Il dolore è secco, come un tronco morto in mezzo alla pianura: La famiglia di Pascual Duarte di Camilo José Cela

 

La famiglia di Pascual Duarte
di Camilo José Cela
Utopia, 2020

Traduzione di Salvatore Battaglia

pp. 155
€ 16 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


«Io, signore, non sono cattivo, sebbene non mi manchino le ragioni per esserlo». Inizia così La famiglia di Pascual Duarte di Camilo José Cela, Nobel per la letteratura nel 1989 e tra i massimi scrittori spagnoli del Novecento. Questo romanzo è stato recentemente ripubblicato in Italia in una splendida edizione contraddistinta da un'eccellente traduzione di Salvatore Battaglia da Utopia. Ci siamo approcciati al libro, sorta di "mostro sacro" del secolo appena trascorso, con grande, grandissima curiosità. Conoscevamo il nome di Cela per fama, soprattutto per essere stato stra-citato in moltissimi libri di critica letteraria. Vi confessiamo una cosa però: alla prima lettura questo romanzo, non troppo lungo, scritto sotto forma di confessione di un uomo "cattivo per destino e non per sua volontà" ci ha respinto, come pochi altri libri. Dopo qualche giorno, di dubbi e pensieri, lo abbiamo ripreso in mano e riletto da cima a fondo e abbiamo capito: abbiamo capito che quel blocco, quasi una repulsione, era voluta dallo scrittore che, nel farcela provare, aveva compiuto il suo "capolavoro".

Al centro di tutto vi è Pascual Duarte, un uomo sbagliato che, quasi prima di nascere vede già il suo destino segnato. Una vita, la sua, che è trascorsa sempre e soltanto sotto il nero segno della povertà, della fame e della violenza: aspetti della stessa medaglia, ovvero un'esistenza dolorosa come poche. Ed ecco che il dolore, di cui vi parlavamo prima, letteralmente, affiora da ogni pagina. Nessuna speranza, totale resa al bieco gioco del destino.

Abbiamo in questo libro la possibilità di seguire Pascual per tutta la sua vita, appunto dalla nascita al suo termine, e praticamente mai vediamo un barlume di luce nelle sue vicende. Prima le botte da piccolo, poi le delusioni da ragazzo, quindi la mancanza di una vita serena da adulto e, alla fine, la disperazione dello spreco del proprio percorso terreno.

Se qualcuno di voi sta pensando a un racconto à la Giobbe, si è al tempo stesso vicini e lontani da questo romanzo. Infatti, proprio come nella vicenda di Giobbe, c'è la stessa terribile consapevolezza di avere un destino segnato, che anima il protagonista, come ci confermano le lettere "vergate di suo pugno" ma, al tempo stesso, vi è anche una completa rassegnazione nel fatto che qui non c'è nessuna "prova divina" ma solamente una vita grama e sbagliata. Un'esistenza dalla quale, nonostante gli sforzi del protagonista, non si può "uscire". 

A un certo punto Pascual, già adulto e dopo essersi fatto una famiglia, per quanto disgraziata, decide di fuggire. Lascia la sudicia casa gelata d'inverno e bollente d'estate e parte per la costa. In mente una sola idea: le Americhe o, ancora meglio, la fuga da una terra e da una vita maledetta. Ovviamente non riuscirà mai imbarcarsi e Camilo José Cela ci racconta tutto questo con pagine incredibilmente minimali, senza troppi dettagli ma con parole che hanno una possanza, nella loro crudezza, tali da spaccare un atomo in due. 
A nulla ci vale affrettare il passo quando ci vediamo sorpresi dalla tempesta in mezzo alla pianura. Ci bagniamo lo stesso e ci affatichiamo molto di più. I lampi ci stordiscono, il boato dei tuoni ci confonde e il nostro sangue, come sconvolto, ci batte alle tempie e alla gola.
Ecco, questa frase, almeno per noi, racchiude tutto il senso, tutto il meraviglioso e doloroso senso di questo romanzo. Un romanzo duro, difficile e arduo da comprendere, ma che Utopia ha avuto il grande merito di riportare in Italia in un'edizione curata in ogni dettaglio. Inoltre, la traduzione pulita, senza troppi fronzoli ridona quella stessa asciuttezza dell'originale. Non è una lettura semplice, certo, ma una lettura arricchente. Dal dolore si può, a volte, imparare molto più che dalla gioia. 

Mattia Nesto 

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"A nulla ci vale affrettare il passo quando ci vediamo sorpresi dalla tempesta in mezzo alla pianura. Ci bagniamo lo stesso e ci affatichiamo molto di più. I lampi ci stordiscono, il boato dei tuoni ci confonde e il nostro sangue, come sconvolto, ci batte alle tempie e alla gola". La famiglia di Pascual Duarte di #CamiloJoséCela è un recupero obbligato per chi ha voglia di scoprire uno dei grandi narratori del Novecento spagnolo. In un'edizione curata e arricchita da una traduzione perfetta di Salvatore Battaglia, Utopia ci riconsegna un libro di non semplice lettura ma di sicuro fascino. Presto sul sito la recensione di @mattiaeleuterio! Avete già scoperto i titoli usciti in libreria per @utopiaeditore? #Utopiaeditore #instabooks #Criticaletteraria #inlibreria #book #Bookstagram

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