«In questa casa ognuno sopravvive come può»: e a volte, è decisamente "Meglio l'assenza".

Meglio l'assenza 
di Edurne Portela
Lindau, 28 marzo 2019

Traduzione di Thais Siciliano

pp. 204
€ 19 (cartaceo)
€ 12,99 (ebook)


Quanta violenza sanno cogliere gli occhi di una bambina di pochi anni, che vive nei Paesi Baschi degli anni '80 e '90? Ce lo chiediamo fin dalle pagine di Meglio l'assenza, il romanzo che è valso a Edurne Portela il premio come miglior opera narrativa del 2018, assegnato dal Gremio de librerías de Madrid. 
Perché nelle prime pagine la piccola Amaia, stretta al suo coniglio spelacchiato Buni, assiste ai cambiamenti umorali di aita (papà) e di ama (mamma), alle scorrerie dei suoi quattro fratelli e non è difficile immaginarla con gli occhi spalancati davanti al continuo sonno di mamma sul divano, alle botte di papà, alla violenza improvvisa nelle strade. Non c'è scampo, sembra suggerirci l'autrice, e a tutti e cinque i piccoli di casa tocca arrangiarsi, mentre la madre non riesce a rialzarsi per aver bevuto troppo e sulle braccia di tutti compaiono ematomi e altri segni della rabbia paterna. Bisogna arrangiarsi: c'è chi, crescendo, sceglie la fuga nella droga, chi la lotta armata, chi il divertimento fine a sé stesso e pericoloso,... 
Se da un lato i desideri dei ragazzi devono fare i conti con una tragedia familiare di enorme portata, che scava un enorme solco tra loro, dall'altro ci sono i rapporti con mamma e papà, sempre più tormentati e difficili e chi cerca di mettere ordine (come la nonna) non ha spazio né è ben visto. 
Intanto tutto sembra  crollare. Il padre Amadeo scompare per periodi sempre più lunghi, mamma Ester smette di truccarsi e vestirsi con gusto sapendo di incontrarlo in questa o quella città della Spagna e si deprime sempre di più. E Amaia? Dopo anni di frustrazione dei suoi sentimenti e del bisogno di attenzioni, matura una crescente intolleranza verso la madre, che si ostina a giustificare Amadeo e che fa di tutto per far riavvicinare Amaia al padre, che non sembra neanche soffrire del fatto che la famiglia arranchi nella miseria, mentre lui è lontano e in una villa lussuosa. Ma perché si è allontanato? Con questa domanda che si fa sempre più strada nella sua testa, l'adolescente Amaia decide di accettare l'invito a trascorrere l'estate nella casa paterna: pensa che finalmente sia arrivato il momento di fare chiarezza, e invece si trova immersa nel lusso ma accanto a un uomo che non conosce mai davvero, che le sembra in parte un estraneo, pur rispondendo al nome di aita.

Il cammino per affrancarsi è difficile, Amaia accumula traumi che si sedimentano e che minacciano di scoppiare sempre di più, mentre il caos nella sua vita si fa quasi ustionante. E noi lettori seguiamo la sua crescita da vicino, esploriamo quegli scampoli di esperienza che Edurne Portela decide di ritagliare per noi, tra salti temporali più o meno lunghi, a dispetto della prima parte, che ci aveva portato mano nella mano a conoscere da vicino l'Amaia bambina. Poi la narrazione si fa nervosa, gli episodi si contraggono esattamente come i momenti di felicità della protagonista: sempre più rari, sempre più brevi, di continuo minacciati dai ricordi di una famiglia che è rimasta sempre una spina nel fianco. Come uscirne? Fare pace con gli errori del passato o rifiutarli con decisione? Se il titolo sembra chiarissimo sulla scelta da compiere, in realtà nel romanzo seguiamo le intermittenze del cuore di Amaia, che non smette mai, in fondo, di essere la bambina dagli occhi sgranati delle prime pagine.

E non resta che seguire la sua crescita inquieta, disgregata, difficoltosa, preparandoci a girare pagina e a trovare altra violenza: il romanzo di Edurne Portela colpisce per la storia assolutamente pregnante, scabra nel suo mostrare la realtà per quel che è, senza sconti. E non temete: nelle ultime pagine tutti i dubbi si chiariranno. 

GMGhioni 


Quanta violenza sanno cogliere gli occhi di una bambina di pochi anni, che vive nei Paesi Baschi degli anni '80 e '90? Ce lo chiediamo fin dalle pagine di "Meglio l'assenza", il romanzo che è valso a #EdurnePortela il premio come miglior opera narrativa del 2019, assegnato dal Gremio de librerías de Madrid. Perché nelle prime pagine la piccola Amaia, stretta al suo coniglio spelacchiato Buni, assiste ai cambiamenti umorali di aita (papà) e di ama (mamma), alle scorrerie dei suoi quattro fratelli e non è difficile immaginarla con gli occhi spalancati davanti al continuo sonno di mamma sul divano, alle botte di papà, alla violenza improvvisa nelle strade. Non c'è scampo, sembra suggerirci l'autrice, e a tutti e cinque i piccoli di casa tocca arrangiarsi. Oggi sul sito la recensione di @gloriaghioni! @edizionilindau #Criticaletteraria #booksbooksbooks #lindau #edizionilindau #megliolassenza #inlibreria #novitàeditoriali #paesibaschi #book #instalibri
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