Caro Quinto, ti scrivo: Angela Madesani sull'epistolario di un imprenditore tessile con "la stoffa" del collezionista d'arte

“Con amichevole confidenza…”
Lettere a un collezionista d’arte: Quinto Gregotti
di Angela Madesani
con un saggio di Nicoletta Colombo
Nomos Edizioni, 2019

pp. 263
€ 19,90 (cartaceo)

Quinto Gregotti (Mortara, 1896 – Milano, 1976) ci osserva con espressione rilassata e un sorriso appena accennato dalla copertina di Con amichevole confidenza…, l’ultimo lavoro di Angela Madesani appena pubblicato da Nomos Edizioni. O meglio: non di un suo ritratto fotografico si tratta, bensì di un dettaglio del busto in bronzo a sua immagine che Narciso Cassino realizzò per lui negli anni Settanta. Si, perché oltre a essere un imprenditore tessile di successo, questo signore lombardo dall’aspetto bonario si è distinto, nel corso della sua vita, in qualità di grande appassionato e collezionista d’arte. Una bella e “alta” cosa, no? Certo, soprattutto se si considera questa attitudine in rapporto a fattori più generali e tendenze di più lungo periodo: da una parte l’appartenenza a quella borghesia agiata e colta che nel corso del Novecento acquistò dipinti e sculture dando vita a importanti raccolte familiari; dall’altra l’intuizione, condivisa con altri imprenditori illuminati e attivi nel secondo dopoguerra, di immettere sul mercato prodotti di uso anche quotidiano che fossero non solo di ottima fattura e qualità, ma anche arricchiti da un plusvalore artistico, ovvero ideati o modificati dall’apporto di pittori, grafici, scultori e designer. La storia di Quinto Gregotti è dunque il caso di studio perfetto per comprendere meglio entrambi i fenomeni, e per saperne di più non resta che leggere il volume, il quale a sua volta, con l’accesso all’epistolario privato, ci offre la possibilità di una versione dei fatti di primissima mano.

Tutto ha inizio nel 1919, quando lo scultore Enrico Pancera regala a Quinto un pastello a sanguigna raffigurante la testa di un bimbo: è la prima opera della sua futura raccolta, che nel corso degli anni – con un picco di acquisto tra il 1948 e il 1960 – si arricchirà dei lavori di numerosi artisti contemporanei quali, tra gli altri, Leonardo Dudreville, Franco Francese, Roberto Aloi e Ampelio Tettamanti. Come ricorda Angela Madesani – anche sulla base della testimonianza del nipote di Gregotti, Luca, peraltro autore di un breve scritto introduttivo (Perché questo libro) – la passione artistica dell’imprenditore lombardo «ha origine dal tessile, dall’amore per il bello, il decoro, l’oggetto» (p. 14), e forse è proprio in ragione di ciò che la sua predilezione sarà sempre rivolta a un’arte sostanzialmente figurativa, precedente le sperimentazioni astratte e informali della seconda metà del Novecento; un’arte, insomma, che «rappresenta la cultura della sua generazione, cui non è estranea anche una componente identitaria, nazionalista, strettamente legata alla sua storia» (p. 14). Il rapporto del collezionista con il sistema e il mercato dell’arte cresce nel tempo, scandito dalla frequentazione delle Biennali di Venezia e delle Quadriennali di Roma, dai rapporti con istituzioni, enti, gallerie e galleristi attivi nel territorio (in particolare con Ettore Gian Ferrari, ma non solo) e, tutt’altro che ultimi, gli stessi artisti, conosciuti sempre meglio nella consuetudine di missive i cui argomenti passavano progressivamente e con naturalezza da questioni economiche e tecniche ad altre legate a vicissitudini private non sempre felicissime (specie negli anni del secondo conflitto mondiale e dell’immediato dopoguerra).

Negli otto capitoli di cui si compone il volume – a cui va aggiunto un saggio finale di Nicoletta Colombo sul rapporto tra il collezionista e l’artista Pompeo Borra sulla base delle lettere risalenti al periodo 1942-1950 – viene dunque riportato il fitto carteggio dell’imprenditore (o meglio: la parte che fino ad ora ne è stata rintracciata): lettera dopo lettera si impara a conoscere il gusto e l’attitudine di un uomo esperto dal punto di vista commerciale ma assai sensibile ai valori dell’arte, dunque privo di desideri meramente speculativi e sempre attento alle esigenze dei pittori di sua diretta conoscenza. È a questo modus, dopotutto, che si riferisce “l’amichevole confidenza” del titolo, un atteggiamento in cui convivevano l’ammirazione e il rispetto per artisti che erano allo stesso tempo mariti e padri di famiglia alle prese con una quotidianità non sempre rosea e anzi piuttosto travagliata da danni materiali, che non di rado trovavano nel signor Gregotti il perfetto interlocutore per condividere passioni (come quella per la caccia, nel caso di Ludovico Dudreville), procurare tela per dipingere ma anche stoffe per confezionare abiti e biancheria per la casa; una fiducia reciproca fatta di suggerimenti, consigli, liberi scambi di opinione, e che poteva talvolta evolversi in versamenti mensili di denaro in cambio di quadri, secondo una formula che, come sottolinea l’autrice del libro, sino agli anni Sessanta «alcuni collezionisti facoltosi praticano con gli artisti ai quali sono particolarmente legati» (p. 104).

