#CriticaNera - L'epica contemporanea racconta di delitti, misteri, amore e poliziotte coinvolte in amori saffici hardcore

La maschera di scimmia
di Dorothy Porter
Fandango, 2019

Traduzione di Sergio Claudio Perroni

pp. 330
€ 18,00


Ho letto in giro per il web che Dorothy Porter, morta nel 2008 a soli cinquantaquattro anni per un cancro al seno, una volta disse che la poesia australiana contemporanea era «una cura da cavallo per l’insonnia.» Non è certo il caso del suo La maschera di scimmia, presumibilmente l’unico poema hard boiled lesbico in versi della lunghezza di un romanzo (e che di un romanzo condivide la struttura narrativa) della storia della letteratura. Un grande e inatteso successo che nel 1994 risollevò la Porter da anni di anonimato e povertà: il libro è diventato poi un film e una pièce teatrale, ha vinto l’Age poetry book of the year, il prestigioso National Book Council’s Turnbull Fox Phillips poetry prize ed è entrato nella classifica dei migliori libri dell’anno del Times.

Il romanzo in versi deve il suo titolo all’haiku del poeta giapponese Matsuo Bashō Anno dopo anno/ La maschera della scimmia/ Rivela la scimmia e racconta di Jill Fitzpatrick, un’investigatrice privata di Brisbane, in Australia. È lesbica, una ex poliziotta muscolosa e non molto colta, appena uscita da una relazione dannosa con una donna che le ha distrutto l’autostima. Ma non è poi così tosta come potrebbe sembrare: «Le strade mi deprimono/ quando si svuotano/ sono donna/ mi spavento.» Una sera riceve la telefonata dei signori Norris, una coppia di mezza età di North Shore, nei dintorni di Sydney, disperati per la scomparsa della giovane figlia Mickey. «Mia madre/ sarebbe fiera di me/ sorseggio Earl Grey con calma/ e li lascio parlare/ di Mickey/ non è da lei/ lei non prende droghe/ lei nemmeno fuma/ lei vuole fare la giornalista/ foto/ lei è carina/ lei è dolce/ lei è troppo tutto per esser vera.» Jill comincia ad indagare tra le amiche di Mickey spacciandosi per una sua ex insegnante e scopre che la ragazza aveva una relazione con Bill, un uomo sposato e poeta molto in voga nell’ambiente accademico della città. Grazie a Diane, insegnante di letteratura presso l’università dove Mickey studiava, riesce a entrare nel mondo degli scrittori australiani contemporanei. Tra invidie, gelosie e ipocriti elogi, Jill scoprirà di non riuscire ad abbandonare la sua tendenza distruttiva a iniziare relazioni tossiche. Come potrà assicurare al caso della giovane scomparsa la lucidità che merita, se non riesce a liberarsi dall’immagine della pelle nuda di Diane? Quanto è vero l’assunto che dietro ogni omicidio di una giovane donna c’è sempre un uomo violento? E soprattutto, le poesie di struggente e violento erotismo che Mickey ha scritto sono vere o sono solo un pallido tentativo di attirare l’attenzione su di sé?

La maschera di scimmia rivoluzionerà il vostro modo di concepire la scrittura poetica, sia che siate lettori affezionati dei libri in versi, sia (come nel mio caso) non siate mai riusciti ad affiancare l’amore dei romanzi a quello della poesia. Nel primo caso avrete modo di apprezzare una nuova forma di racconto poetico dallo stile secco e malinconico e che realizza nelle frequenti (e dettagliate) scene di sesso omosessuale un poema moderno di azioni e relazioni umane, in quella stessa forma epica che un tempo cantava l’amore dei cavalieri per le loro dame o la conquista di una città sul Bosforo e che adesso racconta un giallo del XX secolo. Il crimine sostituisce le battaglie di religione come sfondo delle dinamiche umane, ma l’universalità dei sentimenti rimane intatta e, forse, accentuata dalla nuova forma d’amore che lega i personaggi, quello lesbico che l'antichità non contemplava.

Nel secondo caso, quasi dimenticherete di non avere in mano un giallo di Jo Nesbø, perdendovi nelle scene e nelle trame mentali di una donna complicata, problematica: la vita di Jill inghiotte in un vortice di suggestioni psicologiche che fanno sfumare gli altri personaggi ma che conducono alla fine del caso in un lampo, quasi accorciando la lettura a una manciata di minuti. Una fluidità e incisività narrativa che non mi aspettavo di ritrovare nella poesia, soprattutto in una dai versi sciolti e brevi come quella della Porter, franti ritmicamente ma non nel contenuto, tanto da realizzare un colpo di scena degno di questo nome. Dispiace molto la prematura scomparsa dell’autrice che, sono certa, avrebbe permesso a molti altri lettori di conoscere la cultura australiana e avrebbe dato prova di altre, magistrali, prove di rivoluzione linguistica e letteraria.


 Federica Privitera



Nella sua pausa caffè del sabato, Federica Privitera @la_effesenza inizia una lettura spaesante, che tende all'estremo l'elastico dello stile per raccontare un noir... epico. * * * Jill è una detective specializzata nella ricerca di persone scomparse che deve trovare Mickey, sensibile e timida diciannovenne. Ma Mickey, come nella migliore tradizione del giallo, è morta. Inizia così un viaggio serrato e teso da una parte all’altra dell'Australia che ha una particolarità: è scritto in versi, brevi componimenti in versi liberi in cui non c'è spazio per la prosa. Un canto contemporaneo, l'epica del XXI secolo. Tutto questo è “La maschera di scimmia” di #DorothyPorter @fandangolibri e presto potrete leggerne sul sito! #ticonsigliounlibro #libriconsigliati #criticaletteraria #leggerefabene #consiglidilettura #booktube #bookish #bookworm #bookporn #librichepassione #libridaleggere #libricheamo #instabook #books #libri #igreaders #igread #ilovebooks #ilovereading
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