#CriticARTe - "Gli outsiders sono straordinari perdenti, e li riconosci al primo sguardo", parola di Alfredo Accatino

Outsiders.
Storie di artisti geniali che non troverete nei manuali di storia dell’arte
di Alfredo Accatino
Giunti, 2017

pp. 208
€ 29,00 (cartaceo)






Outsiders 2.
Altre storie di artisti geniali che non troverete nei manuali di storia dell’arte

di Alfredo Accatino
Giunti, 2019

pp. 240
€ 29,00 (cartaceo)

Molti autori, opportunamente interrogati, dichiarano di scrivere i libri che avrebbero sempre voluto leggere. Al netto del narcisismo e della presunzione insite in un atteggiamento di questo tipo, bisogna pur avere l’onestà intellettuale (e la gratitudine) di ammettere che non sempre l’esaudimento solipsistico di certi desideri si rivela un esperimento meramente compiaciuto, anzi. È questo il caso, per esempio, di Alfredo Accatino, che nel pubblicare Outsiders e Outsiders 2 con la casa editrice Giunti ha voluto dare forma cartacea a ciò che aveva già preso vita sottospecie di pagine Wikipedia, poi di un blog assai seguito come Il Museo Immaginario – Outsiders e poi ancora di una rubrica di successo su “Art e Dossier”. La sua, va ricordato, era un’ambizione non da poco, dal momento che si trattava di restituire dignità e memoria a figure tra le più dimenticate e rimosse del Novecento artistico internazionale; quelle che, per una ragione o per l’altra, non avevano avuto la ventura di finire citate nella manualistica scolastica o nella saggistica critica più specialistica, di per sé sempre alla ricerca di “minuzie da magnificare”. Sono nate così due stupefacenti miscellanee di ritratti che valgono bene la messa in discussione di quei paradigmi che, ieri come oggi, hanno determinato e ancora determinano l’assunzione di una personalità artistica tra le schiere degli eletti o la sua espulsione dal circolo dei creativi tout court; vale a dire, nelle parole dell’autore,
«racconti che avrei voluto ascoltare, narrati come avrei voluto sentire, che nessuno mi aveva mai raccontato. Una partitura di immagini e parole scelte con sincerità, che si prefigge di accendere la luce in zone rimaste all’oscuro, e di recuperare emozioni, colori e schegge di creatività emerse nella cultura visiva del Novecento. E storie che trovo sia giusto condividere» (Outsiders, p. 9).


Figlio di Enrico (artista e teorico dell’educazione artistica a cui viene peraltro reso omaggio in coda al primo volume), Alfredo Accatino ha agito animato dall’amore per l’arte – «un’eredità maledettamente ingombrante» (Outsiders, p. 8) – e dall’attrazione per tutto ciò che l’autorità accademica e museale tende a relegare fuori dalle sue linee perimetrali, oltre i margini istituzionali, al di là delle bordature ufficiali, in quelle zone di oblio inerziale e di damnatio memoriae che spesso danno alloggio anche alla pigrizia del senso estetico e dell’intelletto. Ma non lo ha fatto, si badi, in ossequio a un bastiancontrarianesimo di maniera o per puro spirito di contraddizione: se così fosse, la lettura dei due volumi lascerebbe l'impressione di una sgradevole sensazione di truffa subita, di pezzi di vetro spacciati per diamanti. Invece no, niente di tutto questo: le ottantatre biografie – “veloci” perché «i geni sono quelli che hanno sempre le biografie più brevi» (Outsiders 2, p. 9), e tutte complete di un corredo fotografico di partenza – sono proposte in ottima prosa eppure nude e crude, senza quell’apparato di trucchi retorici che sempre serve a confezionare il cliché della bella esclusione, della bella sconfitta e della bella morte. Se ciò accade, forse, è proprio perché l’autore in primis si dichiara indifferente alle pretese di scientificità e libero dai preconcetti che complicano in modo quasi mai disinteressato l’interpretazione delle opere. Scrive, difatti, Accatino:
«ho capito, infine, che non ha senso incasellare la storia dell’arte visiva in semplici categorie elementari: “alto” e “basso”, i “maestri” e gli “altri” (i minori), a cui seguono, per distacco, i “non-artisti” (illustratori, commercial art, comic art…), le “curiosità” (performing art, street art…) e i “matti”, definizione che comprende la sottospecie “casi umani”, ottimo materiale per fiction. Eppure, conosco opere mediocri di grandi artisti, e magari opere pazzesche di sconosciuti che hanno avuto per destino la facoltà di lasciare – anche in una sola realizzazione – un segno indelebile, anticipando mode e tendenze, dando forma e identità al proprio tempo» (Outsiders, p. 9).
Che cosa hanno in comune, dunque, i singoli casi di un simile florilegio? A considerare i dettagli – e sono talmente tanti e significativi da fare la gioia di qualunque sceneggiatore di biopic – le loro storie non potrebbero essere più diverse, eppure tutte condividono la stessa matrice di disadattamento agli standard vincenti: poco importa l’essere uomini o donne e poco importano le inclinazioni e le preferenze sessuali se lo scollamento rispetto alla realtà circostante dipende da un senso troppo personale e anticonvenzionale del tempo e dell’espressione di sé. Al punto da attirare sempre giudizi estetici spuri, inquinati da questioni etiche e morali, e da guadagnarsi di default le comode etichette della patologia psichiatrica, dunque della follia, della perversione, della degenerazione. Per questo scrive bene, anzi più che bene, l’autore, quando ricorda che «gli outsiders sono straordinari perdenti, e li riconosci al primo sguardo, Non scelgono mai i luoghi e le date giuste per nascere, creare, amare, morire. Vivono in mondi paralleli. E hanno sempre l’indirizzo sbagliato» (Outsiders, p. 10).

