#LibriSottoL'Ombrellone - Luglio

#PortoFerro, 20 luglio 2013

Cari amici lettori,
eccoci alla fine del torrido luglio. Per accompagnarvi nelle vostre vacanze, come al solito abbiamo pensato a qualche consiglio di libro intenso da portare "Sotto l'ombrellone". Non troverete solo ultime uscite di evasione, ma anche (e soprattutto) libri di ... spessore (per la franchigia del bagaglio, vi consigliamo un pratico e-reader con migliaia di leggerissimi e-book).
Un sorriso e buona estate a tutti,
La Redazione

#PagineCritiche - Donne venete dalla grande emigrazione alla Resistenza

Donne venete dalla grande emigrazione alla Resistenza
di Dolores Negrello
Padova, Centro Studi Luccini, 2006

pp. 136



 Silvio Lanaro sottolinea in Raccontare la Storia[1] la necessità che la storia, in quanto racconto e testimonianza viva, debba essere riscritta incessantemente; il volume, Donne venete dalla grande emigrazione alla resistenza curato da Dolores Negrello, aggiunge un importante tassello alla nostra storia, ridando luce e verità storica ad un periodo, tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, che vide il coinvolgimento delle donne venete nel fenomeno dell’emigrazione e successivamente, durante il periodo della Resistenza, le donne vengono raccontate nel volume, come assolute protagoniste nella lotta in prima linea antifascista.

#CriticCOMICS - Diabolik, chi sei?






Diabolik chi sei? Questo è il titolo dell’episodio comparso nel 1968 anno in cui i lettori, avidi, chiedevano più notizie sulle origini del re dei criminali. Proviamo a rispondere a questa domanda e a vedere cosa c’è dietro le maschere.

Chiedendolo a lui si otterrebbe la risposta “Io non so chi sono”. In effetti non si sa chi lui sia, né che nome abbia. Al contrario degli eroi classici, “Diabolik” non è una copertura, un titolo, dietro cui un normale cittadino cela la sua vera identità. Diabolik è sempre Diabolik anche al riparo dei suoi rifugi e tra le braccia di Eva: la sua stessa compagna, quando parla con lui, lo chiama con vezzeggiativi e, quando lo pensa, gli riferisce come “lui”.

Denti bianchi: lo straordinario esordio di Zadie Smith

Denti bianchi
di Zadie Smith
Mondadori, 2000



Quando nel 2000 “Denti bianchi” è stato pubblicato in lingua inglese Zadie Smith aveva appena 25 anni e l’attesa intorno a quel primissimo romanzo era già fortissima ancor prima che del libro fosse pronto anche solo un capitolo. Il suo agente letterario e un editore ne avevano con grande lungimiranza –e un poco di imprudenza nell’azzardo- intravisto il grande potenziale e la Smith, all’epoca studentessa del King’s College di Cambridge, non ha tradito le aspettative imponendosi nel giro di pochi anni come una delle più interessanti giovani voci del panorama letterario e intellettuale contemporaneo. Oggi, mentre con il marito si divide tra Londra e New York dopo aver per un anno vissuto anche nel nostro paese, la sua voce acuta e vivace riempie pagine di autorevoli giornali spaziando sempre dalla fiction alla saggistica, con sguardo attento alla realtà culturale che la circonda. 
Ma tutto il mondo di Zadie Smith è in qualche misura racchiuso in questo primo romanzo che accoglie molti dei temi che saranno da lei ampiamente approfonditi, analizzati e guardati da diverse prospettive e innumerevoli declinazioni sempre nuove nei libri a seguire, romanzi e saggi.

La libertà e la lezione di Hans Jonas

Problemi di libertà
(Problems of Freedom)
di Hans Jonas
a cura di Emidio Spinelli, traduzione di Angela Michelis
Aragno, 2009

pp. 468


Un libro “alto”. Hans Jonas è inutile presentarlo perciò entriamo subito in questa che è una raccolta delle lezioni da lui tenute nel 1970 alla New School for Social Research di New York intitolate, appunto, “Problems of Freedom”.

Due le parti: la prima dedicata all’analisi dello stoicismo, la seconda del pensiero cristiano, in particolare del filone che parte da Paolo e giunge ad Agostino. Tra le due prospettive Jonas istituisce una netta contrapposizione, perche mentre secondo gli stoici le minacce alla liberta vengono dall’esterno e la difesa consiste nel raccogliersi dentro la cittadella interiore del , per i cristiani le minacce alla libertà sono all’opposto quelle che scaturiscono dall’interno dell’uomo e la difesa consiste nella conversione, che non è altro che un’uscita da .

Pillole d'Autore: Le "canzuni" amorose di Antonio Veneziano



Antonio Veneziano, Libro delle rime siciliane, ed. critica a cura di Gaetana Maria Rinaldi, Palermo, Centro di studi filologici e linguistici siciliani, 2012.

La pubblicazione dell’attesa edizione critica del canzoniere di Antonio Veneziano (Monreale 1543 – Palermo 1593), curata da Gaetana Maria Rinaldi, consegna ai lettori l’opera di «un grande poeta, finora pressoché sconosciuto, del Rinascimento europeo», prima presentata soltanto in raccolte antologiche «nella falsa luce di una poetica popolare o popolareggiante» (Di Girolamo). L’edizione, cui la studiosa aveva lavorato per oltre trent’anni, è stata resa possibile grazie all’individuazione di un autografo: una scoperta che ha permesso di fissare un testo critico sicuro, e di escludere, sulla base di importanti elementi, componimenti apocrifi infiltratisi nel corpus autentico nel corso dei secoli, che risulta così finalmente scremato di una «ingombrante farcitura» che ha finora compromesso la ricezione dell’opera di Veneziano. Fine petrarchista di solida formazione umanistica, Antonio Veneziano fu ammirato dal Cervantes, incontrato durante la prigionia ad Algeri; quest’ultimo gli dedicò delle octavas reales nel 1579. Il canzoniere di Veneziano, paragonabile per estensioni ai Rerum vulgarium fragmenta di Petrarca, si compone di 807 canzuni e di cinque componimenti lunghi, e sembra delineare il progetto di una stampa che l’autore non poté mai realizzare a causa dell’improvvisa morte, causata dall’esplosione del carcere-polveriera di Castello a Mare, dove il poeta era detenuto.

