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Quell'ironica disperata tenerezza di Vivian Lamarque

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Poesie (1972-2002)
di Vivian Lamarque
Milano, Oscar Mondadori, 2002

Introduzione di Rossana Dedola
pagg. 246
€ 8.40

Contiene le raccolte:
Teresino (1981)
Il signore d'oro (1986 e 1997)
Il signore degli spaventati (1992)
Poesie dando del Lei (1989)
Una quieta polvere (1996)
Inediti



Tre gli elementi presenti nel titolo di questa recensione: ironia, disperazione e tenerezza. E' stato difficile cercare di incasellare la poesia di Vivian Lamarque in un tricolon che non fosse troppo riduttivo, perché tutta la semplicità dei componimenti non è che apparenza. Infatti, dietro la facilità stilistico-lessicale della poetessa (che privilegia un lessico quotidiano e una poesia lontana dalle forme metriche tradizionali, più libera, senza le briglie di schemi rimici o misure versali precostituite) si cela una complessità di significato da non trascurare. Inoltre, non bisogna trascurare l'importanza del paratesto, ovvero degli elementi accessori che accompagnano le poesie, come le dediche iniziali, citazioni d'autore che aprono le sezioni delle raccolte o anche le singole poesie.
Ma torniamo ora a vedere la sfaccettata sfera semantica, caratterizzata da quella che Vittorio Sereni definì "l'intelligenza del cuore", ovvero "i repentini rovesciamenti di fronte per cui a volte due versi in chiusura di una cantilena quanto mai puerile arrivano imprevisti come una coltellata". Esatto: Vivian Lamarque sconvolge, e nell'accezione migliore del termine. Vediamo, ad esempio, la notissima Poesia illegittima:

Quella sera che ho fatto l'amore
mentale con te
non sono stata prudente
dopo un pò mi si è gonfiata la mente
sappi che due notti fa
con dolorose doglie
mi è nata una poesia illegittimamente
porterà solo il mio nome
ma ha la tua aria straniera ti somiglia
mentre non sospetti niente di niente
sappi che ti è nata una figlia.


Giocata sul doppio registro di significato letterale e di simbolo, non manca una sfumatura d'ironia disillusa, quasi disperata se consideriamo il contesto. Ma anche di gioco, come abbiamo detto, perché non viene meno quella nota divertita da poetessa che padroneggia gli strumenti a sua disposizione.

La tematica dell'amore è inesausta richiesta di attenzione, di protezione, come troviamo nelle frequenti regressioni dell'autrice che torna bambina, come in Prendimi a cuore:

Prendimi a cuore.
Dimmi di mangiare.
Potrei dimenticarmene
o cadere dalla seggiola
al primo segno di disinteresse.


E il compagno spesso è assente, o non risponde, pare non partecipare del sentimento, come nella notissima poesia-poemetto che occupa la sezione intitolata L'amore mio è buonissimo, o nella posteriore Lingua straniera che qui ripropongo:

Di due persone
che mi interessano fino a un certo punto
una volta hai detto che si erano
innamorate reciprocamente.
Hai pronunciato le due parole come fosse niente
e infatti non era quasi niente
per me
la notizia
e però la forza di quel verbo e di quell'avverbio
usati vicini
mi ha fatto pensa girare la testa
e così da allora mi succede sempre
ogniqualvolta cocciuta che sono
voglio riuscire anch'io a pronunciarli
verbo e avverbio uno dopo l'altro
come fosse niente:
mi gira la testa pensa
resto lì incapace
stordita come un bambino da una lingua straniera.


Vediamo qui alcuni caratteri fondamentali: la poesia è innanzitutto confessione, e per questo si avvale di una punteggiatura libera, vivace, a volte assente; la sintassi si fa quasi prosastica, a tratti da monologo interiore, fluida.
Non mancano altrove citazioni più o meno scoperte, omaggi poetici colti, oltre a passaggi favolistici (si ricordi che la Lamarque ha scritto anche opere per l'infanzia).

Ci sembra giusto terminare la breve rassegna (più un invito alla lettura) con il giudizio che scrisse Giovanni Raboni, vero scopritore della poetessa trentina: "C'è da restare a bocca aperta davanti alla misteriosa semplicità, all'eleganza impalpabile e tuttavia quasi feroce di queste poesie". E così è.

Anathea


* le citazioni sono riprese dalla valida ed efficace introduzione di Rossana Dedola nella nostra edizione di riferimento.