"La caccia" e le atmosfere alla Twin Peaks nel giallo di Will Dean ambientato in Svezia


La caccia




La caccia
di Will Dean
Marsilio, Aprile 2022

Traduzione di Valeria Raimondi

pp. 384
€ 17,10 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

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Tuva Moodyson, giornalista in erba, reduce da un’esperienza londinese al Guardian, deve tornare a casa per problemi famigliari, in una sperduta cittadina del Värmland, nel cuore della Svezia. Una di quelle redazioni in cui non succede mai nulla, fino a che la morte di un cacciatore, centrato in pieno petto da un proiettile di fucile, riaccende la sua curiosità e dona nuova linfa creativa alla sua penna. 


Anni prima, infatti, una serie di misteriosi omicidi, che la gente del posto aveva imputato ad un’unica mano, un serial killer ribattezzato Medusa, aveva agito nello stesso identico modo. All'improvviso, la cittadina, dimenticata dal mondo, si riempie di giornalisti alla ricerca di scoop, ma è Tuva ad avere in mano la grande occasione per dare una svolta alla sua carriera. Dalla sua ha "apparentemente" una conoscenza del territorio che gli altri non hanno, ma conquistarsi la fiducia è un'altra cosa.


Questi sono gli elementi iniziali dell’avvincente thriller di Will Dean, a cui si aggiungono due particolarità non da poco, Tuva, la protagonista, è sorda e inoltre non ama il bosco, e la foresta di Utgard è il luogo prediletto dal killer e ambientazione dell’intero romanzo. 

Non so dove sto andando. Se fossi a Londra opterei per un'amica, oppure per un pub, un cinema o qualunque altro luogo affollato, ma qui non c'è nessuno. Le luci dell'ufficio sono spente. I cinema sono chiusi, aprono solo il lunedì, il mercoledì e il sabato. Arrivo al drive-in del McDonald's ma non c'è nemmeno un'auto. Proseguo fino al camper di Tammy ma anche quello è chiuso. p.175

La sensazione di perdita di contatto con la realtà pervade l'intero romanzo. Da una parte c'è una protagonista che decide consapevolmente di spegnere i propri apparecchi acustici per provare un silenzio che nessuno può sperimentare, e quell'alienazione è pacificatrice, è voluta, è vissuta come un dono e non come un handicap (sono numerose nel romanzo le parti in cui i personaggi sottolineano la sordità di Tuva e questo la ferisce), 

"Il silenzio è un grande sollievo, quando ne ho bisogno." Holmqvist sembra quasi contrariato, come se avessi detto qualcosa che avrebbe potuto dire lui stesso. "E non è il tipo di silenzio che lei può immaginare." p.81

dall'altra c'è un luogo sconosciuto e inafferrabile, in cui la protagonista si sente braccata, fitto di misteri e di persone con abitudini molto particolari, che hanno quasi tutte il culto della caccia, e che non sono mai comprensibili fino in fondo. Un luogo inospitale e una comunità molto chiusa, che non gradisce il sensazionalismo che gli omicidi, per ovvie ragioni, fanno emergere, con titoli in prima pagina sul giornale locale e con corrispondenti mandati da ogni parte del paese.


Dean ha affermato di voler creare delle atmosfere simili al celebre "Twin Peaks", il mistery di David Linch che negli anni Novanta spopolava in tv, in onda per due stagioni e che ha inquietato i sogni di intere generazioni. Il risultato è molto ben riuscito, perché la paura dell'ignoto si percepisce e permea ogni pagina, riuscendo quasi a far passare in secondo piano il serial killer e i suoi omicidi, lasciando il posto all'inquietudine per tutto ciò che non conosciamo e che ci spinge a varcare un limite, una soglia, un oltre non demarcabile, reso invisibile dalla nebbia, dalla notte, dal buio di ciò che ci imprigiona e ci lascia senza scampo, come una vittima designata durante la sua caccia.


Samantha Viva