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"La donna del fango" di Joyce Carol Oates

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La donna del fango
(Mudwoman, 2012)
di Joyce Carol Oates
traduzione italiana di Giuseppe Costigliola
Mondadori, 2013

427 pp.
cartaceo € 17
ebook € 6,99



Una persona insicura costretta a indossare la maschera della "donna in carriera" e a lottare per la sopravvivenza in un mondo retrogrado e maschile. Questo è Meredith Ruth "M.R." Neukirchen, la prima donna a essere stata nominata rettore di una prestigiosa università della Ivy League che, oltrepassata la soglia dei quarant'anni, si vede costretta a fare i conti con il proprio passato.

Il passato e il presente scorrono paralleli nei capitoli del romanzo, fino a congiungersi nelle memorie della protagonista, rivelando ciò che il lettore ha già intimamente compreso, e cioè che la bambina "buttata via" dalla madre psicopatica e la rettrice universitaria sono la stessa persona, il cui singolare percorso di vita passa dal fango in cui viene trovata quasi morta a una famiglia affidataria, e successivamente da una vera e propria famiglia adottiva fino a un punto di arrivo - l'incarico di rettrice - che le conferisce uno status economico e sociale tutt'altro che scontato.

Un punto di arrivo tuttavia solo apparente, giacché M.R., vittima della fragilità che a tutti i costi tenta di nascondere, tornerà nella cittadina dell'Upstate New York in cui è cresciuta, riallacciando i legami con il padre adottivo da cui si era allontanata, quel padre quacchero che le ha insegnato il valore assoluto dell'onestà e del rigore etico e che, di fatto, è l'unica persona in grado di comprenderla e di amarla veramente. M.R. è sola, nonostante le altolocate frequentazioni impostele dal ruolo, e a ben poco vale la relazione con un uomo più vecchio di lei, sposato e fondamentalmente opportunista.
Il "ritorno a casa" si rivela una parentesi temporanea, che però consente a M.R. di ritrovare un minimo dell'equilibrio necessario per riprendere il suo lavoro di rettrice al campus.

Il passato, la memoria, la ricerca di sé, l'incomunicabilità, la violenza: questi sono solo alcuni dei temi che affiorano dalla lettura de La donna del fango, il romanzo pubblicato nel 2012 da Joyce Carol Oates, una delle scrittrici americane contemporanee più prolifiche. La "Wonder Woman della letteratura americana", come l'ha definita François Busnel, ha infatti pubblicato, dal 1963 a oggi, circa settanta romanzi e qualche centinaio di racconti.
In questo lavoro i temi si intrecciano e si sovrappongono di continuo, dando vita a una storia misteriosa e inquietante, in cui la realtà e il sogno, il passato e il presente, l'oggettività e la soggettività non hanno confini ben delineati.

La donna del fango è anche un romanzo che parla di rabbia e violenza, ambientato nell'America livorosa e vendicativa dell'immediato post-undici settembre, in cui il clima di paura e diffidenza viene ulteriormente avvelenato da proclami bellicosi e da una preoccupante deriva oscurantista e puritana. Un clima funesto che ricade anche sul campus retto da M.R., dove le fazioni pro-contro l'imminente invasione dell'Iraq si contrappongono in modo sempre più viscerale, e nel quale lentamente matura ed esplode l'insoddisfazione della donna, che crolla sotto il peso del presente e del passato, ma che nel passato trova anche le ragioni per rialzarsi.

La donna del fango è sicuramente un romanzo impegnativo, più di quattrocento pagine dal ritmo non particolarmente avvincente, con frequenti salti dal reale all'irreale e con un andamento irregolare che a tratti disorienta e stanca chi legge. Eppure, la Oates si rivela sempre una grandissima narratrice, abile nell'affrontare più temi complessi nella stessa opera e superba nel suscitare interrogativi e dubbi attraverso l'introspezione e le cadute nel black hole dell'umana psiche.

Stefano Crivelli