«La gente la chiama con un nome brutale. Lei l'ha indossato come un'armatura e adesso ne va fiera»: "La Malnata", lo straordinario esordio narrativo di Beatrice Salvioni


La Malnata
di Beatrice Salvioni
Einaudi, 21 marzo 2023

pp. 248
€ 17,50 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


La gente la chiama con un nome brutale [...] Lei l'ha indossato come un'armatura e adesso ne va fiera. È una ragazza forte. Non le interessa quello che dicono gli altri. E di questi tempi è l'unica cosa che conta. (p. 117)
Se tutti concordiamo sul fatto che le amicizie, se sono autentiche, resistono al tempo e agli ostacoli, è anche vero che la realtà può far vacillare le certezze, specialmente in certi periodi storici. Nella Monza del 1936, in cui imperversa il fascismo e sembra prendere forma il sogno di un'Italia forte abbastanza da intraprendere la guerra in Abissinia, pare ancor più difficile del normale affermare le proprie idee. 

Non lo è per Maddalena, detta "la Malnata", una ragazzina cresciuta da sola con la madre e i fratelli, all'insegna del risparmio. La ragazzina, che si vede spesso giocare sulle rive del Lambro con altri due ragazzini (fatto già di per sé criticabilissimo all'epoca), non esita a distinguersi dagli altri, a cominciare dal fatto che ha imparato a cavarsela da sola prestissimo e ribadisce fieramente che non ha paura di niente. Se i suoi due compagni di giochi, Matteo e Filippo, ribadiscono che è «la guerra a renderti un uomo fatto, perché solo il giorno in cui conosci il sangue puoi dire di essere cresciuto», lei ribatte che «l'onore ci può essere anche senza la guerra. E senza il duce» (p. 165). Frase grave, specialmente se messa in bocca a una ragazzina che già viene additata da tutti ed emarginata, perché potrebbe portare drammi. Tutti sanno - o se non lo sanno, dicono di sapere - cosa sia successo a casa sua, quando il fratellino è morto cadendo dalla finestra. Insomma, la "Malnata" viene additata da tutti come «strega, una di quelle che ti appiccicano addosso il respiro della morte» (p. 11).  

Quando la voce narrante, Francesca, la guarda da lontano giocare, invece, vede in lei innanzitutto la sua libertà: se Maddalena è determinata, risoluta e non si lascia piegare dagli adulti, Francesca è remissiva, educata, abituata a rinunciare in partenza ai suoi desideri, pur di accontentare la madre. Almeno finché le due non si incontrano: basta poco, un episodio da nulla, a renderle complici, e da allora Francesca fa di tutto per stare con la sua nuova amica. A qualunque costo, anche se questo comporta uscire di casa di nascosto, iniziare a dire bugie, scoprire ingiustizie e lottare per queste, incorrere in punizioni e schiaffi in casa, rischiare persino la salute. Tutto per la Malnata, perché «il suo sorriso rendeva stupide e infantili le coccarde di scuola, i complimenti dei grandi» (p. 187). 

È con Maddalena che Francesca impara ad aprire gli occhi, a guardare oltre il silenzioso riserbo del padre, iscrittosi al partito fascista solo per non avere rogne sul lavoro, disposto a sorvolare su tanti aspetti della sua vita, pur di non turbare la presunta serenità. Solo con l'amica Francesca può confrontarsi sui suoi dubbi, e può compiere con lei tappe fondamentali della propria crescita. L'io narrante sa bene, d'altro canto, che basta poco per fiaccare la fiducia già esilissima che Maddalena ha nel mondo. In nome del suo «ti ho scelta», Francesca trova un coraggio che non sapeva neanche di avere. Ed è in questa dinamica di continua conquista d'affetto che, tra manifestazioni di grande lealtà, si costruisce una storia di formazione piena di luci e di ombre: le luci - terse - sono quelle che illuminano il rapporto tra le due amiche; le ombre - minacciose - sono quelle del mondo circostante, che con egoismi, falsità, violenza si fa ogni giorno cruda lotta alla sopravvivenza delle speranze. 

Accanto alle due protagoniste, abbiamo i due ragazzini che giocano abitualmente con la Malnata, Filippo e Matteo, gelosi del proprio rapporto esclusivo con Maddalena e restii ad accettare Francesca. Troviamo poi una figura bellissima, quella del giovane Noé, figlio del fruttivendolo Tresoldi (nome davvero parlante, vedrete nel corso del romanzo!), prezioso portatore di autenticità e di un amore silenzioso che viene coltivato all'insegna del rispetto e della pazienza. Se da un lato abbiamo la numerosa famiglia di Maddalena, dove svettano i fratelli Ernesto e Donatella, dall'altra a casa di Francesca fa sorridere la Carla, la domestica che più di una volta aiuterà la piccola a fuggire dal controllo materno. 

Per quanto sia molto più inserito nella cornice storica, La Malnata ha nella narrazione di questo rapporto esclusivo, quasi simbiotico, un respiro che ricorda per certi versi la forza del rapporto tra le due sorelle protagoniste dell'Arminuta, libro amatissimo in redazione. E non sorprende che per la sua forza narrativa la storia della Malnata diventerà presto una serie tv. Intanto godiamoci le parole che Beatrice Salvioni ha scelto - curandole una a una - per questo suo romanzo d'esordio, tanto straordinario da uscire in contemporanea in Francia, Spagna, Grecia, Repubblica Ceca, Turchia, Bulgaria e, a breve, anche negli Stati Uniti e in Germania. Che dire? Che la Malnata e Francesca facciano sentire presto la loro voce in tutte e trentadue le lingue in cui la loro storia verrà tradotta. 

GMGhioni