Come ridiventare donne nel romanzo di Monique Roffey per Marsilio: "La sirena di Black Conch"



La sirena di Black Conch
di Monique Roffey
Marsilio Editori, giugno 2022

Traduzione di Ada Arduini

pp. 240
€ 17 (cartaceo)
€ 9,99 (e-book)


Vincitore del "Costa Book Award" (uno dei premi più prestigiosi che celebra gli scrittori residenti in Gran Bretagna e Irlanda), il romanzo di Monique Roffey per Marsilio è una fiaba. E si sa, in alcune di queste spesso la protagonista o il protagonista è un essere non del tutto umano. In questo caso, Aycayia è una sirena. O meglio, lo diventa: secoli prima, infatti, era una donna, appartenente a un popolo indigeno ormai scomparso dall'isola caraibica su cui ci porta l'autrice, maledetta dalle donne a causa della sua grande bellezza, rovinata dalla gelosia delle sue stesse sorelle.
E come nella più grande delle tradizioni, Aycayia ormai sirena si innamorerà di un uomo mortale, ma invertendo la classica malia che vuole la voce delle sirene richiamo e fatalità: sarà infatti David, il pescatore solitario, ad attrarla con la musica dolce della sua chitarra.
David suonava la chitarra e cantava tra sé quando lei tirò su la testa incrostata di alghe e cirripedi dal mare piatto e grigioargento, le cui vivaci venature turchesi non erano ancora scomparse. Così, come se fosse normale, la sirena spuntò e lo osservò a lungo prima che lui si guardasse intorno e si accorgesse di lei. (p. 10)
Partirà una serie di eventi che condurranno Aycayia in casa di David, che ovviamente ricambierà l'amore della sirena: pian piano la maledizione perderà d'efficacia e la sirena tornerà umana, ma mai del tutto, ché il mare ha lasciato secoli di storia sulla sua pelle.
Per moltissimi anni Aycayia è rimasta in mare, i desideri chiusi in una coda maestosa, solitaria. La presenza di David le farà sperare di poter ritrovare una vita dignitosa, l'amore e anche la libertà.
Tra le righe si avverte forte una vena sensuale, intrisa di passioni sussurrate, che riguardano i due, dapprima cauti, spaventati e poi sempre più spavaldi. Inevitabile sarà lo scoppio dell'amore, che appaga i protagonisti tanto quanto il lettore, e questo perché è inevitabile empatizzare con la protagonista.
Le sue vicende tanto ci ricordano anche eventi contemporanei, femminicidi, maltrattamenti, gelosie, ed è dunque quasi automatico per una donna provare a mettersi nei suoi panni. Poco poetica è la descrizione di Aycayia e della sua vita: c'è molto poco di fiabesco in questa sirena, trasposta in una realtà diversa da quelle descritte in mitologia o nelle favole Disney, costretta ad adattarsi in un mondo che probabilmente non la capisce e nemmeno la vuole. Troverà però man forte in David, nella signorina Rain, in Reggie. Molto belli sono inoltre quei passaggi in prima persona che la lasciano parlare, che ci fanno entrare nei sentimenti e nelle angosce di una mezza-mezza, mezza sirena e mezza donna.
Una notte sono andata a guardare David dormire
Mi sono avvicinata pian piano
L'ho guardato tanto
sola con l'uomo che dormiva
Gli guardavo il naso
Gli guardavo gli occhi chiusi
Gli guardavo il corpo che faceva su e giù con il respiro
Su e giù come il mare
Come se dentro avesse le onde, su e giù
Guardavo David come guardo un'orca
E mi sentivo fuori dalla vita. (p. 90)
Il personaggio di Aycayia è una scusa per l'autrice per sollevare anche questioni scomode come la colonizzazione dei Caraibi da parte degli europei, e la stessa figura della signorina Rain, bianca in un'isola di indigeni, proprietaria colonica di terreni, case e attività, ci porta alla mente un passato funesto, macchiato di sangue, di ingiustizie e morte.
Proprio la morte aleggerà su tutta la trama, nascosta in un angolo, pronta a intervenire.
La sirena di Monique Roffey strizza l'occhio al femminismo e alla lotta contro i torti subiti dalle donne. Le stesse parole di David, che a contatto con Aycayia diventerà più sensibile a questi temi, ci fanno capire quanto sia importante per l'autrice far passare il messaggio. Una sirena atipica allora, poco romanzata, a volte anche sgradevole e goffa, ma comunque bellissima nel suo tentativo di riprendersi la sua essenza di donna.
Un romanzo che consiglio agli amanti della letteratura caraibica e delle storie che sono un po' favole, un po' lotte per la crescita personale.

Deborah D'Addetta