#ScrittoriInAscolto - "Il segreto è la contaminazione culturale", Dorit Rabinyan ci racconta il suo Borderlife


“La società europea si faccia contaminare dalle diverse identità utilizzando anche il sapere arabo”
Queste sono le prime parole che mi colpiscono, durante la bella intervista a Dorit Rabinyan, a cui ho partecipato grazie all'incontro riservato ai blogger che la casa editrice Longanesi ci ha regalato in una mattina di fine maggio, in occasione della presentazione del suo ultimo romanzo al Salone del Libro di Torino, quando la scrittrice ci incontra per raccontarci qualcosa di più del suo Borderlife
Non è il suo primo libro; Dorit Rabinyan, nata nel 1972 in Israele, da una famiglia ebrea trasferitasi dall'Iran, ha già scritto due romanzi e anche un soggetto televisivo, oltre ad alcuni libri per bambini. In Borderlife, uscito nel 2014 e vincitore nel 2015 del premio della fondazione Bernstein, il soggetto è quasi autobiografico; ma la fortuna del libro è dovuta soprattutto alla censura. È infatti stato bandito dalle letture liceali in Israele, ed è immediatamente diventato un caso internazionale. La polemica mediatica che si è scatenata e che ha visto l’autrice sostenuta da altri scrittori famosi come Amos Oz è Abram Yehoshua nasce perché in questa storia d'amore, tra un un'ebrea e un palestinese, lo stato di Israele ha visto un incitamento ai matrimoni misti.

#RileggiamoConVoi - giugno 2016

Foto di © DeboraLambruschini
Cari lettori, 
ci siamo! Anche quest'anno il #RileggiamoConVoi si tinge di estate e si trasforma in #LibriSottoLOmbrellone, con i consigli per le letture in ferie; come sapete, non troverete solo bestseller facili, da bambini vocianti e nonne che gridano come vicini di ombrellone. No, il nostro motto è: in ferie abbiamo più tempo per leggere e, dunque, anche per concentrarci! 
Troverete libri appena usciti, ma anche intramontabili e libri di qualche mese o anno fa, che vogliamo non far uscire dai cataloghi. 
Come sempre, se cliccate sui link leggerete le nostre recensioni e già capirete se quel libro può fare per voi...

Buona lettura! 
La redazione

Lettera d'amore in scrittura cuneiforme: amore, polifonia, Praga e un alfabeto arcaico


Lettera d'amore in scrittura cuneiforme
di Tomáš Zmeškal
Safarà Editore, 2016

pp. 384
€ 19,50 (cartaceo) 

Lettera d'amore in scrittura cuneiforme, scritto da Tomáš Zmeškal nel 2008, è appena uscito nella sua traduzione italiana per i tipi di Safarà Editore e noi abbiamo avuto la fortuna di leggerlo in anteprima

L'autore, classe 1966, esordisce proprio con questo romanzo grazie al quale si è aggiudicato il Premio dell'Unione Europea per la Letteratura. Tutto promette bene e le aspettative di lettura sono alte.

Il romanzo, ambientato in epoca contemporanea, viaggia tra il tempo e lo spazio, avanti e indietro nei decenni, per farci conoscere tanti episodi diversi della vita dei protagonisti, della loro famiglia e di quella di tutti i numerosi personaggi che affollano il panorama narrativo. Sullo sfondo di questa narrazione vi è la città di Praga, magica e incantata.

Il termine che meglio descrive questo testo è polifonia, un libro fatto di tanti generi diversi: il puro romanzo, il fantasy, l'onirico, la lettera, il diario. L'autore tiene le redini di tutta questa varietà, facendo emergere come protagonista una storia d'amore che lega due persone: Josef e Květa.

La tenacia di un popolo. Protagoniste le donne

La guerriera dagli occhi verdi
di Marco Rovelli
Giunti, 2016

pp. 158
16,50


La guerriera dagli occhi verdi” è un libro partigiano, nel senso che Rovelli, musicista oltre che scrittore, parteggia in maniera netta. Questo carattere engagé, oggettivamente manicheo, viene tuttavia alleggerito dalla poetica di molte pagine e trova un suo contraltare. Se il romanzo raggiunga o meno un equilibrio soddisfacente, è questione soggettiva. Secondo me, sì e questo lo dobbiamo all’amore, letterario e umano, che Marco Rovelli riversa sulla figura, oramai mitica fra i guerrieri curdi, di Avesta Harun. Dopo avere letto una sua intervista sul “Foreign Policy”, Rovelli si mette sulle tracce delle donna e va in Kurdistan. Nel frattempo gli giunge notizia della sua morte e allora non ha più dubbi: ne racconterà la storia a partire da quando non era Avesta ma Filiz.

Marco Rovelli, "La guerriera dagli occhi verdi"

La guerriera dagli occhi verdi
di Marco Rovelli
Giunti Editore, 2016

pagine 158





"Noi stavamo sempre in strada, ci rincorrevamo, ci bagnavamo. Però sai che i giochi che facevamo non me li ricordo più? Forse non li abbiamo mai fatti, mi viene il dubbio. Quello che mi ricordo è che il nostro gioco era diventato nasconderci dalla polizia. Venivano, insultavano, arrestavano, picchiavano. E guai se ti scappava una parola in curdo davanti a loro. È per questo che sono qui, noi non siamo cresciuti come bambini, ma dopo di noi i bambini dovranno essere bambini, dovranno avere la possibilità di giocare".
Avesta Harun ha poco più di trent'anni quando muore in uno scontro a fuoco con i tagliagole del Daesh, ultima di tante disgrazie che da tempo immemorabile affliggono il popolo curdo, ma la sua breve vita è stata intensa, faticosa ed esemplare. Da dieci anni ha aderito alla resistenza curda, divenendone ben presto un leader e un esempio per numerose altre ragazze che la seguono in quel percorso di crescita e di autoaffermazione difficile, pericoloso e (forse) senza fine, estrema reazione - eppure l'unica possibile - al tentativo di cancellazione dell'intera etnia curda da parte dello Stato turco, non solo con le armi ma anche tramite un sistema scolastico in cui i bambini che inavvertitamente pronunciano qualche parola nella lingua curda vengono picchiati dagli insegnanti, come dalla polizia vengono picchiati gli adulti che osano lamentarsi con uno Stato che li costringe a condizioni di vita in villaggi senza elettricità, strade, servizi essenziali, eppure ne pretende la completa sottomissione e la rinuncia alle proprie origini. Essere partigiana e donna, inoltre, rappresenta di per sé un atto rivoluzionario in un universo a misura di maschio. "Qui la donna è libera, impara a conoscere la propria importanza", dice Avesta.

