Il mito come origine di vita e letteratura: "Saggi sul mito" di Pavese

 



Saggi sul mito
di Cesare Pavese 
La Noce d'Oro, 2021

pp. 144
€ 16 (cartaceo)
€ 4,80 (ebook)


La produzione di Pavese è vastissima, e di eterno interesse: non solo i suoi romanzi, non solo le sue poesie, ma anche le molte prose di saggistica e gli interventi su riviste sono oggetto di periodiche ripubblicazioni. La Noce d’Oro, casa editrice romana nata solo qualche anno fa, ha aperto il suo interessantissimo catalogo proprio con un testo dedicato a Pavese: i Saggi sul mito raccolgono tredici testi, composti tra gli anni Trenta e Cinquanta e apparsi nel 1951 in Letteratura americana e altri saggi, in cui Pavese affronta in maniera sistematica il tema del mito e del simbolo come nuclei originari della vita, qualcosa che ha intriso anche la sua narrativa. 

Si potrebbero considerare questi testi, infatti, come il contraltare teorico dei Dialoghi con Leucò dove, in ognuno dei ventisette brevi racconti, due personaggi della mitologia greca conversavano su temi di universale interesse per l’uomo: Pavese dimostrava così come il logos fosse in grado di evocare il sostrato ideologico comune all’essere umano, oltre a dar prova della sua impressionante conoscenza della letteratura e mitologia greca. Nei Saggi sul mito la prospettiva è più epistemologica, vicina a Roland Barthes: sembra proprio di trovare una rilettura di Miti d’oggi quando Pavese, nel primo saggio, Del mito, del simbolo e d’altro, scrive: 
il mito è insomma una norma, lo schema di un fatto avvenuto una volta per tutte, e trae il suo valore da questa unicità assoluta che lo solleva fuori dal tempo e lo consacra rivelazione. Per questo esso avviene sempre alle origini, come nell’infanzia: è fuori dal tempo. (p. 16) 
Quello dell’infanzia è un topos che percorre tutte le riflessioni di Pavese: dopo averne parlato nella lettera a Fernanda Pivano – posta in apertura ai saggi –, l’autore insiste di continuo sul legame tra il periodo originario della vita di un individuo e le comuni radici ancestrali da cui trae origine il mito. È solo tenendo a mente questo legame che si può comprendere, attraverso la lettura, che «le conoscenze e gli incontri che facciamo nei libri, erano quelli della nostra prima età, si esce dall’adolescenza e s’intravede sé stessi» (p. 33). Infanzia, dunque, come serbatoio di tutte le idee che si incontreranno e tutte le informazioni di cui si avrà mai bisogno: ma anche infanzia come origine della letteratura, allargando un po’ lo sguardo, quasi che la scrittura non potesse nascere se non da un ritorno allo stupore ammirato del bambino: 
[…] di qualunque individuo, anche il più colto e creatore, si può sostenere che i simboli non si radicano tanto nei suoi incontri libreschi o accademici, quanto nelle mitiche e quasi elementari scoperte d’infanzia. (p. 30)
Il tema dell’infanzia è molto vicino anche al nucleo fondativo de La Noce d’Oro: il nome della casa editrice deriva infatti dall'omonimo racconto di Cristina Campo in cui l’autrice trasforma la propria esperienza personale in fiaba, in mitologia, quasi. Anche per questo Saggi sul mito sembra esser stato il volume perfetto per aprire il loro catalogo, in cui figurano poi testi di Pedro Salinas, Maurice Maeterlinck e Hilda Doolittle. 

Le riflessioni di Pavese non sono però di natura prettamente semiotica o filosofica, e non si concentrano esclusivamente su Esiodo, Omero e Sofocle: in qualche saggio si trova anche una riflessione sui generi letterari ben calata nel suo tempo, come Due poetiche, testo in cui riflette sulla genesi del neorealismo e sul suo contrapporsi alla poesia ermetica
si tratta del riflesso drammatico di una lotta politica, dall’oscillazione tra i momenti involutivi, d’arresto (= angelismo) e quelli progressivi, slanciati (= realismo). E anche l’affrontarsi di queste due posizioni negli anni intorno alla recente guerra mondiale – l’inaridirsi (non nella sola Italia) dell’angelismo ermetico, e l’imporsi e diffondersi soprattutto in Italia del cosiddetto neorealismo, sono a modo loro un riflesso delle lotte e delle trasformazioni politiche in corso. (p. 88) 
Saggi sul mito è dunque una raccolta preziosa per conoscere il pensiero di Pavese, per collocarlo meglio all’interno del periodo storico-sociale in cui scriveva, e anche per affrontare con occhio più critico la sua produzione letteraria.

Michela La Grotteria