#CriticaLibera - Gli strumenti umani, gli strumenti della poesia: Vittorio Sereni nel centenario della nascita


Che la parabola poetica di Vittorio Sereni (1913-1983) si chiuda con la lirica Altro compleanno è indicativo e in un certo senso ribadisce, à bout de souffle, l'ossessione o, per dirla con lo stesso luinese, la 'fedeltà' a una delle sue 'esili' ma vitali e feconde mitologie. Già nella raccolta d'esordio, Frontiera (1941), era stato messo in versi un Compleanno dove il soggetto poetante si rivolgeva a una "città grave" e quindi a una "amara estate". Incisivo e memorabile l'epilogo, gravitante attorno all'immagine, vivida e quasi cinematografica, di "una strada senza vento" in cui si inoltra "la giovinezza che non trova scampo" del poeta. A distanza di quarant'anni, l'ultimo testo che suggella l'ultimo libro sereniano (Stella variabile, 1981) ripropone lo stesso doloroso 'sentimento del tempo' cristallizzato in un immaginario estivo-metropolitano che sembra aggiungere una postilla fondamentale alla poesia 'giovanile':
A fine luglio quando
da sotto le pergole di un bar di San Siro
tra cancellate e fornici si intravede
un qualche spicchio dello stadio assolato
quando trasecola il gran catino vuoto
a specchio del tempo sperperato e pare
che proprio lì venga a morire un anno
e non si sa che altro un altro anno prepari
passiamola questa soglia un volta di più
sol che regga a quei marosi di città il tuo cuore
e un'ardesia propaghi il colore dell'estate.
(Altro compleanno)[1]

Una favola nuda e cruda: la meccanica del cuore



La meccanica del cuore
[Titolo originale: La mécanique du coeur]
di Mathias Malzieu
Universale economica Feltrinelli

pp. 145
8 €

È il giorno più freddo del mondo. Proprio oggi mi accingo a nascere.

Sulla vetta che domina la città di Edimburgo, vive una strega. Si chiama Madeleine e tutti i città sussurrano sui suoi esperimenti con gambe di legno, occhi di vetro e spine dorsali di metallo; bisbigliano che mangi i bambini e frughi nelle tombe; sono certi che aiuti le puttane a liberarsi di figli non voluti.
La notte più fredda del mondo si verifica nell’anno 1874, nel mese di aprile: la brina ricopre il corpo dei gatti di pailettes e il fiume si è mascherato da lago di zucchero a velo. Uomini e donne si congelano sulle vie scoscese della città scozzese. Una ragazzina dà alla luce un figlio non voluto nella casa della dottoressa Madeleine. È uno scricciolo dai capelli rossicci e il cuore congelato dal freddo innaturale. Per salvarlo, Madeleine inventa una delle sue geniali protesi e permette al piccolo cuore di battere grazie ad un vecchio orologio a cucù che viene inserito nel petto del bambino.

Il Salotto - Intervista a Marie-Lorna Vaconsin


a cura di Alfonso Maria Petrosino


D: Sei nelle sale cinematografiche con il film La fille du 14 Juillet, presentato a Cannes, e il tuo libro Le monde des possibles è appena uscito: scegliere tra cinema e letteratura non pone un dilemma?
R: In realtà non devo fare davvero una scelta, perché recito solo occasionalmente. Recitare mi occupa per un periodo di tempo ben definito - circa cinque settimane per La fille du 14 Juillet – e posso continuare a scrivere la sera, al mattino, durante le pause.


D: La protagonista del romanzo è un'attrice: in che misura si tratta di autobiografia?
R: Non c'è nessuna scena autobiografica nel romanzo, ma molti sentimenti o prese di coscienza lo sono. Ho avuto a lungo l'impressione di essere fuori luogo, di essere un impostore, di viaggiare nelle vite degli altri, di essere bloccata dentro immagini che non avevo veramente scelto, di giocare e poi di subire il mio stesso gioco, di bluffare e di pagarne le conseguenze, di amare per finta - credendo invece che fosse per davvero - giusto per curiosità, per vedere... fino al giorno in cui ho incontrato chi mi ha dato voglia di vivere per davvero. 


D: Uno dei temi è la scoperta dell'omosessualità (soprattutto attraverso i personaggi di Martha e Ben): nel paese che ha appena approvato la legge sul matrimonio per tutti, e che ha visto le conseguenti manifestazioni di protesta, qual è la tua posizione?

#PagineCritiche - Martha C. Nussbaum, "Immaginazione letteraria e vita civile"

Il giudizio del poeta. Immaginazione letteraria e vita civile
(Poetic Justice)
di Martha C. Nussbaum
Tr. it. di Giovanna Bettini
Feltrinelli Editore, 1996 (1995)


pp. 160

Una delle domande che può risultare tra le più divertenti o tra le più irritanti, a seconda del nostro umore nel momento in cui ci viene posta, è a che cosa serve la letteratura. Borges ad esempio spesso si irritava e rispondeva che a nessuno verrebbe in mente di chiedersi a cosa serva il canto di un canarino o i colori del cielo al crepuscolo. Rispetto a un tale insidioso approccio utilitaristico, il saggio della Nussbaum si presenta come un' articolata risposta in campo etico sull’importanza dell’esperienza letteraria nella vita civile, non solo una risposta di ordine pratico ma una vera e propria riflessione sulla concezione forte delle emozioni, generate dall’immaginazione letteraria, che possono rappresentare una valida guida per le scelte pubbliche grazie a una loro dimensione cognitiva che conduce a certe convinzioni di valore.
Questo lavoro, esercizio raffinato di impegno civile, pone l’accento sulla letteratura come esperienza condivisa di una realtà altra, finzione più o meno aderente alla realtà, attraverso la quale si  possono raggiungere livelli più alti di eguaglianza e solidarietà all’interno di una comunità.

Umorismo amaro a stelle e strisce

Spooner
di Pete Dexter
Einaudi, 2010

Traduzione di N. Gobetti
pp. 508


Propongo spesso letteratura statunitense decantandone virtù, enormi, e rilevandone vizi, pochissimi. Non è che sono ruffiano, adotto semplicemente una strategia: parlo di libri che mi sono piaciuti. Per ogni recensione scritta, ce n’è dunque una implicita che destina all’oblio un testo non apprezzato. Torniamo agli americani: Roth, Mc Carthy, Ford, restando ai viventi… con questi il gioco è facile. Ma quando le capacità di scrittura degli anglosassoni mi vengono confermate dalla scoperta di un autore che non conoscevo, che devo fare se non ritessere le lodi di quanto si produce in quella parte di pianeta?

Ad ogni lettore il suo libro. Ad ogni libro il suo lettore (S.R. Ranganathan)

Lo scaffale infinito. Storie di uomini pazzi per i libri
di Andrea Kerbaker
Ponte alle Grazie
pp.260

€ 16,80


Tutti noi amanti della lettura e del libro abbiamo il desiderio di acquistare e leggere con attenzione volumi capaci di rallegrare il nostro intelletto e combattiamo con i problemi di spazio in cui accogliere le nostre raccolte librarie.