#Strega16 - Sulle orme di un "ribelle rispettosissimo", don Lorenzo Milani

L'uomo del futuro. Sulle strade di Don Lorenzo Milani
di Eraldo Affinati
Mondadori, 2016

pp. 180
€ 9,99 (ebook)


Dovremmo superare l'interpretazione letterale di don Milani. Cogliere il suo midollo spinale. Lo potremmo fare solo a partire da oggi. Coi fumi delle vecchie battaglie ormai spenti. Nel nuovo mondo che ci aspetta. 
In questa singolare biografia, quasi un pellegrinaggio lungo i «luoghi dell'esperienza» di don Lorenzo Milani, Eraldo Affinati si misura con il passato di un grande uomo, controverso e, anche per questo, spesso misinterpretato e osteggiato. E, tuttavia, imprescindibile: quante volte si sente citare Lettera a una professoressa senza riflettere sulle radici sociali e culturali dell'autore? Eppure don Milani ha fatto scuola, in tutti i sensi, senza temere di proporre qualcosa fuori dal coro, o di affrontare l'educazione a piene mani, come ribadisce Affinati:
Bisogna agire in fretta. Non lasciarsi irretire dall'indecisione, dal pensiero che frulla su se stesso. Non come farebbe l'uomo istintivo, privo di guida razionale, ma nella consapevolezza delle infinite elucubrazioni che ci hanno preceduto.

"Spezie, spezie delle mie brame...": Francesco Antinucci racconta la storia di un lusso antico e necessario

Spezie.
Una storia di scoperte, avidità e lusso
di Francesco Antinucci
Laterza, 2016 (prima edizione 2014)

pp. 160

Euro 10,00

La prima buona ragione per leggere Spezie, il bel libro di Francesco Antinucci appena ripubblicato da Laterza nella collana Economica, è essenzialmente di carattere storico: il libro è innanzitutto un viaggio alla scoperta delle erbe e delle polveri culinarie, delle relative applicazioni in cucina e delle ricadute sulla politica e sull’economia, oltre che sul gusto e sul costume. La seconda ragione, che nell’opinione di chi scrive è forse la più importante, è invece, per così dire, antropologica e sociologica. Perché il volumetto è sì, senza dubbio alcuno, una ricostruzione puntuale delle fortune e delle sfortune riscosse da queste preziosissime merci in seno ai popoli e alle culture, ma è anche, e soprattutto, una presa d’atto del fortissimo potere esercitato sull’essere umano dai valori cosiddetti simbolici e rappresentativi dei beni materiali. Una fascinazione da sempre esistente, e dunque da sempre attuale, e che oggi come oggi non può non far riflettere, in modo critico e finanche poco consolatorio, sulle possibili conseguenze negative dei processi di autocelebrazione e autorappresentazione.

#PagineCritiche - A cosa pensate quando leggete un titolo così?

Teste mozze. Storie di decapitazioni, reliquie, trofei, souvenir e crani illustri
di Frances Larson
UTET, 2016

Traduzione di Luca Fusari

pp. 291
€ 17 (cartaceo)
€ 7,99 (ebook)


La testa mozza è affascinante e orripilante perché nega una delle dicotomie fondamentali che usiamo per capire il mondo: l'idea che le persone e gli oggetti si definiscano per antitesi. Presenta una dualità apparentemente impossibile.
Una testa decollata può essere tante cose: una persona cara, un trofeo, un esemplare scientifico, la prova a carico di un crimine, uno strumento didattico, una reliquia, una fonte di ispirazione, uno scherzo. Può essere oggetto di scambio, dispositivo di comunicazione, pedina politica o eredità di famiglia; e può essere molte di queste cose insieme. La loro definizione è instabile e in drastica oscillazione, il che è uno dei motivi per cui i resti umani hanno il potere di disorientarci. (pp. 22-23)
Il titolo, così enigmatico, "mozzo", è allusivo e curioso. Anche la copertina, con illustrazioni da varie epoche, è indubbiamente curiosa. Se superate l'ansia da timore di sporcarvi le mani da lettori con pezzi anatomici, scoprite che anche il saggio è altrettanto curioso. Frances Larson, che si occupa da anni di antropologia e storia della medicina, fonde queste sue conoscenze in uno studio che è al tempo stesso rigoroso e ammiccante: l'ampia bibliografia attesa il primo elemento; per il secondo, bisogna leggere almeno un capitolo del saggio. Allora vedrete che le varie teste (rimpicciolite, trofeo, giustiziate, incorniciate, miracolose, d'osso, dissezionate, viventi) vengono sempre "maneggiate" con cura e con rispetto. È la storia, semmai, a non aver tratto con il giusto rispetto teste che un tempo erano vive, ma Frances Larson non giudica, lascia che siano i lettori a trarre le proprie considerazioni dai fatti storici. Non è tanto la parte dedicata alla giustizia con varie decollazioni a sconvolgere: ghigliottine, scuri e boia fanno parte dell'immaginario giudiziario del passato. E, contrariamente a quanto si può pensare, l'invenzione della ghigliottina toglie molta spettacolarità alle esecuzioni pubbliche di criminali o traditori; e anzi è una pratica rapida, in qualche modo clemente nei confronti del condannato, perché la pena dura poco:

I jeans di Bruce Springsteen: tra ironia e disincanto, fiction e memoir, il racconto di un pezzo d'America e di vita

I jeans di Bruce Springsteen e altri sogni americani
di Silvia Pareschi
Giunti editore, maggio 2016

pp. 192
€ 15

Problema: come definire questo libro, opera prima di Silvia Pareschi? Memoir? Raccolta di racconti, immagini, pezzi di vita? Personalmente non ho mai amato troppo le etichette e, quel che è certo, ad un testo come questo andrebbero decisamente troppo strette. Un ibrido, un insieme ben strutturato tra fiction e realtà, pezzi di vita dicevo poco sopra, che l’autrice riesce ad ordinare per raccontare un Paese – l’America, patria d’adozione – e le sue contraddizioni. Con garbo ed ironia, senza cedere a sentimentalismi o critiche sterili, rifuggendo gli stereotipi dell’italiana all’estero, per restituire infine al lettore un quadro vivido, a tratti bizzarro e divertente, molto spesso doloroso, di un mondo imperfetto, ma che qualche volta sorprende ancora per bellezza e umanità. Un ritratto personale, sincero, che racconta luci ed ombre di una società spesso contraddittoria, su cui lo sguardo critico di Pareschi si sofferma alternando episodi surreali a storie di intensità struggente, la banalità del quotidiano alle pagine di cronaca, la città all’ambiente naturale, scegliendo la periferia delle cose, il particolare, per tentare di comprendere la complessità di quel mondo e delle persone che vi si muovono.

