Cosa direbbero i nostri appartamenti se potessero parlare di noi? "Casa è dove fa male" di Massimo Cuomo



Casa è dove fa male

di Massimo Cuomo 
Edizioni e/o, 2021

pp. 208
€ 16,50 (cartaceo)
€ 11,99 (ebook)


Facciamo un esperimento: immaginate che voce avrebbe - se ne avesse una - il condominio o la casa in cui abitate. Ci avete mai pensato? Sarebbe sfumata e delicata, oppure forte e impetuosa? Sarebbe una voce impicciona o una voce discreta? E soprattutto: che cosa racconterebbe di voi se potesse parlare? 
A partire da questi intriganti spunti si sviluppa il romanzo di Massimo Cuomo, Casa è dove fa male (il suo quarto per i tipi di Edizioni e/o), una scorribanda dentro gli appartamenti di un condominio di Mestre che racconta le vite degli esseri umani attraverso l'indagine dei luoghi e delle case che abitano. 
Tre piani, sette appartamenti, più vite che lì in qualche modo si isolano dal mondo esterno.
Lo dice l'etimologia della parola stessa, dallo spagnolo "apartamiento": i luoghi nei quali ci appartiamo
Nel rifugiarsi di queste esistenze c'è anche un loro interno mescolarsi: la signora Lia Busetto ha il vizio di sorvegliare la vita del palazzo piazzandosi per ore allo spioncino. Oltre la sua porta la famiglia Chinellato ingrassa lasciandosi vincere da una fame vorace e triste. Quando di notte uno di loro tira l'acqua del water sistematicamente sveglia il cane di Severino Schirru che, in mancanza di luoghi sicuri, ha deciso di dormire in bagno. Poi c'è la signora Ruzzene, madre di tre figli con un segreto che non sa come confessare al marito; il dottor Tommaso Sbrogio che nel dolore cerca un modo di non sentire dolore; la signorina Teresa Menegozzo che assiste la madre anziana chiudendo se stessa in una serie di giorni tutti uguali. È un mischiarsi dolente, il loro: le loro vicende a volte si sfiorano, altre si intrecciano in un grumo scuro.Sono come traiettorie incrociate, proiettili imprevedibili che vanno gli uni sugli altri:
Le traiettorie delle vite degli altri che scivolano sopra le vite degli altri, fino a determinarle, a terminarle, persino. (p.92)
Massimo Cuomo propone una profonda esplorazione dei concetti di spazio-casa e spazio-vita.
Lotte, sangue, piccole grandi battaglie, segreti, paure, ferite si nascondono dentro gli oggetti, negli interstizi delle stanze
 abitate. Sui muri vengono assorbiti i ricordi. Sulle porte rimbalzano le grida e i silenzi. Non solo umani in questo condominio: ci sono anche famiglie di animali che coabitano con loro in un intrico di emozioni:
Sono le emozioni degli esseri umani a lasciare segni impressi sulle cose: oggetti, mobili, muri, luoghi che li osservano in silenzio vivere e morire. (p.80)
Noi stiamo nelle case e le case stanno in noi, ci definiscono, mentre cerchiamo l'intimità, scacciamo la paura, ci trinceriamo nella diffidenza. 
Il libro è scritto in una prosa copiosa, fluviale direi, senza sosta come la vita che non lascia sosta.
Mi sembra fosse il modo migliore - forse l'unico - per scrivere una storia come questa. 
Non è un romanzo conciliante, non racconta mai la casa come fanno le pubblicità televisive, come nido pulito e brillante, luogo di protezione o di perenne festa. Ne racconta l'anima nera, quella che fa male.
E non è neanche un romanzo facile perché parla di vite che in più punti si sono rotte. Ma quale vita infondo non lo è? Ho trovato che tra le pagine ci fossero poche impercettibili luci e che stesse al lettore cercarle. Quando le si individua si comprende che nelle nostre case dolore e amore sono così vicini da fare rima anche nel significato.
Casa è dove fa male riesce a raccontare una materia che sempre ci circonda, eppure è invisibile e intangibile: la memoria degli spazi che viviamo. "Ci sono singole parole, frasi, intere conversazioni che restano impigliate" dentro le nostre case. E lì rimangono per sempre, catalogate per modo, tempo, tono, intensità, consistenza e inconsistenza. Fate una prova con i luoghi in cui avete vissuto: per ognuno di essi vi verrà in mente un campionario di situazioni, sensazioni, ricordi che sono ancora lì custoditi. È questo che rende questi spazi del tutto singolari. Perché singolari sono le vite che sono esplose lì dentro.


Claudia Consoli