«Chi sa, non ama ricordare. Chi non sa, non può capire»: “La Guerra dei nostri nonni” di Aldo Cazzullo

 

La guerra dei nostri nonni. 1914-1918: storie di uomini, donne, famiglie.
di Aldo Cazzullo
Oscar Mondadori, 2019

pp. 232
€ 13 (cartaceo)
€ 3,99 (ebook)

Vedi il libro su Amazon

Il recupero della memoria della Grande Guerra, cent’anni dopo, è un dovere nei confronti dei salvati e più ancora dei sommersi. Perché il mare dell’oblio talora restituisce un frammento del grande naufragio [...] da cui si indovina la storia di un giovane che cent’anni fa era «era alto, bello e ben fatto» come sono oggi i nostri ragazzi. (p. 19)

Chi è appassionato di Storia, se lo sarà sicuramente chiesto: ma quando saranno scomparsi i testimoni dei grandi conflitti, cosa rimarrà? Questa domanda risuona ancora più forte se ci fermiamo a riflettere sulla Prima Guerra Mondiale, quella del ’15-18, perché le testimonianze più vive ormai ci stanno lasciando e allora, proprio in virtù di questo, diventano fondamentali volumi come quello di Aldo Cazzullo, La guerra dei nostri nonni. 1915-1918: storie di uomini, donne, famiglie.

Aldo Cazzullo delinea la Guerra di trincea, accompagnando le grandi (e tragiche) battaglie alle testimonianze e ai resoconti dei sopravvissuti, vagliando di capitolo in capitolo i lati anche meno affrontati della Storiografia, partendo da una semplice e fondamentale riflessione: oggi, « [...] la Grande Guerra appartiene solo agli accademici e agli archivisti, oltre che ai nostri racconti di famiglia» (p. 192); resta così ben poco nella memoria collettiva e diventa necessario far rivivere la memoria di quei momenti. 

Non è una memoria solo storica (intesa nel senso più ampio del termine) ma anche privata perché ognuno di noi ha avuto un parente che ha combattuto sul fronte del Piave o che era presente alla disfatta di Caporetto. Non si tratta dunque solo della Storia collettiva, ma anche di quella individuale, ed è su questo che il giornalista traccia una linea che attraversa diversi aspetti del conflitto, come i diari di guerra dei «ragazzi del ‘99» che raccontano le repressioni, impartite dagli stessi generali italiani, in caso di di proteste o di tentennamenti da parte di quei giovani.

[...] Alla giustizia di guerra si affianca quella di trincea, le fucilazioni sul posto, le decimazioni. Anche da questo punto di vista, almeno fino all’autunno del 1917, i generali italiani si dimostreranno tra i più spietati. (p. 42)

Non è da meno l’approfondimento del ruolo delle crocerossine e quello invece dei cosiddetti «casini di guerra» (p. 29), voluti dallo stesso Cadorna per “rallegrare” il morale delle truppe. Era chiaro l’intento delle alte sfere dell’esercito italiano; ma, dall’altra, non si può non considerare come la maggior parte di quelle ragazze partì perché «cadute nella miseria più nera» (p. 31), non avendo dunque altra possibilità se non quella di vendere il proprio corpo. Questi episodi permettono anche di evincere come quegli anni riuscirono a cambiare, almeno in parte, la mentalità e anche il costume morale degli italiani; aspetto che emerge dal ruolo delle donne durante la Guerra che, pian piano, assunsero abitudini maschili, riuscendo anche a sostituirsi a questi nella quotidianità lavorativa. Le donne iniziano a portare i pantaloni, a fumare, a lavorare nelle industrie, dando avvio a un cambiamento che, sebbene con molte difficoltà, condurrà all’emancipazione femminile. 

In La guerra dei nostri nonni si leggono storie di soldati rimasti ignoti che riemergono ora dai loro diari di guerra e non sono solo vittime ma anche dei sopravvissuti, quelli che riuscirono a tornare a casa nonostante i traumi fisici e psicologici. Gli sfigurati, i mutilati e gli «scemi di guerra» (p. 174) furono coloro che, alla fine, pagarono il prezzo più alto di questo conflitto; come la psichiatria per chi riportava traumi psicologici, anche la chirurgia plastica stava muovendo i primi passi e, quindi, non c’era operazione che riuscisse a dare nuovamente un volto a quei giovani, lasciandoli così con la guerra impressa nel volto per sempre. 

I successi della chirurgia non devono far dimenticare l’atroce sofferenza dei feriti, costretti a subire una lunga serie di interventi destinati a deludere ogni volta le loro aspettative. (p. 171)

La guerra dei nostri nonni è una lettura che travalica la Storia, quella delle date e delle tattiche militari, riuscendo a donarci, almeno in minima parte, la sofferenza di quei momenti. Aldo Cazzullo racconta l’umanità (non sempre positiva), trasportando noi lettori ai tempi dei nostri nonni, quando migliaia di giovani persero o si rovinarono la vita per sempre. Questo volume, insomma, non è il classico libro sul Primo conflitto mondiale, ma è molto di più: con una scrittura che coinvolge e trascina, Aldo Cazzullo arricchisce i grandi eventi con dettagli più o meno noti, donando un quadro sicuramente più ampio sulla Prima guerra mondiale che non tralascia nemmeno i nostri tempi come si denota dall’ultimo capitolo, quello dedicato alle testimonianze delle generazioni di oggi sui ricordi dei propri parenti.

Giada Marzocchi