#ScrittoriInAscolto - Vecchioni allo ScrittuRa Festival ci ha raccontato la sua felicità


La vita che si ama
di Roberto Vecchioni
Einaudi,  2016

pp. 168
€ 16.50 (cartaceo)


«Felicità non è quando stiamo bene, no. Quelli sono solo attimi di gioia. Felicità dev’essere tutta la tua vita. La felicità esiste sempre e comunque. Essere felici di essere vivi, di provare dolori e sconfitte. Non è immobilità, imperturbabilità. È battaglia, è combattimento.»

Inizia così Roberto Vecchioni nel presentare il suo La vita che si ama. Storie di felicità, edito da Einaudi. Un libro dovuto, necessario per chiarire a sé e ai suoi figli un po’ di quelle cose importanti che non trovano mai il momento giusto per essere dette. Il teatro di Lugo è stracolmo: al loggione siamo in doppia fila. Non si appollaiano sulle mie spalle solo perché vedono che ho un taccuino e scrivo.
«Il destino...? Macché. Nessuno dall’alto, voglio pensarci io. Il destino ci prova a fotterti, ma siamo noi a dover fottere lui. Noi tutti siamo più grandi del destino. Ed è questa la felicità. Felicità è combattere contro l’impossibile, andare all’inferno e sconfiggere il demonio, girare il mondo come Ulisse. Che forse non è un gran esempio dato che ovunque poi scopava come un pazzo.» 
In effetti. Inizio a guardare le facce sotto di me. Silenziose, attente. Ormai il Prof ci ha catturato.

Piergiorgio Odifreddi: il De rerum natura a Festa del Racconto



L'edizione 2016 di Festa del Racconto si è svolta a Carpi, Campogalliano, Novi e Soliera dall'8 al 12 giugno. Oltre al tradizionale programma composto da conversazioni con gli autori, monologhi, lezioni e conferenze, l'edizione di quest'anno ha dato particolare spazio a performance e spettacoli teatrali. 

Domenica 12 giugno si è tenuto, presso il teatro comunale di Carpi, uno spettacolo del matematico e divulgatore scientifico Piergiorgio Odifreddi, accompagnato dall'attrice Irene Ivaldi e dal violoncellista Lamberto Curtoni, sul De rerum natura di Lucrezio.

#ScrittoriinAscolto - Jennifer Niven: Un libro? Meglio di una seduta di psicoanalisi

Venerdì 17 giugno presso gli uffici di De Agostini Digital a Milano è stato organizzato un incontro dedicato ai blogger di testati, siti e fanzine letterari con Jennifer Niven, autrice di grande successo di libri young-adult, per presentare la sua ultima opera Raccontami di un giorno perfetto. L'attesa era palpabile dato che Niven è una vera e propria eroina per numerosissime lettrici e lettori di tutto il mondo e, in più, ora che ormai la notizia è trapelata, pare che da questo libro verrà ben presto tratto un film, l'interesse è esponenziale. Jennifer Niven è la "classica" ragazza della California dalla dentatura perfetta e dai modi ineccepibili: accoglie con viva gioia i blogger convenuti e non si perde in chiacchiere dato che, lo dice direttamente, "sono interessata alle vostre domande non alle mie interminabili elucubrazioni su quanto ho scritto". Le ragazze e i ragazzi seduti intorno a lei non se lo sono lasciati scappare: la curiosità l'ha fatta subito da padrona.

#CriticARTe: Linguaggi pubblicitari e messaggi politici agli estremi del secolo

Alphonse Mucha
15 aprile 2016 - 11 settembre 2016
Complesso del Vittoriano (Roma)
Orario: lunedì-giovedì, 9.30-19.30; venerdì-sabato, 9.30-22.00; domenica, 9.30-20.30;
Biglietti: 13,00 € intero; 11,00 € ridotto.

Guerra, capitalismo & libertà
24 maggio 2016 - 4 settembre 2016

Palazzo Cipolla (Roma)
Orario: lunedì-domenica, 10.00-21.00;
Biglietti: 12,00 € intero; 8,00 € ridotto.

Cercare di visitare durante la stessa giornata due mostre apparentemente molto lontane l’una dall’altra finisce per creare strani cortocircuiti, interferenze insospettate, collegamenti sorprendenti. Quello tra il pittore ceco Alphonse Mucha (1860-1939) e Banksy, misterioso street artist tuttora attivo sulla scena internazionale, pare essere un dialogo impossibile, o quantomeno improbabile. Eppure i punti in comune finiscono per risultare evidenti al visitatore poco ortodosso, quello che accetta di non lasciarsi condizionare dalle etichette e dai dettami del canone, quello che, forse stanco del viaggio, scopre di aver dimenticato a casa il rigore filologico.

#CriticaNera - Demistificare la mafia, con una storia quasi inverosimile e dai risvolti fumettistici...

La mafia mi rende nervoso
di Isidoro Meli
Frassinelli, 2016

pp. 220
€ 17,50 (cartaceo)

Chiudete gli occhi, ripetete ad alta voce la parola "mafia", e ditemi qual è la prima immagine che vi viene in mente [...]. Le immagini che ci vengono in mente sono tutte espressioni del mito. I miti sono fasulli. E non sono mai duraturi. Nascondono la verità, e quando crollano la portano via con sé. (pp. 202-203)
A leggere queste poche righe, verrebbe da pensare che La mafia mi rende nervoso sia un romanzo-saggio. Ma non è così, anche se una tesi di fondo c'è, ma non è possibile rivelarla, perché sono le ultime pagine ad enuclearla. Diciamo piuttosto che la vicenda si muove su più livelli, come a più livelli si muove la mafia stessa. 