Quelli di Alfredo Accatino sono libri illuminanti: puntando un faro su persone e circostanze dimenticate negli angoli più bui della memoria collettiva, Outsiders e Outsiders 2 ci ricordano come non sia tutto oro ciò che abbaglia e come anche che le superfici apparentemente opache, se osservate bene, sappiano riflettere al meglio i raggi luminosi, rivelando l’umanità dietro e sotto la patina dell’imbellettamento o dell’abbrutimento programmatico (I colori dell’ombra e L’arte non esiste, esistono le persone sono non a caso i titoli delle prefazioni ai due tomi). Ecco perché si tratta di una coppia di volumi che non può mancare nella libreria di chi diffida sempre delle versioni ufficiali della Storia, in questo caso quella delle arti visive, laddove le dinamiche di sistema si fanno tanto più sgradevoli quanto più dipendono da logiche legate alla competizione per il prestigio e il successo personale. In più, c’è da scommettere che il pubblico particolarmente accorto e sensibile ritroverà qualcosa di sé in ciascuna delle figure ritratte dall’autore: non solo perché anche noi, senza eccezioni, siamo sempre gli outsiders di qualcun altro, ma anche perché tra i nostri presunti pregi non ci difettano lati bizzarri, illogici, finanche patologici. Nemmeno si è tenuti, peraltro, a bersi la versione dell’autore quasi fosse oro colato: «se avete qualcosa da opinare, quindi opinate», sollecita Accatino, «ma se anche uno solo di questi autori vi spingerà a riscoprire mondi, idee, cose, opere o sfide, non avremo perso tempo. Entrambi. E anche gli outsiders, i dimenticati, i perdenti, alla fine, potranno dire di avere vinto» (Outsiders, p. 11).

Cecilia Mariani





Che altro erano e sono, i cosiddetti "outsiders", se non api operose intente a ronzare alla larga dagli alveari del riconoscimento critico e pubblico? Alfredo Accatino ha raccolto le storie di molti di loro in una coppia di volumi pubblicati da Giunti @giuntieditore che merita un posto nelle librerie di ogni vero appassionato d'arte: decine di biografie tutte da conoscere, per riflettere su quali dinamiche hanno determinato e ancora determinano lo stare dentro o fuori rispetto al famigerato sistema dell'arte. La recensione di Cecilia Mariani in arrivo a breve sul sito!🔥💎 #libro #book #instalibro #instabook #leggere #reading #igreads #bookstagram #bookworm #booklover #bookaddict #bookaholic #libridaleggere #librichepassione #libricheamo #criticaletteraria #recensione #review #recensire #recensireèmegliochecurare #alfredoaccatino #outsiders #outsiders2 #giunti #giuntieditore #arte #art
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