#CriticARTe - A caccia di impressioni con Monet

Ninfee, 1916-1919, olio su tela
Parigi, Musée Marmottan Monet
Monet 
Capolavori dal Musée Marmottan Monet, Parigi



Roma, Complesso del Vittoriano
fino al 3 giugno 2018
9.30-19.30 (lun-giov) 9.30-22.00 (ven e sab)
9.30-20.30 (dom)
biglietto intero 15,00 euro (audioguida inclusa)




Se già non bastassero le motivazioni per programmare un weekend primaverile a Roma (passata la buriana di questo fine febbraio, nel vero senso della parola), si aggiunge la decisione degli organizzatori di prorogare fino al 3 giugno la bella mostra dedicata a Claude Monet, ospitata nelle sale del Vittoriano, che avrebbe dovuto chiudere i battenti a febbraio. C'è quindi ancora qualche mese di tempo per chi ancora non ha potuto godere delle bellezze che il grande pittore dell'Impressionismo, come sempre, ci regala.
Nonostante non goda, come altre in passato già presentate in Italia, di una panoramica ampia sull'intero ciclo pittorico di Monet, la mostra romana si rivela omogenea e coerente secondo alcune linee guida.
Innanzitutto comprende una sessantina di opere, tutte provenienti dal Museo Marmottan Monet di Parigi (che ha avuto in lascito dal figlio del pittore le tele rimaste di sua proprietà, nonché la casa di Giverny, quella del famoso giardino che tanta parte ebbe nei quadri del pittore in età matura e avanzata).

#RileggiamoConVoi - febbraio 2018

Febbraio in provincia di Pavia - foto di @gloriaghioni

Cari lettori,
eccoci a fare i conti con la fine del mese più corto dell'anno! Come sono andati questi primi due mesi di letture? Noi pensiamo che ci siano già delle piccole perle tra le novità del 2018 e i ritmi di lettura si fanno sempre più sostenuti per cercare di non restare "indietro" e recensire il più possibile per tenervi aggiornati.
Ma eccoci al momento in cui pensiamo a cosa consigliarvi: non solo novità, vedrete! 

Come sempre, buona lettura, specialmente in queste giornate di freddo e neve su quasi tutta l'Italia! 

La Redazione


***

Invito al Nobel - Il kolossal di Henryk Sienkiewicz: "Quo vadis?"

Quo vadis?
di Henryk Sienkiewicz
Oscar Mondadori, 1984

Traduzione di Tito Zucconi


pp. 652
€ 12,00

Ho saputo che hanno luoghi in cui si adunano a pregare, per lo più fuori città, in case disabitate e sotterranei. Ivi adorano Gesù Cristo, cantano inni e fanno delle cene.
Da bambina, la sigla d.C. non mi piaceva. Io adoravo Roma, Repubblica prima e Impero poi. Amavo i monumenti, il suono della lingua, ero cotta di Cesare e Augusto. I miei primi sussidiari indicavano, tra le concause che portarono alla caduta della civiltà romana, anche l'avvento della religione cristiana. Vedere il d.C. faceva quindi scattare in me il conto alla rovescia per la disgregazione del mio periodo storico preferito. Facevo quasi il tifo per i leoni nell'arena quando leggevo delle persecuzioni, giudicavo Costantino un debole che aveva legittimato un virus all'interno della più grande città del mondo allora conosciuto. 
Ero una bambina notevolmente assolutista. 
Uno dei film che, a spizzichi e bocconi, devo aver visto almeno dieci volte durante i vari palinsesti pasquali è stato Quo Vadis?, che raccontava dell'amore tra Vinicio e Licia sullo sfondo della Roma neroniana e si incentrava sulle prime persecuzioni contro i cristiani. La scelta per la lettura del mio secondo Nobel di questo 2018 è caduta quindi sull'omino Quo Vadis? di Henryk Sienkiewicz, vincitore del premio nel 1905.

Gandhi - La Biografia Illustrata


Gandhi La Biografia Illustrata
a cura di Pramod Kapoor

Rizzoli, 2017


pp. 327 
€ 29,90 (cartaceo, copertina rigida)


A settant'anni dalla morte di Mahatma Gandhi (1869-1948), l'editore indiano Pramod Kapoor ha raccolto una serie di testimonianze ed immagini inedite, che svelano aspetti meno noti di un uomo che è diventato icona del nostro tempo, simbolo di non violenza, di una nobiltà di pensiero talmente rara, da raccogliere l'ammirazione di innumerevoli persone e personalità, tra cui Albert Einstein.
Il tempo spesso pone sul piedistallo più alto gli eroi, coloro che hanno saputo aggiungere qualcosa di prezioso al mondo ed elevare la specie umana allo splendore, di contro talvolta crea icone, immagini di uomini e donne che paiono distanti, mitizzati, perdendo quasi corporeità.
Come lo stesso Albert Einstein constatò, «le generazioni future molto probabilmente faticheranno a credere che un uomo simile sia davvero esistito su questo pianeta».
Questo libro riesce quindi nel tentativo di raccontare la vita di Gandhi da una prospettiva più intima, che mette in luce gli aspetti del vissuto del padre della Nazione indiana, fondatore e militante del movimento della non violenza, attraverso ritagli di giornale, lettere, riferimenti a libri che ne ispirano l'alto pensiero.

#CriticaNera - Viaggio di sola andata per la morte

Tokyo Express
di Matsumoto Seichō
Adelphi, 2018 (27 gennaio)

Traduzione di Gala Maria Follaco

pp. 192
€ 18,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

«[...] La qualità di un investigatore coincide con la sua ostinazione nel voler risolvere ogni caso, anche quelli che altri vorrebbero archiviare» (p. 137)
Prima di iniziare a leggere Tokyo Express, correte alla fine del libro, guardate la cartina e ripassate dove si trovano Honshū, Hokkaidō e Kyūshū. Poi cancellate la quotidianità a cui siete abituati: cancellate i treni sempre in ritardo; i passeggeri che, con gli occhi fissi sui loro smartphone, non badano ai vicini di carrozza; i controllori che non vi guardano in faccia. Perché la realtà raccontata da Tokyo Express è molto diversa: i treni giapponesi non conoscono ritardi considerevoli e, anzi, vedrete che le indagini si basano sulla collazione e l'analisi attentissima dei tabelloni degli orari (impossibile in Italia, non vi pare?). Aggiungete che i cellulari non esistevano nel 1958, quando Matsumoto Seichō ha scritto il romanzo - il suo noir più apprezzato e decantato. Infine, ricordate che i giapponesi coltivano la precisione e questo spiegherà perché documenti di viaggio, prenotazioni, ma anche semplici passaggi siano facilmente reperibili. 
E ora ci siamo. Cosa troverete in Tokyo Express? Innanzitutto due cadaveri: su una spiaggia di Kyūshū, la bellissima Otoki, intrattenitrice in un ristorante di Tokyo, e il giovane funzionario ministeriale Sayama. I due, sdraiati vicino lungo la spiaggia rocciosa battuta dal vento gelido di gennaio, hanno ingerito cianuro. I due ragazzi erano stati visti salire sul treno da un cliente del ristorante, Yasuda, e dalle due intrattenitrici che l'avevano accompagnato in stazione. Un bel caso, vedere Otoki con un uomo che Yasuda conosceva: anche le colleghe della ragazza erano curiose, sapevano che Otoki riceveva telefonate maschili, ma ignoravano l'identità dell'amante. Di sicuro, poi, nessuno avrebbe immaginato che Otoki e Sayama stessero andando a suicidarsi: non c'erano segni di turbamento nell'atteggiamento dei ragazzi sul treno.

