#CriticaNera - Il mio campo è la caccia. E l'animale più difficile da cacciare è l'uomo.

L'uomo del labirinto
di Donato Carrisi
Longanesi, 2017

pp. 400
€ 19 (cartaceo)
€ 11,99 (ebook)


C'è un posto da cui non può scappare. Ed è lì che avverrà la caccia: non là fuori, ma nella tua mente. 
Quindici anni senza sapere più niente di lei, poi, improvvisamente, il ritrovamento: Samantha Andretti, scomparsa a tredici anni, è stata ritrovata nuda e con una gamba rotta in un bosco nella periferia del paese e portata in salvo all'ospedale Saint Catherine. Ad ascoltare la notizia sconvolgente, c'è Bruno Genko, l'investigatore privato che la famiglia di Samantha aveva assoldato anni prima, ma invano: il caso era rimasto irrisolto, presto la madre di Samantha era morta e il padre aveva preferito andarsene lontano. Insomma, tutto era fintamente ripreso a scorrere, mentre un pensiero fisso rintoccava: dov'è Samantha? È ancora viva? Infatti,  
Con la morte si patteggia: dopo un po', il ricordo prende il posto del dolore. Ma quando non sai che fine ha fatto una persona a cui vuoi bene, ti resta solo il dubbio. E non ti abbandona finché non ottieni qualche risposta.
Adesso le risposte potrebbero arrivare: certo, Samantha è confusa e in stato di shock, ma a parlare con lei c'è un profiler sui generis, il dottor Green, che intende trovare il rapitore di Sam indagando nella sua mente, muovendosi con la giusta dose di perseveranza e di delicatezza attraverso il dedalo dei ricordi della ragazza. Samantha è stata rinchiusa per quindici anni in un labirinto senza finestre, con la luce inquietante del neon: è cresciuta senza potersi osservare donna, ha perso le fattezze da pre-adolescente continuando a giocare alle sfide lanciate dal mostro. Sfide sempre più difficili e sadiche che, se superate, le avrebbero garantito un po' di cibo e quel che può bastare a sopravvivere. Insomma, per tutto quel tempo Samantha «era stata l'animale nella gabbia, la creatura da ammirare», senza che lei potesse anche solo vedersi in uno specchio. Del mostro, ricorda il suo aspetto singolare, lo stesso che sarà confermato, con molte perplessità, dal ragazzo che ha trovato Samantha e chiamato i soccorsi: si tratta di un enorme coniglio, con gli occhi a forma di cuore. 
Dopo il primo inevitabile stupore, non resta che scoprire chi si cela dietro la maschera inquietante di un personaggio da fumetto. Ma Green non è il solo a cercare di indagare: Genko riprende le ricerche da solo, ben sapendo di non poter far affidamento sulla polizia, perché tra lui e i suoi ex colleghi non corre buon sangue ormai. Però il contratto firmato con la famiglia di Samantha è ancora valido e Genko intende onorare il suo patto, anche se sono tante le complicazioni: intanto, la sua patologia lo porta ad avere una perenne spada di Damocle sulla testa; poi il "mostro" è difficile, se non impossibile da identificare, e non si sa ancora niente del labirinto dove aveva rinchiuso Samantha. Ma una certezza rassicura le ricerche:
Non esiste azione umana che non lasci tracce. Specie se si tratta di un atto criminale. [...] Non esiste il crimine perfetto, esiste solo l'indagine imperfetta.
Parte così la ricerca più appassionante, che porterà Green a vagare nei ricordi di Samantha, spesso confusi e mistificati (per sopportare il dolore), tra lapsus, atti mancati, delirio e rilettura; e Genko a scavare nel passato del paese, sbattendo la faccia contro una realtà a dir poco inquietante. E in questo Donato Carrisi è un grande: sa come trasportarci nei meandri della psiche umana, indagandone gli aspetti perversi e malvagi. A ogni romanzo ci ricorda che il male è in mezzo a noi, scorre sottotraccia, serpeggia nel deep web, ma anche nelle famiglie, negli oratori, dove apparentemente dovremmo essere salvi. E invece...
Per i lettori del Suggeritore, questo romanzo riserva poi una sorpresa enorme, che ha a che fare con una delle sue protagoniste più amate: Mila Vasquez. Ma altro non posso dire, per non rovinare i colpi di scena che, come sempre, sono da maestro del thriller. 

GMGhioni



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