soave e impalpabile che ha accompagnato la mia lettura di "Angeli e Arcangeli" e "Pregare gli Angeli e gli Arcangeli - Un invito a ricevere saggezza e protezione dagli Angeli attraverso la preghiera". E Marco Gionta, "io narrante" della prima parte di questo volume, sa rendere credibile tale assunto poiché le sue parole, limpide, armoniose e al tempo stesso lievi come una brezza primaverile, si riverberano nella dimensione interiore di chi legge. Non a caso, ho sottolineato a più riprese che le opere di questo autore sono un balsamo per l'anima, indipendentemente dalla fede professata o anche non professata, poiché il linguaggio del cuore trascende ogni concettualità meramente dogmatica o religiosa.
Dio parla nel silenzio della preghiera. Se vi avvicinate a Dio in preghiera, nel silenzio, Dio vi parlerà. In quel momento saprete che non siete nulla, e solo quando realizzerete la vostra nullità e il vostro vuoto, Dio vi colmerà con la sua presenza divina. Anime che pregano sono anime di grande silenzio. 
Da questa citazione di Madre Teresa, trapela tutta la matrice dialogica connaturata all'idea di preghiera, che si dipana nel silenzio e nella consapevolezza che il solo modo per colmare la nostra atavica sensazione di vuoto consiste nel volgere umilmente il nostro sguardo verso Dio, o comunque verso quella dimensione trascendente che ci guida e ci infonde saggezza. Il nostro angelo custode funge da intermediario fra la realtà terrena in cui siamo chiamati a evolvere e la dimensione celeste che ispira la nostra coscienza animica. Per poter udire la "voce" del nostro angelo custode, dobbiamo entrare in una dimensione di silenzio introspettivo e di grande propensione all'ascolto. Come disse Gesù ai suoi discepoli:

#PagineCritiche: "l'Italia non è la patria del romanzo"




A. Asor Rosa, La storia del “romanzo italiano”? Naturalmente, una storia anomala

in Il romanzo, a c. di F. Moretti, vol. III Storia e geografia
Torino, Einaudi, 2002, pp. 255-306

L'italia non è la patria del romanzo”. Pesa come un macigno l'affermazione di Asor Rosa nel suo saggio La storia del romanzo italiano? Naturalmente, una storia anomala”. Perché, se entriamo in libreria, l'offerta editoriale oggi è essenzialmente narrativa. Se poi si pensa al passato letterario dell'Italia i primi nomi che ci vengono alla memoria, scavalcando per un solo secondo Dante, sono sempre loro: i Promessi Sposi, i Malavoglia, il Fu Mattia Pascal, la Coscienza di Zeno.
In realtà le cose non sono andate esattamente così, e Asor Rosa lo dimostra con una precisione illuminante nel suo saggio.

Il romanzo innanzitutto non nasce in Italia, nasce in Inghilterra e in Francia, e anche quando la nostra penisola arriva a conoscere una propria fioritura romanzesca non se ne costituisce mai una tradizione. Attenzione, ciò non significa che in Italia non siano mai stati scritti romanzi: i nomi fatti prima lo dimostrano. Il nodo della questione è che ognuno di questi testi, che pure sono dei capolavori, è un caso a sé, un prodotto irripetibile che, appunto, non dà origine a una tradizione di testi a lui simile. Anzi, sono tutti fra loro diversi. Inoltre sono difficilmente collocabili in un contesto europeo, restano diversi e unici, e proprio per questo motivo di maggiore qualità.

Beppe Fenoglio, "Un giorno di fuoco"

Un giorno di fuoco (Racconti del parentado)
di Beppe Fenoglio
Einaudi, 1988 (prima ed. Garzanti, 1963)

pp. 93

disponibile anche in formato elettronico


Quanto a me, debbo dire che quella miscela di sangue di langa e di pianura mi faceva già da allora battaglia nelle vene, e se rispettavo altamente i miei parenti materni, i paterni li amavo con passione, e, quando a scuola ci accostavamo a parole come "atavismo" e "ancestrale" il cuore e la mente mi volavano subito e invariabilmente ai cimiteri sulle langhe.

