CriticaLibera: il silenzio di una terra verticale



Foto di Marco Caneschi

Un isolato punto di osservazione come San Biagio della Cima, a pochi chilometri da Ventimiglia e dal confine, Mediterraneo a portata di mano ma senza farsi prendere dall’ansia. Forse il sogno vero resta l’oceano. Una civitas letteraria che va da Genova - «città che volge le spalle al mare, i genovesi vogliono imitare le metropoli come Milano, si vergognano della pirateria» - a Marsiglia che non si vergogna - «e il mare entra dappertutto» - passando per la Provenza. Francesco Biamonti è uno scrittore ligure scomparso 12 anni fa. Stava lavorando al suo nuovo romanzo. Fece in tempo a scrivere un incipit che qualcuno intitolò “Silenzio” e che Einaudi pubblicò nel 2003.
E la Liguria appare come terra dove «salivano nuvole e sbattevano contro le montagne». La forza della letteratura è questa: fare sparire il mare laddove il mare corre per centinaia di chilometri. Perché «questa terra si è salvata solo dove è molto ripida, quasi verticale».
Una chicca questo “Silenzio”, rotto solo da un canto austero che sale dalla macchia mediterranea «canto breve, perché il vento dalle rocce si sollevò tra le nuvole». Disperdendosi. Poteva essere una grande storia d’amore: «Lei si spogliò che il cielo era di cobalto, di un azzurro che non riusciva a fondersi né con le rocce né con le montagne; gli ulivi vi si specchiavano». Resta il sussurro di una prosa vista da una collina. Oltre, ci sono le valli occitane. E il mare? Il mare serve sempre, ma come tonalità che sfuma nei dirupi, che avviluppa gli oliveti, come sensazione che scompare dopo una grande roccia per riprendere «soltanto nel vasto giardino di palme e magnolie».
L’orgogliosa Repubblica dei banchieri, delle compagnie che a un certo punto governavano in piena autonomia addirittura un’isola, la Corsica, vive con ansia questo ancoraggio. La terra dove si abbarbica può franare. Le piogge oggi non sono uno scherzo, tracimano vendetta. Boati dalla montagna e quartieri invasi da acqua e fango.


Questa è la Liguria, abitata fin dall’infanzia del mondo. Adatta a bracconieri, un passo tra Cinque Terre e Tigullio porta un nome inequivocabile: Bracco. Sempre pirati, ma di terra. Roba diversa dai pirati rivieraschi che infestavano il golfo del Leone e partivano, appunto, da Marsiglia e Tolone. Se ne cantano le gesta, ancora.
Oggi attraccano i ricchi in queste rade, Portofino fa concorrenza a Saint Tropez ma è più bello pensare ad altre “rivalità”: «nel cortile c’era il sole, sole dai lunghi raggi, d’ottobre: si trascinava sui limoni e le grandi magnolie, ben vecchie, piantate dai preti francesi». Un’immagine che avrebbe lasciato di stucco, perché no, anche Van Gogh. Difatti, a ragionevole distanza in linea d’aria da certe cime liguri, si scivola facilmente a Nizza, Grasse… e da qui il passo diventa breve per lasciarsi corrompere dai campi di Provenza.