Il lieto fine è servito


La felicità arriva quando scegli di cambiare vita
Raphaelle Giordano
Garzanti, gennaio 2018

Traduzione di Sara Arena

pp. 303
17,90


Maximilien Vogue è un arrogante e intransigente direttore generale dell'impero Cosmetics & Co ed è affiancato brillantemente dalla sua assistente personale Clémence. Romane, giovane donna separata, si occupa di “iper-arroganza maschile”: attraverso dei corsi, la sua missione è rimuovere tutti gli atteggiamenti arroganti dei partecipanti. Possiede un'associazione, l'Accademia del Sorriso, attraverso la quale organizza e gestisce corsi, conferenze e riunioni per portare a termine la sua missione.
“Iper-arroganza maschile acuta”... Era l'espressione che aveva inventato per indicare l'insieme di quei comportamenti più o meno nocivi con i quali quasi tutti si trovano a confrontarsi nella vita di ogni giorno, in ufficio, a casa o in qualunque altro luogo: un automobilista o un cliente che sfoga ingiustamente il suo nervosismo su di te, un capo autoritario che ti critica in pubblico, un coniuge privo di tatto... Gli esempi possono variare all'infinito!
Romane aveva capito molto presto che la sua missione era ridurre il tasso di iper-arroganza dovunque fosse possibile! Il suo compito si svolgeva a un triplice livello: aiutare le persone ad affrontare i comportamenti iper-arroganti di cui potevano essere vittime, risvegliare le coscienze per indurre ciascuno a riflettere sulle proprie inclinazioni iper-arroganti e, infine, accompagnare chi desiderasse cambiare, insegnandogli a de-arrogantizzare efficacemente i suoi comportamenti, una sorta di trasformazione integrale dell'atteggiamento e della mentalità. Con quale fine? Cancellare le inclinazioni iper-arroganti tossiche e nocive per l'ambiente circostante e sviluppare un modo di essere più giusto e armonico.

Ognuno è responsabile del suo dolore: è vero?

Storia della mia ansia
di Daria Bignardi
Mondadori, 2018

pp. 186
€ 19 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


Ci ho messo tanto a riconoscere di essere diventata anch’io una persona ansiosa: per via delle manie di mia madre l’ansia per me era la cosa più brutta del mondo, non potevo accettarla. Io ero quella che reagiva, non quella che si arrendeva, come lei che si preoccupava di tutto tranne di ciò che importava davvero. Mi sono concessa di riconoscere l’ansia solo quando ho creduto di aver scoperto la cura: scrivere storie, portarle in scena. È stata l’ansia a non farmi fermare mai. (p. 30)
«Non si prendono decisioni in tempo di guerra»: è una frase che resta impressa nella mente di Lea, dopo la scoperta del suo tumore. È una frase che le fa pensare che lei, di lottare, non è mai stata stanca e che, anzi, lo sta facendo da tutta la vita. Ha lottato contro la sua ansia, trasmessa dalla madre iperprotettiva e asfissiante. Ha lottato perché la sua scrittura si affermasse in teatro. Ha lottato e lotta ancora per il suo matrimonio. Un matrimonio scoppiato, pensiamo subito noi lettori nelle prime pagine: in fondo, un uomo anticonformista, crudo e riservato come Shlomo può passare facilmente per menefreghista, egoista e non innamorato di Lea. E lei potrebbe sembrarci la vittima della situazione. Ma non è esattamente così: accudirsi è una parola che può assumere significati diversi, ogni famiglia ha i propri rituali e le proprie modalità di relazione. Certo, urlarsi addosso la reciproca insofferenza, come a volte accade tra Shlomo e Lea, non è semplice e soprattutto lascia sfiniti, in dubbio sui sentimenti dell'altro, senza energie. Eppure poi un piccolo gesto conferma la scelta di quel famoso vincolo "nella buona e nella cattiva sorte". Ma quanto i litigi possono strattonare una coppia, senza strapparla? E quanto la scoperta della malattia può innescare cambiamenti irreparabili? 

#CritiComics - Un amore esemplare: un insolito ritorno per Daniel Pennac, una bella scoperta con Florence Cestac.

Un amore esemplare
di Daniel Pennac (illustrazioni di Florence Cestac)
traduzione di Yasmina Mélaouah
Feltrinelli Comics, 2018

pp. 76
€ 15 (cartaceo)
€ 6,99 (e-book)

Io avevo otto anni e loro l'età che ho io oggi. Avevano passato la vita ad amarsi e a leggere.
C'è stato un periodo della mia infanzia nel quale ho letteralmente idolatrato autori come Jack London, ed ancora oggi non mi sovviene nessun'altro che sia riuscito a descrivere in maniera tanto autentica e realistica i sentimenti di un cane o di un lupo come lui ha fatto negli straordinari Il richiamo della foresta (1903) e in Zanna Bianca (1906).
La logica conseguenza di questo mio amore incondizionato è stata quella di adorare lo scrittore francese Daniel Pennac, nelle cui opere sono incappata alle scuole medie ed il cui ricordo conservo ancora gelosamente: Abbaiare stanca (1982) e L'occhio del lupo (1984), infatti, occupano un posto speciale nel mio personalissimo "Olimpo" dei libri più belli, ed hanno contribuito in modo fondamentale ad instillare in me quel sentimento di affetto che tutt'oggi provo per gli animali.
Quando ho saputo che Pennac sarebbe tornato in libreria con una graphic novel un po' mi sono stupita perché non capivo cosa c'entrasse lui con il mondo dei fumetti, ma non potevo di certo lasciarmi sfuggire l'occasione di immergermi in una delle sue avventure, e con questo animo colmo di fiducia ho letto Un amore esemplare, la prima uscita della collana dedicata ai fumetti Feltrinelli Comics curata da Tito Faraci.
Trovavo che Jean e Germaine meritassero qualcosa di meglio delle parole (Daniel Pennac).