I cimiteri delle langhe come la collina di Spoon River: un mondo antico popolato da personaggi strani, a volte grotteschi, spesso tragici, che emergono dai ricordi delle lunghe estati trascorse dal giovane Fenoglio presso i parenti paterni; l'oste Placido, lo zio Paco, Superino, Maggio e tutti gli altri attori di questa epopea amara - pur con qualche raro sprazzo di comicità - che racchiude le memorie di fatti straordinari e di banalità quotidiane.
La collocazione temporale dei racconti è rilevabile già dalla prima pagina, dove il raptus omicida del vecchio Gallesio viene definito "il più grande fatto prima della guerra d'Abissinia", ovvero negli anni immediatamente precedenti al 1935, gli anni del Fenoglio poco più che bambino.

Più Libri Più Liberi - XII Fiera nazionale della piccola e media editoria - 7 dicembre




Si è appena concluso uno degli appuntamenti più attesi dell'anno, Più libri più liberi, che ha registrato oltre 54mila presenze al Palazzo dei Congressi a Roma, nel segno dello slogan "parti da un libro", che invita allo studio, alla lettura, per la raccolta di informazioni che sta sempre alla base di qualunque progetto, di ogni ispirazione.
Abbiamo visitato la fiera sabato scorso, affollato groviglio di corridoi pieni di stand delle varie case editrici, in cui è la qualità dei testi pubblicati a fare da padrone. 
Al primo piano, invece, le sale in cui si sono avvicendate le presentazioni di libri, le interviste, gli incontri, gli scambi. Nel pomeriggio, la presentazione di Riscatto Mediterraneo. Voci e luoghi di dignità e resistenza di Gianluca Solera (Nuovadimensione Editrice), un libro che mostra come, senza un'attenta riflessione, il concetto di primavera araba rischi di diventare una perifrasi vuota. Con uno sguardo aperto al Mediterraneo, Solera racconta le rivoluzioni dei popoli di una sponda e dell'altra: dalle popolazioni del Nordafrica a quella greca e spagnola. Tra le popolozioni nordafricane esistono molte differenze, eppure ci sono degli elementi di continuità che hanno permesso a queste popolazioni di scoprire dei punti in comune: la continuità di punti di vista sul cambiamento, Solara la chiama "contagio". E' qualcosa che nessuno ha programmato, è avvenuto così, questo sentire comune, disordinatamente.

Non è Barney ma gli somiglia

Joshua allora e oggi
(Joshua Then and Now)
di Mordecai Richler

Adelphi, 2013 (1980)
pp. 461


Quando mi è giunta notizia che dal catalogo Adelphi sarebbe apparso un altro romanzo di Mordecai Richler… be’ il pensiero è corso a quella stagione di grazia in cui scoprii e amai visceralmente uno dei personaggi più irriverenti della letteratura mondiale: Barney Panofsky. Ricordo quanto apprezzai le doti di un uomo che per tutto il libro, ispettori di polizia, figli, mogli, “amici”, indipendentisti del Quebec, per un verso o per un  altro deploravano. E io lì, a fare da contraltare a questi personaggi, a provare empatia totale per Barney, in attesa di un suo riscatto che, mi convincevo, da qualche parte doveva pur esserci. Finché Richler, strepitoso, questa rivincita non me la sbatté in faccia addirittura all’ultima riga, neanche all’ultima pagina! Tanto per fare capire che un romanzo con la R maiuscola riposa su un’immensa cura nella scrittura.

Leggere Machiavelli, cinquecento anni dopo



Esattamente cinquecento anni fa, il 10 dicembre 1513, Niccolò Machiavelli scrive una lettera al suo amico Francesco Vettori, ambasciatore presso la curia di Leone X. Il grande autore che, nei mesi appena precedenti, ha scritto di getto il trattato De principatibus (noto ai più come il Principe), racconta al suo amico le sue giornate all'Albergaccio, casa di campagna vicino a San Casciano di Pesa in cui si è ritirato, in esilio, in attesa di tornare in favore presso i Medici e di ottenere qualche carica a Firenze.