In una delle tante spedizioni alla ricerca di Libri, di testi che non ostante il proliferare di opere d'ogni genere, mantengano il loro fascino ed il loro valore, tra gli espositori di una libreria del centro si affaccia ammiccante una novità. La solita fascetta rossa a caratteri bianchi avverte il potenziale lettore di non so più quante migliaia di copie vendute o di quante edizioni del volume si sono avvicendate in tempi brevissimi. Saltato l'ostacolo/invito fascetta, lo sguardo si ferma prima sul titolo e poi sul curriculum dell'autore. L'acquisto è fatto e non rimane che leggere.

E qui subentra la sorpresa.


Il testo non è un manuale, non è un romanzo, non è un testo di storia e nemmeno una storia romanzata o un romanzo storico dedicato al libro. La storia però c'è, antica, moderna e contemporanea.

Si tratta de Lo scaffale infinito. Storie di uomini pazzi per i libri di Andrea Kerbaker, essenzialmente bibliofilo appassionato.

Una saga epico-religiosa. Anzi, no




Q                               
di Luther Blissett                          
Einaudi 1999
p. 678


Altai
di Wu Ming
Einaudi 2009
p. 420








Ecco una recensione “stramba”, una sorta di due al prezzo di uno. In tempo di saldi estivi però può essere ammessa. Con i dovuti distinguo.
Dunque partiamo dal primo libro, il meraviglioso “Q” che squarcia un velo su una parte della storia italiana completamente, e volutamente, dimenticata da chi poi la storia l’ha scritta effettivamente. Come noto, questa piacevole incombenza spetta ai vincitori.
Alla metà del Cinquecento, nell’Italia nord-orientale proliferavano gruppi che s’ispiravano alle dottrine anabattiste professate da un oscuro personaggio di nome Tiziano. Il predicatore si muoveva, con un certo seguito, fra i possedimenti della Serenissima e le terre degli Estensi; nel 1551 riuscì perfino a riunire un concilio a Venezia. Vi parteciparono più di 100 delegati. Pare che Tiziano fosse stato sul punto di “convertire” Giulio III come si evince da un’ambigua e purtroppo monca testimonianza di uno dei suoi seguaci che poi lo abbandonò per consegnarsi all’Inquisizione. Ebbene, questo Tiziano è stato cancellato dalla storia, analogo il destino degli anabattisti, eliminati come altre fazioni protestanti che cercarono di emergere dove la chiesa romana era onnipotente.

Pillole d'autore: Calvino e le Lezioni americane



Six Memos for the Next Millennium è il titolo provvisorio che Calvino decise di dare alla raccolta delle sei conferenze che avrebbe dovuto tenere alla Harvard University nell’anno accademico 1985-86. Queste lezioni si sarebbero svolte nell’ambito delle Norton Lectures, una tradizione che prese avvio nel 1926 e che portava ogni anno nell’Università americana grandi personalità del tempo, da T. S. Elliot a Stavinsky a Borges. Calvino fu il primo scrittore italiano ad essere contattato per questo prestigioso incarico, ma non arrivò mai a pronunciare pubblicamente le sue conferenze. Un ictus lo colpì prima che potesse mettersi in viaggio per gli Stati Uniti.

È alla moglie Esther che dobbiamo il privilegio di potere leggere ancora oggi le stesure di cinque di quelle sei lezioni: Leggerezza, Rapidità, Esattezza, Visibilità, Molteplicità. L'ultima, che si sarebbe intitolata Consistency, non era stata completata in quanto Calvino avrebbe rielaborato i suoi appunti una volta giunto ad Harvard. Dietro a queste conferenze c’era un progetto di estrema lungimiranza, quello di creare un ponte tra il vecchio millennio e  il nuovo, fatto di ideali, six memos appunto, da custodire e proteggere da una modernizzazione a volte troppo aggressiva, che rischia di farci dimenticare da dove veniamo. Di questi valori fornisce esempi tratti dalla letteratura, per riscoprire gli autori delle nostre radici culturali, ma non solo. Il suo talento poliedrico e la vivace curiosità lo avevano spinto ad approfondire tematiche proprie anche di altri campi, dalla scienza alla filosofia, facendo emergere da questi scritti una figura di intellettuale a tutto tondo, un uomo di straordinaria cultura.

CriticaLibera: Si fa presto a dire inglesi



Mi sono trovato di recente in una discussione amichevole nella quale venivano chieste le nostre preferenze in ambito di letteratura inglese. Venivano fuori i nomi di Shakespeare e qui… ma anche di Joyce. Voglio dire che in certi casi sarà bene essere formali e più realisti del re. E parlando d’Inghilterra il re, o la regina, sono imprescindibili.
Infatti, qualcuno si è inalberato come un pennone in una nave di pirati, altri protagonisti della storia di quell’isola, e io con loro. Ecco il mio pensiero: credo sia opportuno limitarsi ai sudditi di sua maestà e considerare Joyce estraneo alla compagnia. Lui e tutto il resto di quei bombaroli repubblicani irlandesi. Ai quali va peraltro una certa simpatia.

"La lucina" di Antonio Moresco

La lucina
di Antonio Moresco
Mondadori, 2013

pp. 167
cartaceo € 10

Certe volte penso che non ci siano più dei vivi, nel resto del mondo. Ma ce ne sono. Perché oggi pomeriggio, mentre c'era ancora luce, alzando all'improvviso gli occhi, ho visto che l'azzurro terso era attraversato da parte a parte da una striscia bianca perfettamente diritta che si allungava nel cielo, tracciata da un aereo così lontano che non se ne sentiva nemmeno il rombo nella vastità dello spazio.

All'inizio ti sembra una favola, La lucina di Moresco, una favola di un uomo arrivato in un bosco per scomparire. Poi inizi a insospettirti che Moresco possa scrivere  di "stradine", "casina", "lucina": non è autore che prenderebbe il diminutivo alla leggera. E allora aspetti: aspetti in silenzio come il protagonista, un io-narrante senza nome in un borgo deserto tra valli e monti senza nomi. Per un po' sembra un Drogo in attesa nella sua fortezza Bastiani, lì ad osservare la natura che parla dei cambiamenti stagionali. Un Drogo che diventa Godot, quando la lucina in fondo, dall'altra parte della valle, si fa ossessione e attesa spasmodica al tempo stesso. Di che cosa, non si sa. Finché un giorno annaspare alla ricerca della soluzione e nella fantasticheria di storie improbabili, forse aliene, porta il protagonista ad avventurarsi per quelle stradine fuorimano. A dispetto delle fantasie aliene, trova un bambino, dal capo rasato e i pantaloni corti, indipendente all'inverosimile e inizialmente sospettoso. I pantaloni corti così non usano più, né la cartella per andare a scuola. E cosa ci fa solo in mezzo a un bosco?

