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#Scrittorinascolto - Le infinite possibilità di essere se stessi: Andrea De Carlo presenta "L'imperfetta meraviglia"

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Francesca Romana Genoviva con Andrea De Carlo a Milano
È al suo diciannovesimo romanzo, eppure non ha mai avuto il problema della pagina bianca: «Io scrivo solo se ho qualcosa da dire!».
Del resto la fortuna dei suoi libri parla da sè: dal primo Treno di panna al long seller Due di due, Andrea De Carlo è uno dei più noti romanzieri italiani contemporanei. Lo abbiamo incontrato a Milano, in occasione della presentazione del suo L'imperfetta meraviglia

È la storia di Milena Migliari, virtuosa del gelato, e Nick Cruickshank, leader di un gruppo rock. Lei italiana, lui inglese, si incontrano in un luogo fuori dal tempo, sulle colline francesi del dipartimento del Var, quando sono entrambi a un punto di svolta nelle loro vite.
Il libro è basato sull'alternanza dei loro punti di vista, ultimo di una serie di opere de carliane costruite con questo schema. Come spiega l'autore, Milena e Nick, apparentemente diversissimi, hanno in comune un aspetto fondamentale: sono due artisti. Milena non è una gelataia da bustina, lei cerca la quintessenza dei sapori, proprio come Nick vuole la perfezione negli accordi. Per dirla con le sue parole dell'autore: «Ho sempre pensato che essere artisti  non significhi essere un pittore o uno scultore; essere un artista significa dedicarsi alla propria attività per cercare sempre di perfezionarla!».

Questo ragionamento vale più che mai per la scrittura: la gestazione de L'imperfetta meraviglia per De Carlo «ha fili lunghissimi che vanno indietro nel tempo». Nick, ad esempio, è una versione più giovane dei Rolling Stones, un (ex) ribelle, ma anche un chitarrista: «Si può dire che abbia iniziato a pensarci quando, a 13 anni, chiesi ai miei di comprarmi una chitarra!».
Quanto a Milena, mettersi nei panni di una donna non è cosa da improvvisare: il suo personaggio è il risultato di conversazioni, studi, riflessioni. L'intero processo di scrittura, poi, è sempre complesso: «Tante volte rileggo i miei testi, cancello, correggo, tolgo quattro aggettivi per metterne uno che sia però preciso...»

All'inizio non dev'essere stato semplice: per i suoi primi romanzi, De Carlo usava la Lettera 22: «E non è stato facile separarmene, per passare al computer!». Solo più tardi si è reso conto che il pc asseconda molto meglio il processo creativo, che non è mai lineare e continuo, ma gira intorno a un'idea, torna indietro, cambia una situazione.

A proposito di questo, in origine L'imperfetta meraviglia era ambientato in Italia. La scelta della Francia, e di quella regione in particolare, è venuta in seguito: «Conosco molto bene quella zona, con le sue colline, i paesini... riuscivo a immaginare la dislocazione dei personaggi nello spazio, a visualizzare la scena. E poi, avevo voglia di cambiare aria!»
Dunque una vera e propria scenografia, in parte ricostruita, in parte immaginata, un microcosmo con un'atmosfera un po' sospesa, la sfondo ideale per un incontro casuale, per alimentare un dubbio.

Milena e Nick sono alle prese con una svolta fondamentale, una scelta in cui non credono pienamente, e dopo il loro incontro li assale appunto il dubbio che stiano sprecando la loro vita a «realizzare i sogni degli altri». E qui si innesta un tema che per l'autore è non solo ricorrente, ma "un'ossessione": la realizzazione di sé.
«Ci sono infinite cause per cui uno non riesce a essere ciò che vuole: circostanze, persone, avvenimenti. Quello che il lettore si deve portare dietro da questo libro è una serie di domande, sui rapporti, sulle sue potenzialità e la possibilità di essere meno vittima delle circostanze. Io volevo essere uno scrittore diverso, volevo vivere lontano dalla città, a contatto con la dimensione fisica della vita: e l'ho fatto».


Francesca Romana Genoviva