La grande isola ubicata sopra la Sardegna, così territorialmente contigua ai nostri arcipelaghi (Sardegna e Toscana) che, dando un'occhiata alla cartina, si fatica a credere che non sia italiana (lungi da me idee irredentiste o desideri di riscritture storiche, è solo un punto di vista geografico), in realtà non è né francese né italiana, né genovese, né aragonese, né pisana, ma in fondo in fondo è un po' di tutto questo, ed è, essenzialmente, corsa. Io che la frequento dagli anni Ottanta ricordo ancora quando si raccomandava di non esporre segni di riconoscimento nazionale e comunque di prestare attenzione, si favoleggiava di brigantaggio, di carattere particolare dei corsi (erano gli anni degli attentati dinamitardi, compiuti sempre facendo attenzione a non provocare vittime, per la rivendicazione dell'autonomia, dell'identità e della lingua corsa). A metà tra leggenda e verità. Tutto questo, comunque, appartiene al passato.
Per me la Corsica è quanto di più vicino alla meta turistica perfetta si possa pensare: mare cristallino, montagne alte e fresche, boschi rigogliosi, cittadine ricche di storia e tradizione.
Un crocevia di stili e di epoche passate, una sintesi della storia del Mediterraneo: questa è la Corsica (p. 9)
E tutto questo si ritrova nel volume che Laura Benedetti, Thibaut Dini, al quale si devono quasi tutte le meravigliose fotografie che corredano l'opera, e Philippe Santini hanno dedicato all'isola. Che è complessa, non soltanto per la sua storia, ma anche perché offre panorami sempre diversi, visioni così lontane l'una dall'altra da lasciare senza fiato. La scelta stessa di dedicare la copertina non a una fotografia di mare, che è il principale motivo per cui si va in Corsica, ma a una vetta che sbuca da un velo di nebbia, credo vada proprio nella direzione di far intendere quanto una vacanza in Corsica possa dare molto di più di quanto ci aspetti partendo.
Il libro, ricco di cartine e riferimenti geografici, si divide in otto capitoli, corrispondenti ognuno a una zona della Corsica: Capo Corso (il cosiddetto "dito"), Agriate, Balagna, Golfo di Porto, Castagniccia, il Cuore montagnoso dell'isola, Sartena-Alta Rocca e l'Estremo Sud, con quella meraviglia di Bonifacio.
Ogni sezione del volume presenta contenuti ricchissimi. Nelle pagine denominate "Gli Imperdibili" sono elencate, e fotografate, le località da appuntare sulla cartina, per i nostalgici, o su Google Maps, per i più techno, in modo che non ci sia pericolo, nel viaggio, di "bucare" un punto importante. E quindi per Capo Corso vi sarà consigliato di non perdervi la Spiaggia di Nonza (la famosa spieggia nera), Centuri, le Torri genovesi, per l'Estremo Sud, la Spiaggia della Tonnara, la Rondinara, Bonifacio, Porto Vecchio, per Castagniccia la Cascata dell'Uccellina, il Ponte dell'Inferno, la Diga d'Alesani e così via.
Ma la vera ricchezza del volume sta, oltre ovviamente alle fotografie che ne costituiscono l'ossatura narrativa, nella descrizione della vera anima della Corsica, che si ritrova nelle coltivazioni, con la millenaria cultura dell'ulivo, la presenza delle viti, dei cedri, del profumatissimo elicriso. Si ritrova nelle antiche attività artigianali, come la lavorazione del corallo, il gioiello del Mediterraneo, "è in quest'isola, nell'area delle Bocche di Bonifacio, che prospera il corallo rosso più bello del mondo, la specie maggiormente utilizzata in gioielleria" (p. 120) o la lavorazione di utensili e coltelli pregiati. Si ritrova nelle antiche tradizioni che stanno scomparendo, come a muntagnera, la transumanza delle mandrie nell'Agriate. Si ritrova, l'anima dell'isola, nei sapori come i formaggi, il famoso brocciu, il miele, i vini (l'AOC Patrimonio è la più antica denominazione di origine controllata della Corsica) o nei prelibati taglieri della charcuterie corse.Gli autori non tralasciano però di sottolineare alcune ristrutturazioni e riprese, veri e propri salvataggi (anche se, ahimé, per la maggior parte ormai a beneficio di chi si può permettere vacanze lussuose) di costruzioni che sembravano destinate alla rovina, come l'Aiglon, antica residenza in pietra a secco trasformata in hotel nel Golfo di Porto. O nuove edificazioni che tengono in massimo conto il contesto naturalistico nel quale si vanno a inserire, come Les Oliviers a Palombaggia.
Altri capitoli sono dedicati alla flora, alla fauna perché incontrare inaspettatamente animali durante la vostra vacanza sarà normale (tra i tanti episodi a me occorsi, ricordo una mucca con il muso infilato nel sacchetto portapane attaccato al finestrino del mio camper... o le vacche multicolori spaparanzate sulla spiaggia di Sant'Amanza, nomen omen...). Altri ancora alla lingua corsa, alle aree rurali, alle acque termali, alle cave.
Insomma, come si diceva, i volumi della collana dei Piccoli Atlanti Edonisti di cui sono già usciti 12 titoli (Islanda, Tokyo, Città del Messico, Berlino, Bretagna, Londra, Norvegia, Canada, Parigi, Venezia, Corsica, Provenza) non sono soltanto guide, ma veri e propri ritratti a tutto tondo di una città, un Paese, un territorio, libri che sanno parlare a un viaggiatore interessato, curioso, desideroso di entrare in punta di piedi nella storia, nella cultura e nell'identità del luogo che sta visitando, lontano dalla moda del selfie "perchè il posto è instagrammabile" (e quindi tutti hanno la stessa immagine sul feed di Instagram). Libri di viaggio inconsueti, anche dal punto di vista "cartaceo", quasi da collezione. Perfetti anche per visitare e conoscere virtualmente quei luoghi che, per un motivo o per l'altro, non vedremo mai. O se li abbiamo già visti, per approfondire quanto ci è sfuggito.
Sabrina Miglio