George Eliot contro le autrici di "romanzi sciocchi"

Romanzi sciocchi di signore romanziere
George Eliot

traduzione di Chiara Moriconi

apice libri, 2014




Questo prezioso libretto - aureo, direbbe qualcuno - ci permette di leggere in una bella traduzione italiana l'ultimo articolo scritto da Mary Anne Evans prima di iniziare la sua carriera di scrittrice di romanzi sotto lo pseudonimo che l'ha resa famosa: George Eliot. Si tratta di un articolo al vetriolo, e il titolo la dice già lunga. Romanzi sciocchi di signore romanziere è, in breve, una vivace invettiva contro una fauna letteraria particolarmente attiva nel mondo edioriale, le autrici di romanzi stupidi. Quest'invettiva, condotta da una donna sotto le mentite spoglie di un uomo, rivendica per la scrittura femminile una dignità diversa: non più romance popolari, ma vera fiction.


Cos'è che qualifica per George Eliot un romanzo "sciocco" è presto detto. Una signora romanziera scrive un romanzo sciocco se in questo romanzo una bimbetta di cinque anni parla come un poeta ossianico. Oppure se l'eroina millanta doti inutili e inverosimili: d'altronde, George Eliot sa bene (e lo sappiamo anche noi, no?) che le ereditiere inglesi di metà Ottocento, tra le altre cose, leggevano abitualmente la Bibbia in sanscrito. Una romanziera, infine, scrive un romanzo sciocco se le sue donne, le sue protagoniste vanno a infoltire la schiera, sempre troppo popolosa, delle eroine disperate e disperanti dal sospiro facile, oggetto d'amore di altri ricchissimi, nobilissimi, fascinosissimi bellimbusti.

George Eliot stronca con delizioso sarcasmo romanzi che a noi, oggi, non dicono assolutamente nulla: romanzi spesso anonimi (come spesso erano quelli di autrici donne a quel tempo), ma che conoscevano certo un'ampia fortuna presso il pubblico e infuocavano l'immaginario delle lettrici. Il mercato editoriale d'allora non era poi tanto diverso da quello di oggi: le vette del ridicolo letterario del secolo ventunesimo esplorano certo ben altre plaghe, ma certo si rabbrividisce riconoscendo che alcune delle brutture condannate dalla Eliot sono ancora ben floride. Romanzi dalla sintassi zoppicante e informe, romanzi le cui protagoniste potrebbero essere scambiate come carte da un mazzo di tarocchi senza che si possa scorgere la differenza. George Eliot con questo articolo delineava il proprio progetto di una narrativa realista, ma ci consegnava anche un intelligentissimo prontuario di ciò che una donna che scrive per le donne (ma si può mai ridurre tutto a questa direttrice semplicistica?) non dovrebbe mai e poi mai fare. 

Mary Ann Evans scrive Romanzi sciocchi per signore romanziere nel 1856. L'anno dopo pubblicherà Amos Barton, il suo primo romanzo. Il resto è storia della letteratura. Con questo piccolo tassello di quella storia, accompagnato da interessantissime illustrazioni e da una utilissima nota della traduttrice che ci prepara alla ricezione della scrittura di George Eliot, possiamo saper qualcosa di più di quella storia e, al contempo, interrogarci su come, anche oggi, una penna può essere donna senza rinunciare alla propria autenticità e a una imprescindibile dignità letteraria.

Laura Ingallinella