L' "Addio a Berlino" di Cristopher Isherwood

Addio a Berlino
di Cristopher Isherwood
Adelphi, 2013
pp.243


Io sono una macchina fotografica con l’obiettivo aperto; non penso, accumulo passivamente impressioni. Registro l’uomo che si rade alla finestra e la donna in chimono che si lava i capelli: un giorno tutto ciò dovrà essere sviluppato, attentamente stampato, fissato. 

Quasi una dichiarazione di poetica quella con cui si apre lo straordinario Addio a Berlino, romanzo dal fascino senza tempo, pubblicato nel 1939. Il protagonista, un inglese nel quale non è difficile ravvisare i tratti dello stesso Isherwood, si trova a Berlino negli anni 1930-33 e tira avanti – tra una difficoltà e l’altra – insegnando la propria lingua. Nel suo diario diviso in sei episodi Diario berlinese (Autunno 1930), Sally Bowles, Sull’isola di Ruegen (Estate 1931), I Nowak, I Landauer, Diario berlinese (Inverno 1932-33) – registra la realtà che lo circonda con lo stesso atteggiamento impassibile di una macchina fotografica, cogliendone le grandi trasformazioni e i minimi dettagli. Con sorprendente esattezza il clima della Berlino prenazista, con una Repubblica di Weimar ormai avviata al tramonto, ci è riconsegnato da una voce che a distanza di ottant’anni non ha perso la sua energica incisività e che non sarebbe assurdo considerare a tratti drammaticamente attuale.

Tefteri,gli appunti di viaggio Vinicio Capossela



Tefteri. Il libro dei conti in sospeso
di Vinicio Capossela
Il Saggiatore

pp. 154
€ 13


Un libro dei conti in sospeso è una storia la cui fine non è ancora stata raccontata, è una promessa, è un atto di fiducia. Nella lingua greca tefteri è il taccuino su cui vengono segnati i conti non ancora pagati, ed è questo il titolo che Vinicio Capossela ha dato al suo ultimo lavoro letterario. Una raccolta di appunti del suo viaggio in Grecia con tappe nelle taverne di Atene, Salonicco, Creta, dove si suona il rebetiko, si beve ouzo e si respira la vera essenza del Paese. Il rebetiko è una musica dell’assenza, della perdita, dell’attesa, della pena, un po’ come il fado portoghese. Ma è soprattutto una questione identitaria, è la voce del popolo, della ribellione, e ascoltarlo e suonarlo in questo momento storico è un atto politico. La grande crisi che ha colpito lo stato ellenico non è solo economica, ma anche culturale. Tutto quello che ha portato la “vicinanza” all’Europa si è tradotto in corruzione, in suv, in discoteche, stili di vita che un Paese che non produce praticamente nulla, se non lo yogurt, non è stato in grado di gestire e sostenere. «Praticare rebetiko oggi è un modo per uscire dalle discoteche, dai club, dal meccanismo che c’è dietro». Questa è «una musica che parla di te, non di qualcuno che non conosci nemmeno». 

#CritiCOMICS - Genesi di un anti-eroe nel fumetto italiano



C’era una volta una bella ed elegante signora milanese: il suo nome è Angela. E’ il 1962 e la troviamo seduta nella metro di Milano in una calda giornata di inizio estate. Che sfortuna, avere la macchina in riparazione! Lei ama guidare, prendere la metro la fa sentire in una scatoletta. Oltretutto sulla carrozza fa veramente caldo! Angela è annoiata e non vede l’ora che arrivi la sua fermata. Deve scendere a Milano Cadorna e la strada è ancora lunga. Attorno a lei, gli altri pendolari sono ugualmente accaldati ed annoiati.  Si aprono le porte e una signora corre per non perdere la propria fermata; nella fretta, dimentica sul sedile accanto ad Angela un romanzo: Le avventure di Fantomas. Se ne accorge troppo tardi: infatti fa per voltarsi e tornare nella vettura a riprenderlo, ma la metro si è rimessa in movimento. Pur di distrarsi, Angela prende il romanzo e inizia a leggerlo. Lo conosce già, è il genere di letteratura che le favorisce di più il sonno. Tutte le signore di Milano ne vanno matte: il fascino del bad boy non è un’invenzione moderna. Va già meglio: il viaggio è meno noioso e non si sente quasi più il caldo seguendo le spericolate avventure di quel ladro così galante. Solo una cosa la disturba e quasi rovina il piacere della lettura: i libri sono proprio scomodi da portare in metro. Troppo grande da infilare in borsa, non parliamo di farlo stare in tasca. È proprio per quel motivo che non se ne porta mai dietro, nonostante sia una lettrice vorace, moglie di un editore ed editrice lei stessa. Ha da poco fondato una sua casa editrice ed è alla ricerca di idee, di qualcosa di rivoluzionario nel mondo della carta stampata.

E l'eco rispose: il tanto atteso ritorno di Hosseini

E l'eco rispose
di Khaled Hosseini
Piemme, 2013


pp. 456
cartaceo € 19,90
ebook €  9,99


Da meno di un mese è uscito E l'eco rispose, romanzo che dopo Il cacciatore di aquiloni e Mille splendidi soli torna a far commuovere lettori di tutte le età (Hosseini è un autore consigliato in molte scuole). I temi-chiave che erano presenti con tanta forza negli altri romanzi, ovvero l'amicizia e la ricerca di identità, nonché l'amore, si intrecciano in questo romanzo densissimo, che attraversa stati, generazioni e classi sociali
Il testo si apre nel 1952 a Shadbagh, paese immaginario a poca distanza da Kabul, dove il piccolo Abdullah e la sorellina Pari vivono con il padre Sabur, la matrigna Parwana e il fratellastro neonato Iqbal. Una famiglia afgana numerosa come tante, con un capofamiglia disposto a camminare per chilometri nel deserto, pur di sbarcare il lunario. L'affetto tra i due fratellini, Abdullah e Pari, non è invece comune: è un rapporto in parte simbiotico, perché il ragazzino ha cresciuto lui Pari fin dalla sua nascita, visto che la madre era morta di parto. Un idillio nella miseria, potremmo dire, e come tale destinato a rompersi, quando la piccola Pari viene venduta a una famiglia ricca di Kabul, i Wahdati. L'idea era stata dello zio Nabi, governante presso la casa dei Wahdati: pensava di migliorare la situazione economica della famiglia, garantendo a Pari la possibilità di crescere nel lusso. Ma come spiegare ad Abdullah che anche il padre piange la mancanza di Pari? E come colmare il senso di assenza? 

