#CriticaLibera - Tradurre il dolore in amore. "Una creatura fatta per la gioia", la biografia poetica di Alda Merini firmata da Maria Grazia Calandrone


Una creatura fatta per la gioia. Biografia poetica di Alda Merini
di Maria Grazia Calandrone
Solferino, ottobre 2021

pp. 176
€ 15 (cartaceo)
€ 8,99 (ebook)

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Una biografia poetica, recita il sottotitolo di questo libro.
Una biografia poetica e luminosa, aggiungerei io.
La luce appassionata che Una creatura fatta per la gioia emana è da un lato quella dell'esistenza in versi di Alda Merini, una donna che è stata tutto vivere e tutto scrivere, e dall'altro è quella del racconto di Maria Grazia Calandrone, poetessa che scrive di poesia e che qui si accomoda davanti alla figura perturbante di Merini per distinguere, nel mare dell'indistinto flusso vitale, il senso ultimo della parola poetica. Non misterioso e arcano, ma terreno, fatto di corpo e d'amore.
Calandrone (di cui e con cui avevamo già parlato a proposito del suo romanzo Splendi come vita) si immerge senza riserve nell'exemplum di una figura che è stata unica nel panorama letterario italiano e che sempre più viene riscoperta come attuale e grande. Non c'è tempo che riesca a invecchiarla. 
Alda Merini è un'icona per la sfrontatezza con cui si è gettata dentro la vita, per l'esattezza potente delle parole che ci ha lasciato, per il suo corpus poetico che fa emergere disordini e crepe dell'umano nel mondo.
La gioia, quella luce appassionata che all'inizio nominavo, è dichiarata subito nel titolo di questa biografia come fattore dominante dell'essere di Merini, esplorato prima nella dimensione privata e poi in quella pubblica. 
Si delinea il ritratto di una donna che è stata qui per fare esperienza della gioia - e sappiamo che lo farà soprattutto attraversando il male - e per portare la gioia agli altri. Non era una sorta di missione evangelica, ed era quanto di più lontano dal senso del dovere. Era piuttosto il frutto di un suo processo di continua traduzione del dolore in amore che viene qui indagato prendendo spunto da aneddoti, avvenimenti, frammenti di poesia, testimonianze vive di chi ha goduto dello spettacolo di Alda Merini vivente. 

"Si muove nella lingua a occhi chiusi, come dentro una casa che conosce e abita dalla nascita": la sua poesia è una questione di istinto, ha a che fare con l'indole profonda di una persona che è interamente e continuamente tesa nello sforzo di amare, sempre e a dispetto di tutto. Adoperando il dolore, maneggiandolo come mattone, martello, chiodo o lama e poi restituendocelo in grido poetico, Merini ci ha disvelato facce plurali del suo essere. Singolari, energiche come lampo, fragili come corpi nudi di fronte al potere. 
Ventiquattro i ricoveri affrontati, alcuni dei quali volontari. Il manicomio è uno spazio in cui parti delle persone muoiono un po' alla volta, eppure la sua poesia nasce e rinasce innumerevoli volte e dalla ferocia di quella esperienza trae linfa per irrobustirsi. Il senso della sopravvivenza animale diventa il senso della poesia. È attraverso essa che lei si determina, a cominciare dai suoi primi versi, scritti da bambina e pubblicati nel 1950, a diciannove anni. 
Dentro e fuori dal manicomio, dentro e fuori dalla vita degli altri: gli uomini che ha amato, le figlie messe al mondo, le anime incrociate nei diversi periodi di internamento, gli scrittori e gli intellettuali che con lei discutevano di arte.  Questa biografia, che va così nel profondo dentro l'anima di lei, è anche un carosello delle vite che l'hanno incontrata e dei luoghi amati. Uno su tutti Milano, che lei preferiva popolare e sincera, schiva come quando d'inverno la nebbia abbraccia il Naviglio nascondendolo agli sguardi. 

Ci sono tanti sguardi dentro questo libro.
Lo sguardo di Calandrone che rilegge Alda Merini e la ringrazia per averci insegnato un po' ad amare, gli sguardi della società composta e perbenista sui "matti" come lei, lo sguardo della poetessa sul suo stesso corpo vorace di vita e pronto a rivendicare il piacere a qualsiasi età, anche quando dicono che non si dovrebbe provare.
Corredano il volume dodici scatti inediti di Enzo Eric Toccaceli. Tra questi: Alda distesa sul letto, gli occhiali da sole e una collana di perle, Alda che fuma la sigaretta con la stessa passione di un bacio, Alda che guarda in camera e sorride, Alda con le gambe nude e un gufo in mano. 
Li si guarda e non si deve trovare un perché.
Se c'è una cosa che si capisce leggendo Merini è che la sua poesia non ha bisogno di spiegazioni. La sentiamo e basta, da qualche parte nel profondo, come avvertiamo la bellezza, l'amore, il dolore
C'è una sfida che ci lancia, ed è farci rapire da tutto questo come faceva lei:
Il poeta viene rapito. Io sono una bambina. Della vita penso tutto il bene possibile, nonostante tutto. (1996)


Claudia Consoli