Perdita e possesso trasformano in un incubo l'America del grande sogno nel romanzo capolavoro di Joan Samson "Il Banditore"

Il Banditore


Il Banditore
di Joan Samson
Trad. di Christian Pastore
Sperling & Kupfer, settembre 2021

pp. 285
€ 17,90 cartaceo
€ 9,99 ebook


Il Banditore è stato il primo e unico romanzo di Joan Samson, scrittrice e insegnante americana, morta di cancro a soli 38 anni. Pubblicato per la prima volta nel 1975, viene ripubblicato dopo più di quarant’anni, conservando intatto il suo impatto e la sua forza dirompente. Molti hanno paragonato l'atmosfera, che scaturisce da queste pagine, a quella creata nei suoi romanzi da un’autrice come Shirley Jackson; senza dimenticare che questo è uno dei libri preferiti di Stephen King.


A cosa si deve tutto questo interesse è presto detto, il libro è un incubo moderno, un incubo che anche l’America ha vissuto sotto l’amministrazione Trump, l’incubo che deriva dall’essere privati via via di qualcosa che ci appartiene, cedendo alle lusinghe di un fantomatico uomo venuto dal nulla, per raccontare ad una comunità come arricchirsi e vivere meglio, depauperandola invece man mano dei loro averi, degli oggetti, delle case, dei loro affetti e forse anche della loro stessa vita.


Warren Carberg, marito dell’autrice, nella postfazione di questo interessante romanzo che inaugura la nuova collana Macabre di Sperling & Kupfer, racconta i retroscena dell’ideazione, rivelando che la moglie Joan fece un incubo terribile, sognando che un banditore arrivato in una piccola comunità americana, con la scuola di organizzare delle aste settimanali, avesse cominciato a privare i suoi abitanti di ogni bene, con la scusa di procurarsi donazioni per incrementare delle forze di polizia speciali, al suo comando.


Questo è il nucleo generale della trama, su cui poi l’autrice inserisce la storia particolare dei protagonisti, che a quanto pare si intreccia con quella della sua famiglia d’origine e con la sua personale, avendo deciso di acquistare un piccolo podere in campagna, con le stesse caratteristiche della casa in cui vivono i suoi protagonisti, John e Mim Moore, insieme alla vecchia madre e alla giovanissima figlia Hildie. Il banditore che arriverà nella loro cittadina di Harlowe è Perly Dunsmore, e da quel momento ogni cosa cambierà.


Quello che il lettore troverà tre le pagine è un senso di oppressione e inquietudine, dovuta all’impossibilità di agire, di difendere i propri diritti, di essere ascoltati. I vicini che si trasformano in  estranei approfittatori, una comunità che viene totalmente “rapita” dall’idea di potersi arricchire, di potersi affrancare dalla misera e faticosa quotidianità, per poi essere svenduta al miglior offerente.

Venne la settimana in cui non era rimasto nulla che non fosse indispensabile. Non potevano fare a meno del divano di Ma’, e neanche Perly sarebbe riuscito a ricavare qualcosa dalle sedie e dalle panche che John aveva arrangiato sfruttando alcune vecchie assi recuperate nella stalla. Come se avesse intuito il loro problema, il banditore si fece vivo personalmente insieme a Gore. (p. 93)

Un prezzo da pagare che sale settimana dopo settimana, un grido disperato soffocato nell’impotenza, un’angoscia capace di trasformare una famiglia perbene in potenziali criminali. In un alternarsi di speranze e delusioni, fratture e riconciliazioni, luci e ombre, amore e odio.

Fino a che punto arriverà questa sottrazione resta al lettore scoprirlo, in un finale che non risolve e non pacifica, ma che lascia addosso un’inquietudine ancora maggiore e un’interrogativo inquietante: Cosa si può perdere e cosa si può salvare, quando non resta più nulla di ciò che credevamo fosse nostro?


Samantha Viva