Le più belle pagine d'amore di Isabel Allende


 

 Amore 
di Isabel Allende
Feltrinelli, Milano 2013

pp. 193
12,00 €



Nel corso dei miei molti anni di scrittura ho esplorato vari generi: narrativa, racconti brevi, memorie, saggi, romanzi storici e letteratura per ragazzi, persino ricette di cucina; e in quasi tutti i miei libri ci sono scene d’amore […] ma non ho mai scritto un libro erotico. Forse lo farò quando sarà morta mia madre per non darle un dispiacere, anche se questa sfida mi spaventa un po’. Con la sessualità sta succedendo la stessa cosa che con la violenza: si esagera sempre di più per interessare un pubblico ormai sazio.



Dovremmo ringraziare Jürgen Dormagen e Corinna Santacruz, gli editori tedeschi di Isabel Allende, che hanno avuto la bella idea di pubblicare una miscellanea delle più intense scene d’amore dei suoi libri. Il risultato è questo “Amore”, eccentrica antologia sentimentale che conduce il lettore alla scoperta di alcuni dei passi più significativi dell’opera della scrittrice cilena. L’originalità del libro sta innanzitutto nella fusione di una componente squisitamente letteraria - gli estratti dai racconti e dai romanzi più noti - e di una autobiografica che prende corpo nell’ironica introduzione e nei paragrafi di apertura dei singoli capitoli. È proprio nelle pagine iniziali che l’autrice traccia una smaliziata storia della propria vita erotica e sentimentale con brevi accenni ai diversi periodi storici che, da soli, bastano a ricostruire abitudini, costumi, orientamenti socio-culturali. Dalle prime esplorazioni del desiderio sessuale al rapporto con Willie, suo marito dal 1988, l’Allende non ha paura di raccontare ai lettori la propria educazione sentimentale, i dolori e le gioie di una donna che ha anche dovuto conciliare ambizioni e fantasie con il clima repressivo di una dittatura che la costringeva in una rete di imposizioni e limiti. Ne vien fuori il ritratto di una scrittrice coraggiosa che ha fatto della passione una componente fondamentale dei suoi testi, declinandola attraverso le mille sfumature che essa assume nella vita reale.

Pillole di Autore - Flaubert su Madame Bovary e il mestiere di scrivere




Nell'edizione Oscar Mondadori di Madame Bovary, si possono leggere alcune lettere che Flaubert inviò alla poetessa Louise Colet, con cui ebbe una relazione per otto anni; questo scambio risale al periodo di stesura del romanzo, quindi si dimostrano di enorme interesse per capire come l'autore vivesse quel momento. Flaubert descrive la lentezza con cui procedeva a scrivere, la difficoltà di trovare le parole giuste, il modo di narrare la vita di provincia, gli stati d'animo della protagonista e sembra quasi di sentire la voce della sua eroina, nelle lettere, lo stesso tono trasognato con cui parla dei suoi affanni, la stessa noia, lo stesso senso di vuoto che anima gran parte della vita di Emma.

CriticaLibera: il re è nudo sul colle dell'infinito






Cosa c’entra Gordiano Lupi, editore-scrittore piombinese, con Leopardi? Nulla, appunto. Se non fosse che la sottoscritta è in vacanza a Recanati e si è portata dietro una trilogia del suddetto Lupi (per altro un po’ datata ma ancora attuale) che parla di mondo editoriale e letteratura contemporanea e, qui sul colle dell’infinito, se l’è letta tutta.
La trilogia in questione è costituita da “Quasi quasi faccio anch’io un corso di scrittura” (Stampa Alternativa 2003), “Nemici miei” (Stampa Alternativa, 2005 ) “Velina o calciatore, altro che scrittore” (Historica 2010). L’argomento è il mondo della scrittura e tutto ciò che vi ruota intorno, più per sciacallaggio che per condivisione. Si parla di editoria grande e piccola, di riviste letterarie cartacee e on line, di recensioni-marchette, di poteri forti che tutto ottengono a scapito della qualità, di autori incensati perché fa comodo gridare al fenomeno letterario, di scuole di scrittura creativa dove non s’insegna a scrivere ma a piegarsi al gusto del pubblico di bocca buona, e via discorrendo.
Il tono è acido e avvelenato, fa pensare a un trabocco di bile  - “se non lo dico sto male”, afferma l’autore, ed io ci credo. Certe valutazioni su alcuni scrittori non mi trovano d’accordo né nella sostanza né nei toni, tuttavia il fondo di verità è innegabile. Ma esso non costituisce, secondo me, l’interesse precipuo della trilogia, né il motivo per cui ne sto parlando qui sull’ermo colle, fra interminati spazi e sovrumani silenzi. Che il mondo editoriale non sia trasparente, che i pesci piccoli siano divorati dai grandi, che i bravi, se non famosi per altri motivi, non abbiano nessuna possibilità di farsi pubblicare e conoscere,  che alcuni scrittori producano cavolate ma vendano milioni di copie grazie al battage pubblicitario, che i casi letterari siano montati a tavolino, che i libri vengano direttamente commissionati dagli editori a personaggi di spicco e poi fatti scrivere dai ghost writers, ormai lo sappiamo tutti e chi non lo sa vuol dire che non ha la minima dimestichezza con questa realtà e vive ancora, beato lui, nel mondo dei sogni.

"Malascesa" di Erminio Alberti: per una nuova lirica siciliana



Malascesa
di Erminio Alberti
Samuele Editore, 2013


Il poeta «ha bisogno di terra, di cosmo delimitato da rendere infinito con mezzi poveri, ferri del mestiere, di verità geografica inanzitutto». Parole profetiche di Guido Ceronetti (da Luogo negato, poesia, in Cara incertezza, Adelphi, Milano, 2008). Parole che annunciano un bisogno viscerale, naturale, che sta alla base dell'ispirazione poetica. Una sete – potremmo dire – che, quando non viene soddisfatta, porta alla decadenza e alla putrefazione immediate dell'organismo.
In questo caso l'organismo è la poesia contemporanea, o meglio «quelli detti “i poeti”» che secondo Ceronetti si sono ridotti a dei «poveri vermi senza luce».
In un quadro più o meno oscuro che circoscrive la poesia contemporanea, qualche bagliore di luce, di tanto in tanto, appare. È il caso di Malascesa, di Erminio Alberti (Samuele Editore, 2013, prefazione di Maria Grazia Calandrone).

La poetica di Alberti sembra ribaltare le istanze di quel Luogo negato – espressione di Ceronetti, ma che potremmo applicare a tutta la letteratura post-moderna, lì dove per post-moderno s'intende soprattutto la negazione della nozione di verità, di realtà, e l'esaltazione della dimensione meta-letteraria.

