L'arte di ascoltare gli odori: "Atlante di botanica profumata" di Jean-Claude Ellena

recensione atlante di botanica profumata



Atlante di botanica profumata
di Jean-Claude Ellena
illustrazioni di Karin Doering-Froger
L’Ippocampo, marzo 2021

Traduzione di Vera Verdiani

pp. 168
€ 12,00 (cartaceo)
€ 4,99 (ebook)



Come odoriamo il mondo?
Questa è la domanda da porsi dopo che, in compagnia del profumiere Jean-Claude Ellena, si è di ritorno da un viaggio fatto di essenze, oli e aneddoti incredibilmente profumati.

Profumo, derivato di fumo, di formazione non ben chiara; in origine, la parola indicò probabilmente il suffumigio con sostanze odorose, chiarisce la Treccani. Ci troviamo davanti a un lessema incerto nell’etimologia, il che lo rende estremamente fascinoso, misterico donandogli un esotismo anelato, proprio come la sua esalazione. Tuttavia, l’incertezza sull’origine della parola non ha mai scoraggiato artisti, scrittori e soprattutto i più talentuosi profumieri del mondo.

Jean Giono, scrittore, saggista e traduttore francese, non aveva dubbi: «Gli dèi creano gli odori, gli uomini fabbricano dei profumi. Deboli e nudi, riescono a sopravvivere solo per mezzo di macchinari (e macchinazioni). Il profumo è l’odore più l’uomo» (p. 8). La brillante consapevolezza di Giono travolse e rese felice Ellena, e probabilmente lascia perplesso il lettore che, non pronto a essere stordito dalla folla di profumi accarezzata dal vento dolce delle belle giornate o dagli spruzzi convulsi e aggressivi dei negozi illuminati al neon, ha difficoltà a comprendere quale sia la concreta differenza tra profumo e odore. Ed è esattamente questa la via da percorrere con Ellena e Karin Doering-Froger, illustratrice di odori e profumi caleidoscopici, dalle forme ambigue alla Rorschach, che ci conducono verso la distorsione e l’alterazione delle nostre facoltà, necessarie per fare chiarezza nelle chiassose sovrapposizioni di definizioni e aromi.
«Per i profumieri gli odori hanno mille finezze che vanno ascoltate con cura per comprendere prima di rendersi conto che cosa rappresenti la somma di tutti i loro aspetti: gli odori sono complessi, segreti e non si rivelano senza una prova d’amore» (p. 9).
Una dichiarazione giurata d’amore che ci dona abbastanza energie da lasciar perdere, senza l'interposizione di alcunché, ciò che si sta facendo, indossare un paio di scarpe e uscire, passeggiare tra i manti verdi delle nostre città, paesi, campagne e giardini, e iniziare ad ascoltare con cura e con amore. Quale meraviglia, odori ispiratori, che attingono l’essenza più segreta del reale.
«Sono rapito da un odore tenero e accogliente. Non oso muovermi. Indugio per timore di perdere quell’immagine odorosa» (p. 74).

Godendo dello stato di grazia en plain air, i pensieri si posano lievemente sul linguaggio volatile e impalpabile del profumo che è assai simile alla parola poetica. Pensiamo al sonetto 54 di William Shakespeare che:

«[…] Bella ci appar la rosa, ma più bella la pensiamo
per la soave essenza che vive dentro a lei.
Anche le selvatiche hanno tinte molto intense
simili al colore delle rose profumate,
hanno le stesse spine e giocano con lo stesso brio
quando la brezza d'estate ne schiude gli ascosi boccioli [...]».

O il nostro Giacomo Leopardi, che ha evocato la potenza delle percezioni olfattive con Silvia e Nerina rispettivamente nel “maggio odoroso” e negli “odorati colli”, oltre l’odore della ginestra.
Il profumo, nella letteratura più remota, è sempre stato il protagonista del pieno godimento del piacere e della seduzione, lì dove la forza evocativa è quasi ipnotica, condannato dagli antichi Padri della chiesa in quanto peccaminoso. Pensate agli “aromati”, lussureggiante produzione del Vate, Gabriele D’Annunzio, evocativi di esperienze inimitabili.
Tavola: La carota pp. 132, 133.

Jean-Claude Ellena con Atlante di botanica profumata ci incoraggia ad affidarci al fiuto, come il guardiano del giardino dell’olfatto nell’Adone di Giovan Battista Marino, con la finalità di esplorare nuove vie irrazionali, dove «prova dopo prova, materiale dopo materiale, ricostruivo quella che per il mio naso era una cattedrale olfattiva» (p. 36).

Olga Brandonisio