Una tremenda storia d'amore normale: "Ada brucia. Storia di un amore minuscolo" di Anja Trevisan

Ada brucia. Storia di un amore minuscolo
di Anja Trevisan
Effequ, luglio 2020

pp. 297
€ 15 



Le premesse, molto probabilmente, non erano delle migliori o, quantomeno, delle più originali. Infatti quante volte, specie negli ultimi anni, abbiamo letto sinossi in cui l'ambientazione è quella di una casa isolata, "fuori dal mondo", dove un uomo più grande e una ragazza, molto più giovane di lui, vivono assieme in un rapporto d'amore/segregazione malato e chiuso in se stesso? Tantissime. Tuttavia Ada brucia. Storia di un amore minuscolo, esordio letterario di Anja Trevisan per Effequ, ci ha impressionato, in senso positivo, per almeno due ordini di motivi: il primo è che partendo da una storia banale è riuscita a costruire un libro che banale non è. Il secondo, cimento ancora più arduo specie per la letteratura contemporanea, è come sia stata capace di rendere viva e vitale una narrazione che, di fatto, si erge su due soli personaggi fino alle battute finali. Questo è stato possibile grazie a una lingua vitalissima, vero e proprio marchio di fabbrica di Trevisan.

Forse abbiamo sbagliato a leggere il risvolto di copertina in cui viene descritta per sommi capi la biografia dell'autrice: dato che ci saremmo stupiti molto meno della lucentezza della sua lingua. Già perché Trevisan scrive per il cinema e, una volta conosciuta quest'informazione, si comprende perfettamente perché Ada brucia, nonostante i già citati pochi personaggi, non annoi mai il lettore ma anzi lo renda sempre desto e attento, grazie a un ritmo narrativo che non è pressante ma, giustappunto, elastico, perfettamente aderente a un racconto cinematografico.

La vicenda è quella di Ada, fu Beatrice che, in fasce, viene rapita da Rino, un misterioso falegname cresciuto dal nonno in una casa sul limitare del bosco e che, dopo la perdita di quest'ultimo, si è praticamente via via ritirato dal consesso della vita civile. Ada brucia, specie all'inizio, ha tutti i contorni di una fiaba nera moderna, in cui abbiamo un orco e una bambina destinata a una vicenda horror: Beatrice, che fin da subito sarà ribattezza "Ada" da Rino, viene infatti segregata per anni e anni in quella casa al limitare del bosco. Un microcosmo in cui la malata storia d'amore, anzi idillio di due cuori, si consuma con una pervasività e totalità di intenti assoluta da parte di Rino. Proprio i contorni della vicenda, specie all'inizio, potrebbero portare il lettore più sensibile ad avere qualche difficoltà a proseguire nella lettura. Stiamo parlando infatti di un rapporto,  se si può definire tale, tra un adulto e una bambina, tra un adulto che tiene segregata in casa una bambina impedendole di uscire perché "non hai ancora i piedi abbastanza forti e te li bruceresti se uscissi all'aperto". Insomma una menzogna, un castello degli orrori tirato su in una notte in cui un paese intero era in festa, ma nelle cui strade si consumava una tragedia.
Non aveva mai avuto una bambina vicino:  Ada era sempre stata la sua compagna, mai una figlia,  mai una neonata, mai un corpo che prima  o poi avrebbe amato di meno. Era sempre stata un amore spropositato che non era ancora pronto per compiersi fino in fondo.
Ecco però in questo romanzo, grazie alla scrittura di Trevisan, non si prova mai reale e concreto "verde orrore". Si ha, costantemente un groppo in gola, certo, ma non è un racconto dell'orrore tout court, nonostante l'ambientazione e la trama. Questa, come recita il sottotitolo, è una storia d'amore minore, di un uomo non risolto e di una giovane donna mai veramente cresciuta. Per una volta, insomma, il sottotitolo non mente.

Tuttavia, un ultimo aspetto positivo di un romanzo che ha una qualità diffusa rara, specie per un esordio, è il finale. Spesso, troppo spesso specie nella narrativa italiana, il finale arriva improvviso e non risolve nulla. Qui, senza volervi anticipare troppo, è un finale sul serio risolutivo, una fine "fine", senza se e senza ma. E questo è l'ennesimo merito di una giovane autrice che è già una voce autorevole e riconoscibile nel panorama della letteratura contemporanea italiana. 

Mattia Nesto