Non meno affascinante rispetto al filo diretto con i pittori è poi l’intuizione di Quinto Gregotti circa la realizzazione di tessuti per abbigliamento e arredamento i cui disegni fossero forniti da artisti scelti. Quello tra il tessile (dunque la moda) e l’arte, dopotutto, è un rapporto caratterizzato da un feeling speciale, privilegiato anche dal punto di vista imprenditoriale: non a caso, come rileva Angela Madesani, «il collezionismo di arte contemporanea è assai diffuso fra gli industriali tessili lungo tutto il corso del XX secolo, in particolare tra gli anni Trenta e i Settanta: si pensi a Jucker, Mattioli, Marzotto, Marinotti, Maramotti, che trovano nell’arte anche una fonte di ispirazione» (p. 15). Negli anni del boom economico, caratterizzati da un vivo desiderio di rinascita e ricostruzione e da un rapporto “sintetico” tra le varie discipline artistiche, anche Gregotti scelse dunque di immettere sul mercato prodotti che fossero “creativamente nobilitati dall’arte”, commissionando i disegni a importanti esponenti del Novecento come Fernand Léger (le cui lettere vengono riportate in francese), Atanasio Soldati e Nino Di Salvatore (questi ultimi facenti parte del MAC, Movimento Arte Concreta). Una scommessa, questa, di grande intuito, come ricorda ancora il nipote Luca Gregotti:
«fu proprio negli anni della ricostruzione che gli artisti entrarono nel “quotidiano” contaminando la moda e l’arredamento, trasferendo agli spazi abitativi nuovi messaggi estetici fino a quel momento confinati nei loro studi. Il collezionismo di Quinto Gregotti, anche grazie a questi esperimenti, ha avuto una peculiarità tutta sua. L’interazione arte-industria ha tramutato il piacere estetico del collezionista in una pratica innovativa per l’epoca» (p. 6).
La ricchezza dei materiali e la chiarezza della selezione fanno di Con amichevole confidenza… il tipo di libro che conquista i lettori di epistolari e gli appassionati delle ricerche in archivio: la parte documentaria, preponderante rispetto ai testi di raccordo, si offre alla curiosità del fruitore rivelando le dinamiche di un’attitudine appassionata – quella collezionistica dell’imprenditore lombardo – e, insieme, di un sistema e di un mercato come quello artistico dell’Italia nel cuore del Novecento. Arricchito da un fascicolo fotografico a colori e in bianco e nero (di cui si apprezzano soprattutto gli scatti delle indossatrici vestite con gli abiti realizzati con le stampe artistiche commissionate da Gregotti), il lavoro di Angela Madesani è un bell’omaggio a una storia privata che è anche emblematica di una tendenza esistita, un caso di studio che non potrà non interessare storici, critici e cultori della materia.

Cecilia Mariani




Il collezionismo fa parte a tutti gli effetti del cosiddetto "sistema dell'arte". È amare, desiderare, vendere e comprare; attraverso gallerie e galleristi di fiducia, oppure trattando direttamente con gli artisti, magari in studio. Se è vero che si tratta di un fenomeno variegato perché "singolare" - ovvero legato al carattere, al gusto e non da ultimo alla disponibilità economica del "singolo" collezionista - può essere compreso al meglio, al netto delle mode e delle tendenze di mercato, solo attraverso la conoscenza diretta dei casi specifici. Quello di cui parla Angela Medesani nel suo ultimo libro appena pubblicato da Nomos @nomosedizioni è quello di Quinto Gregotti, industriale tessile illuminato e innamorato dell'arte del suo Novecento. Un volume che è tutto un documento, fitto di una corrispondenza solo apparentemente commerciale. La recensione di Cecilia Mariani presto sul sito! E voi quali opere di quale artista comprereste, avendone la possibilità? 🎨🎨🎨 #libro #book #instalibro #instabook #leggere #reading #igreads #bookstagram #bookworm #booklover #bookaddict #bookaholic #libridaleggere #librichepassione #libricheamo #criticaletteraria #recensione #review #recensire #recensireèmegliochecurare #angelamadesani #quintogregotti #conamichevoleconfidenza #nomos #nomosedizioni #arte #collezionismo
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