#PagineCritiche - "Deumanizzazione" di Chiara Volpato

Deumanizzazione
Come si legittima la violenza
di Chiara Volpato
Laterza, 2016 (Prima edizione aprile 2011)

12.00 €

Cosa significa deumanizzare? Quali sono le cause alla base del processo di negazione dell'umanità da parte di un essere umano nei confronti di un suo conspecifico? Chi sono gli attori in causa e chi invece costituisce il bersaglio di questo tanto inquietante quanto diffuso fenomeno? E quali sono le conseguenze sugli uni e sugli altri?
A tutti questi quesiti si propone di rispondere l'interessante trattazione di Chiara Volpato: partendo dai drammatici fenomeni di deumanizzazione che hanno caratterizzato la storia dell'uomo dalla sua origine fino a oggi e sottolineandone gli effetti, la studiosa mette in luce come la comparazione dell'umano al non umano e l'utilizzo di un linguaggio deumanizzante, tanto oggi come nel passato, possano suscitare effetti sul nostro modo di percepire gli altri.

Cercare l'Uomo per trovare Dio (e viceversa): "La preghiera della letteratura" di Andrea Caterini

La preghiera della letteratura. 
Sulla misericordia, il bene e la fede
di Andrea Caterini
Fazi, 2016

pp. 144
€ 15,00 [cartaceo]



Secondo Blaise Pascal c'è solo una categoria di uomini che merita un'incondizionata approvazione: "coloro che cercano gemendo". Come a dire che non può esserci vera ricerca se non è alimentata da una ferita insanabile che strazia l'anima e il corpo, e che tale dolore acquista un senso più alto solo a motivo di quel viaggio pieno di cadute ed errori che è la nostra vita. 
La preghiera della letteratura di Andrea Caterini, appena edito per i tipi di Fazi editore, sembra infatti proporci un itinerario in sei lemmi-tappe (pace, sacrificio, misericordia, bene, santità, fede) il cui unico denominatore è, a ben vedere, il binomio pascaliano ricerca-sofferenza. Un itinerario spirituale che, come ci annuncia il titolo, abbandona il terreno più consono delle sacrae litterae per addentrarsi in quello della grande letteratura universale, non meno vertiginoso e costellato di domande che inchiodano il nostro essere uomini "qui e ora"; ovvero di ogni luogo e di ogni tempo. Se è assodato che il mezzo letterario è uno strumento portentoso e millimetrico di conoscenza, ciò che suggerisce Caterini nel saggio di apertura, In principio, una preghiera, è che la letteratura, come la preghiera, è "la sola nostra possibilità di imparare per la seconda volta a parlare". Cioè, come si legge subito a p. 15, 
se le prime sillabe pronunciate sono quello sforzo di imitazione che permette di dare un nome alle cose, la preghiera succede - per mezzo del desiderio - al nostro secondo stato di mutismo, dove ciò che imitiamo è una lingua nuova e sconosciuta, nella quale tentiamo di dare a quelle cose già nominate un significato che le riconduca all'origine, che le ricongiunga all'uno.

Poesie e riflessioni in onore di «questi strani campioni di vita»

Sui gatti
di Charles Bukowski
Guanda, 2016

Traduzione di Simona Viciani (con testo originale in calce)
pp. 146
€ 14

Il gatto codamozza, strabico, un giorno è venuto alla porta e l'abbiamo fatto entrare. Vecchi occhi rosa. Che fenomeno quel ragazzo. Gli animali sono davvero illuminanti. Non sono capaci di dire bugie. Sono foze della natura. La televisione può farmi stare male in cinque minuti, ma posso restare a guardare un animale per ore e ritrovo solamente grazia e gloria. La vita come dovrebbe essere.
Il grande ed eversivo Bukowski non ha mai nascosto la sua ammirazione e totale dedizione ai gatti, considerati «strani campioni di vita», che hanno capito la semplicità della vita e dei bisogni primari («loro sanno che tutto è/ semplicemente com'è»). 
Privi di sovrastrutture e di filtri, i gatti riescono a rasserenare un Bukowski che li osserva, muto spettatore che registra in versi le azioni più comuni, il movimento felino, la caccia («un gatto è semplicemente SE STESSO. Ecco perché, quando cattura il povero uccello, non lo molla più. Questo rappresenta le possenti forze della VITA che non si arrendono mai. Il gatto è la bellezza del diavolo») e le offese in presa-diretta, senza filtri, come in singolari poesie-cronache. 

Milano è una terra straniera. "Mailand" di Nicola Pezzoli

Mailand
di Nicola Pezzoli
NEO. Edizioni, 2016

pp. 184
€ 14.00

«Ma Milano è la corsia di un ospedale, e io stasera torno giù e ritorno a respirare...»
(Milano, Calcutta)

Siamo a  Milano, una Milano-da-bere degli anni Ottanta trasfigurata in Mailand, fredda metropoli germanico-lombarda. Il nostro eroe è Corradino aka Konrad, e qui vive i suoi primi mesi d'apprendistato alla vita (vera).
Studente fuori sede poco politicizzato di Scienze politiche negli anni della disillusione, e piuttosto habitué di tutti i baretti intorno all'Università, divide una tripla sui Navigli con due coinquilini (un siciliano brutto ma buono e un piacentino bello ma stronzo) in affitto presso una padrona di casa aka la Babbiona, «ciabattoso coacervo di cattive abitudini».

Le onde del nostro destino: "Raccontami di un giorno perfetto" di Jennifer Niven

Raccontami di un giorno perfetto
di Jennifer Niven
De Agostini Editore

Traduzione di Simona Mambrini 

pp.400
14,90 €




Qualche tempo dopo che Cesare Pavese nell'Albergo Roma di Piazza Carlo Felice a Torino si tolse la vita, Natalia Ginzburg, sua grande amica e sodale, scrisse queste righe: "Era, qualche volta, molto triste: ma noi pensammo, per lungo tempo, che sarebbe guarito da quella tristezza, quando si fosse deciso a diventare adulto: perché ci pareva, la sua, una tristezza come di ragazzo, la malinconia voluttuosa e svagata del ragazzo che ancora non ha toccato la terra e si muove nel mondo arido e solitario dei sogni". Questo pensiero, verrebbe da dire quasi queste strofe da poesia, ben si adattano a Theodore Finch, il protagonista del romanzo Raccontami di un giorno perfetto di Jennifer Niven uscito per De Agostini Editore.

