Il Moravia breve: «La cetonia e altri racconti smarriti»

La Cetonia e altri racconti smarriti
di Alberto Moravia
Alter ego, 2022

pp. 58
€ 3,90 


Gli animali ritrovati

C’è innanzitutto da chiedersi perché i tre racconti presenti nell’esile libretto targato Alter ego siano da considerarsi smarriti. Se è vero infatti che La cetonia, storia che dà il titolo alla mini raccolta, è stato pubblicato nel 1944 in un’edizione di soli cinquantacinque esemplari numerati, firmati a mano dall’autore stesso e accompagnati da un’acquaforte di Luigi Bartolini, è altrettanto vero che gli altri due racconti, Il coccodrillo e Le metamorfosi, ricompaiono in altre raccolte, come i Racconti surrealisti e satirici editi da Bompiani o l’antologia Italia magica curata da Gianfranco Contini per i Supercoralli Einaudi.

Allora forse, più che “smarriti”, potremmo definire questi racconti come “ritrovati” o “riscoperti”. Sono in effetti tre racconti sconosciuti al pubblico, che magari è più familiare con le grandi opere dello scrittore romano come Gli indifferenti (1929), Agostino (1944) o La ciociara (1957). Alter ego dunque ha deciso di riproporre queste tre storie dai tratti più surreali che veritieri, accomunate a loro volta dall’appartenenza dei protagonisti o dei co-protagonisti al regno animale.

Le strane somiglianze che ci separano

Come possiamo leggere nell’introduzione dello scrittore Paolo Di Paolo, anche quando scrive in modo surreale, fantastico o onirico, l’obiettivo di Moravia è sempre quello di scardinare – o meglio: portare alla luce – i rapporti di forza fra le classi sociali, questa enorme parete divisoria fra individui che è stata una dei grandi leit motiv della letteratura del Novecento.

E quindi quello che troviamo nel primo racconto, La cetonia, è proprio questo. La storia di per sé è semplicissima: una giovane cetonia, insetto dal carapace verdolino e tipicamente amante del polline rinvenibile nelle rose, è invece attratta dal più banale (e proletario, si potrebbe dire) cavolo, che della rosa conserva solo una vaga somiglianza nella stratificazione dei petali. Al centro del racconto, narrato con la stessa delicatezza di una fiaba, troviamo il tema della diversità e dell’omologazione. A leggerlo con occhi contemporanei si potrebbe quasi pensare a un inno LGBTQ+: «Mala cosa nascere diversi dalla moltitudine. Non si sa perché, non si sa come, la diversità diventa di punto in bianco inferiorità, peccato, delitto» (p. 23). E peccato e delitto, è risaputo, sono contrassegnati dalla vergogna. Quindi la giovane cetonia è costretta ad amare il suo cavolo solo a patto di celare questa sua passione. Attualizzando però il testo, concepito nel 1944, possiamo intuire di quale tipo di diversità parli Moravia e a quali moltitudini faccia riferimento. Ecco dunque che torna la critica politica degli Indifferenti, in una forma che ricorda a tratti La fattoria degli animali di George Orwell.

Nel Coccodrillo la situazione è un po’ diversa. Questo è l’unico dei tre racconti a non sfociare apertamente nel surrealismo. Anche qui la trama è semplice: la signora Curto è attesa per un appuntamento a casa della ben più facoltosa e altolocata signora Longo. Mille sono le aspettative e altrettante le opportunità di carpire lo stile di vita di una persona inserita in società. A lasciare di stucco la donna però è solo il coccodrillo avvolto intorno al collo della signora Longo: un coccodrillo vero e proprio, e soprattutto vivo. E non importa quanto bizzarra sia la situazione: la signora Curto non si azzarda neanche a criticare tale scelta, suo interesse è invece comprenderla, studiarla, farla sua. È suo obiettivo somigliare quanto può possibile alla sua ospite, perché rendersi simili a chi è all’interno del circolo del potere è l’unica cosa che conta. Anche qui torna il tema dell’omologazione: a leggere le pagine di Moravia, il rischio di essere diversi sembra essere il più grande terrore della borghesia nostrana.

Infine abbiamo Le metamorfosi, aperto omaggio alla più famosa opera di Kafka. Durante una festa d’alta società, gli invitati assumono sembianze zoomorfe ma, a differenza di Gregor Samsa, continuano a mantenere i normali rapporti. Ciò che incuriosisce è che non sembra esserci una vera e propria connessione fra ruolo sociale e tipo di animale – come capita, per tornare a un esempio già citato, nella Fattoria degli animali. Tutto il racconto risulta più onirico che surreale, a tratti caotico. Ma c’è un messaggio di fondo che sembra emergere da tutto questo, e che in fondo è coerente con quanto narrato nelle altre due storie: fuori dai nostri ruoli sociali è difficile distinguere gli uni dagli altri. E anche questa è una grande paura della società contemporanea.

I tre racconti raccolti in questo libriccino edito da Alter Ego hanno tutti a che fare con le paure e con l'omologazione. Fra chi la teme e chi la ricerca, quest'ultima è un'esperienza che capita, in modo ancora più palese, nella nostra società contemporanea. Moravia si rivela dunque attualissimo, come spesso avviene con tutti i grandi artisti.

David Valentini