Saggio, fiction, autofiction, riscrittura del mito: mitologie femministe e trans nel nuovo libro di filo sottile


 

Contro la politica delle briciole
di filo sottile
Tamu Edizioni, luglio 2025

pp. 212
€ 16 (cartaceo)

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La differenza fra una persona trans e una persona che pratica il travestimento è di identità e di attitudine. Una persona crossdresser - una trav, nel gergo delle chat - può essere cisgender, cioè perfettamente a proprio agio con il genere assegnatole alla nascita, semplicemente in determinate situazioni sceglie di indossare abiti che a dar retta ai confini di genere non le spetterebbero. Una persona trans invece, indipendentemente da ciò che indossa e dal fatto che intervenga o meno per modificare il proprio corpo, ha una questione aperta con il genere: non si riconosce in quello che la società le ha imposto e in alcuni casi, addirittura, si identifica completamente con l'altro, se diamo per buono che i generi siano solo due. Non esiste un corpo da trav e un corpo da trans. Ci sono persone trans che lasciano immutati i loro corpi, evitano gli ormoni e indossano abiti poco genderizzati: è la relazione di genere che instaurano che conta, non la maniera in cui appaiono, sono lo stesso persone trans. Tuttavia, esistono persone trans i cui corpi passano, somigliano cioè moltissimo a quelli che gli stereotipi di genere prescrivono per donne e uomini cisgender. Corpi appetibili e desiderabili per la norma, adeguati alle categorie imposte dal binarismo di genere, corpi al quale la sfinge può sorridere e decidere di aprire i cancelli. (p. 79)

Saggio, racconto, autofiction, memoir, riscrittura del mito, manifesto politico: questo volumetto edito da Tamu Edizioni e scritto da filo sottile – autrice trace-gender – è un piccolo vademecum per tutte le persone che vogliono indagare ciò che accade oggi alle mitologie femministe in termini politici, sociali, narrativi. Ovvero il modo in cui il sistema racconta la storia delle donne e delle persone transgender e il loro percorso di affermazione d'identità di genere.

Il testo si apre con un divertente (ma molto calzante) simposio: tutte le creature "mostruose" - ovviamente una metafora per descrivere tutti quei corpi e quelle identità che non si incasellano in un genere o nell'altro, o che hanno segnato in un modo o nell'altro la narrazione femminile e trans - che l'autrice preferisce chiamare mostruositrans, si raccolgono per partecipare a un dibattito. Discorrono di genere, di ineguaglianze, di patriarcato.
Interviene Lilith, vampiri, alieni, Pandora, Carmilla, Caliban, Gregor Samsa, Pinocchio, Circe, Cappuccetto Rosso: ognuno di loro è incarnazione di un'istanza precisa all'interno della lotta trans. L'identità di genere, il corpo altro, la ribellione della donna, la tirannia della sfinge come sinonimo della norma, la prostituzione, lo smantellamento delle regole, la critica al sistema sanitario che impone alle persone che non si riconoscono in un genere o nell'altro l'adeguamento farmacologico, imposto, proprio a quel genere o a quell'altro.

Non si tratta di ottenere la nostra gamella di rancio in caserma e nemmeno di implorare l'accesso alle sale da pranzo dei generali e dei capitani, tanto meno di sgomitare fra noi per le briciole che di tanto in tanto, più o meno scientemente, quei commensali possono lasciar cadere. Un frammento di schwa, un brandello di carriera alias, una scaglia di bonus una tantum, un lapillo di diversity management, due ore al mese di sportello dedicato: tutto questo, benché ci serva, non ci basta. Non è di queste briciole che potremo sfamarci. I nostri bisogni saranno davvero soddisfatti solo in una multiforme alleanza, impegnata in un gioco-lavoro collettivo di cui siamo artefici e responsabili. Sembra utopia, sembra ucronia, eppure possiamo cominciare subito e gioire di ogni piccola azione antifascista e antipatriarcale che possiamo mettere in atto: sui posti di lavoro, se li abbiamo, nelle scuole, nei convivi, nelle relazioni e in tutti i contesti che attraversiamo. (p. 57)

Il titolo del volume fa riferimento proprio a questo: alla politica delle briciole, all'accontentarsi di poche malsane concessioni pur di sopravvivere, e che chiaramente non bastano.  

Dopo il simposio il testo prosegue con Le Mostruositrans, testo già pubblicato qualche anno fa da Eris Edizioni e che - cito testualmente - «servendosi di riferimenti a creature mitologiche, personaggi letterari, cultura pop, e mescolandone le storie con esperienze reali, racconta la vita delle persone transgender, e il loro essere costantemente sottoposte al giudizio delle persone, della società, le regole, i paletti imposti dai percorsi psicologici e medici di transizione».

Leggiamo così la storia di Pandora, delle domande della Sfinge, del fantasma di Canterville, del golem, di Pinocchio e del suo corpo di legno; successivamente la mia parte preferita, quella che riscrive il mito, quello più frainteso, narrato male, a servizio dello sguardo maschile.
Leggiamo così il racconto vero dalla voce legittima di Arianna, di come Teseo l'abbia abbandonata sull'isola di Naxos dopo averla rapita e violentata; leggiamo la storia di Pasifae, passata alla storia per quella infame che ha osato unirsi carnalmente a un toro bianco dando così vita a un altro mostro, il Minotauro; infine leggiamo la storia della cacciata dall'Eden attraverso il punto di vista di Eva.

Una Eva che rivuole indietro la sua curiosità, il suo diritto a ribellarsi, la sua voglia di fare gruppo con quelle come lei, con le altre donne "mostruose" e con Lilith, che la istruisce su come stare al mondo, un mondo lontano dal Paradiso, ma almeno vero, vivido, reale.

Qui se vuoi mangiare e dormire al riparo devi vendere il corpo e gli adesso. Da quando pulisco scale e cortile l'ho capito: tremilaseicento adesso fa otto euro. Non puoi davvero decidere da te quanti adesso puoi vendere, chi ti dà gli euro decide anche per quanti adesso gli servi. Gli adesso venduti sono sempre troppi e fruttano sempre troppo poco.

Chi ti dà gli euro si vede poco in giro, pare viva nell'Eden, ma dubito sia lo stesso dove stavamo noi. Potrebbe essercene più di uno, chissà se chi ci abita è consapevole di stare in un luogo separato. Coscienti o no, devono essere pochi e radi. Il numero di creature che vende corpo e adesso, invece, è enorme. Gli adesso di alcune creature valgono di più e questo induce ulteriori invidie e inimicizie.

Qui quasi tutte le creature sanno per certo di essere fuori da un Eden. Qualche creatura, benché sia nata fuori, non fa mistero di anelare a entrare dentro, la maggior parte invece si rassegna a stare qui e cerca di rendere il suo fuori più sopportabile. Questo è ciò che ho capito per ora.

Ho anche sentito dire che si aggira nel feudo una creatura come noi, estromessa dall'Eden. Adamo elude qualsiasi domanda a questo riguardo. Mi chiedo chi sia. Ora basta: mi sento le ossa rotte, gli occhi stanchi, doloranti e lacrimosi. Ho bisogno di dormire. Dov'è la mia coperta? (p. 163)

L'ho trovato un testo molto profondo, a tratti anche divertente, caustico, ma davvero centrato. Lo consiglio a tutte quelle persone che vogliono capire come ci si sente in un corpo che non risponde ai propri desideri, capire perché la vita delle persone transgender è così dura.
Ed è, a mio avviso, anche un ottimo punto di partenza per utilizzare correttamente le parole tramite cui raccontare queste storie.

Deborah D'Addetta