Due mondi diversi ma uno stesso sentimento: "L'amore è una cosa meravigliosa" di Han Suyin


L'amore è una cosa meravigliosa
di Han Suyin
Sonzogno, 2016

pp. 384
€ 18  (cartaceo)


L'amore è una cosa meravigliosa! Chiunque sia o sia stato innamorato anche per un secondo della propria vita lo sa, e non può far altro che esclamarlo, gridarlo con entusiasmo. Anche quegli amori più complicati sono meravigliosi. Lo sa chi ha visto il film omonimo del 1955, versando fiumi di lacrime, e anche chi ha letto il romanzo da cui è tratto. Pochi sanno infatti che la storia è stata tratta dal libro di Han Suyin, pubblicato nell'ormai lontano 1952. L'autrice, scomparsa nel 2012, era euroasiatica e dedicò gran parte della sua opera a far conoscere in Occidente la cultura cinese. Il suo romanzo ebbe un successo strepitoso in tutto il mondo, fu tradotto in tantissime lingue e riedito molte volte ( quattro in Italia, dove vinse nel 56 il premio Bancarella). Anche la protagonista del romanzo di chiama Han Suyin, da cui l'impronta fortemente autobiografica del libro ambientato nel secondo dopoguerra tra la China in rivoluzione e Hong Kong.

Perchè non possiamo aspettare. La lunga marcia non ancora conclusa



Perché non possiamo aspettare
di Martin Luther King Jr
Piano B edizioni, marzo 2016

Traduzione di Antonio Tozzi

pp. 192
euro 14

Ai miei cari figli: spero ardentemente che un giorno essi possano essere giudicati non per il colore della loro pelle, ma per il loro carattere.
Non so se questa sia la sede più indicata per parlare dell’attualità, ancora e soprattutto in questi tempi confusi, del messaggio di pace e uguaglianza di Martin Luther King Jr; ma leggendo Perché non possiamo aspettare, uno dei testi fondamentali della bibliografia del pastore americano e nei mesi scorsi ripubblicato dalla casa editrice Piano B (proprio in occasione del sessantesimo anniversario dell’istituzione della giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale) in una nuova traduzione, ho sentito l’urgenza di riflettere su un testo che per molti versi è ancora, purtroppo, tristemente attuale e, in generale, costituisce un punto di osservazione privilegiato sugli eventi di quell’estate del 1963 ripercorsi da uno tra i più attivi protagonisti.

Si può restaurare il ricordo, prima che sbiadisca del tutto?

La confessione di Roman Markin
di Anthony Marra
Frassinelli, 2016

Traduzione di Maria Luisa Cantarelli

pp. 312
€  19,50 (cartaceo)

Il massimo che può fare la mia professione è convertire l'immagine in ricordo, la luce in ombra, ma le pennellate che avevo cancellato si erano ridipinte dentro di me e mi ero reso conto che, prima di essere un correttore, un funzionario della propaganda, un cittadino sovietico, prima ancora di essere un uomo, io ero un prolungamento di vita dopo la morte per le immagini che avevo distrutto. (p. 28)
Salutato dal «New York Times» come un'opera che riporterà «fiducia nella potenza della narrativa», La confessione di Roman Markin parte indubbiamente da un'idea molto forte. Censore di quadri e immagini sotto il regime sovietico nel 1937, Roman Markin annerisce o mistifica volti di personaggi scomodi al partito, o migliora l'aspetto di chi è assurto al potere. In particolare, i lineamenti del fratello scomparso per questioni politiche iniziano ad ossessionare Roman: quando c'è la necessità di attribuire a un dissidente un viso, ecco che il censore inserisce quello del fratello, che continua così a vivere, invecchiare, ringiovanire a seconda dei casi. Una vera galleria di ritratti del fratello è però qualcosa di rischioso e Roman Markin corre per forza questo pericolo, conscio che le immagini - se non distrutte - continueranno a viaggiare nel corso del tempo:
qual è la confessione? domanda
la faccia di suo padre. devi dirgli dove può vedere che faccia aveva suo padre.
dove?
nelle opere che ho censurato. sullo sfondo. dietro stalin e lenin. dietro la loro testa, dove i loro occhi non possono trovarlo
[sic; capirete leggendo perché non ci sono maiuscole in questo passo]

#Criticomics - Nyarlathotep, in presa diretta dalla fine del mondo

Nyarlathotep
di Rotomago e Julien Noirel
Traduzione di Andrea Plazzi
Edizioni NPE, 2016

pp. 80
€ 14.90

Cominciamo da un sogno. Quello che Lovecraft descrive in una lettera del 14 dicembre 1920 indirizzata al poeta e amico Rheinhart Kleiner. Una lettera che si apre con l'elenco dei malanni che in quel periodo affliggevano lo scrittore di Providence, e in cui a un certo punto emerge questa frase piena di angoscia ma in cui si riesce a intravedere anche una sorta di eccitazione:

In mezzo a quelle tenebre, sorse l'incubo degli incubi, il più realistico e orribile di cui abbia mai avuto esperienza dall'età di sei anni.

Nyarlathotep, il racconto che Lovecraft scriverà come in preda a una febbre allucinatoria subito dopo essersi svegliato, non è altro che la trascrizione letterale di quell'incubo nata dal bisogno istintivo di trasmettere quell'atmosfera di paura senza pari. Non sembra casuale quindi la coincidenza che vede la nascita di Nyarlathotep all'interno di un sogno, lui che poi andrà a rivestire un ruolo importante nello scritto che racchiude tutta la mitologia e visionarietà del Ciclo dei Sogni, il romanzo breve e incompiuto "La ricerca onirica dello sconosciuto Kadath" (qui abbiamo parlato del suo adattamento a fumetti di INJ Culbard). Eppure, nonostante la sua nascita nella terra dei sogni, Nyarlathotep è la divinità lovecraftiana più semplice da rappresentare: nel descriverlo, Lovecraft preferisce renderlo simile a un essere umano (assomigliava a un faraone) e dargli uno scopo ben preciso. Nyarlathotep infatti non è caratterizzato dalla tipica indifferenza del pantheon lovecraftiano ma la sua esistenza è mossa da una missione: portare l'umanità verso la follia.