Editori In Ascolto - Parallelo45 Edizioni

Editori in ascolto

--- con Cristiano Repetti di Parallelo45 Edizioni ---



Quando è nata la vostra casa editrice e con quali obiettivi?
Recentemente, ad aprile 2013. Abbiamo coniugato l'esperienza ormai quindicinale di Fabrizio Filios (già editore con editrice omonima) con una visione ed un peso mediatico maggiore, più adatto ai tempi moderni, a cura dell'altro socio, Cristiano Repetti.
Gli obiettivi sono racchiusi nel nome: il parallelo 45° infatti passa per Piacenza (sede della casa) e nello stesso tempo abbraccia tutto il mondo. Seppur piccoli editori, vogliamo proporre ai lettori parecchi titoli molto eterogenei tra di loro, accomunati dal prezzo comune, dappertutto: 12 euro.

Come è composta la vostra redazione? Accettate curricula?

"Amore chiama amore risponde" di Cristiana dalla Zonca

Amore chiama amore risponde
di Cristiana dalla Zonca
Giunti, 2013

pp. 160
cartaceo € 12
ebook € 6,99

         

Vittoria, la protagonista del bel romanzo d’esordio di Cristiana dalla Zonca Amore chiama amore risponde, è una quarantenne prossima ventura, tre volte madre, sposata con un uomo che l’ama, svolge un lavoro che le dà soddisfazione economica e sociale, abita con tutta la nutrita famiglia una casa che hanno arredato a loro gusto, dove gironzola anche un cane un po’ pasticcione ma adorabile. Con l’avvicinarsi, però, dell’età dei bilanci, quando si fa il confronto tra i sogni e le promesse di gioventù e un quotidiano talmente pieno di cose e impegni da sembrare vuoto, Vittoria, moglie, madre, amica e professionista irreprensibile, fin troppo dedita all’organizzazione e al disciplinamento del suo mondo, comincia a domandarsi «è scritto forse nel libro del buon genitore che sia io a dovermi alzare per prima, correre in cucina, preparare un vassoio con Actimel e cereali per il risveglio, spremuta e snack per l’intervallo e, con un sorriso stampato, un bacio e tutta la dolcezza che il mio ruolo di madre mi impone, svegliarli ogni mattina alle sette in punto? No. Non c’è scritto.» Nella quasi totalità dei milioni di casi simili, Vittoria, Mario, suo marito, e i ragazzi avrebbero passato un periodo di crisi, di litigi più frequenti del solito o di progressiva indifferenza reciproca, fino al ristabilimento di un nuovo equilibrio o alla rottura definitiva. In questo caso, però, un incidente automobilistico, in parte provocato dallo stato di eccitazione nervosa della donna, costringe Vittoria ad una radicale ricostruzione della sua stessa vita e, soprattutto, delle sue relazioni con gli altri, a cominciare dal marito e dai figli. Vittoria ha perso la memoria e il romanzo, scorrevole e avvincente, quasi mai banale o prevedibile, ci racconta il periodo di convalescenza e di progressiva riappropriazione dei ricordi.

#CritiCOMICS: Mademoiselle Anne (Haikara-san ga Tōru)



Seppure datato, questo manga di Waki Yamato, rimane uno dei più belli di sempre, per la qualità della trama, dei disegni, per l'ambientazione storica e per la quantità di informazioni che le tavole contengono a proposito delle tradizioni giapponesi. 
Mademoiselle Anne, titolo tutto occidentale, è la traduzione di quello originale , che vuol dire "passa la ragazza dal collo lungo", ed esprime il concetto di persona alla moda.
Dai tratti molto femminili, con uno stile narrativo trasognato tipico degli shojo anni Settanta e Ottanta, Mademoiselle Anne racconta la storia di Benio Hanamura, adolescente nel 1916, promessa sposa ad un giovane che non conosce, per volere di due antenati di entrambe le famiglie. Ambientato nel periodo Taisho della storia del Giappone (1912-1926), la protagonista appare come una femminista ante litteram: per nulla interessata ai suoi studi scolastici, volti a rendere le alunne delle buone mogli, Benio è un autentico maschiaccio, a cui piace battersi con la canna di bambù e bere sake; non accetta di buon grado, quindi, un matrimonio programmato, tuttavia è costretta a trasferirsi nella dimora del suo futuro sposo, dove dovrà impegnarsi a diventare femminile, docile e capace di guidare la casa. Nella dimora degli Yuin avviene l'imprevisto, Benio s'innamora del suo promesso sposo, il tenente Shinobu Yuin, il quale non tarda a subire il fascino di questa ragazza così diversa dalle altre. Se all'inizio della sua permanenza presso gli Yuin Benio attraversa momenti di tristezza, alla fine riesce a conquistarsi le simpatie dei membri della famiglia, pur combinandone di tutti i colori.

"Parole in corsa" di Laura Tonelli

Parole in corsa
di Laura Tonelli
Albatros, Roma 2012


Parole in corsa è il titolo di un’interessante e corposa raccolta poetica di Laura Tonelli, scrittrice romana, ma veneta d’adozione. Lasciato il suo luogo natio, nel 1965 si è trasferita a  Mestre dove si è sposata e vive tuttora assieme alla sua famiglia, il marito e i quattro figli. Da sempre vicina agli ambienti giovanili parrocchiali e appassionata di letture bibliche e di scienze delle religioni, è stata catechista per molti anni.
Ha conseguito nel 2003 il diploma all’Istituto di Scienze religiose presso la pontificia Università Santa Croce di Roma.
La silloge Parole in corsa racchiude più di un centinaio di poesie che fotografano le sensazioni e le emozioni che la scrittrice e poetessa narra in prima persona. Una focalizzazione che parte quindi dall’interiorità della protagonista per fissare le stagioni della sua vita, passata, presente e futura.

Marco de Franchi, "Il giorno rubato"




Il giorno rubato
Marco De Franchi
2013, La Lepre edizioni

pp 334
€ 16,00



La collana Fantastico italiano, diretta da Luigi De Pascalis per la Lepre edizioni, si occupa di narrativa di fantasia “con radici nella nostra cultura”. “Il giorno rubato” di Marco De Franchi entra a pieno titolo in questa categoria. La trama racconta l’irruzione massiccia del sovrannaturale nella vita quotidiana e lo fa basandosi sul patrimonio di tradizioni della città dalla quale l’autore proviene, cioè Roma.
Il personaggio principale, Valerio Malerba, è uno scrittore che sforna best seller alla Roberto Giacobbo, dove indaga fenomeni paranormali con razionale lucidità e scetticismo scientifico.  Ma l’irrazionale, l’imponderabile, l’imprevisto piomba nella sua vita, sconvolgendola, scardinando ogni consapevolezza, ogni conoscenza e credenza pregressa, ribaltando lo scibile e la realtà del mondo così come appare. Tutto ha inizio da un giorno che non c’è, il 13 marzo 2007, un giorno rubato, sottratto, sparito nel nulla, un giorno nel quale non sembra sia accaduto niente, di cui l’intera collettività ha perso la memoria. Questo sarà il punto di partenza che metterà Malerba in contatto con presenze più che inquietanti e che di normale hanno ben poco, fino alla scoperta finale, deflagrante, è proprio il caso di dire.

