Invito alla lettura - Paul Valery

Poesie e il dialogo  L’ANIMA E LA DANZA
di Paul Valery  
Milano, Feltrinelli, 1962


È  lo stesso Paul Valery a specificare come ad ogni componimento poetico non possa corrispondere un solo significato autentico, «vero, unico, conforme o identico a qualche pensiero del poeta. In poesia non si tratta per nulla di trasmettere a qualcuno qualcosa di intelligibile che passi nella mente d’un altro, ma di determinare nel primo uno stato di cui l’espressione sia precisamente e particolarmente quella che glielo comunica. Qualunque sia l’immagine o l’emozione che si forma nell’appassionato di poesia, essa vale e basta se in lui genera questo reciproco rapporto tra la parola-causa e la parola-effetto».[1]
I seguenti versi di Valery sono irradianti di quel mondo simbolico e surreale che caratterizza il suo animo poetico. Il quadro lirico è uno dei preferiti del poeta, quello notturno: la luna illumina e segna l’ombra di qualcuno non ben definito, sui gradini, in attesa. È proprio l’incertezza riguardo le possibili azioni umane a creare un’ aura surreale alla traslatio poetica. L’Ombra attende qualcuno? È la descrizione lieve di un evento probabile o imprevisto, o semplicemente il momento in cui qualcuno  contempla lo scenario lunare? Attraverso un’aggettivazione curata (esile luna, sacro lume lieve argento, iridata trina, setosi cigni, carene lucenti, sfoglia infinita) il poeta ci fa entrare nel proprio immaginario paesaggistico lirico. Di notte si staglia la lucentezza dei cigni che vagano per il canneto provocando, volontariamente, movimenti concentrici all’acqua. Ecco quindi il poeta rivolgersi a qualcuno.
La doppia invocazione  tu, tu vivi?Deserto di gaudio estasiato ci rinvia al quesito su quale possa essere il destinatario: il cigno di cui parla Valery? A chi appartiene il debole palpito che muore della smaltata acqua… consumando l’erma soglia degli echi di cristallo….? Forse una donna, un uomo in attesa del proprio o della propria amata. Gli attimi, i fremiti, gli inizi, i turbamenti, le emozioni, le relazioni trovano uno spazio simbolico, affascinante, profondamente vissuto o solo immaginato, nello spazio notturno, soprattutto quando è la luna a testimoniare gli eventi, a illuminarli in parte, a nasconderli tra i canneti, tra le paludi del cuore e gli echi di cristallo.
Come un diamante fatale, la luna attrae e allontana, avvicina o cela, testimonia o incrina.
Proprio come nelle favole.

Fantasia

L’esile luna versa un sacro lume
tutto un velo tessuto, lieve argento,
sui gradini di marmo, dove l’Ombra
viene a sognare, e l’iridata trina
d’una biga di perla l’accompagna.

Per i setosi cigni che il canneto
sfiorano con le penne di carene
quasi lucenti essa sfoglia infinita
una rosa, i cui petali di neve
fanno cerchi sull’acque. E tu, tu vivi?
O deserto di gaudio estasiato
dove il debole palpito muore
 della smaltata acqua, consumando
l’erma soglia degli echi di cristallo…

Di molle rose, la confusa carne
a fremere comincia, se d’un grido
il diamante fatale con un filo
di luce la sua immensa
favola incrina.

Qualche critico ha parlato di illegibilità delle poesie di Valery. Più che illegibilità parlerei di difficoltà interpretative rispetto al nucleo centrale della poesia stessa. I versi aprono a molteplici possibilità di analisi. Il percorso di formazione di Valery giunge a riflessioni e a suggestioni filosofiche, estetiche, religiose, antropologiche e ad un ricercato simbolismo. La dimensione del sogno, la visione interiore, l’immaginazione ambigua rappresentano solo alcune delle modalità simboliche a cui approda il poeta.  
Nei versi seguenti l’autore mette al centro l’immagine del contrasto tra anima e corpo, tra carne sovrana, profonda traditrice dell’animo e l’ essere indifeso. Nessuna costrizione e nessun demone plagiano il comportamento del protagonista/o che si rende però colpevole di offesa ad un  Dio. Si avverte un’inquietudine affettivo-spirituale che aspira da un lato ad eliminare una parte soprannaturale divina per poi invece “recuperarla in maniera pura e scevra da contaminazioni”.
Anche in questo quadro surreale tutto accade nell’ombra. Il protagonista/o convive con i propri desideri, i sogni si mescolano a tratti reali, il candore ardente accarezza i pensieri, l’immagine sensuale del desiderio fisico si amplia e poi si ferma a causa dei confini prematuri e casti che contrastano con il periglio di braccia a un collo d’uomo.
Chi tra le braccia di costui/ei si dona? chi fugge e chi s’immelma?
Rimangono gli ampi sospiri che equivalgono ai desideri.
Su tutto domina l’immagine spirituale affettiva del Cigno-Dio

Ieri la carne, ieri la sovrana
e la profonda carne m’ha tradito;
ma senza una lusinga, senza sogno.
Nessun effluvio né demone m’offerse
il periglio di braccia a un collo d’uomo
morenti immaginarie; né dal Cigno-Dio
di piume offeso il suo candore ardente
mi sfiorava il pensiero.

                                            E quale nido
            tenerissimo avrebbe conosciuto,
se tutta incline alle mie membra unite
un’offerta adorabile inviolata
io fui nell’ombra. Ma il sonno si prese
di sì grande dolcezza, che annodata
a me stessa nel vano dei capelli,
il mio nervoso impero mollemente
ho perduto. Frammezzo alle mie braccia
un’altra mi son fatta…Chi si dona?
Chi fugge? Chi s’immelma? A quale occulta
piega il mio cuore si fuse? Qual conca
ripete il nome che ho perduto? E so
qual perfido riflusso mi distolse
dai miei confini prematuri e casti
e mi riprese il senso del mio ampio
sospiro? Come posa
l’uccello, e m’assopii.[2]

In questi versi l’autore ricerca corrispondenze e analogie personificate tra gli stati emozionali vissuti e i quadri paesaggistici, tra i fenomeni naturali e gli eventi che spesso hanno a che fare con l’ambiguità delle relazioni. Costante rimane in Valery il tentativo di discontinuità dei segni tipici del linguaggio poetico. I versi lirici sono intrisi di significati allusivi,  che partono dall’anima del poeta: tra anima e danza l’autore delinea un susseguirsi di immagini metaforiche  ed espressive, in cui è possibile anche l’interpretazione figurale.  




[1] Dalla prefazione di P. VALERY, Charmes, col commento di Alain, 1929.
[2] Paul Valery Poesie e il dialogo  L’ANIMA E LA DANZA, Milano, Feltrinelli, 1962, pp. 27, 77, 78.