Questa epistola è una tra le lettere più belle che siano mai state composte, e in cui un lettore moderno possa imbattersi. Primo, perché è tutta innervata di letterarietà. Comincia con una scherzosa citazione a memoria dai Trionfi di Petrarca ("Tarde non furon mai grazie divine": Niccolò attendeva con grande ansia le lettere del suo potente amico), ma la letteratura è sempre dietro l'angolo, anche quando si parla di passeggiate per i boschi: Niccolò cammina carico di gabbie, ma si paragona a Geta, servo protagonista della novella quattrocentesca Geta e Birria, che aveva l'incarico di portare i libri del padrone.

#vivasheherazade: "La lettera scarlatta" di Nathaniel Hawthorne



La lettera scarlatta
di Nathaniel Hawthorne

Einaudi, 2008 (1850)

Intr. di Henry James
Trad. di Enzo Giachino



Boston tra il 1642 e il 1649 è una città puritana, che non perdona il diverso. Ester Prynne vi giunge dall'Inghilterra sola: suo marito, l'anziano dottor Chillingworth la raggiungerà successivamente. Ma nel contempo Ester rimane incinta, nasce una figlia, Perla, la bambina elfo, prova tangibile della sua colpa. Così la donna è obbligata dalla comunità a portare sul petto la lettera A, iniziale del suo peccato: adulterio. Ma non solo: nel corso della narrazione essa si evolve in un simbolo polisemico, diventa la A di arte, di angelo, di America. Arte perché la lettera è stata ricamata in maniera impeccabile dalla stessa protagonista e diventa un oggetto estetico, ricco della bellezza di un'opera d'arte. Angelo perché è così che Ester si comporta, aiutando i bisognosi della comunità, accettando la sua condanna ma senza chiudersi in sé. America perché da questo momento in poi la lettera scarlatta diventa simbolo della letteratura americana, ormai indipendente da quella della madrepatria inglese, anche grazie all'impegno di Hawthorne e altri nel movimento del "rinascimento americano".

Una sfida senza precedenti: proporre al grande pubblico contenuti da nerd

La battaglia dei Titani. Come Apple e Google sono entrati in guerra e hanno dato inizio a una rivoluzione
di Fred Vogelstein
Mondadori, 2013

€ 17,50 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
pp. 264


Nel suo La battaglia dei Titani, il celebre giornalista di Wired propone l'appassionante e incredibile sfida a suon di microchip e milioni di dollari tra Apple e Google. Tutti quanti abbiamo contribuito alla sfida: chi parteggiando apertamente per l'iPhone o l'iPod, chi comprando uno smartphone Android. E soprattutto tutti, indifferentemente, abbiamo interrogato Google per le nostre ricerche, e almeno qualche volta ci siamo affidati al servizio di Google Maps, o abbiamo ascoltato e comprato musica su iTunes. Ma ci siamo mai chiesti come queste super-aziende siano arrivate lì? E quali percorsi accidentati e geniali abbiano segnato il successo mondiale? 
Ma attenzione, Vogelstein non si limita a rispondere ai nostri dubbi, con grande quantità di dettagli. Intraprende una sua sfida: ovvero trasformare un'indagine potenzialmente di nicchia, con termini troppo specialistici e numeri da capogiro, in un saggio che apre gli occhi anche ai comuni utenti di tecnologia. Infatti, l'obiettivo è chiaro:
Il significato di tutto ciò che è "Apple contro Google" non è solo un banale battibecco tra due aziende ricche. È la battaglia commerciale decisiva di questa generazione. È un punto di svolta, come quando fu inventato il personal computer, quando si diffusero i browser, quando Google reinventò la ricerca su Internet, quando Facebook creò il social network. In questo colossale riesame del modo in cui tecnologia, media e comunicazione si intersecano, due delle più potenti aziende del mondo sono in guerra aperta per il dominio del nuovo scenario.

#Vivasheherazade - Il Salotto: un incontro a Londra con Serena Dandini


Ferite a morte
di Serena Dandini
Rizzoli, 2013

pp. 220
€ 15,00

Ferite a morte, lo spettacolo di Serena Dandini che porta sulla scena le vittime dei femminicidi, è attualmente impegnato in un tour internazionale. Dopo Washington, New York e Bruxelles, ha fatto tappa a Londra il 3 dicembre, ospite della Trust Women Conference.