#PagineCritiche - Alla scoperta dell'e-taliano

L'e-taliano. Scriventi e scritture nell'era digitale
a cura di Sergio Lubello
Franco Cesati, 2016

pp. 120
€ 12.00


A leggere la raccolta di saggi di L'e-taliano viene da pensare che ci sia ancora tanta strada da fare per conoscere e usare al meglio la nostra lingua, ma anche per insegnarla. L'italiano attraversa grandi cambiamenti e, scoprendo nuove varianti linguistiche, si lascia plasmare e si trasforma sul web, assumendo un aspetto nuovo, più informale, spesso poco sorvegliato. La parola d'ordine è infatti l'immediatezza, non la bontà della forma. Si tratta del cosiddetto "e-taliano", secondo la brillante e giocosa definizione di Giuseppe Antonelli, ripresa e spiegata nel primo contributo della raccolta. Non direttamente sovrapponibile all'italiano popolare, ne condivide però alcuni tratti, ma vi si distingue perché non è prettamente orale, ma è scritto. Anzi, vive proprio sul web e nella messaggistica istantanea, che ha riportato a scrivere molti individui che altrimenti non avrebbero più toccato la parola scritta dopo la scolarizzazione. Un bene, dunque? Difficile a dirsi.

#PagineCritiche - Una storia che ci riguarda tutti? Quella dell'alimentazione.

Storia dell’alimentazione
a cura di Jean-Louis Flandrin e Massimo Montanari
Laterza, 2016 (prima edizione 1997)

pp. 738
54,00 euro



Ci sono libri che tutti noi dovremmo avere nella nostra biblioteca personale, per poterli leggere e consultare all’infinito. Uno di questi è il vocabolario, per esempio. Un buon vocabolario, s’intende, da sfogliare magari a cadenza quotidiana, per concederci il lusso necessario di imparare un nuovo lemma, ripassare un’etimologia o correggere una declinazione d’uso. Lo stesso si dica per le collane enciclopediche, per i manuali di ogni disciplina e per le ambiziose trattazioni storiche che portano in sé i germi inestirpabili della parzialità e della provvisorietà. Tutti libri che, per la loro ontologica incompletezza, non potranno che comportare la lettura di altri testi, in un circolo vizioso e virtuoso allo stesso tempo. Qualcuno obietterà che questa sia la sorte di ogni valida pubblicazione. Di certo è il caso della Storia dell’alimentazione curata da Jean-Louis Flandrin e Massimo Montanari, edita per la prima volta nel 1997 nella collana Grandi Opere dalla casa editrice Laterza.

Test Voigt-Kampff n° FEC901





Io sono vivo, voi siete morti
di Emmanuel Carrère
Adelphi, 2016
pp. 351

€ 19,00







(Questo test è concepito per provocare una reazione emotiva, i tempi di reazione sono importanti quindi vi prego di fare attenzione, dovete rispondere rapidamente. Da questo momento la macchina è accesa…)


07/03/2017
 
Il più bel libro di Philip Dick l’ha scritto E. Carrère, è una biografia su Philip Dick. 

(1 - Sono le 4.00 del mattino, svegliati di soprassalto dal citofono, andate a rispondere ancora storditi, una voce biascica qualcosa, voi riuscite a distinguere solo queste parole: Donna è morta!)

Ora so bene dell’uscita in economica, ma lasciatemi dire, quando l’anno scorso ho visto la copertina nella collana Fabula, pensai al gran peccato di non essere un utilizzatore di sostanze e non poter realizzare un bel foglio di francobolli imbevuti di jello mello, dunque recuperiamola. Sicuri di vedere bene? Oceano giallo, il colore della follia, dove naufraga un frammento in bianco e nero da un'opera grafica di Robert Crumb, il sottinteso "rovescio dell’ecfrasi” ancora una volta andato a segno! Noterete che tocco all’ambiente posizionato di piatto su una mensola in salotto, con l’ubikuo titolo a ricordare la vostra condizione di morti viventi in un immenso centro commerciale, in una landa desolata e gnostica o alla vera luce nella caverna di turno.

"Oliver e altri migranti" di Sergio Russo e Corrado Castiglione



Oliver e altri migranti
di Sergio Russo, Corrado Castiglione
GoWare editore, 2016


pp. 102
9.99 €


Un lungo racconto da leggere accanto al fuoco, da bere in poche lunghe sorsate come un calice di robusto vino rosso: sembra quasi di poter scorgere Edoardo, il narratore di cui Russo e Castiglione vestono i panni, seduto dinnanzi a noi mentre con tono confidenziale e non privo di ironia ci narra del rapporto di amicizia che lo lega a Gigi e degli altri affetti che corrono a esso paralleli.
I due uomini hanno da poco superato la mezza età: entrambi originari del capoluogo campano, hanno avuto in sorte due differenti destini. Edoardo ha potuto metter radici nella città che gli ha regalato i natali, ignorando testardamente l'insistente e altisonante richiamo del Nord della penisola, foriero di promesse e di futuri più facilmente realizzabili. Gigi si è invece fatto traghettare altrove, in giro per lo stivale, dai capricci di un'incostante fortuna, lì dove le circostanze gli riservavano una possibilità lavorativa. Ridotto a uomo dall'eterno presente, costui appare, nel corso dei suoi numerosi spostamenti, alienarsi dal concetto di appartenenza alla terra d'origine per divenire malinconico simbolo del precariato italiano. Di trasloco in trasloco il suo bagaglio si alleggerisce, la difficoltà nell'apprendere per l'ennesima volta nuovi toponimi aumenta e persino gli amori diventano più fragili, effimeri, quasi invisibili, pensati sin dall'inizio per non durare.

#Scrittoriinascolto - Emiliano Poddi: il mestiere dello scrittore? Tutto uno smontare e un rimontare

Sabato 11 giugno presso la Scuola Holden di Torino, Feltrinelli Editore  e Dieci04 hanno organizzato un incontro dedicato ai blogger letterari con Emiliano Poddi, docente e scrittore, grande appassionato di basket e autore del fortunato Le vittorie imperfette, che abbiamo recensito qui.  Poddi è prima di tutto, forse anche prima  di essere uno scrittore, una persona che comunica le proprie emozioni e ha molto a cuore la volontà di illustrare (trattandosi di un professore della stessa Holden andrebbe bene anche il termine di spiegare) tutte le dinamiche, più o meno segrete, dietro la macchina letteraria. Quindi non soltanto il banale spunto, la lampadina che si accende e che mette in movimento il tutto, ma anche i diversi passaggi che portano "l'informe idea" a divenire "opera compiuta". Più che una questione di pura fantasia qualcosa di molto più vicino alla meccanica o, quanto meno, alla inventio dei latini.