Pillole di autore: Walter Siti, "Il realismo è l'impossibile"



Alla serata finale del Premio Strega, il 4 luglio al Ninfeo di villa Giulia, giurati e critici hanno in più di un’occasione citato Il realismo è l’impossibile, un saggio di Walter Siti,  vincitore della sessantasettesima edizione con Resistere non serve a niente. Siti intraprende la strada del romanziere nel 1997 con Scuola di  nudo, ma nasce come critico letterario con una lunga carriera accademica tra gli atenei di Pisa, Cosenza e L’Aquila. 
Un saggio come Il realismo è l’impossibile potrebbe costituire la dichiarazione di poetica dello scrittore. In esso, Siti afferma l’inadeguatezza di una narrativa che dipinga la realtà esattamente come è.  Mi  tornano alla mente le parole di George Eliot  nel XVII capitolo di Adam Bede, intitolato In which the story pauses a little: la scrittrice afferma la sua missione di riportare sulla pagina le storie degli uomini, ma deve riconoscere che «this mirror is doubtless defective».

CriticaLibera - Tra cibo e letteratura: esercizio impressionista


Nota: il seguente intervento contiene due lunghe citazioni in spagnolo che volutamente non sono state tradotte. La prima, tratta da Los mares del sur di Manuel Vázquez Montálban è reperibile nella traduzione italiana del romanzo, I mari del sud, editore Feltrinelli. Per la seconda, da La gallina ciega di Max Aub invito chi fosse interessato a scrivermi una e-mail, in quanto non esiste un'edizione italiana del testo.

Qualsiasi letteratura ha il suo angolo culinario. Per fare un esempio a me famigliare, la Spagna, dagli exemplum medievali del Conde Lucanor fino al ricettario di Pepe Carvalho (il celebre investigatore creato da Manuel Vázquez Montalbán), è tutto un susseguirsi di sapori che attraversano il tempo e le pagine; per rimanere in Italia, invece, farò due esempi diversi e distanti, De Andrè e Camilleri. Il cantautore genovese immortala uno dei piatti più tipici della tradizione ligure, la cima, nell'omonima canzone (A-cimma), e lo fa utilizzando il dialetto, come a voler sottolineare il legame intimo e indissolubile tra la lingua e il cibo; lo scrittore siciliano, invece, dà al suo commissario Montalbano, ed è noto, un appetito da leone, ma da buongustaio. E non potrebbe essere diverso, provenendo dalla Sicilia, regione dalla cucina complessa e delicata, forse la migliore tra quelle italiane.

Anna Bolena, una questione di famiglia

Anna Bolena. Una questione di famiglia
di Hilary Mantel
Fazi Editore, 2013

Traduzione di G. Oneto

€ 19,90
pp. 506

Scrivere un romanzo storico sull’epoca Tudor e gli intrighi alla corte del volubile monarca Enrico VIII che conservi l’autorevolezza del saggio di storia ma allo stesso tempo capace di divenire romanzo non solo per la componente di invenzione ma anche per uno stile in grado di intrigare anche il lettore non proprio esperto della materia, è un lavoro arduo e dai risultati spesso insoddisfacenti. 
Lo straordinario talento di Hilary Mantel ha reso possibile invece rileggere da un punto di vista finora poco esplorato, quello di Thomas Cromwell, una delle pagine più note ed affascinanti della storia moderna inglese, riuscendo con questa trilogia a infondere nuova vita alla dinastia Tudor della corte di Enrico VIII, ponendo l’opera al centro del dibattito letterario internazionale grazie ad una maniacale cura per il dettaglio e la ricerca storica, insieme quindi alle capacità narrative dell’autrice nel creare una saga intrigante ed attualissima.

"Pregare gli Angeli e gli Arcangeli - Un invito a ricevere saggezza e protezione dagli Angeli attraverso la preghiera"


Pregare gli Angeli e gli Arcangeli - Un invito a ricevere saggezza e protezione dagli Angeli attraverso la preghiera
A cura di Don Marcello Stanzione e Marco Gionta
Auralia Edizioni, 2012

pp. 241
€ 16 
Marco Gionta, che ha curato la prima parte di questo libro, ci conduce per mano lungo il sentiero della preghiera, svelandoci l'essenza più autentica di questo dialogo speciale con Dio. Con una scrittura lieve ed armoniosa, impalpabile e al tempo stesso profonda come una sorta di carezza dell'anima, l'autore ci descrive le tappe che compongono questo percorso introspettivo non sempre facile da vivere, da comprendere e dunque da descrivere.
Grazie tuttavia al suo mirabile approccio contemplativo - da intendersi fondamentalmente come la capacità di andare oltre le apparenze della materialità per intraprendere, in prima battuta, un dialogo con la propria anima -. egli riesce perfettamente nel suo intento di dare corpo e voce alle sensazioni che scaturiscono dalla preghiera. Scopriamo dunque che, pregando in silenzio, l'anima può elevarsi oltre i confini del tempo e dello spazio, protendendosi verso una dimensione di luce brillante. Si può pregare nella gioia, ma anche quando il cuore è pervaso da dolore e sofferenza. Ciononostante, come sanno bene coloro che praticano assiduamente la preghiera, anche nei momenti più bui prevale la certezza che la pace e la serenità riusciranno a squarciare il velo di tenebra che avvolge l'anima fino a soffocarla.
C'è da dire che, nell'organizzazione della Chiesa attuale, in cui si riflette gran parte delle scelte comportamentali della società del nostro tempo, la preghiera ha perso la sua primordiale valenza introspettiva finalizzata allo sviluppo della nostra consapevolezza.

Dalla cinquina al podio: aspettando lo #Strega13



Grande attesa per il podio dello Strega 2013: quest'anno, tanti titoli di prima qualità sono stati presentati a uno dei premi più seguiti e discussi della narrativa contemporanea. Ogni anno, infatti, al di là delle polemiche tra editori, il Premio dà la temperatura di cosa si sta scrivendo in Italia. Per questo su CriticaLetteraria ci siamo impegnati via via a recensire oltre i libri candidati, anche alcuni titoli tra i presentati. Questo 2013 è pieno di sorprese: ha ospitato libri dalla qualità molto alta, con critici-scrittori (Siti, Marchesini, Di Paolo, Luperini) che si sono misurati con insegnanti-scrittori (Perissinotto, Busi), scrittori amatissimi dal largo pubblico (Cognetti, Cappelli, Hornby) e scrittori emergenti dalle ottime potenzialità (Amurri, Izzo,...).

E i temi?