Per l’occasione l’Italian Bookshop di Londra ha invitato l'autrice a parlare del libro la sera prima dello spettacolo. Interlocutrice della Dandini è stata Caterina Soffici, giornalista del Fatto Quotidiano e autrice del libro Ma le donne no (Feltrinelli 2010). Alle sue domande si sono alternate letture tratte dal libro, a cura di alcune ospiti della serata e dalla padrona di casa, la libraia più amata dagli italiani di Londra: Ornella Tarantola, già elogiata da Concita de Gregorio e omaggiata da Luca Bianchini nella dedica del suo ultimo libro, La cena di Natale. Una serata calda quella di lunedì 2 dicembre (almeno dentro la libreria), un ascolto intenso della parola femminile sanguinante. Ferite a morte è un viaggio in una Spoon River al femminile: come Edgar Lee Masters, Serena Dandini dà voce a chi dall’aldilà racconta la propria vita, in questo caso stroncata per mano di un uomo. Una voce a volte rabbiosa a volte rassegnata, ma mai stucchevole. Se c’è commozione al leggere il libro non è perché la Dandini ricerca la lacrima facile. Quella la lascia ai programmi che fanno delle tragedie dei femminicidi una telenovela:
Serena Dandini, Caterina Soffici e Ornella Tarantola
Che si tratti di Melania, Chiara o Jara, queste donne sono sempre chiamate per nome, con una familiarità imbarazzante, quasi oscena. E così vengono uccise una seconda volta, sacrificate sull’altare dell’Auditel con la complicità di una schiera di parenti e affini soggiogati dalla lucciola mediatica.

Pillole d'autore: Non avere paura dei libri di Christian Mascheroni




Non avere paura dei libri è l’ultimo libro di Christian Mascheroni, classe 1974, autore televisivo e presentatore di Ti racconto un libro e Adesso cinema! su Iris insieme a Marta Perego.
Il suo esordio come scrittore risale al 2005 con il romanzo Impronte di pioggia (L’Ambaradam) a cui seguono Attraversami (Las Vegas edizioni, 2008) e Wienna (Las Vegas edizioni, 2012).
Il romanzo che presentiamo oggi è il racconto di una vita, quella di Christian, in cui crescita, conoscenza, sentimenti passano ossessivamente attraverso le storie che sin da piccolo impara a leggere sui libri, divorando qualsiasi cosa che gli stimoli la fantasia e formi la sua sensibilità. 
Un amore per la lettura che gli arriva dal personaggio centrale del romanzo, la madre Eva, la viennese, presenza ingombrante e difficile da gestire. Non avere paura dei libri così lo ammonisce abituandolo da subito a letture insolite per un bambino.
Ma Eva è anche alcolista e Christian l’accudisce  con tenerezza come fosse una figlia, alle volte odiandola per averlo fatto presto diventare grande, ma che, nella sua fragilità, dona al figlio un regalo prezioso, contenuto proprio in questo libro. La storia dell’immenso affetto di un uomo verso i proprio genitori, Eva e il pompiere Gino, il ritratto di una famiglia non del tutto convenzionale persa troppo in fretta. 

CriticaLibera - La dicotomia brancatiana Metropoli - Provincia

Foto di Leo Rubinfien

La Sicilia è luogo di luce pungente che batte troppo violenta sulla terra secca d’estate e la rende atroce; la potente luce del Sud è un “acceso lampo turchino” che entra invadente nello sguardo e per effetto crea ombre continue e buio, e le
palpebre lasciano il posto all’oscurità pur di sopravvivere all’impotenza di vedere nel fulgore. 
La luce non è solamente stereotipo geografico di terra di Sud, ma soprattutto concetto filosofico e simbolico: felicità impossibile da perseguire, in cui, la debolezza dello sguardo diviene debolezza dell’animo nel raggiungerla.
Questa luce, che è in realtà due, il chiaro della coscienza e del pensiero, lo scuro dell’inconsapevolezza e dell’opacità dei sensi e dell’intelligenza, dimostra così nella sua identità ossimorica di essere il sole nero nella melanconia[…], che avrà qui il nome di apprensione o di lussuria, di tetraggine o di esaurimento nervoso[…].[1]