"Fiammetta" di Emanuela Ersilia Abbadessa - Le pagine di Clio #3




Fiammetta
di Emanuela Ersilia Abbadessa
Rizzoli 2016

pp. 382
Euro 19


Emanuela Ersilia Abbadessa indossa una mary jane spuntata rossa con i profili fucsia, un scelta rischiosa che a lei è riuscita molto bene, abbinata a un vestito anch’esso rosso con la manica a tre quarti. Ma per una nata ai piedi della Vulcanessa non poteva trattarsi di colore migliore.
L'abbiamo incontrata lo scorso 21 maggio alla presentazione del suo ultimo romanzo Fiammetta (Rizzoli) per il terzo appuntamento delle Pagine di Clio a Cernusco sul Naviglio, nella cornice usuale della Bottega del libro, con la conduzione di Loredana Limone e i brani interpretati dal violoncellista David Steven Tabbat.

«Viaggiamo per apprezzare casa nostra»: lungo la route 66 con Ella e John

In viaggio contromano. The Leisure Seeker
di Michael Zadoorian
Marcos y Marcos, 2009

pp. 288
€ 16,50 (cartaceo)


Noi due insieme, come siamo sempre stati, senza parlare, senza fare niente di speciale, semplicemente in vacanza. Lo so che niente dura, ma anche quando ti rendi conto che qualcosa sta per finire, puoi sempre voltarti indietro e prendertene ancora un po' senza che nessuno se ne accorga. (p. 55)
Sono partiti di soppiatto, Ella e John, perché figli e medici si sarebbero certamente opposti, davanti all'idea di ripercorrere la Route 66 fino a Disneyland, dove i due vecchi coniugi erano stati anni prima con i bambini. Di certo il viaggio è avventato: Ella ha un tumore a uno stadio ormai avanzato e John lotta contro i vuoti di memoria e il disorientamento dell'Alzheimer. Una avventura nell'avventura, insomma, che non basta tuttavia a scoraggiare Ella:
«Nessuno - medici, figli, governo - riuscirà a convincermi che questa vacanza non è una buona idea. Diamine, è l'unica idea che ci rimane». (p. 93)

#Strega16 - "La figlia sbagliata": il peso delle aspettative travestite da amore materno

La figlia sbagliata
di Raffaella Romagnolo
Frassinelli, 2015

pp. 170
15 euro


Aprire La figlia sbagliata di Raffaella Romagnolo, tra i dodici candidati al Premio Strega 2016, è come sollevare il sipario su una pièce teatrale: con poche pennellate di colore, frasi brevi ed efficaci, il lettore-spettatore si trova di fronte alla più classica delle scene famigliari nella provincia italiana: un uomo e una donna, marito e moglie, sono in cucina in un sabato qualunque.
Con la tridimensionalità teatrale, ci pare di vederla, questa moglie che lava i piatti e intanto alza il volume della tv col dito bagnato, facendo attenzione a insaponare e asciugare ogni superficie del piano cottura e buttando contemporaneamente un occhio al programma tipico del sabato sera, quello dove vip e star più o meno famose si scontrano in una competizione di ballo che fa nascere amori, intrighi e più di un pettegolezzo. Ci pare di vederlo questo marito, al tavolo della cucina, con la Settimana Enigmistica aperta davanti, attento più che altro alle movenze sinuose e all’avvenenza ammiccante delle ballerine sullo schermo.

Piaceri di gola e piaceri carnali: "Cattiva cucina e sesso catastrofico" di Caterina Falconi

Cattiva cucina e sesso catastrofico
di Caterina Falconi
Echos Edizioni

pp. 94
€ 10


Il legame tra cibo e sesso, ci ricorda lo scrittore Valerio Varesi nella prefazione, è molto forte: sono entrambi piaceri, covano dentro di sé il peccato, hanno una parte fortemente istintuale.
Cattiva cucina e sesso catastrofico si articola scandito dai pasti della giornata: colazione, pranzo, merenda e cena, proponendo brevi racconti per ognuno di questi momenti. A tenere insieme il tutto, una cornice originale: Franco e Teresa, entrambi scrittori, sono amanti che in un monolocale a Modena danno sfogo alle loro voglie sessuali e alimentari. Un giorno, decisi a lasciarsi perché la felicità di coppia sta compromettendo la loro produzione letteraria, cominciano a trascrivere le loro storie di piatti malriusciti e sesso disfunzionale, in una sorta di rito d'addio. Quello che stiamo leggendo, dunque, non sarebbe l'ultimo libro di Caterina Falconi ma il risultato di questa strana collaborazione.

Aspettando Mr. Bojangles sull’orlo di una delicata follia

Aspettando Bojangles
di Olivier Bourdeaut
Neri Pozza, 2016

Traduzione di Roberto Boi

pp. 144
15€

Alcuni libri rimangono impressi nella mente principalmente per la loro storia: l’intreccio è così coinvolgente e ben costruito che il lettore segue i suoi passi anche dopo che l’ultima pagina è stata chiusa. I nomi dei personaggi e le loro esperienze, uniti ai pensieri e alle sensazioni che si sono insinuati tra le pieghe delle azioni, rimangono autonomi in ogni momento della vita dei lettori: ci si ricorda chiaramente anche dopo anni cosa dove si era, cosa si faceva e cosa si provava durante la lettura, in un percorso di cambiamento indelebile della personalità di chi ha goduti di questi momenti. Poi ci sono i libri come Aspettando Bojangles, disarmanti e potenti proprio per la loro indeterminatezza.

