Un critico, un alto prelato, un mercante d'arte e... l'ombra nera di un corvo: l'omicidio (di) Caravaggio nel romanzo di Silvia Brena e Lucio Salvini

L’ultimo respiro del corvo.
L’omicidio Caravaggio

di Silvia Brena e Lucio Salvini
Skira Editore, 2019

pp. 509
€ 24,50 (cartaceo)
€ 10,99 (ebook)



Quella raccontata in L’ultimo respiro del corvo, romanzo a quattro mani di Silvia Brena e Lucio Salvini appena pubblicato da Skira, è una storia tra due città – Roma e Parigi – e tra due epoche – l’attuale e quella al crocevia tra Cinquecento e Seicento. È la storia della vita (anzi: della morte) di uno dei più grandi artisti mai esistiti, ovvero Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, e del modo in cui questa si intreccia con quella di Dante Hoffman, un critico e curatore contemporaneo che vive nel suo culto. Ma è, soprattutto, la storia del Martirio di Sant’Orsola, ultimo dipinto del pittore lombardo il cui destino appare avvolto nelle stesse ombre che caratterizzarono lo stile del suo artefice e ne velarono la condotta su questa terra. Perché oltre a distinguersi come il “solito” capolavoro, esso rappresenterebbe difatti anche la denuncia visiva delle persecuzioni subite dall’artista nell’ultima parte della sua esistenza, mentre sul suo retro (meglio: su quello di una sua copia autentica) una dicitura sibillina permetterebbe di risalire ai mandanti del suo presunto omicidio, con grave danno di alcuni personaggi molto in vista nientemeno che dalle parti del Vaticano. Un perfetto cold case, insomma, “freddo” di oltre quattrocento anni di intervallo eppure pronto a scaldarsi alla luce dei nuovi eventi che lo rimetteranno al centro della scena, dando il via a un gioco di potere e ambizione che coinvolgerà il sistema dell’arte per intero, dal circuito espositivo a quello mercantile; un gioco in cui proprio Dante Hoffman sarà pedina, pedinatore e pedinato, pronto a scoprire i demoni del suo artista di riferimento e a fare i conti, nondimeno, con i propri.

Ben più di un naso si starà già arricciando a proposito di una scelta autoriale che potrebbe sembrare più che furba e ad effetto: ecco l’ennesimo thriller che vuole vivere di rendita scomodando un grande del passato e dandolo in pasto ai lettori in salsa torbida! Ma attenzione: a Brena e Salvini, che peraltro fanno precedere la narrazione vera e propria da una sintetica nota biografica a vantaggio dei meno edotti (Michelangelo Merisi detto il Caravaggio. Cenni di vita), basta un’Avvertenza preliminare per sedare sul nascere eventuali critiche circa l’esattezza del dettato:
«sulla vita di Caravaggio, e soprattutto sulla sua morte, pochi sono gli accadimenti certi, condivisi. Sul resto ci sono “decine” di verità. Ancorché il romanzo, per quanto riguarda le vicende che si svolgono attorno al 1600, si basi su una serie di fatti storici accertati, alcuni verosimili e altri probabili, esso è il frutto della fantasia degli autori» (p. 9).
Una fantasia, è il caso di dirlo subito, che per fortuna non si è fatta contaminare da facili esoterismi alla moda, e che anzi si è ancorata tra le fondamenta di quanto di più solido ancora resiste – nel bene e nel male – nel panorama artistico internazionale. Sì, perché come spesso è accaduto e ancora accade non è certo la bellezza il primo motore immobile di chi gravita intorno all’arte che conta: prestigio, potere e denaro fanno sentire da secoli la loro influenza, così che il collezionismo senza scrupoli, il mercato nero e il furto efferato sono le altre facce della contemplazione ammirata, delle aste di beneficenza e delle grandi esposizioni. Ordinaria amministrazione per il coltissimo Dante Hoffman, la cui conoscenza dell’andazzo è frutto non solo di studi appassionati ma anche di svogliata compromissione con il sistema. Tuttavia, nemmeno un uomo di mondo come lui è in grado di prevedere il caos in cui lo precipiteranno il suo beniamino e l’indagine che si troverà suo malgrado a condurre: quando il Martirio di Sant’Orsola scompare clamorosamente proprio durante una mostra a sua cura, il critico si ritroverà a seguire le tracce del dipinto, a ricostruire le drammatiche vicissitudini dell’amato pittore e a riviverne quasi specularmente la sorte. Sarà, come si intuisce, un percorso tutt’altro che in discesa, soprattutto perché la sua strada si intreccerà con quella di Giulio Bargero – ambizioso e ambiguo cardinale che sarà in grado di stuzzicarne la vanità e di coinvolgerlo in un una “sacra conversazione didattica” a tema caravaggesco – e con quella di Yann Boucher – mercante senza scrupoli a capo di un sistema di compravendita con sede parigina avvezzo a dare il meglio di sé con i traffici illegali. E sarà, soprattutto, un cammino solitario, a cui non sembreranno bastare neanche la compagnia confortante dell’adorata amica restauratrice Daphne Cherner e il lavoro parallelo del Capitano Stefano Dragone e del suo vice Alessandro Militello. La longa manus di una Storia che si oppone tenacemente allo svelamento dei suoi segreti e misteri si stringerà, subdola e nera, attorno alla sua originale figura per rivelargli ciò che in fondo è e ancora non vuole ammettere: un uomo bizzarro, maniacale, ipocondriaco e irrisolto, con un conto apertissimo con la propria identità religiosa e sessuale.

