Il notiziario è una ridda di panoramiche sulla valle infradicita, camionette dell’esercito a presidio del lungofiume, sgomberi di cantine alluvionate, prefetti e marescialli dell’aeronautica che dispensano garanzie, cortili melmosi, dibattiti sulla tenuta strutturale degli argini, inondazioni già sottoposte a bonifica nei suburbi a ovest, pedoni solitari e incappottati che si affannano dentro turbini di pioggia. (p. 30)
Racconti edizioni è nata nel 2016 e da allora ha prodotto volumi di notevole interesse, tutti afferenti alla forma narrativa breve, sia sotto forma di raccolta sia sotto forma di racconto singolo (come quelli apparsi nella collana Scarafaggi). È un cambiamento epocale dunque quello che avviene a ottobre 2025 con la pubblicazione del terzo libro di Marco Marrucci dopo Ovunque sulla terra gli uomini (2018) e Novena (2021). Le balene infatti è il primo romanzo dell’autore toscano ma è anche il primo romanzo ad apparire nel catalogo della casa editrice romana, all’interno della nuova collana Gregor.
C’è da dire che Le balene esonda sì dalla forma racconto, e tuttavia sembra in qualche modo restarne legato. Il testo di Marrucci infatti non ha tutte le caratteristiche tipiche del romanzo, e a leggere bene fra le sue pagine possiamo comprendere come questo testo sia più una novella che un romanzo breve. Al di là del protagonista, questo Giona che sembra condannato a un’eterna infelicità dopo un evento familiare rilevante che viene rivelato solo molto avanti nella storia, gli altri personaggi sembrano più comparse che altro: appaiono, vengono descritti rapidamente, donano il proprio contributo e poi tornano nella penombra, quasi come fossero oggetti sparsi sulla scena illuminati da un fulmine e subito risucchiati dall’intensità della pioggia che batte così forte da cancellare ogni contorno. A guardare bene, in effetti, è la pioggia incessante la vera attrice di questa storia: è ovunque, sia a livello di trama sia a livello di struttura e forma narrativa. Quasi ogni suono e ogni colore sono condizionati dall’acqua che cade dall’alto, gocciola lungo gli edifici, si infiltra fra le case e nella terra e modifica in maniera profonda l’ambiente e l’umore dei personaggi.
Anche in termini di trama possiamo affermare che Le balene sia più una novella che un romanzo vero e proprio: c’è un unico evento, ed è appunto la pioggia. Il resto viene appena accennato ma poi passa subito in secondo piano. Quando poi, a circa metà del testo, c’è un cambio di passo e Giona si ritira dal mondo per isolarsi nel proprio rifugio (esterno e interiore), ogni cosa sembra accelerare e rallentare al contempo: accelera il tempo, nel senso che la distanza che separa i giorni aumenta in maniera quasi esponenziale, e tuttavia rallenta il ritmo delle vicende, che sfumano in unico movimento centrifugo.
Ma si può parlare di trama vera e propria? In realtà forse no. Le balene non è un romanzo (romanzo breve, novella, racconto lungo, che dir si voglia) di trama ma di stile. Leggere Marrucci è immergersi nella natura inquieta e catastrofica che risposte e soluzioni non sembra avere né voler fornire. Leggere Marrucci è aggrovigliarsi fra i suoi alberi, affastellarsi in un borgo dimenticato da Dio, smarrirsi in un linguaggio che sembra provenire da altre epoche eppure parla di un oggi così prossimo da essere il nostro. Man mano che si avanza verso la fine, il linguaggio di Marrucci si fa denso, corposo e vivido come la natura stessa. È un’opera di fascinazione la sua, di ammaliamento, che tiene vincolati alla lettura ed evoca acqua, terra, carne viva.
Da lettori, siamo curiosi di vedere quale deriva prenderà Gregor, questa nuova collana di Racconti edizioni che sin dall’esordio sembra promettere bene. Siamo curiosi di vedere come uno degli editori più interessanti del panorama italiano indipendente affronterà la sfida della forma lunga dopo oltre dieci anni di attività.
