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Quando la Camorra diventa ridicola: "Benvenuti in casa Esposito"

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Benvenuti in casa Esposito
di Pino Imperatore

Giunti Editore, 2012

pp. 265
€ 10



Il rione Sanità è adagiato in una conca del quartiere Stella, sotto le colline di Capodimonte e Materdei. Non è centro storico e non è periferia. Ha una storia a sé, fatta di riti antichi in cui la vita va a braccetto con la morte. Qui nobili e plebei, borghesi e proletari, hanno sempre coabitato gli uni al fianco degli altri, adorando le stesse icone sacre. I volti degli abitanti del luogo, i vicoli, i palazzi nobiliari, le piazze, le cavità sotterranee narrano una vicenda collettiva marchiata dalla lotta per la sopravvivenza. Tonino Esposito era nato qui. E qui voleva vivere e morire. Come suo padre, il padre di suo padre e chissà quanti avi di cui s'era persa memoria. Risiedeva nella parte occidentale del rione, sulla salita dei Principi. La palazzina, un vecchio edificio dei primi del Novecento, era un'eredità di famiglia. L'aveva ristrutturata abusivamente a sue spese e aveva voluto ospitarvi prima i suoceri e poi sua madre Manuela quand'era diventata vedova. Suo fratello Raffaele, di sei anni più grande, aveva invece lasciato la Sanità e s'era accasato in provincia di Caserta.
Uno dei temi principali su cui, in Italia, in questi anni, si è dibattuto nell'ambito della critica letteraria, è la rinascita di un nuovo Realismo, il cosidetto New Realism, a seguito soprattutto di Gomorra di Roberto Saviano. Come ben sottolineato dalla recensione apparsa su CriticaLetteraria, in Gomorra Saviano
[...] racconta fatti veri utilizzando strumenti della finzione letteraria. Sul piano dei contenuti Gomorra è un saggio, ma su quello della forma è un romanzo
Quello che ci chiediamo, però, è: questo è l'unico modo, a disposizione dello scrittore, per descrivere la realtà e fare del "realismo" e per combattere, con i mezzi che ha a disposizione, la criminalità organizzata?
Pino Imperatore ci dimostra di no. Il romanzo Benvenuti in casa Esposito, che sembra ispirarsi alle commedie di Eduardo De Filippo e di Luigi Pirandello, rappresenta infatti una scalcinata famiglia del rione Sanità di Napoli, composta da Tonino Esposito, figlio del boss camorrista Gennaro ucciso in un attentato e che vuole a tutti i costi ripercorrere la "carriera" paterna, la moglie Patrizia, i figli Tina e Genny, i genitori di Patrizia Gaetano e Assunta, la madre di Tonino Manuela, insieme ovviamente a Sansone l'iguana e Giggetto il coniglio.
Già dalle prime pagine di questo romanzo è inevitabile che ci scappi più di un sorriso, poiché tutti i personaggi creati dalla vivida fantasia di Imperatore somigliano più ai parenti di Luca Cupiello che a quelli di una pericolosa famiglia camorristica di un quartiere degradato di Napoli. Al tempo stesso, però, Imperatore riesce ad essere perfettamente "realistico" nella descrizione degli umori, della mentalità, dell'ambiente, in cui nasce, vive e si perpetua la criminalità organizzata. Esilaranti, ma al contempo estremamente realistiche, sono infatti le descrizioni che egli fa di tutti i componenti della famiglia, del loro considerare "normale" che un loro familiare voglia diventare un camorrista, così come la spietatezza dei camorristi "veri". Ci troviamo, dunque, di fronte a un romanzo realistico, che tratta di camorra, che non vuole però mitizzare e descrivere come invincibile, ma descrivere nella sua cruda realtà umana, fatta anche di tanti personaggi ridicoli. Come descrivere altrimenti un personaggio come Tatore Mezzarecchia che durante una rissa aveva perso il lobo di un orecchio? Oppure Ciruzzo detto 'o Schiattamuorto per la sua passione per funerali e visite di condoglianze e per il suo linguaggio da giurista?