"L'impronta dell'editore" di Roberto Calasso: l'editoria universale

L’impronta dell’editore
di Roberto Calasso
Adelphi, 2013

pp. 161
€ 12,00

La vera storia dell'editoria è in larga parte orale - e tale sembra destinata a rimanere. Una teoria dell'arte editoriale non si è mai sviluppata - e forse è troppo tardi perché si sviluppi ora. Andando contro a questi dati di fatto, ho provato a mettere insieme due elementi: qualche passaggio nella storia di Adelphi, quale ho vissuto per cinquant'anni, e un profilo non di teoria dell'editoria, ma di ciò che una certa editoria potrebbe anche essere: una forma, da studiare e da giudicare come si fa con un libro. Che, nel caso di Adelphi, avrebbe più di duemila capitoli.


È un regalo alla casa editrice il libro che Calasso ha pubblicato in occasione dei cinquant’anni di storia Adelphi, riunendo undici scritti  sull’editoria composti tra il 1975 e il 2009. È un regalo ai lettori - quelli della “Biblioteca” e non solo – che rivivranno decenni di successi e capolavori letterari riconoscendosi nelle pagine di ieri e di oggi.
L’impronta dell’editore è un monumento al mestiere editoriale. Con la raffinata ricercatezza a cui ci ha abituati, Calasso riesce a raccontare a tutti il senso e le pratiche del lavoro dell’editore. In questo si esprimono la sapienza dell’autore e la felicità dei suoi scritti.
La raccolta conduce per mano à rebours, alla scoperta dei libri unici, primi mattoni del grande edificio che sarebbe diventata Adelphi: Kubin, Walser, Potocki, Gosse, Burney e naturalmente Nietzsche, Kafka. “Il libro unico è quello dove subito si riconosce che all’autore è accaduto qualcosa e quel qualcosa ha finito per depositarsi in uno scritto” [pp.15-16].

Il Salotto - Alfonso Berardinelli: l'epifania del critico





Abbiamo l’onore di ospitare uno dei più grandi intellettuali e critici in attività nel nostro Paese: Alfonso Berardinelli. Polemista e raffinato lettore, la sua attività si è sempre contraddistinta per le analisi sulla contemporaneità, dall’avventura quasi decennale di «Diario» fino ai suoi articoli su «Il Foglio» e su «Avvenire», passando per bellissime opere come L’eroe che pensa e La forma del saggio, quest’ultimo pietra miliare della teoria saggistica. Per molti critici più giovani Berardinelli rappresenta una sorta di mito di coerenza e sincerismo, un difensore della modernità come umanità e qualità. Grazie al Master di Scrittura creativa ed Editoria dell’Università di Sassari, ho potuto assistere a dieci ore di sue lezioni: una cultura profonda si amalgamava all’esistenza vissuta, la letteratura non rimaneva mai inerme strumento di narcisismo, ma pietra polemica di confronto per le scelte quotidiane. Un’esperienza la mia davvero arricchente e gratificante, soprattutto perché giunta dopo molte letture appassionate dei suoi articoli e volumi, tanto da chiedere al critico se volesse rispondere ad alcune domande per un’intervista al blog. Devo dare ancora ragione a Berardinelli quando scrive: «Qualunque cosa se ne ricavi, le inchieste e le interviste sono comunque interessanti. Per quanto reticenti possano essere, gli intervistati in qualche misura si rivelano» (Domenica del Sole 24 Ore, 2 giugno 2013, p. 27). A voi lettori il giudizio di questa epifania critica.

****


Lei è autore di un’opera dal titolo piuttosto esplicito Non incoraggiate il romanzo e di un saggio molto polemico sulla poesia come Poesia non poesia. Da dove deriva la fragilità di questi generi nella contemporaneità italiana?

Viaggiatori di nuvole di Giuseppe Lupo


Viaggiatori di nuvole
di Giuseppe Lupo
Marsilio, 2013

pp. 240
€ 18

Zosimo si sente pungere da cento spilloni ... 
Tutta colpa del viaggio che finora gli ha regalato solo inganni e pericoli: si è lasciato incantare da chissà quante fantasie, si è finto dipintore di stanze, mercante di cavalli, miniaturista, soldato mercenario, frate predicatore…[1]
                                                    

   Viaggiatori di nuvole è il nuovo romanzo di Giuseppe Lupo.  Si tratta di una narrazione  che nasce da diverse ispirazioni che possiamo definire fantastiche, ma che si nutrono anche di molteplici elementi storico-realistici che arrivano a toccare  differenti generi letterari: dalla sacralità biblico, religiosa ed ebraica, alle tangenze con il romanzo cavalleresco, all'antitesi ben evidente tra mondo popolare e nobiltà e sottolivelli semantici tra gli stessi generi letterari (la passione per la genealogia, i rapporti attraverso i tempi e la toponomastica, sono solo qualche esempio).  
Partendo da un riferimento letterario illuminante colto nella prefazione alla Cronica fiorentina di Dino Compagni, il romanzo dello scrittore lucano, sembra infatti riflettere «come in uno specchio, l’indole cavalleresca battagliera e religiosa dei secoli, dove convivono strane avventure, e in cui il meraviglioso e lo storico s’accozzano insieme e fanno a zuffa tra loro», un racconto quindi che «scolpisce e dipinge le pareti del suo fantastico palazzo» narrativo strutturale in cui  «ogni sua parte attribuisce nomi e usi che si rapportano»[2] ai luoghi che fanno da sfondo all'intera vicenda.

#ScrittorInAscolto - Incontro con Zadie Smith

Roma, 1 luglio 2013
Hotel Exedra Boscolo, Piazza della Repubblica
h. 16.30


In occasione dell'uscita di NW (qui trovi la recensione), Zadie Smith è in Italia per partecipare al festival delle letterature alla basilica di Massenzio a Roma questa sera e ha incontrato noi blogger per una chiacchierata, non solo sull'ultimo libro ma anche sulla scrittura, sul suo rapporto con la traduzione e molto altro. Con me, Silvia Dell'Amore di Finzioni Magazine, Giuseppe Fantasia dell'Huffington Post, Patrizia La Daga di Le ultime 20 e Luigi Ippoliti di Flanerì. 

****

Non potevamo che partire da NW, romanzo che ha appassionato e impegnato al tempo stesso noi lettori-blogger per la densità stilistica e l'intreccio tematico. Così abbiamo chiesto quale è stata la prima idea da cui è nato tutto il romanzo. Zadie ci ha raccontato che è proprio la scena iniziale, quando Shar bussa alla porta di Leah chiedendole dei soldi per un taxi fino all'ospedale dalla madre ricoverata, e in realtà si tratta di una frode. Accade spesso a Londra, e scene di questo tipo fanno capire che «the desperation is real». Ma attenzione, non considerate questo uno spoiler, perché in realtà da qui il libro prende percorsi inimmaginabili, che non potremmo mai riassumere.