"Cambiare l'acqua ai fiori": uno struggente romanzo di amore e morte



Cambiare l’acqua ai fiori
di Valérie Perrin
edizioni e/o, 2019

Traduzione di Alberto Bracci Testasecca

pp. 476

 18 (cartaceo)
€ 11,99 (ebook)

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In Borgogna c’è un piccolo cimitero; viene curato come un giardino dalla sua guardiana, che si chiama Violette Toussaint ed è una donna dalle mille sfaccettature. Violette potrebbe quasi essere vera, e invece è solo la protagonista di un romanzo. Grazie a una potente capacità narrativa, il bellissimo romanzo di Valérie Perrin riesce a incantare traghettandoci attraverso mille sfumature, dal rosa al giallo, dal bianco al nero e riuscendo nell’impresa di farci innamorare del suo personaggio, di incuriosirci, farci sorridere e farci anche piangere, tutto in quasi 500 pagine che scorrono via come il vento. 
L’abilità della sua autrice, resa perfettamente in italiano dalla traduzione di Alberto Bracci Testasecca, è quella di capire le emozioni umane e trasferirle in parole, di sicuro agevolata dal mestiere che per anni le ha permesso di cogliere quelle sfumature e l’anima che si cela dietro ad ogni volto, essendo una fotografa di scena di successo, prima ancora che autrice.
Parlo da sola. Parlo ai morti, ai gatti, alle lucertole, ai fiori, a Dio (non sempre gentilmente). Parlo a me stessa, mi interrogo, mi chiamo, mi faccio coraggio. (p. 74)
Il personaggio di Violette è molto complesso, è una donna che vive ascoltando gli altri, probabilmente per evitare di sentire i tormenti della sua vita, che cela un segreto che scopriremo solo dopo la comparsa di un poliziotto marsigliese, arrivato per conoscere l’identità dell’uomo accanto a cui la sua amata madre, come ultimo desiderio espresso in uno scritto, ha chiesto di essere sepolta. Da quel momento si cambia registro: all’apparente leggerezza si sostituisce la drammaticità di alcuni eventi che hanno segnato per sempre la vita di Violette. Scopriremo che, al di là degli amici di oggi, che sono in realtà dei colleghi di lavoro nel piccolo mondo-cimitero di Brancion-en-Chalon, Violette ha un marito, Philippe, una figlia che si chiama Léonine, un’amica cara, il ricordo di una vacanza in Provenza e poco altro, che rimane, della sua vita precedente. Tutto è perduto? Chi leggerà il romanzo potrà saperlo, e capire il senso di ciò che rimane.

La struttura del romanzo è stratificata su più piani narrativi: oltre all’incrocio tra passato e presente, c’è anche un intreccio di vite, l’una legata all’altra, raccontate magnificamente. Ogni capitolo è introdotto da un’epigrafe funeraria, che funge quasi da metatesto, e che ci spiega come in fondo le parole che scegliamo per raccontare chi erano i nostri cari sono sempre troppo poche, non bastano, ci lasciano dei profondi dubbi.
Siamo tanto altro, siamo quello che non abbiamo mai raccontato a nessuno, siamo fatti di estati e inverni, come il guardaroba privato e colorato, che Violette indossa nelle sue estati serali, e quello invernale dedicato alla quotidiana missione di consolare chi ha perso qualcuno. In fondo, scopriremo, anche Violette vive in conflitto, si lascia ammaliare da ciò che vuole vedere, non riesce a capire molte delle persone più importanti della sua vita e opera continui cambiamenti. 


 Lei è la guardiana della vita e della morte degli altri, ma non riesce ad esserlo della propria. Alla memoria del vissuto cerca di compensare con la memoria dei dettagli, quelli che annota scrupolosamente su un quaderno, per poi mostrarli a parenti o amici che non sono riusciti ad essere lì, alla funzione di un loro congiunto. La narrazione è sorprendente, perché riesce a trasmettere al lettore sensazioni contrastanti e autentiche, e io stessa confesso di aver inseguito, in un lungo viaggio francese, alcuni dei luoghi in cui si svolge la vicenda, quasi potesse, la potenza delle parole, restituirmi la fotografia di luoghi che erano reali ma che appartenevano anche alla mia mappa ideale di lettrice. 

Questo romanzo, di sicuro è una delle letture più interessanti di questa estate, si è aggiudicato nel 2018 il Prix Maison de la Presse, con la seguente motivazione: “Un romanzo sensibile, un libro che vi porta dalle lacrime alle risate con personaggi divertenti e commoventi”. 

Samantha Viva







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