#IlSalotto: dialogo di Giuseppe Girimonti Greco ed Ezio Sinigaglia sui "Racconti" di Proust

Racconti
di Marcel Proust
Clichy, 2017

pp 196
12 €

Traduzione di Mariolina Bertini, Federica Di Lella, Giuseppe Girimonti Greco, Ezio Sinigaglia e Ornella Tajani



Questa raccolta è senza dubbio molto preziosa per chi nutra il desiderio curioso di indagare uno dei più veri laboratori per uno scrittore: il racconto. E quale sublime piacere può riservare la lettura dei racconti giovanili di Proust, per scoprire in che modo fossero già lì, in nuce, luoghi e motivi del suo capolavoro, la Recherche?
Ho rivolto alcune domande in merito ai curatori dell'edizione, Giuseppe Girimonti Greco ed Ezio Sinigaglia, che hanno anche tradotto alcuni racconti; l'intervista prende la forma di un piacevole dialogo in cui vengono svelati i criteri della scelta dei racconti; qui è dove inoltre i due studiosi ci lasciano entrare in un altro laboratorio: quello del traduttore alle prese con Marcel Proust.

Come nasce il progetto di una breve raccolta dei racconti di Proust?

GGG: Il progetto è nato quasi spontaneamente dalla constatazione che questi racconti giovanili di Proust non erano più disponibili per il lettore italiano. La storica edizione Bollati Boringhieri (I piaceri e i giorni, a cura di Mariolina Bertini, Note di Luzius Keller, 1988) è “di difficile reperibilità”, per usare il gergo dei siti di vendita online; anzi, ne approfitto per suggerire a Bollati o ad altro editore filo-proustiano di riprenderla al più presto, perché si tratta di un’importante – oltre che elegantissima – edizione di riferimento. Clichy, un piccolo e raffinato editore fiorentino da sempre molto attento ai classici e in particolare ai classici della letteratura francese, ha prontamente accolto la proposta di una traduzione a più mani. Io e Sinigaglia venivamo da due esperienze analoghe condotte su due raccolte di racconti di Julien Green per l’editore Nutrimenti (Viaggiatore in terra, 2015, e Vertigine, 2017, vincitore fra l’altro del Premio Bodini), e quindi l’idea di moltiplicare polifonicamente le voci degli “interpreti” – abbinandole ai vari testi sulla base del gusto individuale è stata accettata senza perplessità. Così abbiamo messo insieme una piccola squadra composta da traduttori professionisti (Federica Di Lella e Ornella Tajani, oltre a me), uno scrittore (Ezio Sinigaglia, che è anche – fin dall’adolescenza – un appassionato lettore di Proust), e una studiosa di Proust che non ha bisogno di presentazioni come Mariolina Bertini. Poi, in qualità di curatori, Ezio e io ci siamo occupati di armonizzare queste cinque voci diverse, pur senza privare ciascuna di loro del suo – se così posso dire – timbro caratteristico.

#IlSalotto - un uomo... "A misura d'uomo": intervista a Roberto Camurri



Un esordio da record e ricco di emozioni, il libro A misura d’uomo di Roberto Camurri.
“Non era stata una di quelle cose che succedono per magia o perché senti scattare la scintilla… Lei gli aveva detto ciao e lui era rimasto un attimo fermo sotto quel cielo vuoto di stelle, poi aveva risposto: ti accompagno a casa?”.
In queste prime battute del libro già possiamo trovare la semplicità, la vita normale, il vivere le piccole cose che caratterizza tutta la narrazione.
I protagonisti principali sono tre amici; Davide, Valerio e Anela, ma non si tratta solo una storia di amicizia, d’amore e di un legame che può non essere indissolubile. Nel testo ruotano anche altri personaggi che vivono nella stessa vita di provincia: Fabbrico, un luogo in pianura lontano da tutto che diventa uno dei protagonisti, l’Ambiente nel quale si dipana la vita, un luogo dell’anima che, peraltro, è il paese dove è nato e cresciuto Camurri.

Le pietanze di Hitler. A tavola nella tana del lupo

Le assaggiatrici
di Rosella Postorino
Feltrinelli, 2018

pp. 285
€ 17,00


Un libro di cui si sta parlando moltissimo, la sua copertina occhieggia da giornali, riviste, profili Instagram, pagine Facebook, siti specializzati e no. Il passaparola «libresco» sta decretando che Le assaggiatrici di Rosella Postorino è un libro da leggere. Insomma, pare proprio che Feltrinelli abbia centrato il primo caso letterario dell'anno. Naturalmente noi di Critica letteraria non potevamo non notarlo e non desiderare di leggerlo, per capire se davvero il libro è così meritevole o se è semplicemente un caso di battage pubblicitario ben riuscito.
Ebbene, fidatevi, il libro è una bella sorpresa, una perla preziosa nel mare magnum delle tante uscite editoriali. Non perdetevelo, ne vale la pena.
La storia, in poche parole, è nota e l'autrice la racconta a fine libro: per caso, qualche anno fa, lesse su una rivista italiana, un trafiletto dedicato alla storia di Margot Wölk, di professione «assaggiatrice» per conto di Hitler. Un «lavoro» che l'anziana donna aveva nascosto per tutta la vita e che solo all'età di 96 anni aveva avuto il coraggio di portare alla luce. Di che cosa si trattava? Il Führer temeva costantemente di essere avvelenato dal nemico attraverso il cibo che arrivava sul suo desco. Come evitare un pasto mortalmente indigesto? Hitler ebbe così l'idea di attorniarsi di un certo numero di «assaggiatrici», che avevano proprio il compito di testare il cibo a lui destinato, dall'antipasto al dessert.

"L'applauso è la vera paga. Non c'è soldo che tiene": una biografia di Paolo Poli, scritta "in sacra e profana conversazione" con Giovanni Pannacci

Siamo tutte delle gran bugiarde.
Conversazione con Giovanni Pannacci
di Paolo Poli e Giovanni Pannacci
Giulio Perrone Editore, 2018

pp. 107
10,00 €



Provateci voi a scrivere una biografia di Paolo Poli. Provate, dico, a mettere ordine nell'esistenza di un intellettuale e di un attore che da sempre, nella vita come nell’arte, ha rifuggito e sbeffeggiato ogni forma di classificazione canonica. Provate pure a fare affidamento sulla cronologia, sui materiali d’archivio, sulla carta stampata, sugli ipse dixit di più o meno illustre provenienza e affidabilità. Di materiale ne troverete in abbondanza, ma nella peggiore delle ipotesi ne verrà fuori un compitino filologicamente corretto, che con ogni probabilità lui avrebbe definito «noioso» (con allusione transitiva alla vostra stessa persona, s’intende). Di contro, nel migliore dei casi, il risultato corrisponderà a una parzialissima dichiarazione d’amore per il personaggio: un falso, tutto sommato, ma che forse lo avrebbe soddisfatto un po’ di più. Che fare, dunque? O meglio: come ha fatto, allora, Giovanni Pannacci? Niente di più semplice: ha rinunciato al tradizionale procedimento biografico e si è abbandonato alla forma dialogica. Siamo tutte delle gran bugiarde – dato alle stampe una prima volta nel 2009 da Giulio Perrone Editore e ripubblicato nuovamente adesso, a quasi due anni dalla scomparsa del grande affabulatore, con una nuova veste grafica – non poteva che essere (come da sottotitolo) una conversazione tra lui e l’ultimo vero istrione italiano.