Il rotondo concetto del tempo: Le vittorie imperfette di Emiliano Poddi

Le vittorie imperfette
di Emiliano Poddi
Feltrinelli Editore, 2016
pp. 291
€ 17



Nel 1924 Martin Heiddeger dà alle stampe un libercolo dal valore capitale: Il concetto di tempo (Der Begriff der Zeit). In questo volumetto il pensatore tedesco analizza la definizione di tempo, differenziando il senso scientifico di esso, il tempo oggettivo della natura, misurabile e calcolabile, con il tempo soggettivo, quindi opinabile, cioè quello della conoscenza. Sulla scia delle riflessione di Sant'Agostino ("io misuro il sentirmi nell'esistenza presente, non le cose che passano affinché esso sorga") e di Bergson, Heiddeger arriva alla conclusione che il tempo non si può imbrigliare né nella misurabilità del tempo dello scienza né nella soggettività del tempo della conoscenza. Il tempo è tempo dell'esistenza, ovvero "il tempo è modalità dell'esserci dell'essere, è il modo non soltanto attraverso cui l'esserci conosce il mondo, ma sceglie di esistere nel mondo". Nel libro di Emiliano Poddi, Le vittorie imperfette, edito da Feltrinelli, si analizza appunto il rotondo concetto del tempo dell'esistenza attraverso tre spicchi di un'ideale sfera: una partita di basket, una storia d'amore e la vita di un uomo.

#CritiComics - Alla ricerca onirica dello sconosciuto Kadath con I.N.J. Culbard

La ricerca onirica dello sconosciuto Kadath
di I.N.J. Culbard
Traduzione di Giorgio Saccani
Magic Press Edizioni, 2016

pp. 144
€ 15.00

Scritto nel 1926 e mai portato a termine (la versione che possiamo leggere - che corrisponde a una prima stesura del testo - è stata infatti pubblicata postuma), La ricerca onirica dello sconosciuto Kadath è uno dei racconti lunghi più celebri di H.P. Lovecraft, anche se di certo non uno dei più riusciti. In una lettera ad August Derleth, lo scrittore di Providence descrive questo suo racconto come una storia di avventure picaresche: la ricerca degli dei tra mille disavventure e pericoli, ed è scritta come Vathek, senza soluzione di continuità e senza divisione in capitoli, benché contenga una serie di episodi ben definiti [1]E in effetti il racconto si presenta come una raccolta di storie d'avventura ambientate nel mondo dei sogni, se non fosse che la narrazione scorre e scivola via rinnegando qualsiasi logica umana e affidandosi esclusivamente a un divenire onirico e illogico che non tiene conto di alcuna regola che non sia la continua voglia di Lovecraft di stupire il lettore.

Lo scopo di Lovecraft era quello di riunire in un solo scritto tutte le sue idee visive e spirituali sul Mondo dei Sogni, prendendo spunto da alcuni racconti precedenti (Celephais, The Other Gods, Nyarlatothep) che fa convergere in questo testo ampliandone e approfondendone la mitologia, e utilizzando Randolph Carter (personaggio che aveva già visitato il mondo dei sogni in altri racconti) come viaggiatore ed esploratore di queste terre misteriose.  La ricerca onirica dello sconosciuto Kadath diventa così una sorta di diario di viaggio onirico, in cui Randolph Carter descrive creature e mostri, luoghi e paesaggi, persone e usanze, cercando di tracciare le linee guida di un corposo trattato enciclopedico sotto forma di storia, che sappia contenere la descrizione etologica, cartografica e sociologica del mondo dei sogni.

#CritiCINEMA - Il cinema come magnifica ossessione: il libro che Bertolucci non sapeva di avere scritto

La mia magnifica ossessione.
Scritti, ricordi, interventi (1962-2010)
di Bernardo Bertolucci
a cura di Fabio Francione e Piero Spila
Garzanti, 2010

pp. 296
Euro 18,00

«Il libro che non sapevo di avere scritto».

Avete mai scritto un libro “a vostra insaputa”? Mi rendo conto che l’espressione è ultimamente un po’ abusata, e per giunta negativamente connotata, ma fuor di fraintendimento è proprio quello che è capitato a Bernardo Bertolucci. «Non troverai più di tredici o quattordici pezzi…», aveva detto il cineasta parmense, con l’intento di scoraggiarlo, all’amico Piero Spila, che nel 2009 gli aveva proposto di raccogliere in volume tutti i suoi scritti cinematografici. E invece… Invece i pezzi ritrovati finirono con l’essere molti, moltissimi di più. Al punto che La mia magnifica ossessione, il libro edito un anno dopo da Garzanti, e curato dallo stesso Piero Spila insieme a Fabio Francione, non è, a sua volta, che una selezione parziale di quegli Scritti, ricordi, interventi (come da sottotitolo) redatti e licenziati da B.B. dall’inizio degli anni Sessanta fino a tutto il primo decennio degli anni Duemila. Una antologia di quasi 300 pagine che ogni appassionato di cinema – meglio ancora se nella sua variante più radicale: il cinéphile – dovrebbe avere nella sua biblioteca, sia egli un ammiratore o un detrattore del regista italiano. Perché al suo interno vi è certamente una lettura della produzione filmica di Bertolucci (vista peraltro proprio attraverso la lente personale dell’artista che parla di sé), ma più significativa è forse la dichiarazione d’amore dello “scrittore” in questione per la settima arte e per gli amici e i mentori di una vita, da Godard a Renoir, da Antonioni a Pasolini, da Wenders a Ophlüs.

Un fiuto investigativo profumato di mentine alla violetta

Penelope Poirot fa la cosa giusta
di Becky Sharp
Marcos y Marcos, 2016

pp. 336
€ 17.00 (cartaceo)


Non è un caso se Penelope Poirot fa la cosa giusta si apre con il Palazzeschi del "lasciatemi divertire" in epigrafe: quando si inizia a leggere il romanzo, calano le preoccupazioni della giornata, rifiorisce la fiducia nel divertimento e nel sorriso. 
Sarà che Penelope Poirot - sì, imparentata con quel suo famoso avo - è una signora vagamente intrattabile, e subito sevizia verbalmente la sua nuova segretaria-dama di compagnia, Velma Hamilton, ingenua, tutta casa e nonni. Ma miss Hamilton non è stata assunta per svolgere chissà quali compiti, ma per seguire Penelope in Italia, in una paradisiaca villa toscana dove si riuniscono artisti, scrittori e altri personaggi agiati che vogliono dimagrire, disintossicarsi e altro. L'obiettivo di Penelope è ritrovare la serenità perduta e soprattutto scrivere le sue memorie, grazie anche alla sua segretaria.