Ma il personaggio più ridicolo e comico di tutti è, certamente, Tonino. Lui s'impegna, ce la mette tutta, ma proprio non riesce ad essere come suo padre, il boss della Sanità Gennaro Esposito, ma neanche ad essere un normale camorrista. Si fa rifilare una banconota falsa da cinquecento euro durante il ritiro del pizzo ai commercianti della zona, accoglie un boss della droga messicano vestito con il sombrero e la chitarrina e rischia di avvelenarlo durante il pranzo in casa, accetta la richiesta di "sconto" da parte di un rappresentante dei commercianti della zona. Insomma, un disastro! Ma perché, ci si chiede leggendo il libro, Tonino insiste ad essere quello che non è e non sarà mai? La famiglia accetta silente, anche se le uniche vere contestatrici del lavoro di Tonino sono la madre Manuela e la figlia Tina, i rappresentanti del clan lo disprezzano, e l'unico che lo rispetta veramente è Enzuccio, un povero mariuolo che lavora insieme a Tonino per una misera mancia di 50 euro. Per un contorto rispetto del padre, certamente. Ma c'è qualcosa d'altro e, probabilmente, ancora più inquietante.
Come scrivevamo all'inizio di questa recensione, infatti, Imperatore descrive perfettamente e "realisticamente" soprattutto l'ambiente e la mentalità in cui nasce e prospera la cultura mafiosa e camorristica. Ed è probabilmente questa cultura a cui Tonino pensa di doversi assoggettare per poter essere considerato uomo di rispetto. E, per questo, nessuno dei personaggi del romanzo, dal boss De Luca fino a Tonino, è totalmente cattivo o totalmente buono. Vivono tutti in un limbo, quello della cultura camorristica, in cui non riescono ad uscire e che considerano pienamente legittimo e normale. Normale è chiedere il pizzo, normale è aprire un centro commerciale in cui i rifornitori devono essere "amici di famiglia", e considerano di grande onore il matrimonio con l'esponente di una famiglia camorristica. Non è un caso, dunque, che l'unico che si ribellerà a questa cultura, sarà un estraneo, Don Francesco, che pur essendo nato del quartiere Sanità aveva esercitato il suo sacerdozio in altre zone d'Italia, e che eserciterà una forte influenza su Tina:
Le organizzazioni malavitose sono espressione di viltà. Sfruttano la paura della gente. Esistono e proliferano perché non hanno il coraggio di accettare il confronto ad armi pari. Togliete a un delinquente la pistola di mano, levategli l'arroganza e la prepotenza: diventerà un essere insignificante, si sentirà nudo e incapace di offendere. Impegniamoci, dunque, per disarmare i criminali. Non diventiamo loro conniventi stando zitti per quieto vivere. Facciamo terra bruciata intorno a loro, ribelliamoci ai soprusi, respingiamo la loro sporca mentalità. In questo modo riusciremo anche a onorare la memoria di tutti quei napoletani che si sono battuti per farci mantenere la libertà. Sopra questa basilica, quasi accanto alla cupola, passa il Ponte dei Francesi, sul quale durante le Quattro Giornate combatterono gli abitanti della Sanità e di Materdei per scacciare dalla città gli occupanti nazisti. L'impresa sembrava assurda, inconcepibile: un pugno di insorti contro un esercito spietato. Eppure riuscì, grazie all'audacia di gente comune, tra cui l'operaia Lenuccia Cerasuolo, nostra valorosa concittadina. Facciamo come loro: insorgiamo. Rispondiamo colpo su colpo, altrimenti ci rubano anche l'aria che respiriamo. Solo così potremo sentirci persone vere. Solo così potremo risorgere.
Ecco, probabilmente, il vero personaggio positivo del romanzo e il messaggio di speranza. Risorgiamo, ribelliamoci, riacquistiamo la nostra libertà (un messaggio che non deve, però, riguardare solo le zone del sud Italia). E si possono sconfiggere le mafie anche con una risata liberatoria, vedendole per quello che sono veramente: organizzazioni criminali composte da personaggi ridicoli. Imperatore ci aiuta a farlo.




Pino Imperatore è nato a Milano nel 1961 da genitori emigranti napoletani. Vive ad Aversa e lavora a Napoli. Nel 2001 fonda a Napoli il laboratorio di scrittura comica e umoristica Achille Campanile. Dal 2005 è responsabile della sezione Scrittura Comica del Premio Massimo Troisi, organizzato ogni anno a San Giorgio a Cremano. Nel 2009 fonda il GULP - Gruppo Umoristi Ludici Postmoderni - per diffondere e valorizzare l'umorismo di qualità in vari ambiti culturali, pubblicando due antologie umoristiche: Aggiungi un porco a favola e Se mi lasci, non male insieme a Edgardo Bellini con cui ha anche curato l'antologia umoristica Quel sacripante del grafico si è scordato il titolo. Imperatore fa parte anche del collettivo di scrittura Brigata Parthenope e ha collaborato con vari attori comici, tra cui Alessandro Siani. Nel 2012 ha pubblicato il suo primo romanzo, Benvenuti in casa Esposito.