#PagineCritiche - Un libro per indagare la Questione meridionale ieri ed oggi


La Questione Meridionale in breve
di Guido Pescosolido
Donzelli, 2017

pp.168
€ 20,00 (cartaceo)



La Questione Meridionale è un tema scottante e di sempre pregnante attualità, con un rilievo preciso all’interno del dibattito politico del nostro paese, sebbene negli ultimi anni sia stato un po’ trascurato, a favore dei più blasonati proclami interventisti sull’emergenza – ormai più che decennale – del fenomeno migratorio in atto.

Sulle opportunità o le mancanze di una controversia di memoria pre-unitaria ha scritto, con rigore e precisione, Guido Pescosolido, che con rigore accademico, e con l’esperienza che contraddistingue chi ha dedicato anni di studio al problema, ci chiarisce, con un volumetto di appena 160 pagine, una nodo centrale della nostra storia. Lo fa con dovizia di particolari ma anche con la urgenza di chiarezza, in maniera che il manuale, edito recentemente da Donzelli, risulti comprensibile a tutti.
Sul piatto ci sono 150 anni di storia del nostro Paese, con un’avvertenza, lasciar perdere il pregiudizio consolidato che ci dipinge un Sud sempre in affanno, trainato da un Nord precocemente industrializzato, e riconoscere i momenti positivi della storia del Mezzogiorno, i meriti e il debito che gran parte della politica  deve riconoscere al Mezzogiorno, e capire che non c’è stato mai solo un modo univoco di intendere la questione e provare ad affrontarla.

Uccellini canterini e fiori sempre in boccio: "Lo Straordinario" condominio di Eva Clesis

Lo Straordinario
di Eva Clesis
Las Vegas Edizioni, 2018

pp. 236
€ 14 (cartaceo)




Come puoi dire all'uomo che ami che lo stage di cinque mesi per cui avevi tanto insistito, accettando un rimborso spese di cinquanta euro molto di compromesso, e per cui avevi rifiutato il posto di assistente alla poltrona dal dentista di Sesto Marelli [...] insomma come puoi dire all'uomo che ami che lo stage presso la redazione online di Vogue Italia non ha portato al contratto che speravi, e che anticipavi a lui, ai tuoi, a Tea e ai vostri amici come "è cosa fatta"?

Lea credeva che certe cose succedessero solo nei film: quanto può essere assurdo perdere il lavoro e scoprire che il tuo compagno ti tradisce tutto in un'unica giornata? Se poi lui è anche l'intestatario del contratto d'affitto della casa milanese in cui si vive ormai da anni, è fondamentale trovare quanto prima una nuova sistemazione. Quando Lea incappa nell'annuncio di un perfetto appartamento mansardato per una miseria d'affitto, continua quasi a pensare di trovarsi un film. I proprietari sono degli adorabili vecchietti, carini e disponibili. Certo, le chiedono spesso aiuto per un sacco di lavori da fare all'interno del condominio e cercano palesemente di accoppiarla con il loro figlio. Tutto il condominio, chiamato Lo Straordinario, è un incrocio tra una comune hippie e una casa delle bambole. Cosa può esserci di pericoloso ed inquietante in un posto che profuma di lavanda e sambuco e gli uccellini cantano?

"Il tempo passa, ed è tutto qui il nostro tormento": macabre nostalgie per Luca Ricci

Gli autunnali
di Luca Ricci
La nave di Teseo, 2018

pp. 211 
€ 17,00





È una vita che oscilla tra la claustrofobia, la frustrazione e la noia, quella di un uomo borghese di mezza età, imprigionato in un matrimonio a cui non sa più dare senso, con una donna ancora bella ma per cui non riesce a provare il minimo slancio. Lei, Sandra, qualche tentativo, seppur fiacco, lo fa: preferisce ancora "l'ossessione dell'amore" a quella del "disamore" (14). Lui invece, scrittore fallito e privo di scopi, vorrebbe fuggire ma si trova prigioniero di una serie di gabbie concentriche ("scatole contenute in altre scatole", 26): una relazione monogama, la casa, il quartiere, la città, il mondo stesso. Tutto gli appare limite, barriera, cappa opprimente. È in questo clima di sospensione che, in una Roma che si apre all'autunno e inizia a sondarne le possibilità, il narratore si imbatte, in un mercatino rionale, in una fotografia di Jeanne Hébuterne, la bella amante di Amedeo Modigliani. Questo ritrovamento innesca, improvviso e inaspettato, "il desiderio di un terribile amore nuovo" (27), dove terribile non è il desiderio, ma l'amore stesso, ricercato come qualcosa in grado di destabilizzare l'ordinario, di sconvolgere una monotonia sempre più insopportabile. 

«Breviario del rivoluzionario da giovane», di Bruno Osimo

Breviario del rivoluzionario da giovane
di Bruno Osimo
Milano, Marcos y Marcos, 2018

pp. 233
€ 18,00 (cartaceo)


Dopo essersi fatto conoscere come traduttore e autore di libri sulla storia della traduzione, Bruno Osimo è tornato in libreria con un libro tutto suo, in cui racconta di un'educazione politica alle soglie degli anni Settanta.
Già conosciuto come autore di romanzi, con Marcos y Marcos ha pubblicato Dizionario affettivo della lingua ebraica, Bar Atlantic e Disperato erotico fox.
Per questo libro, Osimo fa un passo indietro e torna alla propria giovinezza: siamo nel 1973, Bruno ha quindici anni e la sua formazione umana risente necessariamente delle vicende politiche che si susseguono in quegli anni. Breviario del rivoluzionario da giovane, però, non è un romanzo che racconta gli eventi degli anni della rivoluzione giovanile, ma un'opera che racconta la storia personale e privata di un ragazzo alle prime esperienze di vita, il quale, timido e riservato, inizia a conoscere la realtà dei rivoluzionari settantottini.

Se ce ne andremo avranno vinto loro: la guerra più grande, a Curon, è quella di restare.

