«I libri, quando li scrivi, sono piccoli mondi: ti ci rifugi dentro o ne vieni inghiottito»: "Viceversa, Il mondo visto di spalle" di Eleonora Marangoni

VICEVERSA. IL MONDO VISTO DI SPALLE
di Eleonora Marangoni
Johan & Levi Editore, 2020


Formato: 16,5 x 24 cm
Illustrazioni: 126 colore

pp. 160
€ 25,00 (cartaceo)


Riavvolgendo il nastro dei lunghi secoli d’arte e storia, assistiamo alla presenza costante e trasversale in ogni cultura di figure rappresentate di schiena. Viceversa, a cura di Eleonora Marangoni, esplora l’affascinante mistero che si cela dietro a queste immagini, ricostruendo un percorso di oltre duemila anni di narrazioni visive, che si snoda attraverso analisi letterarie, pittoriche e cinematografiche. 
Il libro è corredato da una nutrita selezione di immagini, che guida il lettore alla comprensione di una dimensione del sapere, per certi aspetti, ancora inesplorata. L’indagine artistica di Marangoni prende avvio in occasione di un avvenimento personale, quando l’autrice, trovandosi di fronte l’immagine di se stessa ritratta di schiena da bambina, comprende la propria costante propensione alla raccolta di analoghe rappresentazioni artistiche. Tale riflessione è la miccia che innesca un’approfondita ricerca e documentazione ragionata, che accompagna le pagine di Vicerversa, unitamente all’insieme di riflessioni squisitamente di Marangoni.
L'excursus narrativo è piacevole da leggere e racchiude numerose perle d'artista, in grado di soddisfare la curiosità, educando sia la vista, sia la mente. Interessante, a mio avviso, l'aspetto multiculturale di una scelta stilistica che spesso è stata superficialmente considerata, relegata a quell'insieme di gesti dettati dalla timidezza, dal rango sociale o dal desiderio di alimentare il mistero.

Nell'intervista a seguire, l'autrice Eleonora Marangoni ci svela alcuni aspetti della sua opera.

Come nasce “Viceversa”, il tuo saggio sulle figure di schiena nelle arti figurative? Come hai sviluppato il progetto?
Collezionavo immagini di schiena da qualche anno. Sia come .jpg salvate sul computer o sui social, che come vere e proprie immagini stampate: fotografie, riproduzioni, illustrazioni... A un certo punto ho provato il desiderio di capire di più, di individuare il filo rosso che le univa ed esplorare le varie simbologie che si portavano dietro. L’idea del libro è nata così. A partire da quella ho poi sviluppato il progetto: prima cercando di scoprire e classificare quante più Rückenfiguren possibili, poi cercando di dar loro un ordine.

Qual è, a tuo avviso, il motivo per cui le immagini di una schiena, un corpo di spalle o una nuca, seducono lo sguardo dello spettatore in ogni cultura, resistendo al tempo?
Credo che in parte sia dovuto al loro mistero, al loro obbligarci a immaginare, e quindi a raccontare al posto loro. E poi parte del loro fascino sta nella loro immanenza: sono di spalle per sempre, e quindi in qualche modo si sottraggono al tempo, si guadagnano una specie di eternità.

In una recente intervista, hai dichiarato, in merito a Viceversa: "È un libro che avrebbe potuto anche non essere un libro: ma una mostra, o un sito, o una serie di documentari sulla tv. Poi la forma è sostanza, ovviamente.” Già in Proust. I colori del tempo, il tuo libro d’esordio, dimostravi un affascinante talento nell’unire parole ad immagini e suggestioni evocate dalle diverse cromie. Un talento, che si consolida nuovamente in Viceversa. Se avessi sviluppato il libro utilizzando una delle metodologie che hai indicato, pensi che il pubblico avrebbe recepito il contenuto nello stesso modo? Pensi che sarebbero state necessarie delle modifiche?
La forma è sostanza, quindi sicuramente se Viceversa fosse stato una mostra, questa sarebbe stata pensata e organizzata in modo del tutto diverso dal libro. Avrebbe potuto contenere canzoni, spezzoni di film, magari anche capi d’abbigliamento (un paio di anni fa, a Parigi, il palesi Galilera dedicò una bella mostra proprio alla moda vista « di spalle »   
Mi sarebbe piaciuto anche approfondire il tema della scultura osservata da dietro, che in Viceversa viene solo accennato. O dedicare maggiore spazio alla letteratura e alla ricerca antropologica (lo stare di spalle ha valenze e dinamiche diverse in varie parti del mondo). Per ragionare in questi termini, forse, il video sarebbe stato lo strumento più adatto. Detto questo sono sicura che alcune cose sarebbero comunque rimaste: sono quasi certa che una riflessione sulle figure di schiena, qualunque forma avesse avuto, sarebbe iniziata con la Flora di villa Arianna, non solo perché cronologicamente è una delle prime Rückenfiguren della storia dell’arte occidentale, ma anche perché per me è stata da subito un’immagine emblematica, che non ha mai smesso di far luce sull’intero progetto. Com’è accaduto che già in epoca romana un artista abbia deciso di osservare il mondo da lì? È una domanda che continua ad affascinarmi.

A partire dai tuoi esordi in Francia nel 2011, Proust et la peinture italienne (pubblicato in Italia nel 2014 con il titolo Proust. I colori del tempo), proseguendo con la tua vittoria nel 2017 del Premio Neri Pozza con Lux, che è stato candidato al Premio Strega 2019, fino ad oggi, la tua carriera di scrittrice è stata un costante successo editoriale. Molti scrittori hanno confessato di aver vissuto in modo conflittuale il lavoro quest’anno, faticando a trovare la giusta concentrazione. Tu, al contrario, torni in libreria con ben tre nuovi titoli: L’allegra brigata (Neri Pozza Editore), Viceversa (Johan & Levi) e, per finire, E siccome lei (Feltrinelli). Come è stato lavorare ai tempi del Covid? Quale metodo hai applicato per raggiungere un risultato così brillante?
In realtà non c’è stato un vero e proprio metodo, e nemmeno grande pianificazione; solo molti impegni che si sono accavallati e molto, moltissimo lavoro. Che poi forse è stato anche un modo per cercare di prendere distanza da quello che stava accadendo, per costruirsi un riparo. I libri quando li scrivi sono piccoli mondi: ti ci rifugi dentro o ne vieni inghiottito. Sia che vada bene sia che vada male, comunque, ti offrono uno spazio altro, in cui cresci e trascorri parte del tuo tempo.

I tuoi libri, così eclettici, dimostrano un vasto sapere e interessi multipli. Immagino che i tuoi riferimenti artistici siano svariati; esiste tuttavia un elemento comune tra questi, che ispira le tue letture ed i tuoi approfondimenti?
Più che «sapere» penso che sia curiosità. Mi innamoro di una cosa e cerco di saperne di più. È stato così con le Rückenfiguren per Viceversa e con Monica Vitti per E siccome lei, e con Proust naturalmente. Il sapere, se c’è, viene dopo: è una sorta di risultato, non un vero punto di partenza.

Progetti per il futuro?
Non sottovalutare le conseguenze dell’amore? :)

Elena Arzani
@arzanicurates