Giocare con l'autobiografia e trionfare con un romanzo ironico e dissacrante: "Niente di vero" di Veronica Raimo






Niente di vero
di Veronica Raimo
Einaudi, 2022

pp. 176
€ 18 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


Durante l'ascolto di Niente di vero, il nuovo libro di Veronica Raimo, che figura tra le proposte per lo Strega 2022, ho dato un'occhiata ai commenti online e ho letto più volte frasi del tipo: "certe cose della propria vita non si scrivono, dai!" o "mi ha fatto ridere, ma non c'è dentro niente". 
Nulla di più falso, a mio parere: innanzitutto, possiamo pure lasciarci trasportare dal fascino inesausto dei romanzi autobiografici, ma vorrei ricordare che il titolo Niente di vero ci porta inevitabilmente (e giocosamente) in una scanzonata dichiarazione di finzione. Il fatto che l'io narrante si chiami Veronica, che abbia un fratello di nome Christian, che entrambi siano scrittori e tanti altri dettagli sovrapponibili alla biografia reale dell'autrice bastano a farci parlare di autofiction? Nel 2022 dovremmo ormai fatto pace con la (rassicurante) possibilità che gli autori scrivano autobiografie romanzate, e che, anzi, il narratore autobiografico sia quanto di più inaffidabile esista. Grande reinventore di se stesso e di chi gli sta attorno, sa quali tessere della propria vita riprendere, romanzare, stravolgere... E dunque, godiamoci Niente di vero per quello che è: un romanzo ironico e pungente, demistificante, che s'ispira (in parte o molto, non ci è dato saperlo, né è rilevante) alla biografia dell'autrice

Chi di voi lo leggerà per rilassarsi si fermerà all'involucro ironico della storia, che è già di tutto rispetto, e riderà senz'altro per le stramberie di un lessico famigliare insolito, per il vizio del padre di famiglia di erigere muri per tutta la casa, ricavando stanze e stanzette, a costo di tagliare in due le finestre. Riderà per le esperienze amorose disastrose della protagonista, per le sue lunghe sedute in bagno da bambina, con nonno Peppino a raccontarle storie e a fare parole crociate, per le sue fughe di casa e per i piani fantasiosissimi durante per racimolare abbastanza soldi per un biglietto di andata e ritorno per il Messico. 

Chi vorrà andare oltre, troverà nell'ironia di certe affermazioni il potere liberatorio di sganciare le bretelle delle convenzioni sociali e di denunciare i propri vizi e tic, le proprie fragilità. Allora dietro l'hobby paterno, dietro il rapporto con il nonno, dietro le fughe da casa e le bugie si intravede ben altro, ma la levità con cui Veronica Raimo racconta ci offre la possibilità di esplorare gli episodi come preferiamo. 

Ed è in questa grande e democratica libertà interpretativa lasciata ai lettori che Veronica Raimo esplicita ulteriormente il suo gioco: crederci o non crederci, ridere cogliendo la comicità o il più profondo umorismo di certe scene è tutta questione di sguardi, di vissuti, di fiducia negli autori e di abitudine a sorridere. 

GMGhioni