Resto qui
di Marco Balzano
Einaudi, 2018

pp. 180
€ 18 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


- Perché vuoi stare qui se rimarremo senza lavoro, se non potremo più parlare tedesco, se distruggeranno il paese?
- Perché qui ci sono nato, Trina. Ci sono nati mio padre e mia madre, ci sei nata tu, ci sono nati i miei figli. Se ce ne andremo avranno vinto loro. (p. 34)
Per molti il campanile che spunta dal lago artificiale è poetico, una stranezza con cui scattare un selfie e passare alla prossima tappa nell'Alto Adige. Ma non sarà così per chi leggerà Resto qui, il nuovo romanzo di Marco Balzano, già vincitore del Premio Campiello nel 2015. C'è tanta poesia nel libro di Balzano, ma soprattutto da ogni pagina trasuda questa profonda convinzione, comune alla protagonista e all'autore:
Fatti, storie, fantasie, ciò che contava era averne fame e tenersele strette per quando la vita si complicava o si faceva spoglia. Credevo che mi potessero salvare, le parole. (p. 6)

Io volevo contare, costruire, esistere.

L'ultimo di noi
di Adélaïde De Clermont-Tonnerre
Sperling & Kupfer, 2018

Traduzione di Margherita Belardetti

pp. 383
€ 18,90 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)



Due piani temporali: 1945 e 1969. Due emozioni: il terrore della morte e la forza vitale dell'innamoramento. Due età: Werner appena nato, Werner ventiquattrenne d'assalto. Due ambizioni: sopravvivere e vivere. 
Parte così L'ultimo di noi, romanzo di Adélaïde De Clermont-Tonnerre, basato sul contrasto: i piani temporali, portatori di istanze ovviamente diversissime, sono però destinati a intricarsi, e non solo perché Werner Zilch è il protagonista di entrambi. Anche perché il dolore del 1945 e la felicità del 1969 sono destinati a ribaltarsi. Qualche esempio (senza rivelare troppo della trama)? Werner viene alla luce sotto le macerie della Seconda Guerra Mondiale: la sua giovane e bellissima madre, Luisa, muore dopo un cesareo di emergenza, già mutilata alle gambe. Il destino del neonato è precario, almeno finché non viene trovata una giovane madre che ha perso il suo bimbo appena nato e accetta di prendersi cura dell'orfanello ormai in fin di vita. Ma l'infanzia di Werner è tutt'altra cosa, grazie a una famiglia che, pur con tante ansie iperprotettive, l'ha amato profondamente.

"Questa voce in me": "Quasi un consuntivo" di Remo Pagnanelli


Quasi un consuntivo
(1975-1987)
di Remo Pagnanelli
Donzelli, 2017

a cura di Daniela Marcheschi

pp. 160
 15,00 (cartaceo)




"ascolto questa voce in me / che pure addormentata / non vuol morire / e s'apre". Leggere questi versi tratti da Preparativi per la villeggiatura di Remo Pagnanelli (1955-1987), a trent'anni dal suo suicidio, ci dà l'idea di cosa abbia rappresentato la scrittura in versi per il giovane poeta e critico maceratese. Una fede sorda e irrazionale capace di rischiarare e aprire certe zone del quotidiano per il resto insensate, ovvero "un bisogno e solo in quanto bisogno una necessità". In definitiva, ciò che giustifica, oggi, un bilancio di questa scrittura condannata a non potere andare oltre il suo stato di 'consuntivo', di verifica ossimoricamente incerta e mai conclusa del proprio essere e della realtà. 

Quasi un consuntivo (1975-1987), edito da Donzelli con l'amorevole cura di Daniela Marcheschi, ripropone dunque al lettore italiano le raccolte a stampa di Pagnanelli pubblicate dopo la sua morte (Epigrammi dell'inconsistenza, L'Orto botanico e Preparativi per la villeggiatura) ma i cui tempi di effettiva stesura abbracciano l'arco cronologico del dodicennio indicato dal titolo. Quello che emerge in primo piano dall'antologia della Marcheschi, oltre all'altissima qualità letteraria dei testi che accolgono echi e suggestioni stilistiche della coeva poesia secondonovecentesca (dagli amati Sereni e Fortini a Bertolucci e Zanzotto, senza snobbare alcuni esiti espressivi della neoavanguardia), è l'assoluto rigore intellettuale che sottende e in-forma la scrittura di Pagnanelli, tanto da configurarsi, questa, come una "laica e moderna 'contemplazione della morte e dell'immortalità' [...]; il guardare la vita con distacco come da un tempo altro, nel laico interrogarsi sulla presenza della morte, sulla sua natura onnipervasiva e distruttrice", come ben scrive la curatrice nella Nota finale.

14 capitoli per trasformare il tuo uomo nel compagno di letture dei tuoi sogni

Come insegnare a leggere all'uomo della tua vita
di Vincent Monadé
Garzanti, 2018

Traduzione di Francesco Bruno

pp. 144
€ 12 (cartaceo)
€ 6,99 (ebook)

Le donne lettrici appassionate e accompagnate da un partner di sesso maschile si possono dividere in due grandi categorie (senza mezze misure, purtroppo). Della prima fanno parte quelle il cui partner ama la lettura quanto loro. L’appagamento intellettuale di coppia è massimo, e nonostante la casa non abbia più posto nemmeno per uno spillo - tanti sono i volumi ammassati in ogni angolo libero - i pomeriggi trascorsi sul divano a leggere e le cene passate a commentare le proprie sensazioni non si contano più tra i ricordi. Al secondo gruppo appartengono quelle che dovrebbero correre in libreria a comprare Come insegnare a leggere all'uomo della tua vita: il loro macho rifugge qualunque forma scritta che non superi le 200 battute e che non riguardi l’andamento del calcio mercato o l’aggiornamento dell’ultima piattaforma per videogiochi. 
«Infatti l’uomo non legge.» (p. 16)

Hette er Føroyar: "Isola" di Siri Ranva Hjelm Jacobsen


Isola
di Siri Ranva Hjelm Jacobsen
Iperborea, 2018

Traduzione di Maria Valeria D'Avino

pp. 215
€ 17,00 (cartaceo)



Con la sua Prince 100 tracciò un cerchio morbido che includeva tutto: le montagne, i fiordi profondi e i tunnel bui.
«Questa non è Europa. Queste sono le Faroe.»
«Hette er Føroyar.»

In alto, in alto, triangolate tra Islanda, Norvegia e Scozia, si trovano 18 isole rocciose, battute dal vento e con scogliere che si tuffano precipitosamente nell'oceano Atlantico: sono le isole Faroe. Questo piccolo arcipelago, formalmente parte del territorio danese, ma in pensieri, parole, opere e omissioni completamente indipendente è il protagonista del romanzo Isola di Siri Ranva Hjelm Jacobsen ed edito da Iperborea. Queste isole ricche di verde, paesaggi mozzafiato e un mare freddo e pescoso, non sempre offrono molte scelte e prospettive agli abitanti del luogo che, con il cuore bagnato e pesante, sono costretti ad emigrare sul continente e sull'amata/odiata madrepatria. Siri Jacobsen, scrittrice e giornalista danese di origini faroensi e alla sua prima opera di narrativa, prende avvio dalle vicende della propria famiglia per raccontare la nostalgia che alberga nell'animo di ogni espatriato e per innalzare un'ode d'amore alle sue isole, adagiate sulla linea dell'orizzonte e richiamo del sangue in esilio.