Libro dotto e ben congegnato, con una scansione in nove parti articolate in paragrafi che riportano sempre luogo e data dell’azione alla stregua di una sceneggiatura, il romanzo di Brena e Salvini trae la sua vera forza proprio dalla caratterizzazione dei personaggi e dalle loro stravaganze: irresistibile, tra le altre, l’abitudine di Dante e Daphne di darsi forza e sfidarsi reciprocamente a suon di santi e santini, le cui immaginette vengono scagliate alla stregua di protettori “a rialzo”, come anche quella dei due servitori dello Stato di fare abbondanti e raffinate colazioni in ufficio, tra una terapeutica imposizione delle mani (Dragone) e un podcast di filosofia (Militello). A nulla varrebbe però tanta perizia senza l’efficace sistema di relazioni in cui tutti si ritroveranno coinvolti; un sistema spesso scientemente speculare a quello delle vicende che riguardarono Caravaggio nel rapporto con amici, sodali, committenti, amanti e modelli, e che per questa ragione solleticherà le associazioni dei lettori più ferrati in materia. Non ci sono ragioni, del resto, per cui L’ultimo respiro del corvo non dovrebbe piacere agli amanti del genere thriller tout court: misteri, intrighi, segreti, morbosità, delitti, doppiogiochismi e colpi di scena sono vari e assortiti – alcuni addirittura clamorosi – e tutto concorre a tenere alta la curiosità fino all’ultima pagina. Forse, volendo trovare un punto debole del romanzo, questo andrebbe individuato proprio nell’eccessiva diluizione della suspense, che a tratti, e specialmente verso l’epilogo, costringe il lettore a un’attesa esasperante per lo scioglimento della vicenda. Ciò che più piace, ad ogni modo, è l’abilità dimostrata da Brena e Salvini nell’innestare una storia contemporanea di pura finzione su una pianta sempreverde come quella caravaggesca, sotto le cui fronde secolari avrebbero potuto germogliare ben altri esempi di kitsch letterario. Senza contare che l’abile stratagemma narrativo per cui il protagonista racconta ad altri o rievoca costantemente tra sé e sé la vita del Merisi consente a chiunque di fare un ottimo “ripasso”, al punto che in più di un’occasione ci si ritrova a consultare i motori di ricerca per il puro desiderio di rinfrescare la memoria visiva dei capolavori del pittore. Chissà se quelle raccontate nel romanzo saranno le uniche (e dunque le ultime) peripezie di Dante Hoffman: di certo il personaggio del critico/curatore è di quelli a cui ci si affeziona, e il famigerato sistema dell’arte non è privo di ombre sulle quali lo vedremmo volentieri fare chiarezza.  

Cecilia Mariani





Facendo il verso a una nota canzone si potrebbe dire che "hanno ammazzato Caravaggio, Caravaggio è vivo". Si, perché se è vero che morte violenta ci fu, questa sarebbe la conferma di come Michelangelo Merisi sia ancora oggi in grado di scuotere la coscienza non solo di chi ammira i suoi quadri ma anche di qualche anima ambiziosa e non troppo pia con sede in Vaticano. In "L'ultimo respiro del corvo", romanzo scritto a quattro mani da Silvia Brena e Lucio Salvini pubblicato da Skira @skiraeditore, tutto ruota intorno a una copia del "Martirio di Sant'Orsola", opera ultima (e duplice) del pittore lombardo che recherebbe in calce l'annuncio autografo del suo imminente assassinio. Un "cold case" sui generis a ad alto tasso di scandalo, dunque, in cui presente e passato (remoto) si danno appuntamento nella figura di Dante Hoffman, critico d'arte prestato a un'indagine che va ben oltre le teorie e le scuole di pensiero. La recensione di Cecilia Mariani presto sul sito! 🎨🎨🎨 #libro #book #instalibro #instabook #leggere #reading #igreads #bookstagram #bookworm #booklover #bookaddict #bookaholic #libridaleggere #librichepassione #libricheamo #criticaletteraria #recensione #review #recensire #recensireèmegliochecurare #lultimorespirodelcorvo #caravaggio #silviabrena #luciosalvini #skira
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