Frankenstein di Mary Shelley
di Giulio Antonio Gualtieri e Riccardo De Stena
Star Comics, 2015
pp. 111
€ 15.00
Una delle particolarità del Frankenstein di Mary Shelley è la sua capacità di non mostrarci mai nulla dei fatti salienti e al contempo farci invece sprofondare in dettagliate descrizioni dei paesaggi cui Victor Frankenstein è solito affidare i suoi pensieri durante lunghe cavalcate o vagabondaggi. È tutto in questa dicotomia lo scontro tra nichilismo e romanticismo che la Shelley usa come scheletro per il suo romanzo: se da una parte la scrittrice ironizza velatamente sugli ideali romantici (prendendo di fatto in giro anche il marito e la sua cerchia di amicizie) costruendo con Victor Frankenstein un personaggio concentrato solo su sé stesso, sui propri pensieri e su ideali cui non è mai in grado di essere all'altezza, dall'altra si adopera per nascondere agli occhi del lettore qualsiasi immagine che evochi una metodologia o una procedura usata da Frankenstein per portare in vita il mostro. Certo, la Shelley accenna agli studi di Victor e qualcosa ce lo fa intuire, ma l'oscurità con cui è ammantata la nascita del mostro non è altro che l'ennesimo tassello con cui la scrittrice pone le basi per il nichilismo che pervade il Mostro, l'uomo moderno davvero sofferente perché in reale connessione col mondo e i suoi abitanti, altro che la tristezza aristocratica e pigra dei romantici.
di Giulio Antonio Gualtieri e Riccardo De Stena
Star Comics, 2015
pp. 111
€ 15.00
Una delle particolarità del Frankenstein di Mary Shelley è la sua capacità di non mostrarci mai nulla dei fatti salienti e al contempo farci invece sprofondare in dettagliate descrizioni dei paesaggi cui Victor Frankenstein è solito affidare i suoi pensieri durante lunghe cavalcate o vagabondaggi. È tutto in questa dicotomia lo scontro tra nichilismo e romanticismo che la Shelley usa come scheletro per il suo romanzo: se da una parte la scrittrice ironizza velatamente sugli ideali romantici (prendendo di fatto in giro anche il marito e la sua cerchia di amicizie) costruendo con Victor Frankenstein un personaggio concentrato solo su sé stesso, sui propri pensieri e su ideali cui non è mai in grado di essere all'altezza, dall'altra si adopera per nascondere agli occhi del lettore qualsiasi immagine che evochi una metodologia o una procedura usata da Frankenstein per portare in vita il mostro. Certo, la Shelley accenna agli studi di Victor e qualcosa ce lo fa intuire, ma l'oscurità con cui è ammantata la nascita del mostro non è altro che l'ennesimo tassello con cui la scrittrice pone le basi per il nichilismo che pervade il Mostro, l'uomo moderno davvero sofferente perché in reale connessione col mondo e i suoi abitanti, altro che la tristezza aristocratica e pigra dei romantici.