#CriticaNera. Noir is Blues, and Blues is Noir: l'ultima sonata dell'Alligatore

Blues per cuori fuorilegge e vecchie puttane
di Massimo Carlotto
Edizioni e/o, 2017

pp. 224
€16 (cartaceo)




Avevamo lasciato l’Alligatore di fronte a un bivio: accettare o no di lavorare per Giorgio Pellegrini e aiutarlo a trovare chi aveva torturato, violentato e ucciso Gemma e Martina, moglie e amante del criminale. Era l’ultimo capitolo di Per tutto l’oro del mondo. Poi Massimo Carlotto ha abbandonato il lettore della serie con protagonista l’investigatore senza licenza Marco Buratti per due anni mentre scriveva e pubblicava Il turista per i tipi di Rizzoli, uscito nel 2016.
Fino a pochi mesi fa, quando nelle librerie italiane plana Blues per cuori fuorilegge e vecchie puttane. Un titolo lungo, difficile da memorizzare, ma che racchiude i tre pilastri tematici su cui si fonda la letteratura noir di Carlotto da sempre: la musica blues; la distinzione tra un cuore criminale e un fuorilegge senza scrupoli né codice etico; le donne, che con il crimine e il blues sembrano andare a nozze nell’universo narrativo dell’Alligatore.

#IlSalotto: Antonella Lattanzi e "Una Storia nera"



Una storia nera
di Antonella Lattanzi
Mondadori, 2017

pp 252
 18 (cartaceo)
 9,99 (ebook)

Vito e Carla si sono sempre amati, di un amore tossico, fatto di non detti e di violenze.
Si separano, ma per il compleanno della loro figlia più piccola si ritrovano a cena. Tutto sembra essere “normale”, poi però Vito scompare. Il romanzo parte da questo punto e si snoda come un noir, in una Roma calda e desolante, una città che è lo sfondo di una situazione che potrebbe anche essere la cronaca dei giorni nostri.
La storia è costruita quasi come una sceneggiatura, nella quale l’evento è un pretesto per scoprire le ossessioni delle persone, i vissuti, i pensieri e le azioni. E nella letteratura, come nella vita, il lettore si rende conto che tutte le persone possono avere zone d’ombra, quasi un doppio. L’ambiente si fa personaggio, le descrizioni (dalla pioggia al volo di gabbiani) diventano un tutt’uno con il sentire dei protagonisti. 

#ScrittoriInAscolto - Noterelle su etica, ospiti e incontri.

Per un'etica dell'ospitalità
di Francesco Piantoni
Qiqajon, 2017

pp. 85
€ 9,00



Un piccolo libro per un grande soggetto: quello di Francesco Piantoni è uno studio di ampio spessore concettuale che non intimidisce il lettore con il suo spessore fisico. L’autore è stato ospitato dalla libreria Feltrinelli di Verona, insieme a Marco Dal Corso, docente di Teologia del dialogo presso l’Istituto di Studi Ecumenici San Bernardino di Venezia, Gabriele Argiolas, coordinatore di CGIL-INCA, dove si occupa dello Sportello Migranti, e Damiano Conati, collaboratore della cooperativa sociale della Caritas veronese “Il samaritano”.  
Introdotto e accompagnato per l’intera durata della presentazione dal bravissimo moderatore, Francesco Piantoni ha porto la parola al pubblico con una delicatezza e una pacatezza accattivanti, coinvolgendolo in un viaggio attraverso il tempo e la letteratura. Laureato in filosofia, la sua non è però una prospettiva astratta, bensì quella concreta di chi lavora quotidianamente in una cooperativa, che l'accoglienza la vive e la pratica attivamente. Fin da subito corregge la presentazione entusiastica dei suoi interlocutori, chiarendo di essere un “ricercatore” solo nella misura in cui "ricerca", si pone domande, per non cedere alla barbarie disumanizzante che pare essere la soluzione più facile ai nostri tempi.

"Certi capivano il jazz", di Raffaele Montesano


Certi capivano il jazz
di Raffaele Montesano
Annulli Editori, 2017

pp. 76
€ 8,00

«Il jazz è il fiotto sottile ma costante che esce dall'imbuto della tua arte».
Adoro iniziare le recensioni con una citazione: trovo che in questo modo si metta il libro al primo posto. Come dire, prima il libro, poi la lettura, che è sempre soggettiva.
E in questo caso la citazione mi è di grande aiuto: definisce (il jazz e) il contenuto del libro di cui vi parlerò.
Certi capivano il jazz, trasposizione di un monologo teatrale di Raffaele Montesano del 2013, è un fiotto sottile ma costante che esce dall'imbuto della fantasia, o dell'arte, del suo autore.

I mostri e la magia secondo Eleonora C. Caruso

Le ferite originali
di Eleonora C. Caruso 
Mondadori, 2018

pp. 360
€ 19,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)



Christian è fragile e bellissimo; ossessionato dalla paura di essere abbandonato e completamente autocentrato, non esita a tenere legato a sé chiunque gli sembri necessario al proprio benessere. Alterna momenti di euforia ad altri più frequenti di angoscia o assoluto nichilismo; è dominato dall'inquietudine: "C'è questo pensiero che precede tutti gli altri e che lo accoglie ogni mattina: fai che oggi stia bene. Che voglia restare sotto questo tetto, fai che mi basti". Non basta a sé stesso, ma non gli bastano neanche gli altri, o meglio, non uno solo degli altri. Ad ognuno dei suoi amanti, Christian chiede cose diverse: a Dafne la rassicurazione, a Dante la violenza, a Davide la completezza. Tutto nella speranza di ritrovare un'integrità che sente perduta. 

I testi possono avere una voce? Le parole scritte possono parlare?

Testi che parlano. Il tono di voce nei testi aziendali
di Valentina Falcinelli
Franco Cesati Editore, 2018

pp. 132
€ 12 (cartaceo)


Vi è mai capitato di andare di tanto in tanto a guardare su Twitter cosa vi siete persi della vostra azienda preferita? Di trovarvi a sorridere davanti a una mail ricevuta da un brand dopo un acquisto online? O di ritenere geniale il nuovo spot di questo o quel prodotto? Se la risposta è sì, è segno che l'azienda ha fatto un buon lavoro: il mondo del marketing è sempre meno impersonale; deve invece essere cliente-centrico, più vicino alla persona (si parla infatti di marketing emotivo e di H2H marketing, ovvero "human to human"). 
Per realizzare questa vera e propria rivoluzione comunicativa, bisogna trovare il giusto equilibrio tra grafica, comunicazione, personalità dell'azienda. È un bilancino delicatissimo, quello del nuovo marketing, e Valentina Falcinelli ce ne dà una prova. In primis, occorre decidere il tono di voce (Brand Voice o Brand Language), ovvero la strategia comunicativa  corretta e la voce che l'azienda deve tenere con i suoi clienti.

