"The Beatles: Get Back": il libro definitivo sulla leggendaria band inglese


The Beatles: Get Back
di The Beatles 
Mondadori, 12 ottobre 2021

Traduzione di V. Gorla
Ediz. Rilegata ed illustrata

pp. 240
€ 39,00 (cartaceo)

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“Se vuoi ascoltare non solo per gioco il passo di mille pensieri. Chiedi chi erano i Beatles”.
Così cantavano gli Stadio, in quel brano ispirato a una poesia di Roversi rielaborata insieme a Gaetano Curreri, per la quale Lucio Dalla chiese di scrivere la musica. Brano ripreso poi da Gianni Morandi, a sottolineare come la passione per la band inglese abbia influenzato non solo schiere di fans in tutto il mondo, ma anche, e soprattutto, musicisti mondiali.

Chuck Klosterman una volta ha scritto che ci sono cose che sono sopravvalutate; ci sono cose che sono sottovalutate e poi ci sono cose che sono solo valutate. Significa che il consenso generale è giusto. Ha offerto come esempio i Beatles. Tutti pensano che siano la più grande band pop mai esistita ed è esattamente quello che sono. 

Edito da Mondadori, The Beatles: Get Back è pubblicato a rete mondiale in concomitanza con l'uscita dell’omonimo film documentario di Peter Jackson. Si tratta del primo libro ufficiale dei Beatles da Anthology nel 2000 e racconta la storia dell'ultimo album dei Beatles, Let It Be. L'opera è tratta da oltre 120 ore di conversazioni trascritte dalle sessioni in studio della band. Il precedente progetto ufficiale Anthology era invece un importante progetto d'archivio a cavallo tra album, un documentario televisivo e un libro.

The Beatles: Get Back documenta il gennaio 1969, con l'aumento degli attriti nella band mentre registravano la musica per uno speciale TV previsto: George Harrison uscì dalle sessioni a un certo punto e John Lennon le descrisse come "l'inferno". La musica che hanno realizzato, tuttavia, sarebbe stata tra le più toccanti nel loro catalogo e le sessioni costruite verso l'ultima esibizione dal vivo del gruppo, in cima all'edificio Apple Corps a Londra il 30 gennaio 1969.
Le canzoni che registrarono furono successivamente mixate (incluso con il controverso input di Phil Spector) e infine pubblicate nel maggio 1970 come Let It Be, invece del titolo originale Get Back. Seguì la registrazione e l'uscita di Abbey Road nel settembre 1969, e fu pubblicato un mese dopo la partenza di Paul McCartney, che diede origine allo scioglimento della band.

Quelle conversazioni registrate sono presenti anche nel film di Jackson insieme a selezioni di 55 ore di filmati in 16 mm inediti e restaurati. Questo filmato è stato realizzato dal regista Michael Lindsay-Hogg, inizialmente per lo speciale televisivo e infine incluso nel suo documentario Let It Be. È stato pubblicato insieme all'album originale e ha vinto l'Oscar alla band per la migliore colonna sonora originale.
“Sarebbe giusto dire che oggi Let It Be simboleggia lo scioglimento dei Beatles.
Questa è la mitologia, la verità è un po' diversa – sostiene Peter Jackson.
La vera storia di Let It Be è stata rinchiusa nei caveau di Apple Corps negli ultimi cinquant'anni”.
Sir Peter Jackson ama cimentarsi con progetti di ampio respiro e imprese ciclopiche. Il regista neozelandese premio Oscar è divenuto celebre per la trilogia del Signore degli Anelli, ispirata al libro omonimo di J. R. R. Tolkien, che all’oggi detiene imbattuta il record d’incassi al botteghino e “ha fatto piazza pulita”  di premi Oscar, come disse Spielberg nella memorabile notte di premiazione. 
Jackson ha scritto il forward di The Beatles: Get Back, mentre il nutrito compendio di foto inedite è opera del celebre fotografo Ethan Russell e della moglie di Linda, moglie di Paul McCartney. Russell, più volte candidato ai premi Grammy, è l’unico fotografo ad avere scattato le immagini di copertina di dischi dei Beatles, dei Rolling Stones e degli Who. Nel 1969 fu invitato dai Beatles a fotografare le sedute di registrazione di Get Back. Sue sono le immagini della copertina dell’album Let It Be.
Linda e Paul si sono sposati nel marzo 1969; nei precedenti due anni, Linda ha fotografato spesso i Beatles, comprese le sessioni di Get Back. Successivamente, il suo lavoro è proseguito concentrandosi su temi di analisi sociale, vita familiare e natura. Le sue immagini sono state esposte in oltre settanta città e figurano nelle collezioni del Victoria & Albert Museum e della National Portrait Gallery di Londra.

Hanif Kureishi, noto autore di Il Budda delle periferie, cura l’introduzione al libro e descrive il periodo dei tardi anni ’60, come “un periodo produttivo per loro, quando hanno creato alcuni dei loro migliori lavori. Ed è qui che abbiamo il privilegio di assistere alle loro prime bozze, agli errori, alla deriva e alle divagazioni, alla noia, all'eccitazione, alle gioiose jam e alle scoperte improvvise che hanno portato al lavoro che ora conosciamo e ammiriamo”. Lo scrittore del Guardian John Harris ha curato le trascrizioni delle conversazioni. Un pool d’assi quindi, per questa opera magna dedicata alla band più famosa della storia della musica, che si candida a essere una delle opere più affascinanti mai pubblicate.

The Beatles: Get Back accompagna il documentario di Jackson, completandone il progetto documentaristico, proponendosi al pubblico con un’anima propria, grazie al sapore intimo degli scatti fotografici, soprattutto quelli di Linda, che, a mio avviso, svelano un aspetto della band più intimo ed emozionale. Questo fascino per i Beatles rappresenta un pezzetto di storia della musica, ma anche la narrazione di un’impresa animata dal coraggio di un gruppo di ragazzi che hanno usato l’arte per comunicare il proprio estro, carattere, desiderio di ribellarsi contro gli stereotipi passati. 

Elena Arzani
@elenaarzani