L'eco di fantasmi coloniali. Ma le tenebre sono altro

I fantasmi dell’Impero
di Marco Consentino, Domenico Dodaro, Luigi Panella
Sellerio, 2017

pp. 552
€ 15,00 (disponibile in e-book)


Etiopia, 1937. Il tema sollecita interesse: un giallo politico-militare nei territori africani appena ribattezzati impero da Mussolini con il proposito di smascherare i falsi miti del colonialismo nostrano, dagli "italiani brava gente" al controllo effettivo sul territorio abitato dalle scorbutiche e orgogliose genti etiopiche. Per non parlare di divisioni e rivalità all’interno dello stesso regime.
Squarci necessari per avere un’idea più vicina ai reali accadimenti di quell’epoca in cui anche di fronte ai coriacei arbegnoch, i resistenti abissini, l’Italia mostra tutta la sua inadeguatezza militare. Credendo di sopperirvi con i gas e lo sterminio dei civili. Tipo Saddam con i curdi pochi decenni fa. Ora però bisogna ragionare su quanto mi è capitato di leggere in alcune recensioni. Deduco provenga da una singola fonte. È un po’ come le piramidi sparse in vari angoli della Terra che sarebbero frutto di una stessa civiltà pregressa scomparsa: ecco, mi sono fatto l’idea che il paragone tra I fantasmi dell’Impero e la discesa in  Cuore di tenebra abbia un’origine unica.

"Streghe" di Adriana Maffei

Streghe 
di Adriana Maffei
flower-ed, 2017

pp. 334

€ 14,00 (cartaceo)
€ 4,99 (ebook)

Una profezia, i destini di quattro donne che si intrecciano, attraversando lo spazio-tempo, in un viaggio che porta alla conoscenza di mondi passati, animato dal coraggio di una donna: Benedetta.
“Streghe” affronta e supera il misticismo legato alla figura magica e folcloristica, della donna che nel tempo è stata oggetto di persecuzioni grottesche e feroci.
Ambientato in epoche diverse, con una fine ricerca storica, dipinge l’immagine della guaritrice, con grande attenzione ai particolari che nel tempo hanno contribuito a creare l’immagine popolare.
La reincarnazione, la vita che si rinnova attraverso i secoli, con squarci di ricordi vividi tratteggiati a pennello sulla tela, rea colpevole di aver subito un’antica maledizione.

Ti dici, Dio, cos'avrà notato di me?

Parlarne tra amici
di Sally Rooney
Einaudi, 2018

Traduzione di Maurizia Balmelli
Titolo originale: Conversations with Friends

€ 20 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)




Nessuno dei due ha fatto un gesto o un cenno di saluto, ci siamo solo guardati, come se fossimo già nel pieno di una conversazione privata impossibile da intercettare. (p. 63)

È una sera come tante altre, quella in cui Frances e Bobbi si esibiscono in uno spoken word; a fotografarle, l'affascinante Melissa, che resta colpita dall'intesa speciale tra le due ragazze. In effetti, Frances e Bobbi sono state insieme alle superiori e adesso, a ventun anni, hanno in comune ancora molto, al di là dello spettacolo: un'intesa fortissima, che sa andare al di là delle parole. Eppure proprio le parole nutrono il loro legame: in poesia, in chat, a voce, in lunghi dibattiti che vanno dalla politica all'etica contemporanea, fino al gossip e alla vita universitaria. La loro intimità è ancora palese e Melissa, fuori dal locale, pensa di invitare le ragazze a casa sua a bere qualcosa e propone di scrivere la loro biografia. 
Ma la casa di Melissa è esattamente come lei: lontana, anzi lontanissima dalla realtà di Frances e Bobbi; Melissa è adulta e ricca, e la sua casa ostenta un'opulenza borghese altra dalle difficoltà economiche di Frances (d'altra parte, completamente disinteressata al denaro) e dall'impegno sociale di Bobbi. Anche il marito di Melissa, che appare per poco tempo sulla porta, è un uomo dalla bellezza spropositata e dall'eleganza mai vista prima da Frances: Nick è un attore e, come spesso avviene nel jet-set, è umorale e instabile, alla ricerca di attenzioni. 

Scrivere, creare, fare foresta.

Faremo foresta
di Ilaria Bernardini
Mondadori, 2018

pp. 191
€ 19 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

Perché mi stavo lasciando con mio marito se tanto poi si moriva? Oppure, al contrario, perché mi preoccupavo di lasciarlo - potevo fare tutto anche sola a partire da questo secondo - se tanto poi si moriva?
C'è un terrazzo nuovo, in una casa che ha appena cambiato proprietaria, una donna che ha appena lasciato il marito e che prova a ricostruirsi una vita accanto al suo piccolo Nico. Sul terrazzo, tante piante moribonde, alcune già morte e altre per cui c'è ancora qualche speranza. Piante ereditate, perché prima Anna, l'io-narrante di questa storia, non era mai stata interessata a radici che attecchissero davvero. Certo, anche lei ci aveva provato con suo marito (che resterà sempre suo marito, poco conta la separazione, poco conta sapere il suo nome), ma la loro pianta della felicità era andata rinsecchendosi, e diventando deserto. Non è facile ricominciare, per lei che ha vissuto in contemporanea alla sua separazione la vicinanza della morte: il quasi-cognato Alessandro deve riprendersi da un grave incidente frontale in moto; e l'amica di sua sorella, Maria,  viene colpita da un aneurisma proprio davanti ad Anna. La morte è stata accarezzata da vicino e tutto questo mette in moto pensieri e riflessioni di Anna, stretta in una spirale di dolore privato e comune. 

"Romanzo privato", vicende familiari: l'esordio di Paola Mazzaglia

Romanzo privato
di Paola Mazzaglia
Marsilio, 2017


148 pp.
€ 17,00


Gli ingredienti del romanzo d'esordio di Paola Mazzaglia, già fondatrice dell'agenzia Camelot, sono pochi e semplici: una madre, un figlio, un paesino della Sicilia dove il tempo sembra non trascorrere; e ancora, l'enorme e ingombrante personalità della donna, Maria, attorno alla quale ruotano le vite di diversi compaesani, contrapposta alla riservatezza e voglia/necessità di esplorazione e crescita personale del ragazzo, Mariano; infine, una terza persona, Rosina, una giovane ragazza che andrà a innescare la miccia di questo candelotto di dinamite che sono i rapporti umani e genitoriali.
Romanzo privato, al di là della trama e dei risvolti, è un romanzo di doppia formazione, che coinvolge sia chi la fase della formazione la sta vivendo in prima persona per esperienze e per età, sia chi invece è convinta, forse, di aver chiuso con i cambiamenti. Dopo tutto, ci si può chiedere, quali sfide può affrontare una donna che ha superato i cinquanta, con un figlio e delle relazioni amicali stabili, la cui posizione sociale all'interno della comunità è stabile e solida? Ma se i romanzi di formazione insegnano qualcosa, è proprio questo: non ci sono età né apparenti stabilità che consentano di resistere (o, in alternativa, di perire) alla forza del cambiamento.

#IlSalotto - Sara Rattaro e il suo nuovo libro

Uomini che restano
di Sara Rattaro
Sperling & Kupfer, 2018

pp. 250

€ 16,90 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


Quali sono gli uomini che restano? Perché e come decidono di restare? Queste le domande che possiamo farci dopo aver letto l’ultima pubblicazione di Sara Rattaro “Uomini che restano”, appunto.
Come in molti libri precedenti, le protagoniste sono donne: Fosca e Valeria si incontrano per caso sul tetto di un edificio. Entrambe, per motivi e in modi diversi, sono state lasciate e si trovano a dover rivedere le proprie scelte di vita, ma soprattutto i sentimenti verso i compagni che hanno deciso di percorrere strade diverse.
A Genova si svolge la maggior parte delle scene, e la città diventa una terza protagonista come una voce fuori campo che conduce il lettore ad ulteriori riflessioni oltre a quelle che suggeriscono i personaggi della storia.

L'alleanza delle discipline. Su "La donna non esiste. E l'uomo?" a cura di Nicla Vassallo

La donna non esiste. E l'uomo? Sesso, genere, identità
di Nicla Vassallo (a c. di)
Codice edizioni, 2018 (prima ed.)

pp. 142
€ 18, 00



Indugio prima di preparare la nota che segue: ho bisogno di lacerare la menzogna della critica indistinta che discende come dall’alto. A parziale discolpa, mi ci costringe l’argomento del saggio, elemosino la pazienza di lettrici e lettori. Chi sono io? Interrogativo sibillino, cui pure cercherò di rispondere più agilmente possibile, strappando verità all’attuale: maschio – cisgender – eterosessuale. Tanto basta a descrivere qualcuno. È dunque necessario che ancor più docilmente mi addentri nel territorio dell’opera collettanea “La donna non esiste. E l’uomo?” a cura di Nicla Vassallo per Codice edizioni. Timore, forse? Nient’affatto, piuttosto deferenza, poiché “sesso, genere e identità”, questioni rilevate dal sottotitolo, investono il soggetto nella sua intimità più particolare, lo scrutano alla maniera d’un anatomista.

«Una nuvola nera, nera come l'inchiostro versato su centinaia, migliaia di pagine che nessuno avrebbe mai letto».

Il diavolo nel cassetto
di Paolo Maurensig
Einaudi, 2018

pp. 114
€ 13,50 (cartaceo)
€ 7,99 (ebook)



Dichterruhe era diventato un luogo pescoso di anime disilluse, macerate nell'attesa, dove valeva la pena affondare la rete. (p. 46) 
Un autore di successo è anche un ricettacolo di manoscritti in attesa di una valutazione (o di una conferma della loro unicità): lo sa bene il narratore di Paolo Maurensig, così simile a lui, che si trova a scartabellare tra migliaia di pagine ricevute in visione. Improvvisamente, dalla massa incolore e terribilmente deprimente, riemerge un manoscritto sfuggito anni prima, una storia in grado di catturare completamente il narratore: ma la storia è anonima, come lo è il narratore, e celata è anche l'ambientazione, un paesino sulle montagne svizzere.
Eppure, pur (o forse proprio grazie) in questa vaghezza, si sviluppa una storia che si muove sul crinale del racconto fantastico e rischia di travalicare in un horror che ha sempre qualcosa di favolistico. Infatti, il narratore del manoscritto, che per comodità viene soprannominato Friedrich, si reca nel paesino svizzero rinominato Dichterruhe per partecipare a un convegno di psicologia, con la speranza di trovare nuovi autori per un editore specialistico. Da subito, l'atmosfera è vagamente sinistra: lungo il tragitto al convegno, uno strano prete dall'andatura svelta gli consiglia di non indugiare nel bosco, perché ci sono volpi ovunque, particolarmente aggressive, che possono attaccare la rabbia. Poi, quasi magicamente, l'uomo scompare dietro una curva e Friedrich, angosciato, cerca di uscire il prima possibile dal bosco, con un'istintiva paura nelle ossa.

L'uomo che amava i libri: il cinema di François Truffaut, regista bibliofilo per eccellenza

François Truffaut.
La letteratura al cinema
a cura di Denis Brotto
Marsilio, 2018

pp. 159
euro 16,00

François Truffaut, la letteratura, il cinema: chissà se questo ménage a trois d’elezione artistica avrebbe esaurito oggi la sua peculiare alchimia. Purtroppo, come è noto, non è dato saperlo: il regista, sceneggiatore, attore e critico simbolo delle Nouvelle vague morì prematuramente nel 1984, all’apice del successo e della propria parabola creativa, lasciando in eredità capolavori come Jules et Jim (1962), Fahrenheit 451 (1966), Effetto notte (1973), L’ultimo metrò (1980) e soprattutto I 400 colpi (1959), primo fortunatissimo capitolo della cosiddetta “saga” del personaggio Antoine Doinel (la cinquina di lungometraggi interpretati da un Jean-Pierre Léaud in stato di grazia, alter-ego nonché attore feticcio del suo creatore). A più di trent’anni dalla scomparsa, Truffaut si conferma uno dei cineasti più amati e studiati nel mondo, un riferimento imprescindibile per chiunque abbia trovato nella settima arte una professione o una non meno totalizzante passione: non si contano le monografie, i contributi saggistici in rivista o in volume, le rassegne e i cineforum dedicati. E c’è una costante: il suo cinema tende a piacere a chi, come lui, amava leggere. Di più: amava leggere per poi trasporre sul grande schermo quegli stessi racconti, romanzi, epistolari e diari; oppure, in modo meno referenziale, replicarne atmosfere e suggestioni, in pellicole popolate non di rado da bibliofili, grafomani e addirittura uomini-libro. A questo felicissimo rapporto di ibridazione feconda l’Università degli Studi di Padova ha dedicato nelle giornate del 28 e 29 maggio del 2015 il convegno François Truffaut. La letteratura al cinema, i cui interventi, con la cura di Denis Brotto, sono stati appena pubblicati da Marsilio per inaugurare la nuova, omonima, collana (“La letteratura al cinema”, per l’appunto).